lunedì 12 novembre 2007

La moda nel cinema: American Gigolo

Roby
Se Sophie Marceau, nel Tempo delle mele, si esibiva come indossatrice sfoggiando una decina di vestiti in un paio di minuti, Richard Gere non è da meno quando, in American Gigolo (1980), si prepara ad una serata di "lavoro" scegliendo minuziosamente l'abbigliamento più adatto, e per farlo allinea sul letto (quale luogo più congeniale ad un amante professionista come lui?) una serie strepitosa di giacche, cravatte, camicie e pantaloni, il tutto rigorosamente firmato Armani. Con cura maniacale, muovendosi al suono della musica di Blondie (l'allusiva Call me), l'amorale Julian Kaye di Beverly Hills procede ad accostamenti di colore, sovrapposizioni di tessuti, scomposizioni e ricomposizioni, fino ad ottenere il completo perfetto: quello che la signora pagante di turno sarà felice di togliergli di dosso, dopo averlo ammirato avanzare verso di lei con la camminata sciolta ben evidenziata nella locandina del film.



Abbiamo qui modo di osservare come la moda maschile tenda a cambiare molto più lentamente, nel corso del tempo, di quella femminile: basandoci esclusivamente sull'abbigliamento degli interpreti maschi potremmo collocare il film in un momento imprecisato fra il 1980 e i giorni nostri. Ma basta un'occhiata al guardaroba di Lauren Hutton, o uno sguardo alle ragazze per la strada o nei locali, per farci capire immediatamente che qui siamo indietro di almeno vent'anni. Spalline inverosimilmente imbottite che accomunano le signore a giocatori di football americano, camicie e golf oversize lunghi, morbidi e sciallati, pantaloni ampi con punto vita altissimo, e -soprattutto- neppure un ombelico in evidenza...



.... a parte, ovviamente, quello di Richard quando fa palestra in casa oppure svolge le funzioni per le quali è profumatamente retribuito. Il marchio della moda made in Italy, dopo questo ed altri film del genere, beneficiò di una spinta verticale sul mercato internazionale, confermando -se mai ce ne fosse stato bisogno- il potere del cinema nell'influenzare il costume. Da allora in poi, milioni di uomini in tutto il mondo, vestendo Armani o Versace, si sentirono -a torto o a ragione- potenziali tombeurs de femmes. Del resto, gli antecedenti in materia non mancano, se già in Accadde una notte di Frank Capra (1934) Clark Gable, sex symbol dell'epoca, provocò il subitaneo crollo delle vendite di biancheria intima maschile mostrando, sotto la camicia, il torace nudo: nessun uomo degno di questo nome voleva più correre il rischio di sfigurare, davanti alla propria compagna, rivelando incautamente ruvide canottiere di lana o pietose magliette della salute nei momenti più intimi di una relazione amorosa.


Lauren Hutton, Gere e Armani all'inaugurazione di una mostra dello stilista presso la Royal Academy di Londra nel 2003

6 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, in questo film, che è tutt'altro che male, non ho mai capito una cosa; perché una come Laureen Hutton vada con un gigolò. Misteri della psiche femminile, vabbè che anche i maschietti non scherzano.
Poi c'è un problema su cui assistetti ad una discussione molto civile fra due colleghi, di cui uno era un arbiter elegantiae acclarato ed un formidabile tombeur de femme, almeno virtuale.
L'altro era uno che puntava tutto sul fatto che era un meridionale con gli occhi azzurri, ma per il resto... ehm... piuttosto grossier, e si vantava in giro.
Durante uno di questi vanti, il primo, che non aveva bisogno di vantarsi, gli disse: "Caro Peppino, tu sei uno da zippo!"
"Ma cos'è lo zippo?", chiesi io, noto campagnolo.
Si appurò che i pantaloni maschili hanno la cerniera (detta zippo) o i bottoni.
Il grossier ribattè: "Certo, alla bisogna occorre anche la rapidità!"
L'arbiter lo guardò con un sorriso, e disse: "Ma la rapidità, è poi così importante?"
Io sono rimasto in dubbio su questo delicato problema, anche perché lo zippo costa molto meno: chi aveva ragione, l'arbiter o il grossier? Forse dipende dal target di riferimento. Mbah!

saludos y besos
Solimano

Roby ha detto...

Solimano bricconcello, se vogliamo dirla tutta, in fatto di rapidità, il capo di vestiario migliore sono i pantaloni delle tute da ginnastica, quelli con l'elastico in vita.... però non hanno un grande appeal....

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Ad ogni modo, la discussione fra i tuoi due amici era interessante...

Roby

Habanera ha detto...

Solimano, tra l' arbiter elegantiae ed il grossier c'è anche una terza via: l'ingenuo (?) campagnolo che chiede cosa sia lo zippo. Molto meno scontato degli altri due modelli, quindi più interessante.
Ma questo, sicuramente, lo avrai già scoperto anche tu.

Solimano ha detto...

Habanera, quando sapevo che ci si incontrava, e che c'eramo l'arbiter ed il grossier, mi munivo di un taccuino su cui annotavo con cura i loro memorabili detti. Noi di campagna avremmo avuto tanti difetti, però all' istruzione ci tenevamo.
I due avevano target molto mirati: l'arbiter era specializzato in ereditiere che tirassero di fioretto, il grossier in infermiere, però solo se professionali.

saludos y besos
Solimano

Gioacchino ha detto...

Ammetto, perché no?, che talvolta vorrei essere donna solo per potermi sentire gratificato dalle novità delle passerelle di moda. Perché, come uomo, mi sento preso in giro... Non sono uno di quelli che seguono le mode, il guardaroba lo cambio solo all'occorrenza (leggi: inevitabile logorio del tempo e delle tarme) e in generale sono scettico nei confronti di quelli/e che per inseguirle tutte passano dal leopardato al tigrato e poi allo zebrato per ritrovarsi infine, dopo quattro anni, a indossare uno zoo intero mescolato nella piccola gabbia della propria scatola cranica. Ma forse quella non è moda, non certo quella di cui hai parlato nel post. Maiuscole e minuscole, credo siano d'uopo, in questo caso. Detto ciò, e sottolineato il fatto che l'unica novità effettiva nel campo della moda ("m") maschile siano le scarpe piene di cuciture e simili alle scarpette dei calciatori (dopo l'infausto passaggio di quelle con la punta piatta), posso affermare che: anche se è vero che il campionario maschile non si evolve da vent'anni (io cerco di recuperare qualcosa degli anni '70), il modo di indossare gli abiti è cambiato. Le camicie sono le stesse, ma nessuno si cura più di stirarle; i jeans sono stinti non più dall'uso e dalla candeggina della mamma, ma dalla sartoria; l'uso dei colori si è appiattito e in genere gli uomini sono diventati meno attenti a ciò che indossano. Quando vedo un uomo ben vestito (e non intendo solo elegante), superato il primo senso del ridicolo, comincio ad ammirarlo. Mi rammarico solo di non poterlo fare anch'io. Ciao,

Gioacchino

Roby ha detto...

Sono in debito con te, Gioacchino: hai praticamente "completato" il mio post sulla moda, visto dalla parte "maschile".... Non avrei potuto fare di meglio!

Grazie!

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Roby