Solimano
Rivedere oggi il film In nome del popolo italiano di Dino Risi fa un effetto strano. Sembra che in questi quarant'anni il tempo si sia fermato, che non sia cambiato niente. Il tema è sempre lì, il rapporto fra potenti e giustizia, ed anche le argomentazioni contrapposte sono del tutto analoghe. C'è solo una rilevante differenza, che dirò alla fine del post.
Nell'ambiente giudiziario non tutti lo amano. C'è un magistrato, più alto di lui in grado, che usa un altro sistema: forte coi deboli e debole con i forti. E' a questo che telefonano politici e industriali quando c'è un problema, gli telefonano per sapere e far sapere, mentre sanno che non è il caso di telefonare a Bonifazi. Litigano persino sulle scale del Palazzaccio, fatiscente allora come forse è anche adesso.
Si affida a Bonifazi un caso non frequentissimo ma con un che di routine: è stata trovata morta una ragazza notoriamente facile, Silvana Lazzarini (Ely Galleani). Sul corpo ci sono ecchimosi e segni di violenza, come se fosse stata picchiata prima di morire. Mentre sono in corso le analisi chimiche, Bonifazi interroga i genitori della ragazza (Maria Teresa Albani e Gianfilippo Carcano).
Il film, più che comico, è grottesco ed amaro. Molto duro ed efficace nel disegnare personaggi tipicamente italici, che quando sono sorpresi sul fatto la buttano sul sentimentale. Il vero problema di quei due non è che gli è morta la figlia, ma che si è disseccata una fonte di manteninemento.
Bonifazi comincia ad indagare fra i nomi di una agenda, e si imbatte subito in un nome noto, quello di Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman), industriale ammmanigliato e inquinatore.
Santenocito all'inizio è solo seccato per il perditempo. Sottovaluta Bonifazi, che non ha neppure l'ufficio da solo.
Santenocito ha detto che la ragazza la conosceva di vista, come tante, ma Bonifazi scava e trova dei pagamenti, in soldi e in assegni.
A questo punto, Santenocito deve darsi da fare con l'alibi per la sera in cui è morta la ragazza. Pensa che gli sia facile, quella sera ha giocato a carte in casa col vecchio padre Riziero (Enrico Siracusa), che è un po' fuori di testa un po' no. Ma quando il padre gli dice che quella sera hanno giocato a carte solo fino alle dieci e mezzo perché poi il figlio è uscito, provvede immediatamente a far ricoverare in una clinica il padre, come incapace di intendere e di volere.
Tutto è strumentale, nella famiglia di Santenocito.
C'è la figlia Giugi (Simonetta Stefanelli) a cui il padre raccomanda caldamente di mantenersi pura (proprio così le dice) perché degli uomini non ci si può fidare. La figlia lo guarda e non gli dice niente, ma si può sta sicuri che uno come Santenocito utilizzerebbe anche la figlia, se del caso.
Anche Bonifazi ha qualche problema in casa. Separato da anni, sua moglie convive col Ragioniere Cerioni (Renato Baldini) un bel tipo anche lui. Gli dà appuntamento in trattoria e spiega a Bonifazi che il tempo è passato, sua moglie ha delle spese da affrontare perché ha una piccola operazione da sostenere, insomma, sarebbe il caso che Bonifazi riprendesse indietro la moglie. Quando il magistrato gli dice di no, il ragioniere se ne va deluso, e dalla vetrina della trattoria vediamo che in macchina c'è la moglie: quei due erano d'accordo per provarci col Bonifazi allo scopo di risolvere i loro problemi finanziari.
Appaiono altri personaggi esemplari: Floriano Roncherini (Giò Stajano) è il responsabile di una società di pubbliche relazioni, ma in realtà il piccolo lenone del giro, quello che sequenzia gli incontri.
Santenocito ammette che qualche volta con Silvana Lazzarini ci è andato a letto pure lui, ma provvede a costruirsi un alibi per quella sera, scritturando a caro prezzo un industriale che rischiava di fallire. Ma questa gli va del tutto male, perché Bonifazi, sempre più accanito, riesce a smontare l'alibi.
Solo che casualmente, fra quello che ha lasciato la ragazza, Bonifazi trova un quaderno di scuola, che la ragazza usava come diario abbastanza sporadico. E lì la ragazza ha scritto che quel giorno ha avuto un incidente in macchina con contusioni dolorose, che è stanca della vita e che rimpiange un ragazzo che aveva prima, l'unica soluzione è prendere quella droga tedesca: la ragazza si è uccisa. Bonifazi ha in mano quel quaderno e cammina per strada proprio la sera che la nazionale italiana di calcio ha battuto gli inglesi. Tifosi urlanti, vandalici e sbandieranti corrono per le strade di Roma. Una macchina viene incendiata, e Bonifazi getta la prova del quaderno nel rogo, poi si allontana. Per lui, che Bonifazi sia innocente per quel delitto è un particolare: deve comunque pagare per altri delitti per cui non lo si può perseguire, in nome del popolo italiano.
Dicevo all'inizio che c'è solo una rilevante differenza rispetto alla situazione di oggi. Nel film, l'industriale Santenocito unge le ruote e riesce a tenere ottimi rapporti con chi tiene il potere politico. Oggi c'è un industriale che non ha nessun bisogno di ungere le ruote, perché il potere politico ce l'ha lui. Le sue industrie non fanno detersivi, ma sono le televisioni che controlla tutte, in modo diretto o indiretto. Ma alla maggioranza degli italiani questa non sembra un'anomalia. I fantasiosi e creativi Age e Scarpelli non se la sarebbero mai immaginata, una differenza del genere.
4 commenti:
E' un gran peccato che questo film non sia del tutto riuscito.
Fa anche un po' rabbia, perché il soggetto era di quelli epocali, e Tognazzi-Gassman fanno una gran coppia, come ai tempi della Marcia su Roma ma diversi.
Però non tutte le ciambelle riescono col buco, forse bisognava concentrarsi sui due e lasciar perdere le storie secondarie, le macchiette, le figure di contorno.
Ely Galleani = Bellissima
Ely Galleani, prorompente avvenenza
Buon articolo, ottima la sinossi, mi ha spinto a leggere fino alla fine quando poi però tutto è precipitato in un inutile astio contro Berlusconi.... Bah
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