mercoledì 13 febbraio 2008

La moda nel cinema: Vacanze romane

Roby
Il primo post -come il primo amore- non si scorda mai. Il mio primo post su questo blog era dedicato a Vacanze romane: potevo dimenticarmene, in occasione del centesimo? Del resto, il film in questione è una tale miniera di spunti, di suggestioni e di links che sicuramente vi attingerò ancora, e ancora e ancora...

Le foto del provino di Audrey Hepburn per la parte della principessa in vacanza la mostrano con un abito non esattamente uguale a quello indossato effettivamente nel film: nel provino la camicetta è più attillata, probabilmente realizzata in jersey o maglia a nido d'ape, ed anche i bottoni sono diversi. Qui, poi, Audrey porta ancora i capelli lunghi, legati in uno chignon, e alle orecchie brillano orecchini di perle, che stonano un po' (e che difatti vengono poi eliminati).

Collier, diadema e decorazioni varie, invece, stanno benissimo insieme al vestito di gran gala che la principessa Anya sfoggia -con un portamento davvero regale- al ballo della sua ambasciata a Roma: il modello fa oggi bella mostra di sè al Metropolitan Museum of Art, ad imperitura testimonianza di uno stile al di là del tempo, del luogo e della moda stessa.






















Eppure, la classe innata della nobile rampolla (e dell'attrice che la interpreta) traspare chiaramente anche dalle mises più semplici, come il castigato completo gonna e camicetta a maniche lunghe -abbottonata fino al collo- che ella sceglie per immergersi nell'avventura della notte capitolina. Sfido io che Gregory Peck, scorgendola addormentata vicino al Teatro di Marcello, stenti a crederla una ragazza di malaffare, così fine com'è!







E quando le offrirà il suo pigiama, prima di sistemarla per la notte sul divano di casa sua, sembra quasi già sapere che -anche con quello- apparirà deliziosa, tenera eppure femminile, semplice ma elegante per natura.



La mattina dopo, un giretto per il quartiere attorno alla fontana di Trevi è d'obbligo, come pure uno sguardo alle vetrine. Ed ecco, il negozio di un parrucchiere attira l'attenzione di Anya, desiderosa di dare alla sua vita una svolta, cominciando col cambiare pettinatura: la lunga chioma un po' ingombrante diventa un caschetto sbarazzino, le maniche della camicetta si arrotolano sopra il gomito, il colletto si sbottona e un foulard sbarazzino completa l'opera, insieme ad un paio di espadrillas comprate al mercato, che vanno a sostituire le seriose ed anonime scarpe a tacco medio.



Così trasformata, è addirittura affascinante, e Gregory/Joe Bradley non deve faticare troppo a fingersi sorpreso di rivederla, sulla scalinata di Trinità dei Monti: quanti ne ha visti, in vita sua, di "bocconcini" tanto irresistibili? Ancora non vuole ammetterlo, neppure con sè stesso, ma probabilmente ne è già cotto, anche se architetta con l'amico fotografo uno scoop sensazionale: l'intervista "rubata" alla famosa principessa, ritratta in atteggiamenti compromettenti assai lontani dall'etichetta di corte.






Una lunga gimkana in Vespa tra autobus, bancarelle di frutta rovesciate e malcapitati pedoni si conclude al commissariato, dove Audrey -pur "sporcata" dal trucco per apparire impolverata e in disordine- è sempre più bella. Qui il film cade un tantino nel pittoresco, facendoci credere che Anya e Joe la passino liscia sostenendo che correvano per andare a sposarsi -scusa, questa, plausibilissima, secondo regista e sceneggiatori, nel paese dell'amore, della pizza e del mandolino- ma la grazia di Audrey è tale che chiudiamo un occhio e andiamo avanti, sperando che alla fine il matrimonio ci sia veramente.



Ma no, non è possibile: sarebbe troppo bello, troppo irreale, per anni in cui Grace di Monaco era ancora di là da venire... E allora, dopo una fuggevole parentesi in una balera sul Tevere ed un bagno estemporaneo nel biondo fiume, Anya cambia di nuovo abito e acconciatura, pettinandosi con la riga da un lato e indossando -in modo impeccabile- una vestaglia di Joe: il quale, ammirato, le dice: "Non c'è dubbio, il mio guardaroba vi dona!". Si sorridono, ma dietro un velo di lacrime, perchè sanno di doversi separare per sempre.

Il destino, tuttavia, è benevolo, e concede loro di rivedersi un'ultima volta, durante la conferenza stampa che la principessa concede alla stampa accreditata prima della sua definitiva partenza dalla capitale. L'abito scelto per l'occasione è uno di quelli che non si dimenticano: io me ne sono innamorata a prima vista, girocollo di perle con pietre preziose e cappellino compreso, sognando di possedere una silhouette abbastanza slanciata per poterlo indossare senza far saltare tutte le cuciture.


Una pia illusione, per me; una certezza, per Audrey. La quale, tuttavia, vestita così appare d'improvviso più matura, più consapevole, più triste: le compare persino qualche ruga, ai lati del viso, e il suo sguardo ha perso la spensieratezza di poche ore prima, quando, accaldata e felice, gustava un gelato in Piazza di Spagna, sfrecciava in motoretta per via del Corso, visitava ammirata il Colosseo ed infine, titubante, infilava la sua manina di deliziosa bugiarda nell'inquietante e tenebrosa Bocca della Verità.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Benvenuta in doppia cifra! Adesso si sta meno soli...Prima c'era solo Solimano, quasi quasi mi fermo e ti aspetto.
(anzi, benvenute: vedo che hai portato anche un'altra bella donnina...)

Solimano ha detto...

Roby, cento post in meno di un anno sono tanti, a parte i casi clinici (chiamiamoli così...) di Giuliano e Solimano.
Però so già il film che tratterà il duecentesimo post: Vacanze Romane con una giovane esordiente o quasi che mi pare si chiami Audrey Hepburn!
E comunque La moda nel cinema sembrava una vista logica nata per scherzo e questo è il decimo post, e non finirà qui, né per te né per me, anche se la terminologia tecnica mi mette in difficoltà, già jersey è un piccolo mistero e i colori, i colori... Sono abituato al giallo, al verde al marrone, mentre tu vai come minimo a colpi di avana e di fuchsia, mi toccherà mettere solo la moda dei film in bianco e nero.

saludos y besos
Solimano