20000 leagues under the sea (1954) di Richard Fleischer (produzione Walt Disney) Dal romanzo di Jules Verne, sceneggiatura di Earl Felton Con James Mason, Paul Lukas, Kirk Douglas, Peter Lorre Fotografia di Franz Planer Musica di Paul J. Smith (127 minuti) Rating IMDb: 7,2
Roby
Sono nata a metà degli anni '50, alle 5 del pomeriggio di un martedì di inizio aprile. Il giorno precedente era festivo, trattandosi del Lunedì di Pasquetta, e i miei genitori -giovani, belli, allegri e soprattutto sani- ne avevano approfittato per la classica scampagnata fuori porta, coronando la serata al cinema con un bel filmone appena reduce dalle prime: 20000 leghe sotto i mari, primo esempio di produzione Disney non a cartoni animati, vero colossal di avventure e brividi al costo di un biglietto di seconda visione. La mamma mi raccontava sempre della meraviglia davanti alle spettacolari immagini sottomarine, esaltate dal technicolor e dal grande schermo, e di come le doglie (forse sollecitate dall' emozione della lotta con la piovra gigante) l'avessero colta qualche ora dopo, poco prima dell'alba. Spesso mi è capitato di pensare che quel film io l'ho ascoltato per la prima volta proprio insieme a lei, sulla poltrona - suppongo - non eccessivamente comoda di un cinema di periferia: ma non mi era ancora mai accaduto di vederlo, almeno fino a ieri, nello spazio Interno giorno de La7.
Il romanzo di Verne da cui è tratto il film, come altri dello stesso autore, precorre per molti versi i tempi, presentando un' imbarcazione, il Nautilus, capace non solo di viaggiare sotto la superficie dell'acqua, ma anche di fornire tutti i comfort di una nave da crociera, con il sovrappiù di splendidi oblò da cui ammirare la flora e la fauna degli abissi profondi. Pare che Walt Disney, dopo aver ottenuto dalla produzione la costruzione del magnifico modello del sottomarino a grandezza pressochè naturale, l'abbia poi riciclato -guadagnandoci fior di dollari- nel costruendo parco di Disneyland, mitico luogo di divertimenti vagheggiato da un'intera generazione (la mia).
L'enigmatico capitano Nemo (un affascinante James Mason, sogno proibito di molte signore di allora, mia madre compresa) accoglie a bordo l'oceanologo professor Arronnax, il suo servitore Conseil e il marinaio Ned Land (curioso cognome per uno che sulla terraferma sta davvero poco!), dopo qualche screzio dovuto al fatto che i tre, credendo il Nautilus un mostro marino, hanno poco prima tentato di distruggerlo. Tra il professore e il capitano s'instaura subito un rapporto di reciproco rispetto, se non di amicizia, mentre Ned (uno scanzonato Kirk Douglas, qua e là vagamente irritante) sembra deciso ad andarsene al più presto, e Conseil (un Peter Lorre a metà tra Casablanca e il mostro di Dusseldorf) resta a guardare dubbioso ora l'uno, ora l'altro.
Memorabile la cena servita nella lussuosa cabina di Nemo, cena ricca di portate squisite a cui gli ex-naufraghi invitati fanno degno onore, magnificandone la raffinatezza, almeno fino a quando non vengono informati di cosa sia, in realtà, ciò che stanno mangiando. "Tutto ciò che avete davanti" spiega Nemo "viene dal mare: quindi, quello che sembra vitello, professore, è in verità filetto di serpe d'acqua... mentre l'agnello è pesce palla arrostito... e la crema è fatta con latte di capodoglio. Signor Ned, volete un altro po' di budino?". Il marinaio, rabbuiandosi, risponde: "Beh, ammesso che lo sia davvero!". "Naturalmente" replica ironico il capitano "si tratta di soufflè di polpo nato morto..."
Checchè ne pensi quello sbruffone ignorante di Ned, la filosofia di vita del capitano Nemo appare sotto molti punti di vista una geniale anticipazione delle più moderne teorie ecologiste. Lui ed i suoi uomini, indossando il modello 1870 delle odierne mute da sub, vanno a far la spesa sul fondo dell'oceano, raccogliendo giusto quello che serve loro per riempire la dispensa: granchi, aragoste, pesce azzurro, alghe e molluschi vengono sistemati in capienti reticelle, stando ben attenti a non disturbare troppo il delicato equilibrio marino. Unica nota stonata per noi sostenitori del WWF, un paio di tartarughe accompagnate -per così dire- tenendole per mano a bordo, dove si suppone che l'accoglienza loro riservata sarà particolarmente calda.
Ad onore del capitano bisogna poi aggiungere ch'egli non tiene in alcun conto i tesori d'oro e di perle rinvenuti durante le sue passeggiate oceaniche, limitandosi ad usare il tutto come zavorra per il Nautilus: cosa questa che manda in bestia Ned, spingendolo a rubacchiare qualche gioiello e a nasconderlo dentro il suo mandolino, con il quale improvvisa allegri concertini accompagnato dalla leggiadra Esmeralda, unica femmina di tutta la ciurma. Una femmina -ahimè- alquanto baffuta, trattandosi di una graziosa foca con tanto di collare simil-canino.
