venerdì 30 maggio 2008

Gli argonauti (1)

Jason and the Argonauts, di Don Chaffey (1963) Da "Le Argonautiche" di Apollonio Rodio, Sceneggiatura di Jan Read, Beverly Cross Con Todd Armstrong, Nancy Kovack, Gary Raymond, Laurence Naismith, Nial MacGinnis, Michael Gwynn, Douglas Wilmer, Jack Gwillim, Honor Blackman, John Cairney, Patrick Troughton, Andrew Faulds, Nigel Green, Ferdinando Poggi, Davina Taylor Musica: Bernard Herrmann Fotografia Wilkie Cooper Trucchi: Ray Harryhausen (104 minuti) Rating IMDb: 7.3
Solimano
Ogni settimana vado alla Biblioteca Civica di Lissone a restituire i cinque DVD della settimana precedente e a prendere altri cinque DVD. Il divertimento è nel curiosare senza programma fra le scansie contenenti i DVD, scansie che intelligentemente sono lasciate a disposizione dei visitatori.
La mia scelta dipende quindi dal mio stato d'animo: pedante, curioso, serioso, italianista, cosmopolita, erotico, moralista, libresco, fumettaro e poche centinaia di altre possibilità. A cose fatte -cioè a DVD scelti- il meglio è quando c'è stata un'alternanza di stati d'animo, perché vedersi cinque Bresson di fila non va bene, come non va bene vedersi cinque Polanski o Comencini che dir si voglia (solo con Rohmer riuscirei a guardarmene venti uno dietro l'altro, ma si sa, à chacun son amour).
Così sono zompato su Gli argonauti (1963) un film che non avevo mai visto: ne ignoravo addirittura l'esistenza. E' stata una scelta felicissima, è un film che consiglio a tutti, specie a chi, a forza di prendersi troppo sul serio, è a rischio di tristezza cronica. Ci ha giocato la mia passione di bambino-ragazzo-adolescente per la mitologia greca, un argomento sconfinato. Provate ad andare in Wikipedia alla voce "Argonauti", vi troverete di fronte non un articolo, ma una serie di articoli con tutte le versioni ed i nomi diversi, perché la mitologia greca ha soprattutto una cosa bella: che di versioni ce ne sono tantissime, ognuno può farsi la mitologia sua, e sono tutte vere, verissime! Vengo al dunque.


Siamo nella città di Iolco. La giovane Briseide (Davina Taylor), di famiglia reale, è inginocchiata davanti alla statua della dea Hera, e qui i realizzatori del film la mettono subito dura, per far vedere che le cose le sanno: le statue greche erano veramente colorate, non è che hanno colorato la statua della dea per sfruttare il Technicolor.
Però arriva un guerriero. E' Pelia (Douglas Wilmer), quello che sta vincendo, e che è cattivissimo, come si vede dallo sguardo. Con una spadata uccide Briseide e festa finita. Un vero peccato visto che a una bella giovane come Briseide mi ero subito affezionato. Ma tant'è, nella mitologia non sono tutte rose e fiori. Però il bambino Giasone, di stirpe reale pure lui, si salva. Riapparirà fra vent'anni.

Facciamo per intanto un salto non indietro, ma in alto, molto in alto. Perché ci sono gli dei e le dee. In particolare Zeus (Nial MacGinnis) ed Hera (Honor Blackman) che vediamo seduti ad un tavolo che è una specie di scacchiera. La scacchiera è il mondo e i pezzi diversi sono i vari eroi ed eroine che gli dei e le dee (soprattutto) spostano a secondo delle simpatie, degli sgarbi e degli strusci che ci sono stati in passato e così via. Zeus ha un po' l'aria rintronata (ma forse la colpa è dell'attore), comunque è abbastanza super partes -tranne quando di mezzo ci sono certe eroine- mentre Hera è tifosissima per Giasone (Tedd Armstrong), che è cresciuto fuori mano e che adesso ricomparirà alla corte del cattivissimo Pelia.



