sabato 12 luglio 2008

Piazza Navona, ieri e oggi

Solimano
Sono stato un girotondista convinto, perché Nanni Moretti, quella sera in Piazza Navona, aveva perfettamente ragione, anche se due giorni dopo Rutelli disse che quello di Moretti era stato "il grido dell'artista" ( si noti la doppia offensività, del tutto voluta, delle parole grido ed artista).
E quindi fui presente al Palavobis, in cui giustamente non lasciarono parlare Di Pietro, e gli toccò di improvvisare un comizio alla cancellata.
Fui presente a Piazza San Giovanni, magistralmente condotta da Nanni Moretti, in cui notai che Flores d'Arcais, con tutta la sua cultura, non la contava giusta, le sue argomentazioni stridevano.
Partecipai al girotondo attorno alla RAI di Milano, vicino a via Sempione, con impiegati e giornalisti che ci salutavano non ricordo se dal quarto o quinto piano.
Quindi sento il dovere di dire la mia opinione in questo blog di cui sono admin, perché l'altro giorno c'è stata un'altra Piazza Navona, ben diversa da quella di allora.

Comincio da Beppe Grillo. Da molto tempo non mi piace. Non condivido né il suo modo né le sue argomentazioni (se tali si possono chiamare). Però va detta una cosa: Grillo non è la febbre, ma un termometro. Penso che sia un brutto termometro, ma la febbre c'è tutta.

Proseguo con Marco Travaglio. Qui siamo su un piano completamente diverso. Perché Travaglio scrive (bene, il che non guasta) cose generalmente vere e documentate, che danno molto fastidio appunto perché vere e documentate. I suoi libri non vengono recensiti da nessuno o quasi. Il punto è che non vengono recensiti perché scrive male o perché non vende, ma perché scrive di cose che danno fastidio a molti. Travaglio non compare quasi mai in TV ed ha problemi anche con i giornali, ma poiché è un furbo di tre cotte ( fa bene, ad essere furbo) utilizza la sua forzata assenza come argomento per picchiare ancora più duro, arrivando in genere a segno. Porta a Porta è la trasmissione che evita con maggiore cura la presenza di Travaglio, difatti fu divertente una sera vedere Travaglio ospitato da Giuliano Ferrara a Otto e mezzo.
Mastro Ferrara, al di là di tutte le critiche, generalmente giuste, che gli si fanno, è colto, intelligente, scrive benissimo e a volte ha il gusto per il beau geste, cosa che Bruno Vespa non ha né avrà mai, con tutti i libercoloni che ha scritto.
Sabina Guzzanti ha detto che a proposito di volgarità, occorrerebbe pensare a Porta a Porta. Credo che abbia ragione, esiste una volgarità di tipo profumato, basta ricordare le tante trasmissioni sul delitto di Cogne. Giuliano Ferrara si è accorto che quello che scrive meglio in Italia è Franco Cordero, autore di pamphlet urticanti su Berlusconi. Di una cosa del genere Bruno Vespa non è neppure in grado di rendersi conto, con i suoi serotini ospiti per un terzo vaticani, per un terzo prezzemoline, per un terzo prezzemoloni della politica.

Antonio Di Pietro mi è sempre piaciuto meno di Piercamillo Davigo, di Gherardo Colombo, di Ilda Bocassini. L'ho trovato poco colto, ambizioso, anche ambiguo. Però riporto un brano di un articolo fresco di Marco Damilano su L'espresso:

Per raggiungere lo scopo Di Pietro lavora come un pazzo. Niente vita mondana a Roma, solo qualche cena in trattoria con i parlamentari, l'immancabile sigaro toscano. Orari da contadino: sveglia alle quattro e mezzo del mattino nella casa di via Merulana, alle cinque compila personalmente la rassegna stampa, alle sette spara le prime cartucce in Rete e si affaccia nella nuova sede del partito in Santa Maria in Via, vicino Fontana di Trevi. Si aggira con sottobraccio pacchi di mail, la sua arma segreta. Li smista ai deputati e senatori, divisi per territorio, con l'ordine di ricontattarli uno a uno. Non è un hobby: nei primi sei mesi del 2008, giurano nel partito, 176 mila cittadini si sono fatti vivi sul sito per chiedere di aderire a Idv o di essere coinvolti in un'iniziativa dipietrista. Azioni rilanciate in tempo reale dal leader su YouTube, sotto una scritta che è tutto un programma: 'Unica opposizione'. Quella sua, si intende. Anche l'epiteto "magnaccia", affibbiato a Silvio Berlusconi, è tutto tranne che un'improvvisata.
"Do you know 'comunicazione'?", chiede sornione Tonino, che sa perfettamente come si buca lo schermo.