E così, il viaggio del Nautilus prosegue, verso rotte misteriose (forse l'isola di Vulcania, base strategica di Nemo), spinto dall'ansia febbrile del capitano di vendicarsi di quegli uomini malvagi che sulla terraferma, tanto tempo prima, lo ridussero in catene, torturando a morte sua moglie e suo figlio. E' a loro che probabilmente pensa, suonando con foga nella sua stanza il maestoso organo da cui si diffondono le immortali sinfonie di Bach e di Beethoven: musica non particolarmente gradita al rozzo Ned, che si consola scolandosi l'alcool delle boccette in cui sono conservati preziosi ed unici esemplari di fauna ittica, riutilizzando i contenitori per lanciare fuori bordo veri e propri sms di aiuto in bottiglia.
Dopo la movimentata parentesi dell'attacco di un'intera tribù di indigeni, proditoriamente disturbati da Ned e Conseil sul loro territorio e messi in fuga da Nemo grazie a prodigiose (quanto improbabili) scariche elettriche sulla superficie metallica del Nautilus, si arriva finalmente al momento clou dell'intera vicenda, quella lotta con la piovra (o era un calamaro?) gigante più volte riproposta in altre pellicole del genere, e che -fatte le debite proporzioni cinematografiche ed artistiche- può essere paragonata all'epico duello fra Moby Dick e il capitano Achab. Qui Nemo, quasi soffocato nelle spire dei micidiali tentacoli, deve la vita proprio a Ned, ossia a colui con il quale ha meno in comune, fra tutti gli occupanti del sottomarino.
La storia potrebbe anche finire qua: ed io, probabilmente, 52 anni fa a questo punto già dormivo della grossa, raggomitolata al calduccio nella pancia della mamma, ancora ignara delle fatiche, del subbuglio e delle sorprese che mi attendevano poche ore più tardi, al mio trionfale ingresso nel mondo. Forse, il boato dell'esplosione di Vulcania, subito prima del tradizionale THE END, mi fece sussultare leggermente, attutito com'era dalle pareti del grembo materno. Ma tutto ciò di cui m'importava, in quel momento, era riaddormentarmi placidamente, cullata dal battito ritmico di quel cuore così vicino al mio, ascoltando il suono ovattato di una voce giovane e fresca che diceva allegramente: "Mario, su, andiamo: la pancia pesa, sai? Non vedo l'ora di infilarmi a letto..."
(NB: in rete ho trovato la chicca che pubblico in chiusura; si tratta di un'edizione speciale di 20000 leghe sotto i mari , realizzata in tiratura limitata da Paolo Orsacchini nel 2007 per il centenario della pubblicazione italiana. Stampato su carta impermeabile e sigillato in una busta colma di acqua marina (!), il libro dovrà essere lasciato debitamente asciugare prima di poter essere gustato, proprio come le primizie della cucina del Nautilus.)
3 commenti:
Cara Roby, io di Jules Verne sono gelosissimo!
Ti perdono il furto solo per via della tua autobiografia (fin qui, che mi ricordi, solo Sant'Agostino aveva cominciato l'autobiografia partendo da prima della nascita) (le Confessioni, intendo: un brano tutto da leggere, grandissima letteratura).
Di Verne ho letto tutto quello che potevo leggere, prima del '72: dopo, ahimé, niente. Ogni tanto me ne viene la nostalgia, prima o poi lo riprendo in mano. Pensa che oggi ho visto su una bancarella "Intorno alla luna", il seguito di "Dalla terra alla luna"...
Il film tutto sommato è abbastanza fedele, e le scene importanti sono ben fatte, la piovra su tutte, ma anche l'esplorazione marina. Anche il vecchio Kirk come Ned Land non è male, però sembra Popeye!
L'unica cosa che non c'entra un tubo è la foca, ma è un film di Walt Disney... (dev'essere parente stretta dell'Oca che ha fatto il viaggio fino al centro della Terra).
Paragonata a S.Agostino??? Quale onore, quale privilegio, quale squisitezza.... CONFESSO però che (ehm-ehm) avevo dimenticato il brano delle CONFESSIONI al riguardo...
Per tornare a Verne: sì, supponevo anch'io che la foca (così stucchevole, eccetto quando mangia i sigari di Nemo fatti di alghe) fosse un'invenzione disneyana.
E Peter Lorre come Conseil, non ti pare un po' fuori parte?
Giuro, infine, che ignoravo che "Dalla Terra alla luna" avesse un seguito! Che abisso d'ignoranza è il mio: per fortuna, "navigando" riesco parzialmente a colmarlo.
R.
PS: James Mason c'era anche in "Viaggio al centro della terra", vero? Anche quello è un film che fa parte della mia autobiografia, poichè lo vidi in un cinema all'aperto in Versilia nel 1965, suppergiù. Ricordo che mi ero spellata il naso stando troppo al sole, e mia zia aveva detto...
Sì, ovviamente quando si ama molto un libro ci si immagina i personaggi in un modo tutto diverso da quello che poi fanno al cinema. Infatti ricordo che non avevo accettato molte cose, di questo film.
Rivisto in età adulta, avendo dimenticato molte cose del libro, però mi è piaciuto. Ricorda molto le illustrazioni ottocentesche, ed è una bella cosa.
Posso dirti che il menu del capitano Nemo è stato scritto proprio da Jules Verne, compresi i sigari fatti di alghe, e che il seguito di "Dalla Terra alla Luna" è decisamente esilarante, perché sapessi quante cose che vedono (o intravvedono) sul lato oscuro...
Io l'ho letto nel momento giusto, tra il '68 e il '69.
Posso anche dirti che l'organo del capitano Nemo è esattamente come me l'ero immaginato.
(invece Viaggio al centro della terra è un bel film, ma col romanzo non ha molto a che fare)
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