Solimano
Sembrerebbe ovvio che “An American in Paris” (1951) sia stato girato a Parigi, ma le cose non stanno così, almeno in gran parte: si utilizzarono infatti gli studios della MGM ubicati a Culver City in California. Ma allora, che c’entra Parigi, come luogo del film? C’entra per almeno tre motivi.
Il primo è che c’era una seconda troupe che effettuò alcune riprese proprio nelle strade e nelle piazze di Parigi , per dare l’indispensabile tocco di genuinità. Non furono scene importanti, ma di passaggio, perché tutti gli attori protagonisti stavano in California. Però funzionò: anche se per brevi secondi, ci si accorge che ci sono dei metri di pellicola girati proprio a Parigi.
Il secondo motivo è un po’ più complesso, e riguarda soprattutto la scenografia dei balletti. Si decise che tutti i balletto dovevano avere una precisa riconoscibilità, ottenuta ispirandosi a pittori che avevano dipinto a Parigi. Così, le scene di Place de la Concorde richiamano Raoul Dufy, la fiera Henry Rousseau, il mercato della frutta Edouard Manet, le strade Maurice Utrillo, Place de l’Opera Vincent Van Gogh, ed il Moulin Rouge Henri de Toulouse-Lautrec. L’ultimo è il caso più importante ed ho deciso di trattarlo a parte.
Fecero le cose in grande, trenta scenografi-pittori lavorarono giorno e notte per un mese. Da un punto di vista si prova ammirazione, dall’altro i nostri occhi, dopo che sono passati cinquantasette anni, notano diverse ingenuità. E’ vero che il richiamo ad Utrillo ed a Dufy, forse anche a Rousseau si nota immediatamente, e che dopo averlo appreso si coglie il richiamo a Manet e a Van Gogh, ma suvvia, li edulcorarorono un bel po’, come una edizione ad usum delphini, Manet e Van Gogh sono ben altro. Ma si trattava di un musical a lieto fine, quindi ci poteva stare.
C’è un terzo motivo, che riguarda le immagini di questo post. Consapevoli di stare giocando con carte truccate, perché il film si girava in California, ebbero una idea: cominciare il film con delle ottime riprese fotografiche, di cui alcune dall’alto. Quando le ho viste nel DVD non ci volevo credere, ho pensato che fossero una indebita aggiunta successiva, ma mi sono ricreduto osservando le automobili d’epoca e lo scuro su certi edifici storici, poi fatti ripulire da Malraux. Le riprese le hanno fatte proprio allora e si nota un aspetto di Parigi che chi c’è stato più volte rischia di dimenticare: la grandiosità. Perché chi a Parigi torna, in genere si affeziona a posti meno frequentati dal turismo di massa: Place des Vosges e l’Ile de Saint-Louis, la zona attorno a Saint-Sulpice, le Parc Monceau e in genere le vie strette che vengono preferite rispetto ai Boulevards. Parigi è grandiosa, e queste immagini, scattate ad appena cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, lo testimoniano. Poi, alcune delle immagini servirono per scegliere dove ubicare i balletti, in particolare quella di Place de la Concorde e dei lungo-Senna, ma anche in quest’ultimo caso, il balletto notturno da sola a solo di Leslie Caron e di Gene Kelly, in cui si vede il ponte più in alto ed al di là del ponte un grande edificio storico, fu tutta opera dei sapienti scenografi che lavoravano a Culver City, California.
Sembrerebbe ovvio che “An American in Paris” (1951) sia stato girato a Parigi, ma le cose non stanno così, almeno in gran parte: si utilizzarono infatti gli studios della MGM ubicati a Culver City in California. Ma allora, che c’entra Parigi, come luogo del film? C’entra per almeno tre motivi.
Il primo è che c’era una seconda troupe che effettuò alcune riprese proprio nelle strade e nelle piazze di Parigi , per dare l’indispensabile tocco di genuinità. Non furono scene importanti, ma di passaggio, perché tutti gli attori protagonisti stavano in California. Però funzionò: anche se per brevi secondi, ci si accorge che ci sono dei metri di pellicola girati proprio a Parigi.