Ora, io ho votato Partito Democratico, ma Di Pietro, a comportarsi così, ha perfettamente ragione, e ne do purtroppo la controprova.
Quando ci furono le Primarie per Prodi, votammo in tre milioni e mezzo. Quella sera, i presidenti di seggio affluirono nelle sedi dei partiti organizzatori perché avevano da consegnare due pacchi: il pacco dei soldi ed il pacco dei dati. Difatti avevamo pagato per votare, minimo un euro, ma molti dettero di più, e quasi tutti fornirono i loro dati anagrafici, comprese le email. Ci furono litigi inenarrabili per spartirsi soprattutto i soldi (non ci vedo niente di male, nei litigi per i soldi), ma anche i dati, che furono messi in un cassetto o appoggiati per terra. E lì rimasero, perché un Data Base di tre milioni e passa di indirizzi non lo utilizzarono. Credevo che facessero così perché volevano tener fuori i non addetti ai lavori, cosa brutta ma comprensibile, ma è ancora peggio, non si rendevano conto di quante azioni efficaci e mirate si possono (e si debbono) fare avendo in mano un Data Base di tal fatta. Una cosa che un diciottenne dopo tre mesi in azienda sa benissimo.
Per cui, quando sento Veltroni che parla della frontiera del riformismo e del senso di responsabilità, a me scappa da ridere, perché se sei riformista e responsabile, come minimo devi fare in modo che i tuoi ricevano delle email e le gestiscano. Non lo fa nessuno, that's the problem. Perché hanno altre priorità, quelle del tutto autoreferenziali a cui sono abituati da anni. Se la raccontano fra di loro, ogni tanto tirano fuori i sogni, le utopie, le identità storiche, ma il gusto di parlare con uno che non li ha mai votati non sanno neppure cosa sia.

Vengo alla Comica Guzzanti ed alla Ministra Carfagna. Sono due donne diverse che hanno fatto entrambe due belle carriere in modi completamente diversi. Preferisco di gran lunga il modo della Comica al modo della Ministra, perché al di là delle eventuali tecnicalità di tipo sessuale (su cui sono un libertario), come hanno fatto carriera la Comica e la Ministra lo sanno tutti e tutte, a parte la solidarietà di facciata. Certo Sabina poteva dire diversamente, ma ricordiamoci di Bill Clinton. Punto primo, gli fecero il pelo ed il contropelo perché aveva mentito, e in quel paese con chi mente non scherzano. Punto secondo, Monica Lewinsky continuò a fare la Stagista e non la fecero Ministra. Questo, al di là del fatto che la tecnicalità ci sia stata oppure no.

In questi giorni mi è spiaciuto, su la Repubblica, vedere giornalisti che apprezzo legare il carro solo alla riprovazione di poche parole della Comica, quando, sesso o non sesso, tutti e tutte sanno perché e in base a quali argomenti la Carfagna è Ministra della Repubblica Italiana. Difatti gli articoli che sono usciti sono purtroppo uno peggio dell'altro, perché Berselli, Ceccarelli, Maltese, Merlo, Lerner li hanno scritti a bocca storta, perfino Michele Serra, ahimè. Me lo ricordo, il giorno in cui Berlusconi disse la seguente frase: "Rosy Bindi è più bella che intelligente". Ma il giorno dopo la mirabile artiglieria dei miei amati giornalisti de la Repubblica aveva altro a cui pensare.

E Napolitano? E Ratzinger?

Sono tanti anni che aspetto che un Presidente della Repubblica, al di là di tutta le retoriche di questo mondo, esordisca nel discorso di fine anno dicendo:
"Cari italiani, abbiamo un problema. Il Quirinale costa quattro volte più di Buckingham Palace. Cercherò di darmi da fare per andare almeno au pair".
Pensate che effetto farebbe, come ci sarebbe un aumento della credibilità istituzionale, che a parole sta a cuore a tutti. Ma la retorica è la scorciatoia obbligata se non si vogliono affrontare i problemi, solo che il cavallo non beve più.

