martedì 13 maggio 2008

Venezia nel cinema: Morte a Venezia (1)

Morte a Venezia, di Luchino Visconti (1971) Dal romanzo di Thomas Mann, Sceneggiatura di Luchino Visconti e Nicola Badalucco Con Dirk Bogarde, Romolo Valli, Mark Burns, Nora Ricci, Marisa Berenson, Carole André, Björn Andrésen, Silvana Mangano, Leslie French, Franco Fabrizi, Antonio Appicella, Sergio Garfagnoli, Dominique Darel, Masha Predit Musica: Adagietto dalla Sinfonia No.5 e Sehr Langsam Misterioso dalla Sinfonia No.3 di Gustav Mahler, inoltre musiche di Franz Lehár, Modest Mussorgsky (Ninna Nanna) e Ludwig van Beethoven Fotografia: Pasqualino De Santis Scenografia: Ferdinando Scarfiotti Costumi: Piero Tosi (130 minuti) Rating IMDb: 7.6
Solimano
Siano nel 1911. La piccola nave polesana "Esmeralda" è ormai non lontana da Venezia, che si comincia ad intravedere alle prime luci di un giorno che si preannuncia caldo ed umido. Il mare ed il cielo sono "foschi e plumbei". Il fumo della nave non si alza, rimane quasi a contatto con la superficie del mare, che fra un po' diverrà la laguna di Venezia.

Sul ponte della nave c'è un uomo seduto su una poltrona di paglia sdrucita. E' il musicista tedesco Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde), che è partito da Monaco per passare una vacanza a Venezia, città che conosce benissimo. Ha il cappotto e la sciarpa per difendersi dalla umidità della notte. Di recente non è stato bene e cerca di riguardarsi. Si era messo a leggere un libro, ma ora è in un dormiveglia in cui ogni tanto gli appaiono le immagini della città come se fossero dei sogni, belli ma non lieti.




Non sono sogni, è proprio Venezia ad apparire così, in quel giorno. Prima, quando la si intravede in distanza, poi, quando appare, come se fosse una nave enorme, il complesso della Chiesa della Salute, poi le moli oscure del Palazzo Ducale e delle Cupole di San Marco, che si stagliano cupe contro il cielo più chiaro.


Compare anche, come baluginante, l'isola di San Giorgio, e in spazi più aperti e con luce limpida, la grande laguna. Sono immagini più serene, per la presenza delle gondole e soprattutto delle persone, spesso turisti provenienti da paesi nordici.



La nave "Esmeralda" è ornai arrivata. Aschenbach si prepara a scendere, e compaiono immagini dell'isola della Giudecca.
Succedono due inconvenienti, del tutto inattesi.
Il primo è che, quando i passeggeri della nave confluiscono per scendere, c'è un vecchio eccentrico, vestito come se fosse un giovane e truccato come se fosse una donna. Fin qui, nulla di strano, Venezia è anche il posto degli eccentrici che danno un po' fastidio a tutti. Solo che questo è proprio con Aschenbach che se la prende, come se gli dicesse che anche lui, Aschenbach, è così. Il musicista si contiene, parlare sarebbe come dargli spago, ma è una situazione di disturbo.
Appena sceso dalla nave, Aschenbach, che ha il problema di un bagaglio ingombrante, ha un altro inconveniente. Prende una gondola e dice al gondoliere dove vuole essere portato. Siccome Venezia la conosce bene, si accorge che il gondoliere lo sta portando da un'altra parte. Protesta, ma il gondoliere, anche lui piuttosto vecchio, continua senza dargli retta il suo itinerario: vuol portarlo sino al Lido, per guadagnare di più. Il gondoliere non sta zitto un momento, continua a parlare a mezza voce in una lingua strana, che Aschenbach non riesce a capire, e neppure noi. Ha l'aria più di un Caronte che di un gondoliere. Aschenbach si rassegna -non può fare altro- e finalmente scende al Lido recuperando i suoi bagagli e non dando la mancia al gondoliere che se ne va in fretta, perché c'è la polizia in giro e lui non è in regola con i permessi.

Finalmente Aschenbach arriva all'albergo, che è forse è il più lussuoso di Venezia: è il Grand Hotel des Bains, frequentato da clienti internazionali molto danarosi, il che non vuol dire che siano tutti di alto livello.
Aschenbach è bene accolto, gli hanno dato proprio la camera che desiderava, apre la finestra e vede lo stabilimento balneare del Grand Hotel des Bains proprio lì di fronte a lui, un po' più in basso.
(continua)

4 commenti:

Roby ha detto...

Splendido film, splendida ambientazione, splendida fotografia, splendida luce... cos'altro dire?

Aspetto la seconda parte!!!!

Giuliano ha detto...

L'unica cosa che ho da ridire riguarda l'uso delle musiche. Visconti aveva già "traviato" Bruckner in "Senso", qui ripete l'operazione con Mahler.
Ci può stare, per carità: e poi Mahler e Bruckner erano fuori repertorio e poco conosciuti, a quei tempi.
Mi è sempre sembrato che immagini e musica non vadano molto d'accordo, al di là del rispetto dei tempi musicali - ma forse è un'impressione tutta mia.

Solimano ha detto...

Roby, saranno tre i post su Morte a Venezia, perché sono tre le visioni di Venezia di Visconti. In questo film ha fatto un lavoro sbalorditivo, e non c'è una immagine che abbia in sé un aspetto di carineria turistica. Dicevo a Giuliano che è un lavoro degno del Canaletto e di Francesco Guardi, è come se vedessimo Venezia per la prima volta. Le tre visioni diverse scandiscono lo svilupparsi della trama del film. Si fatica, col blog, ma è bello accorgersi di cose che non si sapevano.
Eppoi... Parigi e Roma sono già oltre i dieci post, mi sembrava il caso di alzare anche Venezia.
E chissà, ci faremo un piano anche per Firenze, tu hai già dato una botta con Camera con vista.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

E un bel monumento per Pasqualino De Santis, direttore della fotografia! (non c'è una sua foto con Visconti, da qualche parte?)