venerdì 23 maggio 2008

La scrittura ai tempi del computer


Roby

I miei dottissimi compagni di blog, Solimano e Giuliano, hanno già abbondantemente sviscerato la questione dei diritti dell'autore (e del lettore), della pirateria in rete e del piacere di scrivere, di leggere e di leggersi. Molto incautamente -bisogna riconoscerlo- essi hanno espresso l'auspicio di vedermi fare altrettanto, senza dubbio inconsci del rischio cui si esponevano. Sarò tuttavia magnanima, aggiungendo alle loro solo un paio di mie osservazioni, dettate dal ben noto e dichiarato amore per l'antichità, più o meno classica.








La comunicazione scritta delle proprie idee, dei propri sentimenti, delle proprie esperienze non è certo una scoperta odierna. A beneficio di chi lo avesse dimenticato, vorrei ricordare che tavolette cerate, rotoli di papiro, codici di pergamena e fogli di carta esistono da svariate migliaia di anni, e che da migliaia di anni c'è qualcuno che incide, traccia, dipinge o verga gruppi di parole -riunite in modo da avere un senso compiuto- affinchè qualcun altro possa leggerle e trarre da esse insegnamento, svago, emozione, riflessione.




Lo facevano gli scribi egizi, le poetesse pompeiane, gli amanuensi medievali, usando ognuno lo strumento scrittorio ed il supporto proprio del suo tempo, trascorrendo ore ed ore chi accovacciato sulla sua stuoia, chi ripiegato sul suo leggìo, chi chino sul suo tavolo. Dopodichè, il risultato delle loro fatiche veniva affidato ai media dell'epoca (corti reali, scuole filosofiche, circoli culturali, imperatori mecenati), che s'incaricavano di diffonderli -in modi e tempi ragionevolmente meno convulsi di quelli attuali- in tutto il mondo allora conosciuto: cioè, grosso modo, nell'area del Mediterraneo e tutt'al più del Vicino Oriente.








Certo, nell'antichità non esistevano problemi di copyright. Virgilio stesso, tanto per non fare nomi, attinge dichiaratamente da Omero e dall'epica greca -proprio come gli scultori romani copiavano magistralmente le statue ellenistiche- col nobile (e interessato) scopo di glorificare la stirpe di Augusto, suo protettore: nessuno ci trovava niente da ridire, anzi, l'abilità stava proprio nel reinterpretare lo stesso tema reinventandolo e riadattandolo di volta in volta alla propria sensibilità. I lettori non brontolavano, vedendosi rifilare la solita minestra riscaldata, e da un secolo all'altro si appassionavano alle stesse beghe fra dèi, eroi, guerrieri e schiave rapite.





Ma ora mi accorgo che sto diventando noiosa e prolissa, anche se voi, per educazione, state lì buoni e zitti e continuate a leggermi senza protestare, tutt'al più sollevando un sopracciglio come a chiedervi: Ohibò, dove vorrà andare a parare Roby con tutto questo?


Ebbene, per tornare al titolo del post: il fatto, o meglio I fatti sono due:


1. da quando -all'incirca all'età di sei anni- ho scoperto l'esistenza di matite, pennini e biro, nonchè l'uso che se ne poteva fare, non ho più smesso di scrivere scrivere scrivere scrivere, dovunque e comunque, ricavandone spesso una sensazione di inebriante (seppur effimera) onnipotenza. Con una penna ed un quaderno nuovo, potevo trasformarmi nell'eroina che preferivo, potevo conquistare il ragazzino che volevo, potevo rispondere a tono alla professoressa più terribile e ridurre al silenzio la compagna di scuola più pettegola. In una parola, SULLA CARTA IO POTEVO ESSERE QUELLA CHE NON ERO!





2. la seconda scoperta fondamentale nella mia vita di scrittrice è stato il COMPUTER, e -per essere più precisi- il computer collegato a internet. Realizzare all'improvviso che ero in grado di scrivere digitando su una tastiera (senza per questo tradire i miei trascorsi papirologici), entrando in tal modo in subitaneo e reciproco contatto con un intero mondo al di là del video fu una rivelazione pari -per me- al ritrovamento del Santo Graal per Indiana Jones. IO scrivevo, ALTRI mi leggevano e talvolta mi rispondevano, poi io leggevo loro e li commentavo... e via così, in un tripudio di blog, post, link, quote, ecc. ecc.





