martedì 21 aprile 2009

I triangoli nel cinema: A doppia mandata (2)

Jean-Paul Belmondo (Laszlo) e Jeanne Valérie (Elisabeth)
in "À double tour" (1959) di Claude Chabrol

À double tour di Claude Chabrol (1959) Racconto di Stanley Ellin, Sceneggiatura di Claude Chabrol e Paul Gégauff Con Madeleine Robinson, Antonella Lualdi, Jean-Paul Belmondo, Jacques Dacqmine, Jeanne Valérie, Bernadette Lafont, André Jocelyn, Mario David, László Szabó Fotografia: Henri Decaë Musica: Paul Misraki, Wolfang Amadeus Mozart "Serenata in si bemolle maggiore KV 361 (Gran Partita)" Hector Berlioz "Romeo et Juliette" (110 minuti) Rating IMDb: 6.7

Solimano

Tutto sembra andare contro le aspettative di Thérèse Marcoux (Madeleine Robinson). Il marito Henry (Jacques Dacqmine) è deciso a rendere pubblica la sua relazione con l'artista Léda (Antonella Lualdi) e sua figlia Elisabeth (Jeanne Valérie), malgrado qualche incertezza, continua ad essere innamorata dell'ungherese Laszlo Kovacs (Jean-Paul Belmondo), un uomo che Thérèse non può vedere, perché è amico di Henri e l'ha spinto a proseguire il rapporto con Léda. Il figlio Richard (André Jocelyn) è perso nel continuo ascolto della musica.


Thérèse vorrebbe che fossero come vuole lei, ma ottiene proprio per questo il risultato esattamente contrario. Troppo autoritaria, fa fatica a farsi ascoltare perfino dalla cameriera Julie (Bernadette Lafont).
Qualche giorno dopo Léda viene trovata uccisa in casa sua: è stata strangolata. Si sospetta del lattaio Roger (Mario David), che era stato visto aggirarsi nei dintorni. Thérèse cerca di fare in modo che sia sospettato anche Laszlo, ma è proprio Laszlo ad intuire quello che è successo.


Il film in fondo non è un thriller. Lo spettatore attento capisce presto chi può essere stato l'assassino. E' un film psicologico, in cui Claude Chabrol sviluppa temi che torneranno negli anni successivi: l'ambiente borghese (spesso alto borghese) in cui pulsioni violente sono mascherate da un formalismo eletto a sistema, il denaro come motore di tutto (sentimenti compresi), l'adulterio come via di fuga dalla noia e dall'ipocrisia, lo scontro fra le aspirazioni ad una vita più libera e le condizioni al contorno che non la consentono, soprattutto le donne, che Chabrol mette al centro: tessitrici di ragnatele invescanti o vittime, magari della stessa ragnatela che hanno costruito.



Laszlo intuisce che l'assassino non può essere stato che Richard, il figlio musicomane, e lo trova in mezzo ai campi, mentre dirige con le mani la musica cha sta ascoltando da un registratore che ha portato con sé (adesso non è più la musica di Mozart, ma il "Romeo et Juliette" di Hector Berlioz).

Raymond nega, i due si affrontano finendo in acqua, e Laszlo costringe Raymond a confessare, arrivano anche la madre Thérèse e la sorella Elisabeth, che ascoltano la confessione.


La confessione di Raymond nel film si svolge come un flash-back sull'assassinio. Dapprima Raymond arriva alla casa di Léda, avendo già in mente cosa vuole fare.


Léda, che ha appena fatto la doccia, è contenta di conoscerlo, sia perché sa che Henri ha dei problemi in famiglia, sia perché Raymond è gentile con lei: dice che la ammira come persona, e che ammira anche le sue opere e la sua casa.


Ma qui è la svolta del film, che lo rendeva (e lo rende) attuale: proprio l'armonia estetica, morale ed intellettuale di Léda è ciò che Raymond non è disposto ad accettare, perché sa di essere brutto fuori e dentro e sa che sua madre Thérèse è come lui, mentre Léda è su un piano ben diverso: per questo deve ucciderla. Il tema dell'invidia aggressiva per la bellezza e per l'armonia da parte di chi se ne sente al di fuori, definitivamente escluso, tornerà altre volte in Chabrol, specie in un film del 1995, La cérémonie (in italiano Il buio nella mente) in cui la causa scatenante è ancora la musica di Mozart. Che la cosiddetta sindrome di Stendhal sia un sinonimo -o un cosmetico- di meccanismi del genere? In giro per i musei si vedono molte facce scontente...

Raymond non vorrebbe ripetere la confessione alla polizia, Thérèse sta con lui, ma infine Elisabeth e soprattutto Laszlo lo convincono a costituirsi. Ed Henri, il padre di Raymond, il marito di Thérèse? Nella seconda parte del film quasi sparisce, si vede che era un personaggio che non interessava Chabrol: è un peronaggio troppo semplice.

2 commenti:

Ale55andra ha detto...

Bellissima la scena dell'omicidio!!

Solimano ha detto...

Sì, Ale55andra, tutto l'episodio che si svolge nella casa di Léda è ammirevole: la casa, la porta della casa, gli oggetti d'arte, il colloquio fra il figlio di Henri e Lédà, un colloquio prima disteso, che poi vira rapidamente verso la tragedia. Questi momenti ci sono in quasi tutti i film di Chabrol, che sa condurli con crudezza ma senza esagerazioni sanguinarie o necrofile. Però, sembra che La Signora Antonella Lualdi sia poi sopravvissuta.

Bentornata, Ale55andra e saludos
Solimano