Come aspetterò inutilmente che il Papa si scusi in Italia per lo scandalo dei preti pedofili, ma soprattutto per uno scandalo ancora peggiore: li spostavano silenziosamente di parrocchia in parrocchia. Negli Stati Uniti il Papa l'ha fatto, perché le sovvenzioni finanziarie alla Chiesa erano precipitate. In Italia c'è l'otto per mille che corre lo stesso, quindi tanto vale non scusarsi.
Quindi, Napolitano e Ratzinger, cosa vogliono, l'inattaccabilità? La risposta è no, sono e debbono essere attaccabili. Naturalmente c'è modo e modo, certamente Nanni Moretti avrebbe detto altre cose.

Personalmente continuerò a seguire l'unica via che oggi vedo efficace, quella prepolitica. Soprattutto la divulgazione acculturata, di cui vedo che c'è necessità, potremmo e dovremmo essere in di più a farla. Le risposte sono state al di sopra delle aspettative che avevamo, e questo gratifica la fatica che è tanta. Se qualcuno ha bisogno di aiuto, lo darò volentieri, compatibilmente con gli impegni.
Forse così si può dare una mano a schiodare abitudini e vizi che sono invece insormontabili agendo all'interno della politica, perché gli abitudinari, i viziosi, gli autoreferenziali si aiutano vicendevolmente e non c'è spazio praticabile, si perde solo tempo. La mia opinione non è generica, si basa su esperienze concrete.

Sono giorni di brutta aria. Ho pensato di rendere migliore l'aria di questo post mettendo delle immagini tratte da un film che apprezzo molto, Film d'amore e d'anarchia (1973) di Lina Wertmuller. Grazie a Mariangela Melato, a Lina Polito, a Giancarlo Giannini, ed ai loro splendidi personaggi di Salomè, Tripolina e Tunin, l'aria che si respirava allora nella nota casa di tolleranza in Via dei Fiori era certamente migliore di quella che c'è oggi in certi palazzi del potere romano.

11 commenti:

Giuliano ha detto...

Che dire? Che sono d’accordo su tutto e non è mica una cosa scontata perché – lo dico per chi capitasse qui a leggere – con Solimano mica sempre andiamo d’accordo.
Ma lo stato del Paese è questo, e questa è la gente che vive oggi in Italia. Tanti si ostinano a dire di no, ma è solo perché guardano in casa loro. Se provassero, come dice bene Solimano, ad andare in giro, a parlare, ad ascoltare... C’è da spaventarsi.
La gente ha paura. Quando la gente ha paura, vota a destra: più ha paura, più vota a destra. Non a caso, negli anni 60-70 (gli anni del boom) la sinistra prendeva un sacco di voti. La gente sa – magari non a livello razionale – che le cose in Italia vanno male. Nessuno lo dice, ma di tutti quei discorsi sui Romeni che sono stati fatti in questi mesi, non è mai – mai – venuta a galla la cosa più importante: che da molto tempo le riunioni degli industriali e degli artigiani del Veneto si fanno quasi sempre lì, in Romania.
I nostri industriali hanno chiuso le fabbriche in Italia, e sono andati a produrre in Romania. Qui a Como – distretto della seta, roba di lusso per i grandi stilisti, mica cose da poco -, una volta comperavano la seta in Cina e la portavano qui per lavorarla: i bachi da seta in Lombardia non ci sono più dai tempi di Renzo e Lucia. Oggi (ma non da oggi, da più di dieci anni) fanno tutto direttamente in Cina, e qui licenziano. Licenziano i Lombardi, che poi votano Lega perché hanno paura dei marocchini musulmani che gli portano via il lavoro (beata ingenuità).
Un altro esempio? La Bossi-Fini esiste da cinque-sei anni, ma il numero degli immigrati non è mica diminuito: ma chi le dice queste cose? Nemmeno Veltroni...
Questa è l’Italia.
PS: ho letto anch’io l’articolo di Francesco Merlo, sono ancora disgustato. Chiedere scusa alla Carfagna? Ma nemmeno per scherzo. Io ho una grande simpatia per quelle come lei, sono contento che se la passi bene (lei, Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini, e tutti gli altri tentativi più o meno recenti, Brambilla e Prestigiacomo comprese), però qui dovrebbero essere le donne a protestare: che una così sia arrivata a fare il Ministro in quel modo (con tutte le laureate giovani carine e intelligenti e con un curriculum migliore che ci sono in Italia) è veramente un brutto segno. Mara Carfagna ministro significa che le donne non contano niente.

