Giulia sul suo blog Pensare in un'altra luce
“Un carcere. Due donne. Tre esami. Quattro minuti, per suonare finalmente la musica della propria anima”. Questo in sintesi il contenuto del film.
Quattro minuti si apre con la scena di uno stormo di rondini che vola libero nel cielo sorvolando le mura del carcere femminile di Luckau. In mezzo alle alte mura di cemento e ai cancelli di questo austero luogo fa ingresso un pianoforte insieme all’ottantenne signorina Traude Kruger.
Il film si muove intorno alla storia di due personaggi: Una è Traude Krüger (Monica Bleibtreu), insegnante di piano con gli occhi e il cuore al periodo della Germania nazista dove ha seppellito ricordi traumatici che hanno segnato tuta la sua vita; l’altra è Jenny von Loeben (Hannah Herzsprung), giovane condannata per omicidio e ritenuta estremamente pericolosa, una bambina prodigio che si esibiva in grandi sale da concerto.
Nonostante il temperamento aggressivo di Jenny, l'insegnante ottiene il permesso di istruirla per farla partecipare al concorso per giovani talenti "Gioventù musicale", con la scusa di rafforzare la reputazione pubblica del carcere e, soprattutto, di migliorare l'immagine del direttore Meyerbeer.
La costruzione di questo sottilissimo gioco psicologico dapprima alimenta la complicità tra le due, fino alla riuscitissima scena delle fuga (Hannah che scompare improvvisamente dietro il pianoforte), si trasforma poi nel finale ad effetto in una pura reciproca immedesimazione.
I poetici quattro minuti dell'esibizione di Jenny sono l'incontro di questi mondi. La ragazza rielabora la musica dei classici con la musica hip hop, usando il pianoforte a modo suo, battendo i tasti a mani aperte, usando con rabbia e sentimento le corde e il legno, muovendosi con una furia creativa e trascinante che provoca nel pubblico una entusiastica ovazione.
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Intensa e straordinaria la colonna sonora (Annette Focks) che contribuisce a dare spessore drammatico sia nei momenti di cruda violenza che nei momenti più struggenti e lirici.
Dopo il bellissimo “Le vite degli altri”, che ha vinto davvero meritatamente l’Oscar per il miglior film straniero, “Quattro minuti”, di Chris Kraus è un altro film tedesco intenso ed emozionante.
Il regista è un ex giornalista e per questo film si è ispirato alla storia vera di un'anziana signora che aveva insegnato per 60 anni in una prigione di Berlino. Kraus ha lavorato per più di otto anni, tra alti e bassi, per sviluppare la sceneggiatura prima di vedere proiettato il film all'anteprima mondiale allo Shanghai International Film Festival nel 2006. Il film ha ricevuto numerosi premi in Germania e si è imposto anche all'attenzione di vari festival internazionali.
3 commenti:
L'unica cosa che so di Chris Kraus è che è stato scelto da Claudio Abbado per la regia del Fidelio (di Beethoven), quest'anno.
Come biglietto da visita mi basta e avanza, ma adesso aggiungo anche questo di Giulia.
Ho avuto per molti anni l'esperienza dell'ascolto diretto della musica nel suo farsi, quindi non la registrazione, ma l'interprete ed il pubblico. Non di rado, in funzione dellla qualità della musica eseguita, dell'interprete e del pubblico (che è molto importante) si crea una situazione unica, che definirei di spossessamento, non più io, ma Sé, per dirla con Jung.
Eppure è una esperienza che specie per l'interprete è a rischio: in genere pagano questa possibilità che gli si apre, con traversìe personali difficili. Ne intuivo il motivo quando sentivo la lunghezza dei pochissimi secondi che passavano fra l'ultima nota e il partire degli applausi del pubblico. E' difficile, tornare a terra. Poi, può darsi benissimo che la vita artistica vada da una parte e la vita morale da un'altra. Ci sono in noi delle facoltà non misteriose (occhio a chi tira in ballo i misteri!) ma non ancora ben conosciute e quindi difficili da maneggiare e da controllare.
grazie Giulia e saludos
Solimano
Grazie a voi... Giulia
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