Questi interventi degli dei nelle cose umane richiedono un po' di organizzazione. Ci pensa soprattutto Ermes (Michael Gwynn) che non è un lavativo, è un dio in perenne movimento, difatti sta portando in mano Giasone per metterlo sulla scacchiera.
Guardate Hera come si coccola il suo Giasone con lo sguardo. Cominciano a dargli le istruzioni, e intanto, arrivano tutti gli altri dei e dee, che hanno sentito che c'è un eroe nuovo. Quindi, l'immagine è un po' una foto di famiglia scattata all'Olimpo. Sono un po' malizioso e ho dedotto che l'Olimpo sarà senz'altro un bellissimo posto, ma c'è il rischio della noia, basta vedere come tutti questi sono incuriositi da un eroe nuovo, con tanti che ce ne sono in giro.


Con una serie di mosse politiche azzeccate (c'è dietro la longa manus di Hera), Giasone viene ricevuto cortesemente da Pelia, che organizza in suo onore una festicciola all'aperto, una cosa modesta ma fine nel suo genere: l'orchestrina dietro e tre danzatrici o sacerdotesse -distinzione non facile- che fanno una serie di mosse gradevoli.
Anche qui, si vede la competenza della troupe del film: le ho viste con i miei occhi le statue delle Korai al Museo dell'Acropoli di Atene, tutte brave giovani e tutte con la gonna corta corta, specie dietro. Sul colore viola non so dire, probabilmente allora non portava sfortuna alla gente di teatro.
Quando due come Pelia e Giasone hanno in piedi un contenzioso su argomenti di piccolo conto come la sottrazione del regno e lo sterminio della famiglia, c'è solo un modo per superare le reciproche antipatie: mettersi d'accordo per prendersela con qualcun altro.
Così nasce la storia del Vello d'Oro che sta nella Colchide: l'idea vincente è di organizzare una spedizione comandata da Giasone per impossessarsi del Vello d'Oro. Pelia è contento perché si toglie di torno Giasone per una missione a rischio, e Giasone sa -glielo ha detto Hera- che impossessarsi del Vello d'Oro è il prerequisito per recuperare poi il regno avito.
Tutta alta politica, infatti il figlio di Pelia, Acasto (Gary Raymond), prima insiste col padre perché faccia fuori Giasone, poi si arruola anche lui nella spedizione. Fossi in Giasone, non mi fiderei, di uno come Acasto.


E' facile dire: "Bene, bene, partiam partiamo!" Occorrono due cose fondamentali, se si vuole giocare bene la partita.
La prima è la squadra, e qui Giasone fa tutto molto bene: una pubblicità martellante in tutte le città della Grecia, questa della Colchide è una impresa che attira -anche perché nessuno c'è mai stato, e i greci sono curiosi di natura. Soprattutto, Giasone punta sui vincitori dei giochi olimpici. Così si trova una masnada di arcieri, pugili, lanciatori del disco, corridori, tutti eroi quasi sempre seminudi che si danno pacche non solo sulle spalle. Mbah!
Ci si aggiunge la ciliegia sulla torta. Macché ciliegia, una ciliegiona: Ercole (Nigel Green). E' un po' stagionato, ha la barba lievemente brizzolata, ha già svolto molte Fatiche -infatti la pelle del leone di Nemea ce l'ha sempre addosso.
Che farci, Ercole è uno che alla popolarità ci tiene, è un po' presenzialista ma i meriti ci stanno tutti, non ci metteremo mica a discutere sulla classe cristallina di Ercole, che è pure un semidio: sua mamma Alcmena ha fatto l'outing, con Zeus c'è stata per pura ingenuità. Cose passate, comunque.
Ercole si atteggia a padre nobile con gli altri eroi più giovani, tipo Castore, Piritoo, Telamone e altri cento di cui Wikipedia riporta scrupolosamente i nomi.
Però Ercole ha preso in simpatia soprattutto un giovane senza pedigree, un certo Ila (John Carney) che gli sta sempre appresso. Secondo me è una simpatia eccessiva, ma i Greci erano larghi di manica, e la troupe del film ancora una volta conferma la sua autorevolezza. Anche se, va detto, nel film non c'è una persona che Apollonio Rodio aveva scritturato: Atalanta di Calidone, cacciatrice e vergine (vorrei sapere perché tutte le cacciatrici erano vergini, chissà le pescatrici). E' il momento di fare chiarezza: nella spedizione c'era anche Meleagro, è allora che si sono conosciuti, anche se sono riusciti a non farlo sapere.


