Morte di un matematico napoletano, di Mario Martone (1992) Sceneggiatura di Mario Martone, Fabrizia Ramondino Con Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Renato Carpentieri, Toni Servillo, Antonio Neiwiller, Licia Maglietta, Fulvia Carotenuto, Roberto De Francesco, Andrea Renzi, Alessandra D'Elia Musica: Michele Campanella Fotografia: Luca Bigazzi (108 minuti) Rating IMDb: 7.0
Nicola
Renato Caccioppoli fu un importante analista matematico, era napoletano, scrisse i suoi lavori più importanti sotto il fascismo e morì suicida per l'oscuro concorrere di cause, ciascuna di per sè chiara a tutti quelli che gli stavano vicino. La sua biografia ha un che di sregolato e ribelle, così come relativamente sregolato e ribelle era lo stile dei suoi articoli.Attorno a lui e alla sua famiglia c'era un'atmosfera romanzesca: sua madre e sua zia erano figlie di Bakunin, spiaggiate a Napoli dopo la morte del leader anarchico. La zia, in particolare, era una chimica: una delle ancora rare presenze femminili nella scienza di fine ottocento (un suo vivido ricordo è in Società Chimica Italiana - Lista di Posta Elettronica).
Attorno agli ultimi giorni del matematico napoletano, Mario Martone imbastì nel 1992 un film bello e italiano, che è il mio pretesto per parlare qui di Caccioppoli.
Martone aveva una materia difficile e piena di trappole, proprio in virtù della sua ricchezza. Facilissimo sarebbe stato cadere nel film-a-schede, come accade a tanti film biografici che affastellano senza congiunzioni nè punteggiatura episodi-chiave-che-non-possono-essere-celati-allo-spettatore (la seconda parte del Malcom X di Spike Lee, per esempio, là dove la prima parte è narrativamente felicissima). Dietro l'angolo era il rischio del polpettone intimistico-sentimentale, soffrendo Caccioppoli per l'abbandono della moglie (bravissima nel ruolo la Bonaiuto) ed essendo purtroppo oggi in voga il facile sentimentalismo che tutto spiega con storie d'amore narrate in stile soap, dalla nona di Beethoven al genio napoleonico. (Più solide sono in genere le biografie cinematografiche femminili).
Forte, in epoca di bassolinismo ascendente e in un regista progressista, poteva essere la tentazione del film pompieristico-comunista, che dall'anarchico Bakunin al Caccioppoli che si fa imprigionare per aver fatto suonare la Marsigliese a un'orchestra, tenendo appena dopo un discorso antifascista (siamo nel 1938), di episodi ne offre a iosa.
Martone riesce invece a schivare tutti questi pericoli e anche quello più insidioso di tutti: il film italiano iper-minimalista dove, per timore d'essere retorici, si finisce col dire nulla e col mostrare nulla, se non un "è successo così, non cercatene una ragione".
Per farlo, doveva trovare un personaggio che fosse all'altezza dell'ingombrante e onnipresente Caccioppoli (strepitosamente interpretato da Carlo Cecchi), i cui movimenti vengono seguiti passo-passo per una settimana.
Quello alto in fondo è il bidello Gigino Allocca
Questo personaggio è quella veduta della città di Napoli che costituisce lo scheletro del film e che permette agli aneddoti, ai sentimenti, al discorso progressista e persino al minimalismo che non cerca spiegazioni, di svilupparsi armoniosamente.
La Napoli di Martone-Caccioppoli è l'incrocio di una "città ideale" futuribile e di una città più civile del passato. E' la città degli scienziati e degli intellettuali, quella che sa accogliere gli stranieri (le sorelle Bakunin), ma anche ospitare i femminielli. La città della borghesia colta dall'aplomb britannico e del milieu interclassista che all'epoca ruotava attorno al Partito
Comunista (ironie della storia: finita la lotta di classe, si sono ridotti a quasi nulla i luoghi in cui persone di classi diverse s'incontrano). Molto diversa dalle immagini napoletane che Pasolini, pochi anni dopo la morte di Caccioppoli, filmò in un episodio dei suoi Comizi d'Amore.
E' una Napoli pulita, con trattorie in cui -operai e intellettuali insieme- si mangia e si parla di cinema. Una Napoli in cui anche il tradimento, la depressione e la tragedia non hanno nulla a che vedere col caos e col disgusto.
