Fantozzi, di Luciano Salce (1975) Dal libro di Paolo Villaggio, Sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero Bernardi, Luciano Salce Con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Giuseppe Anatrelli, Umberto D'Orsi, Liù Bosisio, Dino Emanuelli, Plinio Fernando, Paolo Paoloni, Elena Tricoli, Pietro Zardini, Iolanda Fortini Musica: Franco Bixio, Fabio Frizzi, Vince Tempera Fotografia: Erico Menczer (108 minuti) Rating IMDb: 8.2
Solimano
Nel 1975, la signorina Silvani (Anna Mazzamauro) è impiegata in una grande ditta il cui nome riassume efficacemente i settori di mercato a cui la ditta si rivolge. E' un nome un po' lungo, quindi preferisco inserire qui sotto la veridica immagine della targa all'ingresso.
La storia della signorina Silvani è anche una battaglia fra dame. La Silvani ha infatti una rivale, la signora Pina Fantozzi (Liù Bosisio).
Per dare una idea delle due personalità, inserisco due immagini, e non dite che la signorina Silvani non la si vede in faccia, avremo modo, l'importante è che dalla camminata se ne comprenda subito il carattere deciso, da donna che sa quello che vuole e soprattutto quello che non vuole.
Mentre la signora Pina, pur abbigliata festevolmente per il Cenone di Capodanno, mostra nello sguardo il suo dubbio segreto: suo marito, il Rag. Ugo Fantozzi (Paolo Villaggio) l'ama oppure no?
L'immagine in alto mostra la Silvani al suo posto di lavoro, una scrivania come tante (c'è anche di peggio), però la signorina è riuscita ad introdurre qualche personalizzazione, difatti la cornetta del telefono è bicolore. La Silvani generalmente veste di rosso, che fa un bellissimo vedere col nero corvino dei suoi capelli.
Aspira giustamente a mansioni ben superiori a quelle che svolge. Ma la consola il sapere di essere donna piacente.
Difatti, la Silvani si è appena seduta alla scrivania che subito viene ad ossequiarla il Fantozzi, restando correttamente in piedi. La Silvani lo guarda al di sopra degli occhiali, ma è solo il suo modo di tenere le distanze sul posto di lavoro. Vedremo in seguito la vera considerazione che la Silvani ha per il Fantozzi. La Silvani ha appeso il cappotto -rosso come il vestito- proprio di fianco alla scrivania e tutto il telefono è bicolore, non solo la cornetta.
Nello stesso ufficio lavora un altro ammiratore della Silvani, oltre alla battaglia fra dame c'è anche una battaglia fra diplomi. Si tratta infatti del Geom. Calboni (Giuseppe Anatrelli), che ha uno stile di corteggiamento tutt'affatto diverso da quello del Rag. Fantozzi. Alla Silvani non sfugge niente e le è ben chiara l'invasione di campo fatta dal Calboni col sedere sulla scrivania. Per stare sul forse che sì forse che no, la Silvani procede ad operazioni di cura personale, che itera di frequente durante l'orario di lavoro. Ci tiene a mostrarsi sempre inappuntabile e a tenersi aperte tutte le opportunità, non si sa mai.
Credo di aver capito che le preferenze della Silvani vadano per il momento al gentile Fantozzi più che all'esuberante Calboni. Poco dopo la Silvani va a trovare il Fantozzi alla sua sfortunata scrivania (proprio sotto le scale), e sta consegnando con le sue mani un polputo raccoglitore contenente lavoro che lei dovrebbe svolgere, e può fidarsi solo del Fantozzi, che le è grato di questo chiaro segno di preferenza.
Il giorno in cui si svolgono le esequie della madre del Mega Direttore Naturale Conte Lamberti, prematuramente scomparsa all'età di 126 anni, la signorina Silvani non veste di rosso, ma un po' di bianco un po' di nero. Darà un ulteriore segno di considerazione al Rag. Fantozzi accettando un passaggio sulla sua automobile Bianchina. Per un malaugurato caso le dita della mano sinistra del Fantozzi rimangono chiuse nella portiera dell'auto, ma doveva essere più rapido nel ritrarle. La Silvani infine udrà le grida sommesse del Fantozzi che si siederà felicemente al posto di guida, pur con qualche dito fratturato.
E' proprio una giornata sfortunata. Tre energumeni guidano pericolosamente, la Silvani li rimbrotta ed i tre malmenano il Fantozzi reinserendolo poi nella Bianchina attraverso lo sbriciolato lunotto posteriore. La Silvani sta sulle sue perché il Fantozzi, durante la rissa con i tre, ha dato la colpa a lei.
Arriva il lungamente atteso Cenone Aziendale di Capodanno, a cui partecipano anche le famiglie dei dipendenti. La Silvani, che è tornata al rosso (scollato per l'occasione), è seduta ad un tavolo con Calboni, però vedete il calore con cui saluta l'arrivo della famiglia Fantozzi. La signora Pina, che si è fatta i capelli di un bellissimo color tiziano, invece di esserne contenta ci rimane male.