Manca ancora la cosa più importante: una nave fatta apposta per andare nella Colchide. Alla nave ci pensa Argo (Laurence Naismith), che si imbarcherà fra l'equipaggio. La nave ha una bellissima polena che riproduce le fattezze di Hera. La polena è installata a poppa, non a prua, e ogni tanto gli occhi dellla polena diventano vivi: è Hera che durante il viaggio darà consigli a Giasone. I consigli saranno cinque, non uno di più, così ha stabilito Zeus che ogni tanto deve far sentire la sua autorità, se no c'è il rischio che non lo prendano più sul serio. Qui vediamo la nave Argo in fase di allestimento e poi in mare aperto. Il viaggio verso la Colchide è iniziato...
(continua)

6 commenti:

Giuliano ha detto...

Non si può dire che questi film fossero dei capolavori, ma qui bisognerebbe mettere tutta la lista degli artigiani che hanno contribuito a fare scene, costumi, trucchi, statue...
Una meraviglia.
L'idea della scacchiera, poi, è fenomenale.
(sbaglio, o Don Chaffey è nell'orbita Disney?)

Habanera ha detto...

Questo film non l'ho visto ed è molto probabile che non lo vedrò mai. Perchè allora sto commentando? Perchè sono rapita, estasiata, dal Solimano narratore. Tutto mi fa pensare che il racconto del film sia infinitamente migliore del film stesso.
La mitologia greca mi ha sempre intrigato e sentirne parlare qui, con tanta verve, mi ha veramente deliziato.
Grazie, Sol.
H.

Solimano ha detto...

Habanera grazie, ma il film merita molto, vedrai nel prosieguo. Ci ironizzo piuttosto amorosamente, è un film divertentissimo per tanti motivi che non anticipo. Ma già nella prima puntata, la scacchiera e gli dei dell'Olimpo che guardano al mondo come fossero davanti alla televisione... Purtroppo non sono riuscito ad avere le targhette dei nomi, se no ce la mettevo nell'immagine: Afrodite, Efesto, Apollo, Artemide. Sono sempre più convinto che una bella religione politeista sicuramente intristisce meno la gente. E le Baccanti, le Amazzoni, i Centauri, Athena e Poseidone che fanno baruffa... tutta vita!

saludos y besos
Solimano

Roby ha detto...

Solimano, come -mi chiedo COME- può essermi sfuggito un film simile, vista la mia predilezione per i classici greco-egizio-romani, nota ormai anche alle pietre del Partenone????
Non riesco a perdonarmelo.
E intanto, attendo la seconda parte....

Roby

Solimano ha detto...

Eh Roby vedrai, vedrai...
Finirà che convincerai il Signor Lupi a regalartelo, il DVD del film. Credevo di trovarmi di fronte as un buon peplum, ma questo, pur essendo ancor più divertente dei normali peplum, ha una serie di trovate di ogni genere.
E' fatto con ingenuità intelligente, cosa rarissima, poi c'è il Mago dei Trucchi. Trucchi veri, non quelli di adesso che sono belli subito ma che poi stufano.
All'estero è piuttosto noto, ci sono migliaia di voti in IMDb, cosa rarissima per un film di quegli anni.
Poi la Mitologia Greca, per cui ero letteralmente matto fra scuola media e ginnasio.

saludos y besos
Solimano

Giuliano ha detto...

Nota en passant per Solimano:
Caro Solimano,anche vedere UN SOLO Bresson di seguito è un'impresa!!
Meno male che ci sono le cassette e i dvd...
Detto questo, meno male che c'è stato Bresson!!!
(per la serie: "prossimamente qui")
(almeno due Bresson li ho qui pronti, arriveranno)