Si tratta, insomma, della città del passato recente descritta da Ermanno Rea in Sogno Napoletano, e assieme quella che all'epoca si andava progettando e sperando sotto il segno di Bassolino: complessa, irrisolta, ma proiettata nel futuro. (Il film costituisce anche, quindici anni dopo, il triste ricordo di una primavera napoletana che non ha avuto gli esiti all'epoca immaginati).
Infine, la matematica. Nel film appare giustamente di straforo, ma sempre corretta, parte anch'essa della città ideale in cui si vivono intensamente, ma con serietà, delle passioni razionali: alcune formule alla lavagna in secondo piano, durante una lezione, e un'uguaglianza che Caccioppoli scrive a un certo punto su un pacchetto di sigarette, appoggiato a un muro. Quell' uguaglianza (una definizione del "funzionale perimetro" dovuta a Caccioppoli) è celebre tra i cultori e gli appassionati (io sono tra questi ultimi) della "teoria geometrica della misura": dell'arte, cioè, di misurare e interpretare volumi e aree di oggetti infinitamente frastagliati, e di lavorare con essi. Questa teoria ebbe due grandi maestri italiani: Renato Caccioppoli e Ennio De Giorgi.
Un'esposizione degli scopi della "teoria del perimetro" rivolta a un pubblico di non specialisti (filosofi e letterati) da parte di De Giorgi, in occasione di una conferenza dedicata a Caccioppoli, si trova all'indirizzo Matematica Uni-Bocconi, assieme a diversi articoli. Vi si reperisce anche un'intervista a Martone, che non ho ancora letto, altrimenti mai avrei scritto questo post. Dal sito della Bocconi vengono le foto che lo illustrano.
9 commenti:
Grazie per l'articolo e grazie per i link (ci proverò), e soprattutto grazie per il soggetto.
Avevo visto questo film quand'era uscito, ma senza capirci molto. Mi ricordo solo di Luciano De Crescenzo, che ebbe Caccioppoli tra i suoi insegnanti e reagì con una certa violenza al film, dicendo che di Caccioppoli era rimasto poco, e che Carlo Cecchi era bravo ma rifaceva se stesso ed era molto distante dal vero.
(Vado così a memoria, io per conto mio non saprei cosa dire).
Passo e chiudo, e rimango in attesa delle prossime puntate (perché di film matematici ne conosco altri).
Nicola, mi sono commosso nel mettere la foto grande, quella del gruppo, pretone e bidello compresi.
Quei giovani, in genere bruttarelli, diversi occhialuti (pure con gli occhiali scuri alle 10 di mattina), molti cicciotti, sono evidentementi felici e contenti di fatr la foto col giovane docente Caccioppoli, esimio rompiballe, che quando promosse Luciano De Crescenzo ad Analisi gli diede 21, dicendo che "era un ventuno di scoraggiamento".
Quelli come Caccioppoli sono il meglio, lo sanno, e per farsi perdonare da noi conducono una vita come se fossero il peggio, e ci giocano. Però finiscono persino per essere amati, ad essere sentiti come una ricchezza comune (quello che in realtà sono).
Il film l'ho visto, condivido quello che ne hai scritto, mi ha impressionato soprattutto quel gruppo, neppure tanto piccolo, che stimava ed amava Caccioppoli, perché era in grado di capirne il valore, la marcia in più. Però senza tiramenti alla Super-Verdurin, così, stavano assieme perché erano segnati per stare assieme, compresi i cicciotti occhialuti: in basso c'è Caccioppoli, il cliente migliore dei venditori di impermeabili del Sud Europa, in alto il bidello, l'Aiace Telamonio dei bidelli. Ma chi comanda? Comandano insieme, Caccioppoli e il bidello, come i consoli dell'antica Roma. Servono entrambi, e come dici giustamente, sarebbe bene che, come si faceva, si trovassero insieme a mangiare ed a parlare, magari di cinema, su cui tutti hanno la loro cosa da dire, il loro valore aggiunto, tranne qualche cinefilo che col cinema vorrebbe fare come un rapinatore in banca: scappare con la cassa, sia quella degli incassi sia quella delle emozioni/commozioni. E aveva anche una faccia sprezzante ed amorosa, Caccioppoli, e l'interpretazione di Cecchi è tale che occorre che ci stiate attenti, voi della congrega: Cecchi è sicuramente capace di tirare fuori qualche teorema, meglio, qualche congettura, la congettura Cecchi, e vi toccherò lavorarci dietro vent'anni, a 'sta congettura.
saludos
Solimano
P.S. So per certo che la congettura Cecchi è sbagliata. Me l'ha assicurato in sogno stanotte Caccioppoli, di cui mi fido.