Nel corso della serata la Silvani sarà al centro dell'attenzione di tutti, farà anche un ballo col Fantozzi, che purtroppo finirà contro una vetrata. Le ferite però saranno lievi. La serata si conclude presto, alle 10.30, perché gli orchestrali hanno messo avanti gli orologi per andare ad un'altra festa. Gravissimo l'episodio della automobile Bianchina su cui piomberà un frigorifero vecchio buttato da un quinto piano. Il Fantozzi se ne fa subito una ragione, e dice che lascerà la macchina parcheggiata lì.
Anche la mensa aziendale è teatro della lotta amorosa Fantozzi-Calboni. Il Fantozzi chiede con un sorriso di sedersi a fianco della signorina Silvani, ma arriva il Calboni che si siede direttamente, si accende una sigaretta e occupa i posti di fronte con il portachiavi e le mentine. Il Fantozzi si ritrae con signorilità, che certamente la Silvani interiormente apprezza.
Infatti, non molto tempo dopo la signorina Silvani accetta un compromettente invito a cena del Fantozzi. Si tratta di un ristorante giapponese, e la Silvani ha scelto un abbigliamento innovativo, quasi da gheisha (è forse un modo di persuadere il Fantozzi a farsi avanti?). Il Fantozzi sembra proprio un altro uomo: si è rifatto l'abbigliamento e la pettinatura è diversa.
Si direbbe che tutto proceda per il meglio, ma ancora una volta il destino (cinico e baro) infierisce. La Silvani è venuta a cena con il cane barboncino a cui è affezionata, l'ha affidato momentaneamente al Fantozzi che l'ha consegnato al cameriere. Questi ha frainteso le intenzioni, ed ha creduto che si trattasse di gastronomia e non di custodia. Fatto sta che il cane barboncino arriva in tavola arrostito e contornato da verdure confacenti. Questa volta la rottura fra Silvani e Fantozzi pare insanabile, ma mai dire mai.
Eccoli infatti in macchina tutti: Silvani, Calboni e Fantozzi. Stanno salendo verso Curmayeur. Calboni alla guida, Silvani al suo fianco, Fantozzi dietro che prende una buona aria montanina. Si prospetta forse un partouze à trois? Chissà. Silvani e Calboni si muovono socialmente con efficacia, riescono a giungere alla Contessina Alfonsina Serbelloni Mazzanti vien dal Mare (Iolanda Fortini). Ma il Fantozzi si fa intimidire dall'aristocrazia, sembra un corpo estraneo, mentre la Contessina socializza volentieri con Silvani e Calboni, che si godranno la vacanza per conto loro, come si vede nell'immagine in fondo. Mi risulta però che negli anni a seguire il Fantozzi, pur reduce da queste immeritate sfortune, tornerà alla carica chiedendo alla signorina Silvani altri raccoglitori di lavoro da svolgere. La signorina assentirà volentieri, lo so che ha un debole per Fantozzi!
giovedì 22 maggio 2008
I caratteri nel cinema: La signorina Silvani
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6 commenti:
Confesso: Fantozzi non lo reggo più, da tanti anni ma tanti.
Mi piacevano molto, e continuano a piacermi, i vecchi sketch tv con Gianni Agus (Fracchia e Fantozzi) e ricordo volentieri il primo libro, dal quale nacque il film.
Amo molto la signora Mazzamauro, e Gigi Reder, e tutti gli altri, ma Fantozzi e le fantozzate non le reggo più.
Invece trovo Bristow di Franck Dickens sempre bello e sempre attuale: sarà perché nessuno ne ha mai fatto un cartone animato, e nemmeno un film?
La mia opinione è che nei film di Fantozzi ci sia troppo autocompiacimento: siamo fatti così, e ci piace. A questo punto si può anche dire che Villaggio (dieci anni prima di Canale 5) aveva visto lontano, gli italiani sono davvero così, quando vedono gli spot dei materassi e di Wanna Marchi gli piace, mica cambiano canale: è Wanna Marchi il sogno della loro vita (almeno del 60% degli italiani).
Giuliano, io ho visto il primo film e il secondo, e li trovo entrambi buoni. Ma poi ho smesso, perché era solo una rendita di posizione, come Amici miei 3 e Amici miei 4.
I primi sketch TV furono formidabili, specie quelli in cui Villaggio faceva il domatore o quelli in cui maltrattava gli ospiti. E anche certi brani del primo libro, poi, come tanti, ha usato la carta carbone.
Ma il punto è un altro: Fantozzi è la febbre o il termometro? Per me è il termometro, sul lavoro, eppure era un ambiente ben diverso (in meglio) dei normali ambienti italici, ne ho visti di affetti da sindrome Fantozzi: lecchini, che rinunciavano ad avere idee personali, che appena uno era non più in carriera lo schizzavano anche in mensa, vili e feroci, come dice un mio amico.
