Chinatown, di Roman Polanski (1974) Sceneggiatura di Robert Towne, Roman Polanski Con Jack Nicholson, Faye Dunaway, John Huston, Perry Lopez, John Hillerman, Diane Ladd, Roman Polanski, Roy Jenson Musica: Jerry Goldsmith Fotografia: John A. Alonzo (131 minuti) Rating IMDb: 8.5
Giuliano
A metà circa di questo film ci sono delle scene, brevissime e molto misurate, in cui Faye Dunaway appare nuda. In quei momenti, il personaggio interpretato dalla Dunaway rivela una fragilità imprevista: si era sempre presentata fin qui come una donna dura e decisa, e invece ora, tra le braccia dell’uomo che l’ha conquistata, rivela un’esilità quasi adolescenziale. E’ una fragilità inattesa, che svelerà il suo segreto nel seguito del film.
Polanski di lei ci mostra le spalle, il palmo delle mani, la piega dei gomiti, la pelle rosea, la curva del seno, le dita sottili... E’ così che si vede una donna, è così che ci si guarda quando un uomo e una donna stanno insieme. E’ un dettaglio molto significativo, e una prova della finezza di Polanski, una dote che è riservata a pochi e che può sembrare strana nell’autore di “Rosemary’s baby”. Ma una simile delicatezza è rara da vedere, al cinema; ed è anche da questi particolari che si giudica il grande regista.
Nel film, Chinatown entra solo di sbieco, di cinesi ce ne sono davvero pochi. Chinatown è usata come pietra di paragone: il detective Gittes, che ora lavora in proprio e ha clienti facoltosi che lo pagano bene, quand’era un semplice poliziotto a Chinatown doveva fare “il minimo possibile”, perché là dentro succede di tutto, ed è meglio non immischiarsi. Glielo ricorda un ex collega, rimasto in polizia, mentre indaga su un omicidio eccellente, che riguarda una diga da costruire e l’acqua potabile dell’intera Los Angeles. Ma l’uomo più ricco e rispettato della città si rivelerà il più corrotto, e non solo per i soldi: altro che Chinatown...
Un film perfetto, senza un attimo di calo di tensione. Tra gli attori c’è anche il regista John Huston, che ogni tanto (come in “Corvo Rosso”) si divertiva a interpretare ruoli brevi ma significativi; ed è un’interpretazione memorabile, e terribile nella sua perfezione. Guardo ammirato anche Jack Nicholson, ancora giovane ed elegante: c’è già tutto Shining, la scena in cui entra nella casa di riposo è identica alla scena della festa in Kubrick; e da questa interpretazione deriva tutta una serie di imitazioni che si sono viste negli anni successivi, compresa la serie tv di quei telefilm con Willis e la Shepherd, l’investigatore di lusso.
Un ruolo a parte, meno di tre minuti ma che lasciano il segno, se lo ritaglia Roman Polanski stesso, terribile guardia del corpo che costringe Nicholson a girare per metà film con un cerotto sul naso (ma lui gli aveva dato del nano, se l’era proprio cercata). Il finale, spietato, ricorda molto quello di “A ciascuno il suo” di Elio Petri: che è del 1966, e quindi è più che probabile che Polanski lo abbia visto e, in qualche modo, memorizzato.
sabato 24 novembre 2007
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3 commenti:
Visto al cinema quando uscì. Bellissimo. Grazie per avermelo ricordato. Ma chissà, rivedendolo oggi, quanti particolari riscoprirei... Non capita anche a te, quando ri-incontri un film dopo tanti anni?
Roby
Sì, ma non capita così spesso. Questo è’ uno di quei film che ti rimangono dentro, perché c’è qualcosa che non ti aspetti. Un “Cuore di tenebra”, come in Conrad; e John Huston è grandissimo nel renderne il significato.
E’ quasi come Marlon Brando in “Apocalypse now”, se possibile ancora più sconvolgente perché il vecchio Huston sapeva recitare, era davvero grande anche come attore.
Questo film, insieme a The pianist, ha un gradimento altissimo: Rating IMDb 8.5 per entrambi. Ma c'è una cosa che ancor più impressiona: il numero dei votanti: 47.350 ad oggi, che per un film del 1974 (molto prima che nascesse la rete) è molto raro.
E' divenuto un classico, e lo merita, perché la storia è strutturata benissimo, nel primo periodo Polanski faceva così, poi, restando bravo, è diventato più estemporaneo.
E' un film che ho visto diverse volte e consiglio a Roby (e a tutti) di rivederlo, è un film che non stanca e non annoia. Poi, oltre a Nicholson, che è bravo, ci sono Huston e la Dunaway che sono bravissimi.
A Polanski gli stiamo dando una bella sistemata, mi pare molto giusto.
saludos
Solimano
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