Che farei, oggi, senza il mio adorato mouse, il mio pc già piuttosto vecchiotto, i miei tasti su cui le vocali A, E, I e O sono già pressochè scomparse, consumate dall'uso? Venero, è vero, l'età aurea dell'Egitto faraonico: ma quanto inchiostro a base di nerofumo e resina, quanti calami faticosamente appuntati e quanti fogli di papiro pazientemente seccati al sole mi sarebbero stati necessari per inviare a ciascuno di voi il testo che ho appena digitato e che fra poco posterò? Senza contare l'esorbitante spesa indispensabile ad assoldare messaggeri sufficienti a raggiungervi dove risiedete -e cioè ai quattro angoli del globo- oltre al tempo inevitabilmente da trascorrere in attesa di un vostro eventuale commento, positivo o negativo che fosse o che sia.





Giorni, settimane, mesi interi passati a scrutare l'orizzonte, laddove le piramidi si stagliano superbe contro il sole che tramonta, mentre i sacri ibis si levano in volo sulle acque del Nilo che pigramente scorre... Per Amon-Ra, sai che 2palle!!!!! Oooops, scusate: mi è scappato!


E adesso, salvo e pubblico. Come sempre, da un anno a questa parte, al vostro buon cuore...



PS: Credo che l'immagine della Amerigo Vespucci possa costituire un ottimo viatico per veleggiare in rete senza perdere la bussola, mantenendo intatti quel fascino e quell'aplomb necessari a conquistare i selvaggi più diffidenti, a beffare i pirati più temibili e a raggiungere sani e salvi i porti più lontani.


6 commenti:

Habanera ha detto...

In questi giorni, soprattutto in rete, si parla molto di questa irrinunciabile passione per la scrittura.
Io, che invece preferisco leggere, non posso che esserne entusiasta. Altrimenti che cosa leggerei?
Vai, Roby! Scrivi, scrivi, scrivi...
H.

Anonimo ha detto...

Sorelle d'inchiostro? Girano periodicamente post sulla scrittura perché quando ne trovi uno ti viene la voglia di farne uno tu...nel mio di ieri "scrivo, scrivo, scrivo".
Il mio compito preferito alle elementari erano i pensierini.

Solimano ha detto...

Roby, c'è un libro che ti consiglio, che racconta tante cose ed è anche molto divertente: "Artisti in bottega" di Camesasca. Il capitolo dedicato agli artisti egizi è intitolato -cito a memoria- "Vietato firmare". Perché tutti quelli che hanno costruito quelle grandi cose che sai erano generalmente schiavi.
E nella Grecia antica le anfore erano frequentemente firmate, ma il nome è generalmente quello del padrone della bottega, non quello che chi ha fatto quei bellissimi vasi a figure nere o a figure rosse.
Ma non chiamarmi dottissimo! Mi sa di presa per i fondelli. Potresti chiamarmi Primus Gramaticus o Solimanus Sintatticus e ne sarei onorato.
Sabrina, attendo una tua risposta riguardo I quattrocento colpi e Roma, sai perché. E' un piacere vederti qui.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

Si vede, che Roby è contenta quando scrive... E' per questo che rende contenti anche chi legge.
Non capita a tutti!

Giuliano ha detto...

Post Scriptum sul dottissimo: qui dentro sono l'unico che ha una scolarità scarsa, sono tutti dott e ing in qualcos. Io mi arrangio, e spero sempre di non fare troppi errori.

Roby ha detto...

Agli ordini, Haba: ho già quasi pronto un altro pezzo per il Nonblog...

Ciao, Sabrina! Sono corsa a leggere e a commentare il tuo pezzo... Càpperi, quanto hai "prodotto"!!!! Anch'io adoravo i pensierini: e quando poi la maestra dava da fare il "riassuntino" di un brano, io ne triplicavo la lunghezza, modificando la storia a modo mio... Che "grulla"!

Giul + Sol: ribadisco il DOTTISSIMI, senza nemmeno la più piccola ombra di presa per i fondelli, ma anzi col massimo rispetto e la massima convinzione. Augh! IPSA SCRIPSIT!!!

[:->>>] R.