Ma a me interessava il carattere Silvani, perché esiste, sul lavoro e fuori lavoro, ieri ed oggi.
Il tutto mi fa venire in mente una definizione che diede, credo Montanelli, di Farinacci: un incrocio fra una pecora ed un lupo.
A parte questo, Anna Mazzamauro è bravissima, ce li ho trovati tutti, i tic delle Silvani che ho conosciuto.
Riguardo poi la storia ben nota della Corazzata Potiomkin, io vorrei che si riflettesse sulla situazione attuale, perché che Villaggio lanciasse una provocazione che faceva comodo a molti è vero, ma è anche vero che in Italia l'atteggiamento generale degli operatori culturali, alla meno siamo meglio stiamo, è anni luce lontano da quello in uso nei paesi civili. Riccomini, a Bologna, ha 2000 persone alla volta a sentirlo parlare e divulgare l'arte, ma gli altri, i tanti altri, cosa fanno? Sono io, ing. dilettante (spero non dilettantesco)che debbo entrare senza saperlo in Wikipedia, perché non trovano altro su Gaudenzio Ferrari o il Lotto a Trescore?
E tu col Parajonov e col Mahabharata? A noi ci può stare bene, perché ci vengono a trovare, ma evidentemente c'è qualcosa che non va. E questo non è colpa di Fantozzi, ma ad esempio degli insegnanti che vanno in cattedra senza aver letto una riga di Fenoglio o di Gadda (secondo me generalmente non leggono neanche Svevo e Montale).
saludos
Solimano
Mah, oggi in tv a qun quiz c'era un insegnante di italiano che non sapeva che in Pinocchio la Fata è indicata come Bambina: la Bambina dai Capelli Turchini.
Secondo me, è grave che un insegnante di italiano non abbia mai letto Pinocchio (ma sembrava un buon insegnante, nonostante tutto: la colpa è anche dei programmi del ministero).
Quanto alla Silvani, quello che dici è vero, verissimo. E Anna Mazzamauro è un fenomeno nel ritrarre alla perfezione la realtà, così come erano perfetti Agus e Fracchia, pardon, Agus e Villaggio.
Ma, tornando all'argomento, e cioè ai Caratteri nel Cinema, si può notare che molti di questi Caratteri sono ormai estinti, come il Maresciallo di Vittorio De Sica, il carabiniere veneto, la Bersagliera, Caramella. Invece le Silvani ci sono sempre, ahinoi.
Ecco, io avrei preferito il contrario: qualche Tina Pica in più, che di gente che lavora ce ne è sempre bisogno, e qualche "maldiviana" in meno.
Giuliano, sul momento, pensavo che tu avessi ragione, riguardo ai caratteri estinti. Ma poi ci ho riflettuto, e penso che sia una stensione indebita del tuo modo di vedere le cose.
Sono cambiate abbastanza rapidamente le condizioni al contorno, ma l'uomo di una certa età che fa ancora il galante (tipo il Maresciallo Carotenuto)esiste ed esisterà sempre. Ha difetti e pregi talmente mischiati che è difficile distinguerli, è ridicolo ma non noioso, ma sempre meglio uno così che uno di cinquant'anni che si imbarbogisce perché privo di curiosità e che fa fatica persino a fare lo zapping col televisore comunque sempre acceso. A cinquant'anni, potrei dire spesso quaranta, anche meno.
Così esiste la ragazza bella e vivace che per ciò stesso è sotto tiro (ammirata, invidiata, denigrata) e che vuole trovare un suo posto nel mondo. Rispetto alla Bersagliera è più sessualmente attiva, ma è un dettaglio (a favore delle Bersagliere odierne).
E al posto di Caramella oggi c'è forse una badante moldava, che una differenza rispetto a Caramella ce l'ha: è più scolarizzata (in genere sono maestre), con i soldi che prende magari paga l'università al figlio che sta a Parigi o ad Urbino.
Le persone hanno questo di bello: vanno per conto loro, non sono la proiezione dei nostri pensieri.
Per cui, a parte i film, se leggessimo oggi i Caratteri di Teofrasto o le favole di La Fontaine ci troveremmo noi stessi. Può essere che ci facciamo ingannare dalla sovrabbondanza informativa, che per essere ascoltata racconta le anomalie, non la normalità.
saludos
Solimano
concordo sulla osservazione temperatura/termometro.
noi italiani siamo così.
come direbbe il rag. ugo, drammaticamente fatti così.
Eh sì, Gaetano, gli italiani sono così. Ed evidentemente non vogliono cambiare. Nel meritato successo dei primi Fantozzi giocò questa consapevolezza interiore. Ridevano... ed esternalizzavano il problema, pur di non cambiare.
grazie Gaetano e saluti
Solimano
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