giovedì 8 novembre 2007

Da qui all'eternità


Ieri sera ho visto – forse rivisto, ma chissà dove e quando è stata la prima volta.. – “Da qui all’eternità”. Fra pochi giorni non ricorderò i nomi dei protagonisti né del regista, e a lungo andare, anche la trama – ma esiste poi una trama? - sfumerà nella mia mente (per questo non so parlare dottamente di film, quello che ricordo non è mai quello che agli altri importa sapere).
Ne ricorderò, sicuramente, l’intensità, che mi ha tenuto inchiodata al video.
La guerra, non ancora scoppiata, mai nominata, che esplode solo alla fine come una catarsi che arriva a spazzare via tutto, è lo sfondo buio sopra il quale si muovono i personaggi.
E i protagonisti, ciascuno ben inteso con la sua personalità, si muovono su questo sfondo, aggrappandosi alle loro poche certezze, come fossero maniglie da stringere per tenersi in piedi in mezzo alla burrasca della vita, mentre procedono verso il proprio destino. Destino che ognuno porta scritto in dentro di sé, e così non si può eludere, solo affrontare con dignità, poiché non si può essere diversi da quelli che siamo. A volte qualcosa, per esempio l’amore, può arrivare a metterlo in discussione, a farci balenare un’altra vita, altri noi stessi, un destino diverso. Ma è solo un momento, perché quello che siamo non ci perdona, non lascia scampo. E tutto ritorna nei binari che ci siamo scelti, e ineluttabilmente, la fine arriva proprio là, dove l’abbiamo aspettata.
La stessa intensità, lo stesso senso tragico della vita, che trovai in un altro film di quegli anni “Niagara”, dove la tragicità della condizione umana è messa in risalto dallo sfondo di un ridente, banale, luogo di villeggiatura. Là un’umanità che sta per entrare nel buco nero della guerra, qui un’umanità che, dopo esserne uscita, prova a riprendere a vivere. Ma l’uomo – l’umanità – non è cambiato tuttavia, e porta sempre il sé il virus della propria autodistruzione.
Sarà per questo che, nonostante sia passato molto tempo , e cambiate molte cose, dal modo di raccontare alla tecnica cinematografica, sarà per questo, dicevo, per quella domanda sottotraccia – chi siamo, dove andiamo… - che non ha mai avuto la risposta giusta, che questi film davvero invecchiati non sono mai?

P.S. Pare, dalla ricerca delle immagini, che la sola sequenza degna di essere rappresentata sia il famoso bacio fra Deborah Kerr e Burt Lancaster. In realtà avrei di molto preferito un Frank Sinatra ammazzato di botte che affronta in piedi il suo destino. Ma ci si accontenta di quel che c'è.

5 commenti:

Roby ha detto...

Che vuol dire, Manu, "parlare dottamente di film"? Tu hai parlato di questo nel modo migliore, e cioè NEL TUO! E' molto tempo che non rivedo "Da qui all'eternità", mentre è da poco che ho rivisto "Niagara": ricordo, da bambina, che le mie due care zie zitelle ne parlavano a bassa voce, lanciandosi sguardi furtivi, e precisando che si trattava di un film vietato ai minori... Ci pensi, Manu??? Vietato ai minori!!!!! Oggi il divieto è superfluo: davanti a pellicole del genere, mia figlia sbadiglia dopo 5 minuti, e dopo 10 mi ha già lasciato da sola, in cucina, a guardarmele con il fazzoletto pronto alla bisogna....

Baciottoni

Roby

Manuela ha detto...

"Parlare dottamente" significa con cognizione di causa, sapendo fare citazioni e correlazioni, e mettendo autori e attori al posto giusto. Sono cosciente invece, di parlare per lo più per impressioni, che mi fanno - a volte volutamente - ignorare molti aspetti importanti dei film. Nel caso specifico, so bene che ci sono altri aspetti che meriterebbero almeno di essere citati (a partire da quel famoso bacio).
E'un po' lo stesso atteggiamento che ho con la pittura, più è "spiegata" e meno mi interessa. Mi piacciono i quadri che si lasciano guardare dal di dentro. Sarà per questo che ho un rapporto migliore con la pittura del '900?

Per quanto riguarda "Niagara", lo trovo un bellissimo fim, pieno di suggestioni. E l'atmosfera sfatta e disperata di un certo filone della cultura americana degli anni '50, mi intriga un bel po'.

Roby ha detto...

In pittura, io ho un paio di miti personali: Caravaggio e Vermeer, per l'uso delle luci...

...e poi, tornando a "Niagara", non è splendida l'idea della Monroe come dark lady, lei così bionda e così morbida???

See you later

R.

Anonimo ha detto...

Da qui all'eternità è stato uno dei miei cult dell'adolescenza. Sia il libro che il film.
Avevo letto prima il libro e poi visto il film.
Il personaggio del soldato Prewitt (interpretato in modo splendido da Frank Sinatra) e della sua tromba è per me indimenticabile.
Ma non era solo Sinatra ad essere perfetto per la parte, anche gli altri, uno dei rari casi in cui la trasposizione cinematografica non mi ha delusa, anzi.

Anonimo ha detto...

Solo per la precisione:

Burt Lancaster: Milton Warden
Montgomery Clift: Robert "Prew" Prewitt
Deborah Kerr: Karen Holmes
Frank Sinatra: Angelo Maggio
Donna Reed: Alma Burke
Ernest Borgnine: James "Fatso" Judson
Philip Ober: Capitano Dana "Dynamite" Holmes
Jack Warden: Caporale Buckley
Mickey Shaughnessy: Sergente Leva
Harry Bellaver: Mazzioli
John Dennis: Sergente Ike Galovitch
George Reeves: Sergente Maylon Stark