Dario ha detto...

Seguo Giuliano per dire che (esclusa la premessa) concordo in pieno.
E' stato costruito un gran sistema di "fede" attorno al capo, e contro la "fede" non può nulla né la logica né la ragione (al massimo si passa per antipatici che credono di essere sempre nel bene). Aggiungerei al tuo quadro le imbarazzanti dichiarazioni - e gli articoli - del direttore di Liberazione (ma liberazione da cosa?) e di altri imborghesiti "quadri" di Rifondazione.

Ciao, Dario.

Solimano ha detto...

Gilianoe Dario, la cosa che mi impressiona di più è quando vedo i nostri in TV che cercano di fare discorsi bipartisan, come se Berlusconi fosse una destra normale. E' impressionante perché è evidente (nel linguaggio non verbale) che cercano di farsi piacere una cosa che non gli può piacere, proprio perché Berlusconi non è per niente una destra normale. Fra l'altro, facendo così, non recuperano un voto, perché uno sceglierà sempre l'originale e non l'imitazione. Si può invece e si deve discutere sui programmi, sulle priorità etc, ma fare i pompieri di fronte a uno come Berlusconi è del tutto assurdo. Il mio concetto è questo: se si deve proprio perdere (il che non è detto) perdere da straccioni, da come è buono lei è la cosa peggiore. Berlusconi queste cose le sa benissimo e ci ha sempre giocato sopra, secondo me è il primo a meravigliarsi della nostra arrendevolezza. Conosco un po' il mondo degli affari: chi si comporta come i nostri non dà nessun affidamento, viene solo compatito. A volte mi sgomento non perché abbiamo perso, ma perché non capiscono delle cose semplicissime. Come diceva un mio amico: somari, ma non umili.

grazie e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Vero, verissimo. Berlusconi ha due collaboratori strettissimi condannati (in via definitiva e in tre gradi di giudizio) per corruzione e per mafia.
In un paese normale, uno come Berlusconi avrebbe chiuso la sua carriera politica prima di cominciarla, e a farlo fuori sarebbe stato il suo Partito (e i suoi elettori!). L'Italia invece è fatta così, con i leghisti tutti contenti che non si accorgono di chi davvero comanda in casa loro...

Quanto a Grillo, che nostalgia di quando, solo due anni fa, faceva le pulci a Tronchetti Provera: "come si fa a comandare la Telecom con lo 0,5% delle azioni??". I capitalisti italiani rischiano con i soldi degli altri...(vedi Tanzi, Cragnotti, etc.)
Questa sì che è una denuncia seria, allora lo seguivo volentieri. Oggi se la prende con Napolitano, come se Ciampi ieri e Napolitano oggi potessero farci qualcosa: se gli elettori votano Berlusconi, cosa deve fare Napolitano? E, soprattutto, cosa può fare? Neanche fosse Nembo Kid...

Solimano ha detto...

Giuliano, Berlusconi, a parte tutto, è uno che ha delle qualità, perché imprenditori motivati ed efficaci ne ho conosciuti. Hanno due caratteristiche in comune: con le persone utilizzano l'usa e getta (difatti di Adornato e della Gardini non si sente più parlare), ma soprattutto disprezzano gli scodinzoloni (che magari dicono a voce di apprezzare). Con chi non scodinzola, cercano di usare la manovalanza, la bassa forza, difatti oggi sul Giornale c'è un articolo di quel lecca-lecca di Mario Giordano intitolato "Vieni avanti Tonino".
Veltroni lo vedo messo male, ha fatto un errore marchiano a Roma candidando Rutelli e adesso sta cercando di tappare le falle a destra e manca, ma pochi gli danno retta. Con tutti i suoi gravi errori comunicativi (perché era ostinato nel non capire peggio di un mulo) rimpiango un po' Prodi, che continuo ad apprezzare per lo stile di vita personale e familiare, un aspetto che per me è importante: la credibilità deve nascere anche da lì.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ripensandoci, e leggendo i commenti di Berlusconi al ritorno a casa, ho notato che la risposta di Berlusconi è proprio del genere che più dà fastidio quando si parla: attaccarsi all’ultima parola che hai detto. Troppo facile, troppo stupido, utile solo per non dover rispondere.
Io posso dimostrarti che hai torto su tutta la linea, prendere l’enciclopedia, mostrarti un filmato o una fotografia (o una sentenza di tribunale), fornirti dati su dati per un quarto d’ora filato, e poi alla fine mi scappa un “...e che cazzo!”. E tu dici che io sono volgare, che non si risponde così, che i bambini sono all’ascolto, che devo chiedere scusa; e d’ora in poi Blob e Rete4 trasmetteranno 24 ore su 24 il mio “...e che cazzo”, e quel mio discorso passerà alla storia solo per quello.
Chiaro che io dovevo starci attento, ma nessuno è perfetto e – soprattutto – questa è sì una tecnica che usano anche i bambini, ma viene accuratamente insegnata e poi applicata nei dibattiti in tv: è uno dei pezzi forti per non rispondere e far confusione, insieme alle continue interruzioni.
Perché Berlusconi non risponde a Di Pietro quando Di Pietro ricostruisce la storia di come Berlusconi ha acquisito le frequenze tv? Perché il premier Berlusconi non risponde a Moni Ovadia quando parla di schedature? Perchè Berlusconi cambia le carte in tavola quando gli si chiede conto delle condanne per mafia e corruzione dei suoi due collaboratori (e amici) più fidati?
E’ molto comodo: si sta lì in un angolino e si beve tutto, e poi quando qualcuno finalmente svacca, magari dopo otto o dieci ore, si risponde solo a quello e si comincia a gridare e a fare l’offeso.
E la gente ci casca, il che è la cosa più triste.

