Basic instinct, di Paul Verhoeven (1992) Sceneggiatura di Joe Eszterhas, Con Michael Douglas, Sharon Stone, Jeanne Tripplehorn, Denis Arndt, Leilani Sarelle, Dorothy Malone Fotografia di Jan de Bont Musica di Jerry Goldsmith (127 minuti) Rating IMDb: 6,8
Roby
Roby
Trovo doveroso premettere che Sharon Stone come persona -non come attrice- mi sta decisamente simpatica, mentre metto subito in chiaro che ritengo Michael Douglas pochissimo credibile come sex-symbol: forse perchè -per me- lui resterà sempre il giovane poliziotto un po' imbranato che a fianco di Karl Malden presidiava le televisive Strade di S.Francisco alla fine degli anni '70. Ciò detto, come resistere alla tentazione di demolire a picconate una vera icona del cinema kitsch di tutti i tempi, quel Basic instinct che tutti ricordano pressochè unicamente per la famosa sequenza dell'accavallamento / scavallamento di gambe -con sorpresina centrale-da parte della principale interprete femminile? Oddio, mi rendo conto che parlare di interpretazione, nel caso della Stone, sia forse un termine un po' forte, del quale mi affretto a scusarmi con gli utenti on-line. Del resto, durante tutta la pellicola lei riesce a cambiare espressione almeno un paio di volte, passando con sufficiente disinvoltura da quella "guardami-bene-non-trovi-che-sia-proprio-uno-schianto?" alla più impegnativa "adesso-faccio-la-faccia-tipica-di-quella-che-potrebbe-anche-essere-l'assassina-però-forse-chissà".
Non si può, ahimè, dire lo stesso di Douglas, che per ben 127 minuti filati non smette un secondo di esibire il labbro inferiore perennemente pendulo e l'occhio con palpebra a mezz'asta, tanto da farci temere di vederlo cadere addormentato tra le braccia carnivore della mantide Sharon. Considero un punto di merito aver visto il film ben due volte senza tuttavia aver capito un accidente circa il movente del delitto intorno a cui ruota tutta la vicenda, le sue precise modalità e soprattutto il suo autore/autrice. So soltanto che, se fossi stata nei panni del detective Douglas, piuttosto che andare a letto con una tipa che tiene uno stiletto rompighiaccio sotto il materasso avrei optato senz'altro per svaghi assai più solitari. Del resto, il personaggio di lui non è messo granchè bene a donne, essendo separato ed avendo come amante ufficiale una psicologa paranoica (sic!). Forse gli converrebbe seguire l'esempio della bionda fatale, che non disdegna le relazioni con partner dello stesso sesso (brrr... che brividi di trasgressione!): per quanto io creda che mangiarsi di nascosto un vasetto di Nutella darebbe di sicuro più emozioni di quelle trasmesse dalle ginniche effusioni fra la Stone e la sua graziosa compagna di gioco.
Gioverà ricordare, a titolo di esempio per chi tende a deprimersi nell'imminenza dell'età pensionabile, che nel 2006 la valorosa Stone ha fortemente voluto ed interpretato (valgono le scuse di sopra) Basic instinct 2, della cui visione mi sono volontariamente privata ma che -mi dicono amici fidati- era quasi più decoroso del primo: non foss'altro perchè la scena peggiore scorreva giusto sotto i titoli di testa, e quindi bastava arrivare leggermente in ritardo al cinema per essere sicuri di perdersela. In questo secondo, evitabilissimo episodio la glaciale signora confida di nuovo nel fascino ipnotico delle sue gambe per catturare il maggior numero possibile di prede maschili, sia sullo schermo che in platea. Ma evidentemente non si fida più della freschezza delle sue più segrete bellezze, dato che stavolta si premura di celarle dietro il nero paravento della spalliera di una sedia: ottenendo, tuttavia, in tal modo un effetto ottico di così rara sgradevolezza da suggerire -più che erotici sommovimenti- il pronto intervento di un bravo chirurgo ortopedico, capace di riassestare la frattura scomposta (è proprio il caso di dirlo!) delle ossa del suo bacino.
Gioverà ricordare, a titolo di esempio per chi tende a deprimersi nell'imminenza dell'età pensionabile, che nel 2006 la valorosa Stone ha fortemente voluto ed interpretato (valgono le scuse di sopra) Basic instinct 2, della cui visione mi sono volontariamente privata ma che -mi dicono amici fidati- era quasi più decoroso del primo: non foss'altro perchè la scena peggiore scorreva giusto sotto i titoli di testa, e quindi bastava arrivare leggermente in ritardo al cinema per essere sicuri di perdersela. In questo secondo, evitabilissimo episodio la glaciale signora confida di nuovo nel fascino ipnotico delle sue gambe per catturare il maggior numero possibile di prede maschili, sia sullo schermo che in platea. Ma evidentemente non si fida più della freschezza delle sue più segrete bellezze, dato che stavolta si premura di celarle dietro il nero paravento della spalliera di una sedia: ottenendo, tuttavia, in tal modo un effetto ottico di così rara sgradevolezza da suggerire -più che erotici sommovimenti- il pronto intervento di un bravo chirurgo ortopedico, capace di riassestare la frattura scomposta (è proprio il caso di dirlo!) delle ossa del suo bacino.
9 commenti:
E' un film che mi sono sempre rifiutato di guardare, anche la firma di Verhoeven non mi aiuta (un grandissimo talento, purtroppo sprecato: anche lui ha fatto tanti soldi, me ne compiaccio umanamente, ma non come spettatore).
Anche Sharon Stone avrebbe meritato di più. Negli anni '50 una così avrebbe avuto Hitchcock o Preminger...