Il secondo motivo è un po’ più complesso, e riguarda soprattutto la scenografia dei balletti. Si decise che tutti i balletto dovevano avere una precisa riconoscibilità, ottenuta ispirandosi a pittori che avevano dipinto a Parigi. Così, le scene di Place de la Concorde richiamano Raoul Dufy, la fiera Henry Rousseau, il mercato della frutta Edouard Manet, le strade Maurice Utrillo, Place de l’Opera Vincent Van Gogh, ed il Moulin Rouge Henri de Toulouse-Lautrec. L’ultimo è il caso più importante ed ho deciso di trattarlo a parte.
Fecero le cose in grande, trenta scenografi-pittori lavorarono giorno e notte per un mese. Da un punto di vista si prova ammirazione, dall’altro i nostri occhi, dopo che sono passati cinquantasette anni, notano diverse ingenuità. E’ vero che il richiamo ad Utrillo ed a Dufy, forse anche a Rousseau si nota immediatamente, e che dopo averlo appreso si coglie il richiamo a Manet e a Van Gogh, ma suvvia, li edulcorarorono un bel po’, come una edizione ad usum delphini, Manet e Van Gogh sono ben altro. Ma si trattava di un musical a lieto fine, quindi ci poteva stare.
C’è un terzo motivo, che riguarda le immagini di questo post. Consapevoli di stare giocando con carte truccate, perché il film si girava in California, ebbero una idea: cominciare il film con delle ottime riprese fotografiche, di cui alcune dall’alto. Quando le ho viste nel DVD non ci volevo credere, ho pensato che fossero una indebita aggiunta successiva, ma mi sono ricreduto osservando le automobili d’epoca e lo scuro su certi edifici storici, poi fatti ripulire da Malraux. Le riprese le hanno fatte proprio allora e si nota un aspetto di Parigi che chi c’è stato più volte rischia di dimenticare: la grandiosità. Perché chi a Parigi torna, in genere si affeziona a posti meno frequentati dal turismo di massa: Place des Vosges e l’Ile de Saint-Louis, la zona attorno a Saint-Sulpice, le Parc Monceau e in genere le vie strette che vengono preferite rispetto ai Boulevards. Parigi è grandiosa, e queste immagini, scattate ad appena cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, lo testimoniano. Poi, alcune delle immagini servirono per scegliere dove ubicare i balletti, in particolare quella di Place de la Concorde e dei lungo-Senna, ma anche in quest’ultimo caso, il balletto notturno da sola a solo di Leslie Caron e di Gene Kelly, in cui si vede il ponte più in alto ed al di là del ponte un grande edificio storico, fu tutta opera dei sapienti scenografi che lavoravano a Culver City, California.
9 commenti:
Ho visto il film tanti anni fa, ma sono rimansta quasi delusa a sapere che molto è stato girato in California... Il film è "illusione" ed non si vuole rompere l'incanto... Giulia
Parigi è una festa (mobile).
Direbbe qualcuno.
Parigi non finisce mai (direbbe qualcun altro).
Io mi accomodo in poltrona, e aspetto le prossime puntate
Potrei morire di nostalgia, vedendo queste immagini di Parigi, se non sapessi che tra qualche mese sarò di nuovo lì. Avevo diciotto anni quando ho contratto questa specie di malattia e sembra che non abbia ancora sviluppato gli anticorpi. E' molto vero quello che dice Solimano, chi conosce bene Parigi la vive ormai nella sua quotidianità e a volte quasi si dimentica di quanto sia effettivamente grandiosa.
Abbracci e baci
H.
Chiedo scusa, ma oggi non sono quasi riuscito a commentare, causa problemi al PC che vanno avanti da più di dieci giorni.
Giulia, ma il bello del cinema è anche la capacità di creare illusioni più vere della realtà. Vedrai, con l'Americano a Parigi non ho ancora finito, e poi ce ne sono altri, su Parigi, il problema sono le immagini, ma io non mollo.
Gabriella, ti accomodi in poltrona? Fai bene, ma potresti darmi una mano, accetto tutto, suggerimenti, immagini, richieste. Mi sembra che Parigi la conosci un po', o mi sbaglio?
Habanera, potresti organizzare un charter, e verremmo tutti con te a Parigi, ognuno coi suoi posti preferiti già segnati. Non sarebbe per niente una cattiva idea...
saludos y besos
Solimano
Beh, bidone a parte, bisogna riconoscere che gli scenografi fecero un lavorone...
Un caro saluto
Laura
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