mercoledì 29 aprile 2009

Le coppie nel cinema: La scuola

Silvio Orlando (Vivaldi) e Anna Galiena (Majello)
nel film "La scuola" (1995) di Daniele Luchetti

La scuola di Daniele Luchetti (1995) Dai libri "Ex catedra", "Fuori registro" e "Sotto banco" di Domenico Starnone, Sceneggiatura di Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rolli, Domenico Starnone Con Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Petrocelli, Anita Zagaria, Mario Prosperi, Anita Laurenzi, Enrica Maria Modugno Musica: Bill Frisell, Fotografia: Alessio Gelsini Torresi (104 minuti) Rating IMDb: 6.7

Solimano

E' il quarto post che scrivo sul film "La scuola" (1995) di Daniele Luchetti. Nei primi due ho scritto sul tema centrale del film, proprio la scuola: professori, studenti, istituzione, difficoltà, opportunità. Il terzo post l'ho dedicato al luogo in cui si svolge la gita scolastica: Verona (una città in cui ho vissuto per due anni). Il quarto post lo dedico ad un tema che apparentemente è di contorno, ma che trovo sia il vero fil rouge del film: il rapporto fra Vivaldi (Silvio Orlando), professore di italiano e storia, e Majello (Anna Galiena), professoressa di matematica.


A vederli nelle due immagini qui sopra sembrano molto in confidenza, pieni di disinvoltura, due che durante il lavoro hanno trovato il modo di essere intimi, con leggerezza allegra. Un adulterio sul lavoro (la Majello è sposata ed ha un figlio) fra un uomo e una donna che si trovano bene insieme. Oggi sembrerebbe business as usual, e valeva anche per il 1995. E invece no.



Non è così, e lo scopriamo durante il film, che svela le carte a poco a poco, anche se dentro, chi sa di un certo tipo d'amore se ne accorge subito, e segue il film col fiato sospeso. Dico subito che questo rapporto non è visto dal regista in modo ironico (solo un po' grottesco ogni tanto).
Il punto è che Vivaldi e Majello sono due gran brave persone, due che credono a quello che fanno e che ogni giorno si trovano di fronte a difficoltà che affrontano insieme, con fiducia reciproca.
E' chiaro che Vivaldi è innamorato, la goffaggine che esprime proprio perché non vorrebbe essere goffo gli esce naturale, come sul Ponte di Castelvecchio a Verona. Solo che non conosce alcune cose: ad esempio, che una donna come la Majello, se vede che quello che l'ama è goffo, lo apprezza di più(se l'ama anche lei). Vivaldi non crede che la Majello lo ami, tutto qui. Cerca tutte le occasioni possibili per stare con la Majello... solo per parlare del lavoro e risolvere insieme a lei i problemi scolastici. Vivaldi si crea l'alibi e finisce per farsi ingabbiare dall'alibi che ha costruito.
Nella realtà succede, più di quello che si creda, mentre nei film non succede quasi mai: lui generalmente è innamorato e lei ama un altro. Troppo semplice, troppo facile, troppo scontato... L'amore a volte nasce da una situazione di stima reciproca che cresce giorno per giorno, non da un desiderio di effrazione che semplificherebbe tutto. E involgarirerebbe.
Nel mondo esistono anche brave persone come Vivaldi e Majello, che evitano accuratamente di trovarsi insieme senza avere una scusa di lavoro, ed è proprio la scusa che li frega, che impedisce loro di parlare di quello che sta a cuore a tutti e due.


In quell'ultimo giorno di scuola sono entrambi tirati.
Vivaldi sospetta da tempo che la Majello sia l'amante del professor Sperone (Fabrizio Bentivoglio), Majello è messa ancora peggio, perché sa che l'anno prossimo sarà in un'altra scuola ed ha dei problemi a casa perché suo marito è geloso. Quindi diventa gelida con Vivaldi, perché crede di non essere amata ma solo stimata, e Vivaldi le ha dato occasione di pensare così.
La Majello ritiene impossibile che Vivaldi abbia perso le tante occasioni che ha avuto di dire o di far capire qualcosa. Il film fa sorridere, ma mette a disagio, perché situazioni del genere nella nostra vita si sono verificate e ci siamo comportati con ingenuità stupida, facendo star male la persona che amavamo proprio per la nostra scarsa fiducia di poter essere amati.



Finché c'è la festicciola scolastica, e la Majello, un po' per ripicca verso Vivaldi, un po' per cercare di tirarsi su dall'amarezza che ha dentro, si mette a ballare in modo vivace con Sperone.
Vivaldi la guarda sconvolto, è la conferma che cercava (e forse voleva che ci fosse veramente): la Majello è l'amante di Sperone. Tanto più che arriva di fronte alla scuola il marito della Majello, col bambino, e fa una scenata alla moglie di fronte a tutti. Vivaldi capisce a rovescio -come al solito- e crede che, se il marito viene a fare una scenata del genere, la Majello sia veramente l'amante di Sperone, e di questo l'accusa ad alta voce.