Roby, il film l'ho visto tre volte, e lo trovo ben fatto, a parte che Douglas lo tollero solo quando c'è Kathleen Turner, che illumina di sé, magari di luce nera (vedi Brivido caldo), quelli che l'accostano. Su Sharon Stone la penso un po' diversamente, trovo, a parte che è donna simpatica ed intelligente, che abbia una forza di cattura non solo per le bietole tipo il Douglas. La recitazione (chiamiamola così) al cinema è diversa da quella del teatro, conta l'istintualità della presenza, un po' come nella vita. Però... in questo film... io avrei continuato con Jeanne Tripplehorn, che mi ispira sentimenti (chimiamoli così) più... profondi della Stone. Non guarderò il remake, ne starò lontanissimo.
Riguardo Verhoeven sono d'accordo con Giuliano che sia un grandissimo talento, sullo sprecato un po' meno. C'è almeno un film, disprezzato da quasi tutti, in cui sul tema amore e violenza lascia a bocca aperta: Fleh+Blood. Il tema può piacere o dispiacere, resta il fatto che è un tema esistente ed importante, e Verhoeven è molto aiutato da Rutger Hauer e da Jennifer Jason Leigh. Ricordo sempre che Focillon ha detto: "Arte non è rappresentazione di una bella cosa, arte è bella rappresentazione di una cosa". Se fosse altrimenti, dovremmo riempire le Pinacoteche di Dolci e Greuze, e togliere Caravaggio e Rembrandt. Poi, Giuliano dice il vero, Verhoeven è uno che i soldi sono poi diventati l'unica casa importante. Peccato.
saludos
Solimano
Sulla Tripplehorn, caro Solimano, sei sulla stessa lunghezza d'onda del mio consorte: bisognerà vedere su chi cadrà la scelta della bruna Jeanne...
[:->>>]
R.
PS: scusa ma... "ben fatto"?? Ho letto bene???
Caro Solimano, ma tu l'hai visto "Starship troopers"?? e "Showgirls"??? (tutti di Verhoeven, e ti risparmio l'elenco completo...)
Giuliano, di Starship ignoravo addirittura l'esistenza, ma Showgirls l'ho visto, e ci trovo le scelte ciniche di Verhoeven abbinate però ad una capacità visionaria di pochissimi.
D'altra parte, le scelte ciniche non sono solo scelte di questo tipo: trovo cinico un certo uso dei sentimenti che fa Leluch, ad esempio.
Flesh+Blood è impressionante perché mette i piedi nel piatto in un argomento importante ma su cui si svicola (altra scelta cinica): la contiguità di forza e violenza, che però sono due cose distinte. Tutto parte dal cervello del rettile, che è in noi non come fossile arcaico, ma come presenza arcaica ma vivissima. Come lo gestisci? Non certo ignorandolo o cancellandolo, come vogliono quelli che al posto della forza vorrebbero la debolezza, che non è una qualità, ma autolesionismo, mentre la forza è una qualità utilissima. Il punto è il confine fra forza bruta, leggi violenza, e forza rivolta ad obiettivi, leggi creazione, progetto. Solo che c'è sempre la possibilità di osmosi e di simbiosi, e non sono discorsi moralici, sono dati oggettivi, biologici. Il che fare lo sanno i boy scout, che non negano l'aggressività, ma l'utilizzano come spinta verso il conseguimento di obiettivi positivi, che altrimenti non sarebbero raggiunti. Sarebbe ora che tanti si accorgessero che occorre saper distinguere fra forza e violenza, che non sono sinonimi. Le signore lo sanno benissimo, l'uomo debole non lo amano, magari fanno del volontariato, ma avvertono che c'è qualcosa che non va. Quando noi maschietti abbiamo capito questa giusta cosa, è stato come se avessimo scoperto l'America.
Verhoeven è certamente cinico in certe scelte, ma ci cono dei cinici peggiori (magari inzuccheratissimi)ma che non hanno un etto del suo talento, e tutti al botteghino a dire bene bravi bis, che bei personaggi. E' vero, sono dei bei personaggi, con tante qualità, salvo che non esistono. Poi se la prendono con Bertolucci, Kubrick, Peckinpah la cui colpa è di guardare nel cannocchiale, meglio non farlo. Pascal, che era uno scienziato, lo diceva: "Chi vuol essere angelo si fa bestia": i romanzi cortesi ed i roghi per le cosiddette streghe sono nati megli stessi anni.
saludos
Solimano
Roby, con "ben fatto" intendevo dire che il film "Basic instinct" è un prodotto costruito seguendo la libretta regolamentare: gente in coda al botteghino e qualche idea choc, tipo l'accavallo delle gambe, il rompighiaccio. Ma il mio dubbio è sul remake: ho capito che Sharon Stone, forse a causa di una artrosi un po' precoce non accavalla più. Ma la gente, prima di pagare il biglietto, l'hanno avvertita?
saludos
Solimano
A me Verhoeven ispira, anche se posso concordare sul giudizio di "wasted talent" espresso da giuliano.
Provoca cioè sensazioni non banali, da arcangelo nero tenebroso, ad esempio Starship Troopers (Fanteria dello Spazio, tratto da un ottimo romanzo SF di Bob Heinlein), che pure è un filmucchio, ha comunque delle scene davvero topiche tra l'ironico e l'orrido, come quanto la regina madre degli schifosi ragni succhi dalla sua vulva il cervello dei combattenti masculi. ;-)
Sono d'accordo con Brian al ciento per ciento. Però Verhoeven fa davvero rabbia, è talmente bravo e fa solo un filmucchio invece di fare un filmone: vedi bene perché uno poi sbotta!
saludos
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