Como agua para chocolate, di Alfonso Arau (1992) Romanzo e sceneggiatura di Laura Esquivel Con Marco Leonardi, Lumi Cavazos, Regina Tomé, Mario Ivan Martinez, Ada Carrasco, Yareli Arizmendi, Claudette Maillé, Pilar Aranda, Farnesio de Bernal, Joaquin Garrido Musica: Leo Brouwer Fotografia: Steven Bernstein, Emmanuel Lubezki (105 minuti) Rating IMDb: 7.2
Solimano
Hanno fatto tutto in casa. La moglie, Laura Esquivel, ha pubblicato il romanzo nel 1989 ed ha scritto la sceneggiatura del film, il cui regista è il marito, Alfonso Arau. Sono entrambi messicani e nel Messico è stato girato il film nel 1992. La storia è sempre quella di Cenerentola, ma con delle particolarità curiose. Come tutte le storie di Cenerentola che si rispettino, mette insieme realtà quotidiana e favola-sogno-mito-miracolo, chiamiamoli come vogliamo. C’era una volta (che poi è nel primo Novecento, ai tempi di Pancho Villa) una madre cattiva, Elena (Regina Tomé), che aveva tre figlie: Rosaura (Yareli Arizmendi), Geltrude (Claudette Maillé) e Tita (Lumi Cavazos). Il padre era morto poco dopo la nascita della terza figlia, morto di un colpo, dopo aver appreso casualmente che la seconda figlia non era sua ma di un mulatto.
Le figlie crescono, ma c’è una regola non scritta che Elena ha tutte le intenzioni di applicare: la terza figlia, Tita, non si sposerà, ma rimarrà nubile per accudire la madre vedova fino alla morte (praticamente per farle da serva, anche se delle serve ne hanno per casa, sono possidenti terrieri. Solo che ricevono delle famiglie amiche e c’è Pedro (Marco Leonardi) che incrocia lo sguardo con Tita ed i due giovani, senza neanche parlarsi, si innamorano definitivamente l’uno dell’altro. Alla fine della serata Pedro si dichiara dal patio rivolto a Tita che sta in cima alle scale, e senza esitazioni si mettono d’accordo: Pedro si presenterà alla madre e chiederà la mano di Tita. Ma Elena dice di no riguardo a Tita e rilancia: Pedro potrebbe sposare la figlia maggiore, Rosaura. Nel Messico di allora non stavano tanto lì a discutere inutilmente, Toni capisce che non potrà mai sposare Tita finché c’è la madre, e piuttosto che non vederla più, perché così succederebbe, accetta di sposare Rosaura, almeno così vedrà Tita tutti i giorni.
Tita, quando l’impara, si arrabbia moltissimo, prova in tutti i modi a convincere la madre: niente da fare, tocca mandarla giù (molti anni dopo dirà a Pedro che poteva rapirla, penso anch’io che poteva essere una soluzione, col rischio però delle schioppettate, perché nel Messico non si scherza).
A questo punto organizzano il matrimonio, e Tita mette in atto una sua sottile vendetta. Dovete sapere che Tita, come carattere, è proprio come Cenerentola: buona, obbediente, caruccia (non bellissima), molto positiva in tutte le cose che fa per casa. Qui non ci sono fate, carrozze che debbono rientrare allo scoccare della mezzanotte, quindi si debbono arrangiare per conto loro, e Tita ha un’arma segreta: è bravissima a far da mangiare mentre Rosaura è negata. Non solo Tita è brava, ma sa tutta una serie di cose (non so chi gliele abbia insegnate, forse la nonna o qualche serva sapiente e un po' magica) che le permettono di ottenere che chi mangia la roba cucinata da lei faccia quello che lei desidera. Così -ecco la vendetta!- al pranzo di nozze tutti ad un certo punto cominciano a piangere, compresi gli sposi (Pedro c’era da aspettarselo, ma a Rosaura sembrava di toccare il cielo con un dito, a sposare Pedro, eppure piange anche lei).
In un’altra occasione, diverso tempo dopo, Tita farà in modo che gli ospiti ad un pranzo siano tutti presi da voglie libidinose (tutti, uomini e donne, compreso anche il prete). Sarà allora che la seconda sorella, Geltrude, salterà nuda sul cavallo del capo de la revoluciòn per andarsene via da casa. La madre metterà in giro che l’hanno vista in uno squallido bordello credo di Veracruz (o di Tampico?), ma non ci credete, anni dopo Geltrude tornerà, sempre col suo uomo, però adesso la chiamano tutti generale, ha fatto carriera nella revoluciòn.
