sabato 17 novembre 2007

Anche i boia muoiono

Hangmen Also Die! di Fritz Lang (1943) Storia e sceneggiatura di Bertolt Brecht, Fritz Lang, John Wexley Con Hans Heinrich von Twardowski, Brian Donlevy, Walter Brennan, Anna Lee, Nana Bryant, Margaret Wycherly, Dennis O'Keefe, Gene Lochart, Tonio Selwart, Alexander Granach Musica Hanns Eissler Fotografia: James Wong Howe (134 minuti) Rating IMDb: 7.5
Giuliano
Un Lang più Brecht del 1943: la data è fondamentale. Un film di propaganda bellica, come “Maschere e pugnali” dell’anno dopo, ma con parecchie zampate di genio. In tempo di guerra sono stati girati molti film di questo tipo, anche di successo, con tutte le maggiori star americane ed europee, da Hitchcock a Gary Cooper, cartoni animati compresi: anche Popeye e Bugs Bunny diedero il loro contributo.
Il soggetto parte da un fatto vero, e fa pensare a quello che accadde da noi con la strage delle Fosse Ardeatine. Siamo in Cecoslovacchia nel 1942, ed è stato appena ucciso il “Reichsprotektor” Heydrich. L’attentatore riesce a fuggire, con la collaborazione dei cittadini; è un medico affermato, e noi lo vediamo subito in volto. Ma non è stato riconosciuto, la Gestapo brancola nel buio e instaura da subito un clima di terrore per convincere chi sa a parlare. C’è una ragazza che accoglie l’uomo, senza fargli domande, a casa sua; e viene accolto dal padre e da tutta la famiglia come un ospite. Ma neanche loro sanno bene che cosa ci sia dietro quell’ospite misterioso. Il medico riesce comunque a tornare al suo studio e a riprendere l’attività; ma nella Resistenza il conflitto delle emozioni è molto forte. Di fronte alle fucilazioni di prigionieri (tutti gli antinazisti, compreso il padre della ragazza, sono stati incarcerati) l’attentatore vorrebbe costituirsi, ma viene trattenuto dai capi della Resistenza; e l’invito finale, rivolto agli spettatori e ai combattenti, è appunto a resistere e a far sì che il sacrificio di tanti innocenti non sia stato inutile. I nazisti occupanti, per mascherare il fallimento della loro ricerca e della rappresaglia, fucileranno un loro informatore, sul quale sono stati convogliati i sospetti.

Lang è in gran forma, e si avvale di un collaboratore d’eccezione. Ci si può anche dimenticare degli intenti originali del film e godersi il racconto, perché il livello della narrazione è notevole e ci sono molte sequenze da ricordare. Gli attori sono ottimi: il medico attentatore è Brian Donlevy (che negli anni ‘50 diventerà famoso progettando astronavi come Dottor Quatermass) , il padre antifascista è Walter Brennan che è rimasto proverbiale come “vecchietto del West” e che qui invece dimostra quanto sia limitativo questo ricordo interpretando con grande bravura e sensibilità il professor Novotny, filosofo e ottimo padre di famiglia. Anna Lee è la ragazza, un nome poco noto ma un volto che non si dimentica; e mi segno uno dei grandi cattivi, terragni e grotteschi, di Fritz Lang: Alexander Granach, che è assolutamente impagabile nel ruolo dell’ispettore Gruber.
Fritz Lang è già in America da una decina d’anni: al primo sorgere del nazismo aveva mollato tutto e se ne era andato via. Lang non era ebreo, come si potrebbe pensare: anzi racconta lui stesso che fu chiamato da Goebbels in persona per dirigere il cinema del Reich, perché Hitler era rimasto molto impressionato dai suoi film precedenti, da Metropolis, dai Nibelunghi (risalenti al cinema muto) e dal recentissimo Dottor Mabuse. Lang disse di sì a tutte le proposte di Goebbels, tornò a casa e improvvisò seduta stante una fuga precipitosa a Parigi, portandosi dietro solo quel poco che poteva e lasciando a Berlino anche la moglie, nazista convinta.

La collaborazione fra Lang e Brecht fu ottima, non così invece per il terzo scrittore del film, John Wexley, che essendo l’unico che parlava bene l’inglese pretese (e ottenne) di essere indicato nei titoli di testa come unico autore della sceneggiatura. Lang ricorda invece, nella lunga intervista a Peter Bogdanovich (editore Pratiche) che i momenti più belli del film sono stati tutti scritti da Brecht. Oltre a Brecht e Lang, nel film opera un compositore importante, Hanns Eisler: ma le sue musiche in questo caso non sono particolarmente memorabili. Ci sarebbero tante altre cose da dire; per ora mi porto via le sequenze panoramiche di Praga, compreso il grande orologio con le ore in ebraico. Con uno come Fritz Lang, le belle sorprese sono sempre in agguato ed è meglio non distrarsi troppo.

P.S. Per questo post devo molto a un libro che ho comperato tanti anni fa, e che forse è fuori catalogo: da lì vengono anche le foto. Il titolo del libro è "Il cinema secondo Fritz Lang", editore Pratiche 1988 ed è una lunga intervista a Fritz Lang di Peter Bogdanovich. Riguarda soprattutto il periodo americano di Lang, ed è un bel libro pieno di notizie, non solo di cinema ma anche di Storia. Ecco i dettagli informativi sul film che ho trovato nel libro:

Hangmen Also Die! (Anche i boia muoiono) 1943
Regia: Fritz Lang; sceneggiatura: Fritz Lang, Bertolt Brecht, John Wexley, da un soggetto di Lang e Brecht;
fotografia: James Wong Howe; scenografia: William Darling; costumi: Julie Heron;
musica: Hanns Eisler (la canzone No Surrender è di Eisler e Sam Coslow);
montaggio: Gene Fowler jr; direttore di produzione: Carl Harriman; aiuti regista: Walter Mayo, Fred Pressburger;
interpreti: Brian Donlevy (dottor Franz Svoboda), Walter Brennan (prof. Novotny), Anna Lee (Mascha Novotny), Gene Lockart (Emil Czaka), Dennis O'Keefe (Jan Horek), Alexander Granach (Alois Gruber), Margaret Wycherly (zia Ludmilla Novotny), Nana Bryant (signora Novotny), Billy Roy (Boda Novotny), Hans von Twardowski (Richard Heydrich), Tonio Stalwart (capo della Gestapo), Jonathan Hale (Debége), Lionel Stander (Cabby), Byron Foulger (Bartos), Virginia Farmer (padrona di casa), Louis Donath (Shumer), Sarah Padden (signorina Dvorak), Edmund MacDonald (dottor Pilar), George Irving (il poeta Nezval), James Bush (operaio), Arno Frey (Itnut), Lester Sharpe (Rudy), Arthur Loft (generale Bertruba), William Farnum (Viktorin), Reinhold Schiienzel (Ispettore Ritter), Philip Merivale;
produzione: Fritz Lang per Arnold Productions-United Artists; produttore esecutivo: Arnold Pressburger; produttore associato: T.W. Baumfield; lavorazione: 52 giorni; durata: 140 minuti; prima proiezione: 26 marzo.

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