Solimano
Il riferimento a Marcel Proust è evidente nell'immagine in apertura di post, che fa parte dell'episodio che si svolge sul laghetto di Villa Borghese. Non solo, durante l'episodio Michele Apicella (Nanni Moretti) legge proprio Proust su una barca sotto un ombrellone. Solo che il libro di Prout gli casca in acqua...
Così, dopo l'immagine iniziale di tono alto, compare a fianco di Michele un personaggio completamente diverso, Siro Siri (Remo Remotti), che abita nello stesso palazzo di Michele, ma al piano di sopra, e che l'ha convinto ad andare a Villa Borghese perché così potrà rimorchiare qualche ragazza. Solo che Michele, vestito in quel modo, con libro, barchetta ed ombrellone, non riuscirà a rimorchiare. Siro Siri, conciato come si vede, ci riuscirà, da vecchio goliardo vitale.
Lo chiamavano morettismo, ammirati, invidi e infastiditi, intendendo una nuova commedia all'italiana spiritosa, ma con un fondo triste ed elitario. Moralistico, soprattutto. Insomma, Nanni Moretti che si mette davanti e non ci lascia vedere il film. Mentre i modi espressivi di Moretti saranno svianti, colmi di sorprese grottesche, ma si basano su forti riferimenti classici. Faccio alcuni esempi.
Gallerie dell'Accademia, Venezia
Nella prima immagine Michele si sta facendo prendere le misure per un maglione, in casa di Aurora (Enrica Maria Modugno) e di Massimiliano (Vincenzo Salemme), i suoi dirimpettai con cui sta cercando di fare amicizia.
Nella seconda immagine Michele è in piedi sulla barca, dopo che il libro di Proust è annegato.
In entrambe, il riferimento all'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci è chiarissimo, addirittura esplicito: Michele spiega ad Aurora e Massimiliano che l'altezza umana è uguale all'apertura delle braccia.
Solo che quella di Michele è una aspirazione frustrata, un perfettismo pericoloso che diverrà tragico. Michele vuole, anzi esige che le persone siano come dovrebbero essere, ma non lo sono. Neppure lui lo è e le due citazioni sono di un grottesco voluto.
Il quadrato magico che il ragazzo ha disegnato sulla lavagna è un simbolo antico: la somma delle cifre di tutte le righe, di tutte le colonne e delle diagonali dà lo stesso numero.
E il quadrato compare anche nell'Uomo Vitruviano di Leonardo(assieme al cerchio) come simbolo di perfezione simmetrica.
Solo che il quadrato magico era inteso nel Rinascimento come una espressione dello stato depressivo degli artisti e degli scrittori, i nati sotto Saturno. E' con questo significato che compare nella Melencolia I di Albrecht Dürer, di cui metto qui a fianco una immagine piccola ma ampliabile, mentre sopra ho inserito il particolare del quadrato magico.
Il professor Michele Apicella, in aula, di fronte al quadrato magico rimane spiazzato, e fa una brutta figura di fronte allo studente che lo mette in difficoltà. Il quadrato magico Michele non lo può capire, sarebbe come capire se stesso, un nato sotto Saturno.
Barnes Foundation, Merion, PA
Michele va al mare. E' solo. Sulla spiaggia vede tante coppie abbracciate. Poi scorge una ragazza sola, distesa a pochi passi da lui, e Michele si sdraia sopra la ragazza con le reazioni immaginabili da parte di tutti. E verrà scacciato dalla spiaggia: un paradiso in cui lui non è ammesso, perché si comporta in modo da esserne scacciato. Il famoso quadro di Henri Matisse è intitolato Le bonheur de vivre, proprio quello che Michele apparentemente vuole a tutti i costi, ma che fa in modo da non poter conseguire.
Nella fotografia che Michele ha nel suo archivio ben ordinato, compare lui da piccolo vestito da Arlecchino, e il riferimento all'Arlecchino di Picasso (che è suo figlio Paulo) è naturale, ma che differenza! L'Arlecchino di Picasso è un bambino serio, felice e fiducioso, uno di quei bambini che attirano le carezze. Il Michele bambino è tristissimo.
Il riferimento a "La finestra sul cortile" (1954) di Alfred Hitchcock diventa un rovesciamento delle parti. Le famiglie che spia Michele hanno un'aria quotidiana e serena (di cui Michele non si rende conto), mentre nelle immagini che vede L. B. Jefferies (James Stewart) si preparano delitti. Anche in Bianca si preparano delitti, ma l'assassino è chi guarda.
(continua)
6 commenti:
Jean Renoir, Il testamento del dottor Cordelier.
E' il film che mi viene sempre in mente quando penso a "Bianca" di Nanni Moretti.
(per chi non lo conosce, è una riscrittura del Dottor Jekyll e Mr. Hyde)
Solimano, tutte le volte che vedo qualcosa di Moretti vado in estasi. Bianca è uno dei migliori, l'ho rivisto da poco e non mi ha deluso neanche stavolta. Questo tuo post è particolarmente stimolante, complimenti.
Giuliano, conosco benissimo il film di cui parli, strepitoso, con un Jean Louis Barrault da antologia. Ce l'ho sia in francese che in italiano, dove, mi sembra, è tradotto Il testamento del mostro.
Mi piaceva tantissimo la Modugno. Poi è quasi sparita, che peccato.
Arfasatto e Giuliano, confesso la mia ignoranza, del "Testamento del dottor Cordelier" ignoravo l'esistenza. Eppoi Jean Louis Barrault vale sempre la spesa.
A questo film di Moretti sto girando intorno cercando ogni tanto di affondare qualche colpo, perché di cose in gioco ce ne sono tante, tutte raccordate fra di loro: la scuola, la psicosi, il rapporto amoroso, i delitti, il rpporto di Michele col commissario etc etc. Moretti dà sempre l'impressione di essere una persona seria, e non credo sia banale: è serissimo anche nel grottesco, nelle acutezze di linguaggio, persino in certe gag. La conseguenza è che ha fatto pochi film. Non so se riuscirò a cavarmela solo con la terza puntata.
grazie e saludos
Solimano
Ci sono rimasto di sasso! Quando vidi il film non colsi nemmeno uno di questi riferimenti. Bisogna correre ai ripari.
(Non sarà che l'atmosfera vagamente nonsense di MOretti dipende anche da questo?)
Màz, condivido quello che dici rispetto all'aria nonsense che si trova praticamente in tutti i film di Nanni Moretti. E' contemporaneamente dentro e fuori, da cui il suo tipo di umorismo che a me richiama quello di Gogol e di Cechov, non a caso autori di Diario di un pazzo e del Reparto numero 6, un racconto di Cechov non noto come dovrebbe: la storia è quello di un medico dei pazzi che alla fine del racconto viene ricoverato lui stesso fra i pazzi.
Poi, Nanni Moretti è una volpe fina, cresciuto in famiglia in un ambiente culturale ad alto livello. In definitiva credo sia stato capito piuttosto poco anche da certi sfegatati ammiratori. Ho già detto che la sensazione che danno i suoi film è di freschezza, come se fossero stati fatti il giorno prima. Vabbè, a me piace, ma va visto e rivisto, si colgono sempre aspetti nuovi. Cosa può esserci di più nonsense e al tempo stessa realistico di portare all'esame le poesie del grande poeta Rissa accompagnato da uno che si svela per essere Rissa?
saludos
Solimano
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