sabato 23 febbraio 2008

La moda nel cinema: C'era una volta

Solimano
Evviva evviva! La Regina Madre (Dolores del Rio) ce l'ha fatta. La Nostra Amata Signora (di cui metto doverosamente una immagine in cima al post) è riuscita a convincere suo figlio, il Principe Rodrigo Fernandez (Omar Sharif) a prendere moglie.
Erano anni che ci provava in tutti i modi, ma Rodrigo rispondeva sempre: "Dopo, dopo!", preso com'era fra tornei e cavalcate. Nei tornei cavallereschi ha sempre vinto, anche perché facevamo in modo che vincesse, sappiamo che se perde diventa cattivo e se la prende col primo che gli capita a tiro. Riguardo i cavalli, quelli buoni gli piacevano tutti, ma ha sempre preferito che fossero bianchi: "Il Principe sul cavallo bianco", ama essere nomato.

Veramente, il Nostro Principe ha un'altra passione, quella degli amori selvatici, testimoniata dai bei lineamenti di una decina di bimbi accolti in diversi brefotrofi del Regno -e mentenuti a sue spese- ma suvvia, non poteva sposare certo una sguattera, una contadina, una pastora!

E' uscito l'araldo, ed ha dato lettura dell'editto proprio di fronte al castello: il Principe sceglierà la sua sposa fra sette Principesse di province contigue al Regno. La Principesse dovranno affrontare una Prova: quella che ne uscirà meglio sarà la sposa. Siamo curiosi di sapere quale sarà la Prova, si fanno tante chiacchiere, ma per ora il segreto è custodito gelosamente.

L'agitazione nel Palazzo Reale è massima, è giunto da Parigi il Cuoco del Re di Francia che sta governando la preparazione del pranzo di gala secondo i dettami di quella Corte, che perderà le battaglie, ma in cucina vince (a Madrid preferiscono che sia così piuttosto del contrario). Il Cuoco è un personaggio, un vero artista che minaccia ogni dieci minuti di ripartirsene per l'amata Francia, di nome fa Jean-Jacques Bouché 'Monzu' (Georges Wilson). Ha scritturato per la cucina ed il servizio diverse giovani donne che gli sembravano adatte, ma a vedere come si muove ed a sentirlo parlare, le giovani donne con lui non correranno nessun tipo di rischio.

Tutte le Principesse sono già a Palazzo, e percorrono i corridoi e le sale seguite da nutrici, cameriere, gentiluomini d'onore, paggi, in attesa di mettersi a tavola e di sottoporsi poi alla Prova. Il modo di vestire è simile, ne racconterò poi, ma ogni Principessa ha un suo colore araldicamente preferito, a cui in genere si attiene anche il seguito. Fatevi una idea da soli, siamo riusciti ad ottenere le immagini di tutte le Principesse, salvo che la prima non la si vede di faccia ma di spalle, conosciamo tutti il riserbo della Principessa Olimpia Capece Latro d'Altamura (Marina Malfatti), sicuramente una delle candidate più autorevoli, i bookmakers dicono che è ben messa. Eccole dunque qui:






Una, due, tre, quattro, cinque, sei... ne manca una... che figura che ho fatto! Eppure avevo detto di stare attenti, c'è poco da fare, la settima Principessa non c'è, si sarà ammalata per l'emozione. Aspetta però, c'è il Gran Siniscalco che sta per parlare, ascoltiamolo:
"Principessa Isabella Candeloro di Caccavone!" (Sofia Loren).
E chi l'ha mai sentito, il feudo di Caccavone? Ma se l'ha annunciata così, vuol dire che la Principessa sta per entrare... Eccola!

Pure col paggetto moro, mbah! Dove andremo a finire... Tutte fremono, salvo la Capece Latro che sa contenersi come sempre, le altre strillano, protestano, una sta snocciolando testi di araldica. ma il Principe Rodrigo dice che tutto è a posto perché c'è la sua firma sui decreti dell'Istituzione del Feudo di Caccavone.

