in "À double tour" (1959) di Claude Chabrol
À double tour di Claude Chabrol (1959) Racconto di Stanley Ellin, Sceneggiatura di Claude Chabrol e Paul Gégauff Con Madeleine Robinson, Antonella Lualdi, Jean-Paul Belmondo, Jacques Dacqmine, Jeanne Valérie, Bernadette Lafont, André Jocelyn, Mario David, László Szabó Fotografia: Henri Decaë Musica: Paul Misraki, Wolfang Amadeus Mozart "Serenata in si bemolle maggiore KV 361 (Gran Partita)" Hector Berlioz "Romeo et Juliette" (110 minuti) Rating IMDb: 6.7
Solimano
Tutto sembra andare contro le aspettative di Thérèse Marcoux (Madeleine Robinson). Il marito Henry (Jacques Dacqmine) è deciso a rendere pubblica la sua relazione con l'artista Léda (Antonella Lualdi) e sua figlia Elisabeth (Jeanne Valérie), malgrado qualche incertezza, continua ad essere innamorata dell'ungherese Laszlo Kovacs (Jean-Paul Belmondo), un uomo che Thérèse non può vedere, perché è amico di Henri e l'ha spinto a proseguire il rapporto con Léda. Il figlio Richard (André Jocelyn) è perso nel continuo ascolto della musica.
Qualche giorno dopo Léda viene trovata uccisa in casa sua: è stata strangolata. Si sospetta del lattaio Roger (Mario David), che era stato visto aggirarsi nei dintorni. Thérèse cerca di fare in modo che sia sospettato anche Laszlo, ma è proprio Laszlo ad intuire quello che è successo.
 Il film in fondo non è un thriller. Lo spettatore attento capisce presto chi può essere stato l'assassino. E' un film psicologico, in cui Claude Chabrol sviluppa temi che torneranno negli anni successivi: l'ambiente borghese (spesso alto borghese) in cui pulsioni violente sono mascherate da un formalismo eletto a sistema, il denaro come motore di tutto (sentimenti compresi), l'adulterio come via di fuga dalla noia e dall'ipocrisia, lo scontro fra le aspirazioni ad una vita più libera e le condizioni al contorno che non la consentono, soprattutto le donne, che Chabrol mette al centro: tessitrici di ragnatele invescanti o vittime, magari della stessa ragnatela che hanno costruito.
Il film in fondo non è un thriller. Lo spettatore attento capisce presto chi può essere stato l'assassino. E' un film psicologico, in cui Claude Chabrol sviluppa temi che torneranno negli anni successivi: l'ambiente borghese (spesso alto borghese) in cui pulsioni violente sono mascherate da un formalismo eletto a sistema, il denaro come motore di tutto (sentimenti compresi), l'adulterio come via di fuga dalla noia e dall'ipocrisia, lo scontro fra le aspirazioni ad una vita più libera e le condizioni al contorno che non la consentono, soprattutto le donne, che Chabrol mette al centro: tessitrici di ragnatele invescanti o vittime, magari della stessa ragnatela che hanno costruito.
 Laszlo intuisce che l'assassino non può essere stato che Richard, il figlio musicomane, e lo trova in mezzo ai campi, mentre dirige con le mani la musica cha sta ascoltando da un registratore che ha portato con sé (adesso non è più la musica di Mozart, ma il "Romeo et Juliette" di Hector Berlioz).
Laszlo intuisce che l'assassino non può essere stato che Richard, il figlio musicomane, e lo trova in mezzo ai campi, mentre dirige con le mani la musica cha sta ascoltando da un registratore che ha portato con sé (adesso non è più la musica di Mozart, ma il "Romeo et Juliette" di Hector Berlioz).Raymond nega, i due si affrontano finendo in acqua, e Laszlo costringe Raymond a confessare, arrivano anche la madre Thérèse e la sorella Elisabeth, che ascoltano la confessione.
Raymond non vorrebbe ripetere la confessione alla polizia, Thérèse sta con lui, ma infine Elisabeth e soprattutto Laszlo lo convincono a costituirsi. Ed Henri, il padre di Raymond, il marito di Thérèse? Nella seconda parte del film quasi sparisce, si vede che era un personaggio che non interessava Chabrol: è un peronaggio troppo semplice.
 
 
 
2 commenti:
Bellissima la scena dell'omicidio!!
Sì, Ale55andra, tutto l'episodio che si svolge nella casa di Léda è ammirevole: la casa, la porta della casa, gli oggetti d'arte, il colloquio fra il figlio di Henri e Lédà, un colloquio prima disteso, che poi vira rapidamente verso la tragedia. Questi momenti ci sono in quasi tutti i film di Chabrol, che sa condurli con crudezza ma senza esagerazioni sanguinarie o necrofile. Però, sembra che La Signora Antonella Lualdi sia poi sopravvissuta.
Bentornata, Ale55andra e saludos
Solimano
Posta un commento