
Giuliano
(...) Avevo detto a Therese che sarei rimasto in Germania per conoscere meglio il paese e meglio poterlo descrivere, ma era stato solo un pretesto. In realtà, il mio unico desiderio era di rimanere solo e indisturbato nella mia apatia. Lì, sullo Zugspitze, aspettavo che succedesse qualcosa; ma non accadde nulla. Perché ero fuggito? Perché avevo lasciato gli altri? Perché avevo minacciato il vecchio senza farmi raccontare di più da lui? Era come se avessi perduto e continuassi a perdere qualcosa ad ogni nuovo movimento...
(Falso movimento, di Wim Wenders e Peter Handke: il finale del film)

Il titolo completo del libro di Goethe è molto più complicato e didascalico: “Gli anni di apprendistato di W.M.”, che è una riscrittura di “La vocazione teatrale di W.M.” La prima stesura del libro fu pubblicata da un Goethe poco più che ventenne; la seconda, più lunga e più ragionata, fra il 1795 e il 1796, con l’autore ormai sui quarant’anni. Ad esse seguirà un terzo volume, “Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister”, che sarà una delle ultime opere di Goethe. Si capisce dunque che Wilhelm Meister è un vero e proprio alter ego di Goethe, un personaggio che lo accompagna per tutta la sua vita.
E’ un romanzo di formazione, e di viaggio. Il giovane Wilhelm, attratto dal teatro, compie le sue prime esperienze di vita in un mondo fantastico e costruito intorno a sè stesso e ai libri; a vent’anni, ha l’occasione di muoversi e di uscire dal cerchio ristretto in cui si era mosso fino a quel momento, e inizia un viaggio, a cavallo, attraverso la Germania del ‘700, sfiorando le molte guerre (quelle che vediamo anche in “Barry Lyndon”, che si svolge più o meno nello stesso periodo) e compiendo esperienze che lo porteranno a maturazione.

Ecco cosa dice Wenders stesso a proposito dell’origine di questo film:
Dopo Alice nelle città non avevo né progetti né voglia di fare un nuovo film. All'epoca di “Prima del calcio di rigore” con Handke avevamo parlato di una possibile collaborazione, partendo dal romanzo di Goethe “Wilhelm Meisters Lehrjahre” (Gli anni d'apprendistato di Wilhelm Meister). Un giorno Peter mi ha telefonato dicendomi che in quel momento non aveva cose particolari da fare e quindi pensava di tornare a quel nostro progetto. Io stavo facendo un "lavoro alimentare" per la televisione, “Aus der Familie der Panzerechsen” (Dalla famiglia degli idrosauri, 1974) e non avevo tempo a disposizione; così Handke ha iniziato a scrivere la sceneggiatura da solo, praticamente senza alcuna annotazione né di regia né dei luoghi di ripresa. Entrambi amavamo il libro di Goethe anche se eravamo convinti che tutto il senso del romanzo, la sua spinta precorritrice, al giorno d'oggi avesse perso di significato. L'idea del viaggio come conoscenza, mezzo per comprendere il mondo, è ormai un sogno irrealizzabile. Nel film, allora, volevamo raccontare la storia di un tale che spera di capire le cose viaggiando e a cui accade l'esatto contrario. Alla fine infatti si renderà conto che il suo movimento non lo ha portato a nulla; anzi, in realtà, non si è spostato di un centimetro. Da ciò il titolo: Falso movimento (Falsche Bewegung, 1974/75). Partendo dal testo di Handke avevo la massima libertà di mise en scène ma non ho cambiato una parola dei dialoghi. Visionando il "girato" al montaggio, abbiamo deciso di aggiungere la voce fuori campo che all'inizio non era stata prevista.

(da “Stanotte vorrei parlare con l’angelo” , ed. Ubu Libri) (scritti di Wim Wenders, nel corso del tempo; il titolo del libro è un verso di Rilke)

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