Solimano
Ogni giorno, aggirandomi in rete, mi capita qualche sorpresa, grande o piccola. Ero in caccia di immagini, e sono capitato in un blog strano, quasi del tutto illeggibile per una serie di quadratini al posto dei caratteri, salvo un po' di nomi. Dal contesto, e dalla presenza di certi nomi, credo fosse un blog giapponese, ma posso sbagliarmi.
In quel blog ho trovato delle immagini relative al film "Il tempo delle mele" (1980) di Claude Pinoteau, di cui ho già scritto nel blog, ed a cui rimando per le righe tratte da IMDb, che inseriamo sempre quando parliamo direttamente dei film. Sono essenziali, perché aiutano il visitatore a farsi una idea, inoltre ci costano poca fatica; per intendersi, sono quelle righe di colore diverso appena sopra il nome dell'autore del post.
Le immagini che ho trovato riguardano solo due minuti del film, ma chi l'ha visto se li ricorda, perché Vic (Sophie Marceau) deve andare ad una delle sue prime feste, e gioca a non sapere cosa mettersi di fronte a sua mamma Françoise (Brigitte Fossey). Naturalmente, avrà avuto bisogno di tempo, fra un vestito e l'altro, fatto sta che quel furbacchione del regista ha fatto un montaggio sincopato per cui in meno di due minuti si vedono più di dieci vestiti da ragazzina, perché Vic ha tredici anni.
Ma mi è venuto in mente che il cinema ha più di cent'anni, e le persone - non solo le donne - cambiano modo di vestire quasi ogni sei mesi, a parte i film in costume per cui le regole sono diverse, e ci penseremo. Quindi la moda è ben presente nei film; personalmente sono ingolosito dai film in cui la moda è presente involontariamente, in cui l'attenzione del regista era rivolta a tutt'altro mentre la moda - su cui bisognerebbe riflettere con Giacomo Leopardi - compiva inevitabilmente il suo lavoro.
Non so se ci sarà spazio per un'altra vista logica, oltre le tante che abbiamo inserito (la musica, i soggetti, gli oggetti eccetera). A naso direi che lo spazio c'è proprio nei film in cui alla moda non ci si pensava. Per gli altri, quelli proprio sul mondo della moda, mi sembra che il gioco sarebbe facile, piuttosto inutile e con un lieve ma persistente sapore di spot. D'altra parte, riguardo alla pittura, sono state fatte molte indagini. Quando la datazione è incerta, la presenza di giustacuori di un tipo, di braghetta di un altro, di stivali di un altro ancora, aiuta il posizionamento cronologico. In questo caso, come in diversi altri, vedo molte analogie fra pittura e cinema. Poiché la moda, proprio in quanto moda, è eterna ma sempre cangiante, si potrebbero organizzare i film in funzione dell'ingresso della minigonna, ad esempio. Furono mesi mirabili, a Bologna nessuna ragazza osava portare la minigonna, a Roma, dov'ero militare, la situazione delle indigene era la stessa, solo che c'erano le giovani turiste inglesi ed il mondo di Cinecittà. Giravamo con gli occhi sbarrati, eravamo come un giardino zoologico a cui il custode distratto non avesse rinchiuso le gabbie, però eravamo molto innocui: più pappagalli e caprioli che lupi o leopardi. Nessuno avrebbe pensato che le nostre morose, solo due anni dopo, si sarebbero vestite così. Ma è solo un esempio di cui mi scuso, ce ne saranno altri più importanti, e non ne faccio l'elenco, Roby è sicuramente attrezzata per documentarci - sui pantaloni a zampa d'elefante ci ha già intrattenuti. Ma con la moda non è come scoperchiare un verminaio, piuttosto un alveare di api pungenti però mellifere.
Torno a "Il tempo delle mele". La ragazzina Vic, ci si deve essere divertita come una pazza con tutti quei vestitini coloratissimi - qualcuno persino con una nuance di osé. Alla festa poi Vic andò vestita come al solito, perché il suo intento non era, se ben ricordo, quello di farsi ammirare da tutti ed invidiare da tutte, ma di farsi amare da uno solo: Mathieu, salvo poi mollarlo prima della fine del film.
Siccome sono un po' malizioso, vi dico quello che realmente penso: mi sarebbe piaciuto vedere come vestiva Sophie Marceau anche solo due anni dopo "Il tempo delle mele", sicuramente indossava robe da vietato ai minori (lei compresa). E certamente, mentre si provava questi castissimi vestitini, il suo pensiero segreto era: "Uffa, con queste bambinate! Cosa tocca fare per avere successo... Solo una nuance di osé... Prenderò le mie contromisure". Difatti, poi sono cominciati più di venticinque anni di contromisure, chissà se il blog giapponese ha scavato ancora. Tornerò a visitarlo, poi vi racconto.
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2 commenti:
Ottimo post, riflette e fa riflettere. ;)
Brian
Chiamata proditoriamente in causa da chi credevo (ahimè lassa!) un vero amico, mi trovo adesso nella spinosa situazione di mettermi a spulciare per ore ed ore la rete, onde soddisfare le aspettative del nostro gentile pubblico... SNORT!!!
Rrrrrrr.....
PS: E dài, Sol, sto celiando!
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