Massimo Marnetto ha detto...

Il PD ha dei problemi enormi con il rinnovamento, perché in molti non lo vogliono.
Nei Circoli si ripropone la vecchia minestra, senza alcuna idea nuova.

Così, i "conservatori" si rassicurano e rimangono; mentre i "nuovi arrivati" vengono una volta e poi non si vedono più, perché si annoiano.

Per me, il tema forte è trovare nuove forme di partecipazione, cosa che non si improvvisa, ma anzi richiede bei cervelli, tempo e grande creatività.

Io mi sono messo in testa di ripetere questo concetto fino allo sfinimento (incontri, convegni, lettere ai giornali, e amil...).

Così, come insisto che occorra nominare un "Responsabile per la partecipazione", che coordini questo lavoro a tutto campo, primarie incluse.
Invece, vedo che questo tema non è presidiato.

Allora?
Non ho una ricetta, ma ho deciso di entrare in un circolo e lavorare con idee e credibilità (come Solimano e Giuliano avete giustamente sottolineato nei vostri post).

Faccio proposte "fattibili", scrivo io quello che vorrei leggere dai politici, senza boria, ma con tenacia e magari un po' di ironia (molto assente nei serissimi Circoli...)

L'ultima soddisfazione me la sono tolta un po' di tempo fa, offrendomi come sguattero alla festa dell'unità di Caracalla.
Qualcuno non ci voleva credere, ma sento che quelli che mi avevano giudicato come un "teorico", mi stanno revisionando...

Infine, un cenno su Piazza Navona: Di Pietro e compagni mi hanno fregato una volta, ma non mi fregheranno più.

Anonimo ha detto...

Potrei sbagliare, ma a Piazza Navona si contesteva (pure) una leadership, quella di Veltroni. Ora potrà piacere o meno, ma forse il bene dell'Italia richiede capi che tornino a far ragionare la gente, che tolgano il velo dell'illusione. A piazza Navona mi è sembrato che si offrisse - specularmente - lo stesso spettacolo mediatico.
La politica, vorrei che si tornasse a parlare di politica (e di economia, di scuola eccecc)
angela

Giuliano ha detto...

Caro Massimo e cara Ange, non so dalle vostre parti ma qui la situazione è terrificante: intendo dal punto di vista del parlare, ragionare, cercare dei capi che facciano ragionare.
Io ci ho provato ai miei bei tempi, sono rimasto spaventato dalle facce e dalle risposte (anche di persone che so buone e brave), e da allora non provo nemmeno più a parlare. Se mi dicono che delle uova si mangia il guscio e si butta via il resto, io dico di sì e provo a cambiar discorso.

Quanto a Veltroni come leader del PD, Roma è un esempio spaventoso: dopo che Prodi aveva impostato tutto sulle primarie, ecco un Rutelli calato dall'alto.
E un altro errore a Piazza Navona ieri: perché buttare via tutto? Bisognava dire che siamo d'accordo, ma che questo e questo non andavano bene. Così, il PD di Veltroni ha perso molti potenziali elettori, pur avendo molte ragioni dalla sua parte.

