domenica 26 ottobre 2008

Gli oggetti nel cinema: le scale

Roby
Abitando al primo piano senza ascensore di una palazzina datata 1926, le scale sono un elemento abituale della mia vita quotidiana. Scale pregevoli, tutto sommato, in pietra serena con ringhiera in ferro battuto e corrimano in legno (un po' tarlato, a dire il vero, ma lavorato finemente) : particolari artistici che contribuiscono a farmele odiare un po' meno, quando le salgo -con visibile fatica- carica dei sacchetti del supermercato, o quando, scendendole in fretta e furia -perennemente in ritardo quale sono- rischio talvolta di inciampare, arrivando giù di testa anziché di piede.
Componente scenografica importante anche nel cinema, la scala, sia esterna che interna. Chi non ricorda quella su cui si svolge la scena più drammatica e più famosa della Corazzata Potemkin, la Gradinata Richelieu a Odessa?




Completamente diverse le scale usate come coreografia da Ziegfeld nelle sue mitiche commedie a Brodway -riprese da tanti film anni '40- dove decine di boys in frac e di fanciulle piumate salgono e scendono con eterea leggerezza, seguendo il ritmo delle note (la scala musicale, appunto!). Ho sentito dire che il leggendario impresario esigeva per le sue ballerine biancheria intima di seta, fatta arrivare appositamente da Parigi e perciò costosissima: a chi gli chiedeva il perchè di tanto spreco, dato che la lingerie non si vedeva, rispondeva che comunque le ragazze sapevano di averla, e qindi si muovevano con più charme...



Sicuramente non era da meno l'abbigliamento di Wanda Osiris, la più famosa frequentatrice di scale e scaloni nel varietà teatrale di casa nostra. Insuperabile è rimasta la sua abilità nello scendere con grazia regale i gradini senza guardare a terra, ma fissando il pubblico negli occhi, e distribuendo contemporaneamente le sue celebri rose a gambo lungo. Intere generazioni di vallette e co-presentatrici sanremesi hanno tentato d'imitarla, con risultati in genere scarsi, collezionando capitomboli, slogature e solenni figuracce: tanto che ci si stupisce di come ancora gli scenografi del festival canoro s'incaponiscano a corredare di vertiginose scalinate il palcoscenico dell'Ariston.


Scale assai più inquietanti si ritrovano, oltre che nel finale di Viale del tramonto (del quale ho già parlato di recente qui) , anche in quello dell''Ereditiera, in cui Olivia De Havilland, implacabile, ascende ai piani superiori della sua tetra abitazione in Washington Square, lasciando il fedifrago Monty Clift a bussare e a gridare il suo nome, giù in strada. Bell' esempio di vendetta servita fredda, e per questo ancor più raggelante.



Mentre si presenta decisamente terrificante la Scala a chiocciola dell'omonimo film, complici il buio, la candela e la graziosa nonché incauta ragazza: tutti elementi che saranno poi ripresi in decine di pellicole successive, fino ai giorni nostri, dove giovani scriteriati passano il weekend in ville abbandonate, e sentendo strani rumori provenire dalla cantina cosa fanno? Chiamano forse la polizia? Certo che no: si avventurano là sotto, nel migliore dei casi con pila elettrica e pistola scacciacani, trovandosi d'improvviso a tu per tu con il sanguinario serial killer appena evaso, se non addirittura con una famiglia di zombies freschi di dissotterratura.





Meglio lasciar perdere e passare alla nostra cara indimenticabile Audrey, anche lei spesso appollaiata su scalini più o meno monumentali: dalla maestosa Trinità dei Monti in Vacanze romane alla romantica scala antincendio di Colazione da Tiffany, dall'alto della quale intona la dolcissima Moon river, sotto lo sguardo innamorato del bel George Peppard. Avevano forse in mente questa scena gli sceneggiatori di Pretty woman, quando hanno immaginato il funambolico finale di Gere che s'inerpica sulla scala di sicurezza per raggiungere la Roberts? Mah. Pare tuttavia che la location della scena, in quel di Hollywood, sia meta di pellegrinaggio da parte di fans sfegatati armati di macchina fotografica, tanto che in rete è possibile reperire diverse immagini dell'edificio (in verità assai bruttino).


Ed eccoci qua, al termine di questo excursus tra gradini e corrimano. Adesso, per tornare a casa e farci magari un thè o un panino imbottito, ci tocca risalire daccapo tutta la scala. Mannaggia, che seccatura: io, poi, con la mia lombaggine, ci metterò per lo meno un quarto d'ora! Uffa. Ma chi vedo mai laggiù, seria e impettita come sempre? Mary Poppins! Evviva, problema risolto: basta un poco di zucchero e il gioco è fatto, in trenta secondi, senza un filo di sudore e neppure un capello fuoriposto! Supercalifragilistichespiralidoso...

6 commenti:

Giuliano ha detto...

Voto subito per Busby Berkeley, per Ziegfeld, per Fred Astaire, tutte quelle cose lì insomma! Non amo i musical e non so ballare, ma questo qui è anche il mio mondo. Mi sa che nella mia vita precedente ero proprio lì, anni '20 e anni '30 (l'ultima, le altre chissà dov'ero).

Solimano ha detto...

Roby, le scale thriller di Ingrid Bergman! In Gaslight di Cukor, col marito che le vuol far credere che sta diventando matta, e in Notorous di Hichcock, con Cary Grant che la salva dal marito e dalla suocera che la stanno avvelenando. Anche la Monroe ha qualche bella scala, mi sembra in Quando la moglie è in vacanza, ma Tom Ewell non riesce a salirle, quelle scale, e gli sta bene (il titolo originale suonava come La crisi del settimo anno, o qualcosa del genere). Poi ci sono le scale di servizio esterne agli edifici, tipiche dei film di gangster che si pigliano a pistolettate con la polizia. E l'imitazione di Eisenstein (compresa la carrozzina) negli Intoccabili di Brian De Palma. Per fortuna abito ad un piano rialzato..

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Roby, anch'io ci ho dormito sopra, e mi è tornata alla memoria la scala più scala di tutte, che puoi trovare nel post sui "Racconti di Hoffmann" di Powell & Pressburger.
E poi anche gli scalini scesi dai Nicholas Brothers in "Stormy weather": fai un giro su youtube per rivederli!
Ti ci vorrà una seconda puntata...

Habanera ha detto...

Io invece ho pensato subito allo scalone nella scena finale di "Via col vento." Rossella, in lacrime, insegue inutilmente Rhett correndo giù per le scale e alla domanda "Se te ne vai, che sarà di me?" la risposta implacabile è: "Francamente me ne infischio."
Indimenticabile!
H.

Roby ha detto...

Che collaboratori! Che menti! Che memoria! Con dei compagni di navigazione così, cosa chiedere di più ad un blog???

Vi ringrazio di tutte le scale che avete fatto su e giù con me: adesso, però, che ne dite di prendere l'ascensore? Altrimenti, tutti a cena da mia suocera, che abita qui all'angolo, sta a pianterreno e sa fare un baccalà inzimino che è la fine del mondo!!!!

[;->>>]

Roby

Giuliano ha detto...

Roby, l'ascensore no!! Ce ne sono da incubo, nel cinema.
Però, ripensandoci, l'ascensore fermo con dentro Gunnar Björnstrand e signora, in quel film di Bergman...(Solimano, chi era la signora?)