Vabbè, siamo in pieno assolutismo, per la Rivoluzione Francese ci tocca aspettare quasi centocinquanta anni, accettiamo il Caccavone, che farci. Solo che ho un amico di campagna che è in possesso di uno scoop fotografico in cui si vede di spalle il Principe, che gira sempre vestito così per certe sue imprese incognite, e di faccia c'è una giovane, in mezzo non c'è la finestra di un palazzo, ma il pertugio nell'assito di una stalla, e la giovane ha chiari lineamenti caccavoneschi.

Noooo! Non ci posso credere, dove andremo a finire di questo passo. Vi terrò naturalmente informati sulla imminente Prova, mi sa che ci saranno ancora delle sorprese.

Ho scoperto, parlando con le guardarobiere (cosa spesso profittevole), che gli abiti li ha fatti tutti lo stesso sarto, che è uno dei migliori del Regno, si chiama Giulio Coltellacci: gli abiti si assomigliano, ma sono anche diversi, non solo per il colore. Così per l'oreficeria: anelli, collane, spille, cammei, orecchini (che proporrei di chiamare pendaglioni, visti in particolare quelli della Signora di Caccavone). Però Coltellacci non nasce imparato, so che è in continuo contatto con la corte di Madrid ed è rimasto affascinato dal ritratto dell'Infanta Margarita, figlia di Re Filippo IV. Per vestire una ragazzina di poco più di dieci anni in quel modo ci voleva solo Diego Rodriguez de Silva y Velasquez attorno all'anno 1660.
P.S. Il film è "C'era una volta" di Francesco Rosi (1967).

Velasquez: Infanta Margarita (part) c.1660 Madrid, Prado

5 commenti:

Giuliano ha detto...

Questo è un film ben strano nella filomografia di Rosi... Chissà come è capitato a farlo, ma penso che si sia divertito molto.

Roby ha detto...

Sfilata di moda memorabile. Magnifico il pendant fra l'abito di Sofia Principessa di Caccavone e quello del suo paggio moresco. Una domanda: ma la povera Infanta Margarita, con quella specie di transatlantico addosso, come sarà riuscita a camminare? E -peggio ancora- ad andare in bagno?

Hasta luego

Roby

gabrilu ha detto...

Roby, una sera alla tv la mia amata e da me mai troppo lodata costumista Gabriella Pescucci (The Age of Innocence, Charlie and the Chocolate Factory etc.) veniva intervistata da Piero Angela a proposito della moda femminile del settecento francese (la trasmissione era su Madame de Pompadour) ed una delle domande fu proprio questa, dritta e diretta: "...ma come facevano a...?". E la Pescucci lo spiegò dettagliatamente...

Solimano ha detto...

Giuliano, il film fu fortemente voluto da Carlo Ponti ed ebbe un budget consistente. L'idea era bella, perché si ispirava al Pentamerone del Basile (tradotto da Benedetto Croce), ma il film subì più critiche che lodi. Ne scriverò fra un po' di tempo, perché c'è del buono e -soprattutto- film del genere ne sono stati fatti troppo pochi in Italia, secondo me anche per colpa di critici non consapevoli. Difatti in Francia film così sono frequenti anche oggi.
Roby, credo che il primo ad avere l'idea del paggio moresco sia stato il Veronese nella seconda metà del Cinquecento, nelle sue grandi cene talmente profane che l'Inquisizione gli fece un processo.
L'Infanta Margarita era la primogenita di Filippo IV, e fu rappresentata almeno altre tre volte: nel 1654 a tre anni
(un quadro bellissimo), nel 1956 a cinque anni al centro del quadro forse più famoso della storia dell'arte: Las Meninas, nel 1959 a otto anni (questo è a Vienna, gli altri sono al Prado) e in quello di cui ho messo l'immagine non molto dopo, attorno al 1660, quindi Margarita ha poco più di dieci anni (correggerò nel post).
Gabrilu, lo sai benissimo perché l'intonaco delle grandi sale di Versailles è diverso come aspetto scendendo con lo sguardo: la colpa era dei maschietti, tutti attorno al Re Sole, non si poteva uscire, e allora le pareti servivano. Le femmine non so, sotto quelle gonne ce ne stavano di pannoloni!

saludos
Solimano

Laura ha detto...

Caro Solimano, da piccola questo era uno dei miei film preferiti. C'è una foto dell'anello della principessa d'Altamura? E quella del ciuccio fatato?
Divertentissimo post!
Un caro saluto
Laura