Mah! Io risposte non ne ho, come ho detto non so più cosa dire. Penso che l'Italia sia messa male, e che in Lombardia e in Sicilia la situazione sia tragica, ma non per il PD e per la sinistra, per tutti.

Massimo Marnetto ha detto...

Ange, in gran parte hai ragione.
Credo che Veltroni abbia compiuto degli errori, ma ha avuto anche la grande intuizione di varare un partito senza più il freno a mano tirato dai litigi con alleati necessari per vincere le elezioni e basta.
Veltroni sta battendo (finalmente) sulla povertà degli italiani, con una determinazione che non ha precedenti.
Forse anche per la "botta" ricevuta da Piazza Navona (al netto delle sparate).

Giuliano, sì: parlare di rinnovamento con alcuni "dirigenti" è difficile. Loro hanno un solo modo d'intendere la politica: i quadri decidono, i militanti applaudono e poi... tutti a fare volantinaggio per l'elezione di turno.

Ma qualcosa ha scosso pure loro.

Queste primarie che non sanno come catalogare...
Come le tante facce nuove che hanno portato in sezione, anzi, nei Circoli.

Ecco, allora, che cercano di farci "sfogare" un po', magari facendo finta di condividere, valorizzare, discutere... ma il loro pensiero fisso è come "normalizzare" i nuovi.

E loro sanno essere pazienti; sanno perfettamente che ti stancherai prima tu.
E io invece torno alla carica, non solo parlando a loro, ma scrivendo e-mail ai fondatori (indirizzi che mi sono dovuto procurare da solo...).

E in più, porto avanti iniziative concrete nel territorio con un'Associazione di quartiere, che offre servizi agli extracomunitari, agli anziani, agli studenti.

Questo per far capire che oggi la politica deve cambiare e arricchirsi di funzioni: non solo sedute di elaborazione, o volantinaggi nelle strade, ma anche servizi al territorio.

In questo senso, ho proposto di organizzare il primo giovedì del mese, un incontro aperto (anche ai non simpatizzanti del PD) per commentare le decisioni più rilevanti prese dal Municipio.

Ci sarebbe un relatore espresso tra i consiglieri o assessori, un moderatere e la possibilità dei cittadini di intervenire SOLO sui temi in discussione.

Per la segnalazione di altri temi, ogni cittadino potrebbe venire al Circolo e "depositare" la sua proposta o la sua denuncia, purché documentata (foto con il telefonino, documenti, ecc..).
Riceverebbe una ricevuta di deposito con un numero progressivo.
Ogni "Giovedì del territorio" si concluderebbe con le risposte su alcune proposte/denunce dei cittadini.
Tutte comunque verrebbero commentate su un sito dedicato, in modo da costituire un repertorio consultabile anche da chi ritorna su un tema sanza sapere che è già stato affrontato.

Stavolta mi sono dilungato veramente, ma volevo solo fornire un esempio di cosa intendo per proposte di cambiamento su cui insistere.

Se si riesce a innovare la partecipazione, il PD ce la fa.
Altrimenti collassa e si ritorna indietro.

Solimano ha detto...

Visto che Massimo stavolta è stato lungo, sarò io a essere corto.
Dico solo tre cose, poi mi fermo.
1. Occhio che il cosiddetto prepolitico non è una foglia di fico. E' importante di per sé, e ce n'è un gran bisogno. Il prepolitico è la nostra vita personale, di relazione, culturale. E' il politico ad essere un post-prepolitico. Guai a ricicciare il vecchio discorso del primato della politica, ne abbiamo visto le conseguenze.
2. In rete si può fare non molto ma moltissimo. Nella classifica della nostra categoria, che guardo ogni giorno sul contatore, ci sono dei blog o siti sorti in piccoli centri che hanno fra le 500 e le 1000 visite al giorno. Basta un gruppo fasato con certe caratteristiche di base a creare la massa critica per superare la soglia di vera visibilità.
3. Qui a Monza c'è disponibilità al volontariato di ogni tipo. Persone del tutto disinteressate. Solo che non si pongono la domanda chiave: "Quello che faccio è utile oppure no?" Dovrebbero farsela e allora continuerebbero a fare del volontariato nelle direzioni giuste e nei modi giusti, lavorando insieme.
E' disastroso vedere persone generose e valide che sono costrette a sprecare i loro talenti.

grazie e saludos
Solimano