Giuliano, contrariamente a DC credo che il Matematico napoletano, essendo opera di fiction, vada giudicato in base alla sua verita', piu' che alla sua aderenza al vero. Ecco, io lo trovai un film abbastanza vero, per questo mi piacque.
Solimano, ho una mirabile dimostrazione della congettura di Cecchi, ma e' troppo lunga per stare in questo box per commenti.
Avsalud,
Nicola
Conosco Caccioppoli solo per la testimonianza che ne diede De Crescenzo, e mi pare un personaggio notevole, uno dei pochi matematici italiani del 900 degni di non essere minzionati.
Maz, ho capito, con questa storia che non c'è spazio qui, per la congettura di Cecchi toccherà aspettare alcuni secoli. E' successo già a qualcun altro, niente di nuovo sotto il sole.
saludos
Solimano
P.S. Ammesso che tu abbia veramente trovato 'sta mirabile dimostrazione... mbah!
Caro Mazapegul, questa della somiglianza tra gli attori e i personaggi storici è una questione annosa. Penso che sia sempre dura, per uno che gli ha vissuto vicino, vedere un attore che rifà una persona che hai conosciuto bene...
Mi ricordo quando Giovanni Ferrara fece un film sul caso Moro (era quello?) dove un attore doveva impersonare Craxi, ma era basso e grassottello, sembrava Galloni e non si capiva un tubo di quella scena...
E quindi capisco la reazione di De Crescenzo, anche se il ragionamento che fai tu è impeccabile.
a presto
Giuliano
PS: Adesso che ci penso: ma c'è qualcuno che si ricorda ancora di Galloni? Alle volte diamo un'importanza eccessiva ai politici, bastano pochi anni per dimenticarseli...
Caro Giuliano, io di Galloni mi ricordo: è grave??? Temo di sì... In compenso, non ho visto il film sul caso Moro: ma mi fido CIECAMENTE della tua impressione!
Caro Nicola, stai attento... stai moooolto attENTO perchè (mio malgrado, e pur sapendo che non dovrei) sto per farti un complimENTO: io, se scritto da te, leggerei volentieri anche un post dedicato ad un documentario sul letargo degli orsi bruni!!!!
[:->>>]
Roby
PS: lo so, lo so: ci sei rimasto male... ma ti avevo avvertito....
[;-*]
Brianzolitudine: Caccioppoli è un unicum per il complesso intersecarsi di mestiere e biografia. Altri matematici, più tranquilli, non furono (non sono) comunque da meno. Butto lì il nome di Vito Volterra.
Solimano, ci vedremo prima o poi in un'osteriaccia nebbiosa (con Roby, Giuliano e chi si vorrà unire) a parlare di cinema e altro.
Giuliano. Hai ragione, ho liquidato De Crescenzo superficialmente. Un attore bravissimo a entrare nei personaggi recentemente vissuti fu Gian Maria Volontè (entrò anche nel personaggio di Moro, in Todo Modo, poeticamente -e anche ingiustamente, forse- preannunciandone la morte). Il film era di Petri, no? Quello di Ferrara non l'ho visto.
Roby: il prossimo post sarà allora su "Grizzly": "18 feet of Man-eating Terror!".
(http://www.stomptokyo.com/badmoviereport/reviews/G/grizzly.html)
Avsalud,
Nicola
Quando De Crescenzo lavorava in IBM, era un mito aziendale, nel pro e nel contro. Si vociferava che negli anni di bohème avesse un appartamento con un amico e che avessero installato un piccolo segnalatore semaforico alla porta, per proteggere la loro privacy, perché le chiavi ovviamente ce le avevano entrambi. Il verde voleva dire "entra tranquillamente", il giallo "entra con cautela", il rosso "vai a farti un giro lungo" (tipo L'appartamento di Wilder).
Ma la più bella fu quando lo misero al Promotion, che raccontò il dialogo fra la madre e la zia su un tram di Napoli:
"Che fa adesso Luciano?"
"L'IBM l'ha messo al Promotion"
"E che deve fare?"
"Essere gentile e cortese con tutti"
"Ma lo è sempre stato!"
"Sì, ma adesso esagera"
saludos
Solimano
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