Qui, nel romanzo-film Esquivel-Arau, le due sorelle non sono cattive come di solito, di Geltrude ho appena detto, è una gran simpatica e vuole molto bene a Tita, avrà solo un piccolo problema con suo marito quando il loro figlio nasce moretto, ma farà una indagine anagrafica e tutti si renderanno conto che lei era la figlia del mulatto, che fu amante della madre, ciò malgrado religiosa e che fa la morale a tutti ed a tutte. Rosaura, la primogenita, a parte che è molto gelosa di Tita, ed a parte che è bruttarella, è di natura sfigata: durante la luna di miele, il marito Pedro non la tocca con un dito, preferisce camminare di notte nei campi pensando alla sua amata Tita, poi a far da mangiare è negata, quindi il primo figlio le muore perché si ostina a fargli da mangiare lei mentre il bambino mangia solo quello che cucina Tita, infine la sorella minore che è buona ma maliziosa, le prepara dei bocconcini che la mettono in difficoltà con la digestione, comprese flatulenze varie, figuratevi Pedro a trovarsela nel letto una così.
Passa un anno passa l’altro, Toni e Tita fanno finalmente l’amore profittando di una notte estiva in cui tutti dormono fuori (in Messico è caldo, si sa), ci sarà pure una storia perché Tita crede di essere incinta, ma poi non la è, era un falso allarme. Traversìe inenarrabili, sempre pilotate da mamma Elena, che è cattivissima, che farà in modo che Pedro e Rosaura vadano a stare nel Texas, pur di stare lontani da Tita. Allora interverrà un medico, il dottor John Brown, evidentemente non messicano, che è bello, gentile, pure biondo (l’unico biondo del film) che si innamorerà di Tita e la chiederà in sposa, la mamma Elena dice di non pure a lui, sempre con la storia che la figlia minore deve accudire la madre vedova. Finché la madre, che è una combattiva, spara anche fucilate per difendere la sua roba dai rivoluzionari o dai federali non fa differenza, morirà in una sommossa, e Tita sposerà il dottore. Ma si ritroveranno ancora, quando i figli sono già grandi e Tita e Pedro passeranno la loro vera prima notte insieme, ma è tale la passione che brucia tutto, il letto, il pagliaio, la grande stanza dove sono. Morranno felicemente, secondo me potevano godersela ancora per qualche decennio, ma cos’ ha voluto la scrittrice Laura Esquivel.
Il film è molto gradevole, fa sorridere più che commuovere perché l’abbinamento Cenerentola- Messico funziona, dà un che di sensualità viva e ruspante, che nelle Cenerentole delle nonne non c’era. Si esprime un amore che ha addirittura effetti metereologici, poi è formidabile vedere le crudezze della revoluciòn che passano subito nel dimenticatoio se interviene il sentimento amoroso, che può essere per forza di cose astinente per anni ed anni, ma che continua ad essere desiderante, e lo si avverte. Non è facile esprimersi così, bisogna esserci portati, un amore di tipo sublime, non appagato e che pure mantiene una carnalità fatta magari dai cibi preparati dalle mani sapienti di Tita: ecco Tita, che è il pregio più grande del film, merito di Lumi Cavazos, l’attrice. Non bella ma con due occhi favolosi ed un carattere apparentemente docile ma che non si piega mai, sempre protesa verso il suo Pedro malgrado il dottorino americano biondo e gentile. Il rogo finale è, per dire come si regge il film, al tempo stesso un incendio di campagna (succedeva, succedeva, specie col pagliaio attaccato alla casa) e un rogo mitico, col sentimento amoroso trasformato in fuoco di liberazione.
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3 commenti:
Divertente post, Solimano. Il film me lo ricordo, mi ricordo di Rosaura nella tinozza, alle prese con le sue abluzioni profumate con la speranza di sopprimere i suoi... venti diabolici. Aivoglia a rose e chodi di garofano, Rosaura!!! Quando un Pedro smania per la sua Tita oltre a non vederti non ti "sente" proprio!
Un caro saluto
Laura
Lo ricordo molto bene questo film... specialmente le quaglie ai petali di rosa...
Laura, nel film le tre sorelle e la madre sono spesso alle prese con lavaggi reciproci. La madre poi sfrutta in tutti i modi Tita, che a un certo punto le brucia una camicia col ferro da stiro.
Oyrad, è proprio pensando alle quaglie ai petali di rosa che ho messo l'immagine finale del post: la madre dice a Tita di buttare nella spazzatura un mazzo di rose che le ha regalato Pedro e lei, pur di non buttarle, inventa un piatto nuovo: "le quaglie ai petali di rosa", che diviene un potente afrodisiaco.
saludos
Solimano
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