Eppure, durante il consiglio scolastico di fine anno, era chiaro che la Majello aveva dei problemi, non per le solite battaglie su chi promuovere e chi no, in cui dà una mano a Vivaldi. Il disagio dei due è complementare, lo vivono in modi diversi, senza riuscire a capirsi: Vivaldi è in equivoco sul disagio della Majello che gli rimprovera interiormente di non essersi accorto di quello che veramente è successo in quell'anno.




Vivaldi, così intelligente, preparato, fattivo, sensibile, si accorge d'improvviso di una cosa semplicissima: che la Majello aveva congegnato tutto l'orario scolastico in modo che loro due avessero modo di vedersi il più possibile. La matematica serve a qualcosa. Adempiono fino in fondo il loro dovere scolastico di consolatori altrui, mentre prima di tutto avrebbero dovuto consolarsi fra loro.


Quando ci si accorge di una cosa, tutte quelle collegate si chiariscono. Vivaldi capisce che quella sera a Verona la Majello lo aveva atteso inutilmente, e prova a parlare adesso.

Ma è tardi, la Majello sale sulla macchina del marito e parte. L'anno prossimo sarà in un'altra scuola... e Vivaldi farà un guppo di studio sulla comunicazione, perché è importante accorgersi di quello che succede. Sì, magari un po' prima...
Silvio Orlando e Anna Galiena sono credibili in due parti non facili, ma molto vere. Che farci, in amore succede anche questo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'analisi che fai qui è davvero molto sottile e vera. E' vero per esempio che quando ci si trova in sintonia nel modo di relazionarsi agli altri (in questo caso i ragazzi), soprattutto quando più che avere risposte certe ti interroghi, nasce qualcosa che per lo meno sembra più della pura amicizia. Forse non è l'amore-passione, ma è amore, ed è un amore profondo.
Dico questo perchè vivere in mezzo ai ragazzi ti tocca molto, puoi lasciarti toccare o erigere muri, ma è indubbio che la relazione con loro pone molte domande anche su te stessa. Quindi mentre parli di altri, parli di te, di cosa senti tu, di come sei e non è facile raggiungere questo livello di dialogo con qualcuno. Quando accade è qualcosa che ti fa molto bene. Può non essere un amore che porta ad una relazione, anzi quasi mai lo è, ma è un amore che in qualche modo ti lega all'altra persona.

Solimano ha detto...

Giulia, penso che ci siamo capiti. Questo è il tipico caso di un film in cui quello che conta veramente per noi non è il giudizio estetico, il bello o brutto, ma la capacità di farci entrare nella storia che racconta, perché tocca degli argomenti nostri, che sentiamo senza averli rimossi. Quello che è sintomatico è che di questo argomento siano pochissimi i film che ne parlano, eppure io sono convinto che molte persone (persone, non ominicchi né quacqueracquà) abbiano incontrato nella loro vita esperienze del genere, che secondo i crismi sel senso comune sembrerebbero sconfitte ridicole, ma così non è. Sono esperienze che rimangono fresche nel tempo, sono una forma di amore che si manifesta così (specie in presenza di contraddizioni esterne). Perché si fa presto a dire: quei due non hanno avuto il coraggio di... No, hanno avuto il coraggio difficile di capire che non è bello fare del male a persone presenti nella propria vita, e che se l'avessero fatto, avrebbero in un certo modo inquinato il rapporto fra di loro. L'amore ha in sé una sua moralità che è ben diversa dalla moralità esclusivamente sessuale. Discorsi più incompresi che impopolari.

grazie Giulia e saludos
Solimano

Silvia ha detto...

Perché si fa presto a dire: quei due non hanno avuto il coraggio di... No, hanno avuto il coraggio difficile di capire che non è bello fare del male a persone presenti nella propria vita, e che se l'avessero fatto, avrebbero in un certo modo inquinato il rapporto fra di loro. L'amore ha in sé una sua moralità che è ben diversa dalla moralità esclusivamente sessuale. Discorsi più incompresi che impopolari.

Quoto questo pezzo perchè è una
grande verità.
A volte basta uno sguardo e ci si amerà per la vita su opposte sponde del fiume.
Ed è un amore ugualmente potente, arricchente e gratificante. Anche nell'assenza, e chissà, eterno perchè mai vissuto fino in fondo.
Anche solo per questo guarderei questo film.
Poi ho un passione forte (non come per Al però) per Silvio Orlando. Per le parti che ha sempre scelto di interpretare sarebbe il mio uomo ideale.
Ho visto di recente - Il papà di Giovanna - Il film a mio parere lo regge tutto lui, anche se sono bravi anche gli altri attori. Ma lui a differenza di loro ha vissuto questo personaggio, fino in fondo, risultando così commovente e convincente. Grande interpretazione. Ezio Greggio, mi dispiace, per quanto si sia sforzato, mantiene ormai stampato il ghigno da striscia la notizia. Niente di chè.

stesyveau ha detto...

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