giovedì 11 dicembre 2008

L'uomo che amava le donne (2)

L'homme qui aimait les femmes di François Truffaut (1977) Sceneggiatura di Michel Fermaud, Suzanne Schiffman, François Truffaut Con Charles Denner, Brigitte Fossey, Nelly Borgeaud, Leslie Caron, Nathalie Baye, Valérie Bonnier, Jean Dasté, Sabine Glaser, Nella Barbier, Anne Bataille, Martine Chassaing, Ghylaine Dumas, Monique Dury, Roger Leenhardt, Christian Lentretien, Rico López, Marie-Jeanne Montfajon, Valerie Pecheur, Anna Perrier, Roselyne Puyo, Michel Ricordy, Frédérique Jamet, Michel Marti Fotografia: Néstor Almendros (120 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Questo è il secondo post che scrivo sul film L'uomo che amava le donne di François Truffaut. Avverto che sarò rapsodico, saltando qua e là come fa il film, costituito da una serie di feedback. All'inizio c'è il funerale di Bertrand Morane (Charles Denner), alla fine c'è la sua morte, anche qui un sovvertimento temporale. Funerale e morte: allora è un film triste? No, è tutt'altro che triste, è la storia di una ossessione fantasiosa e a suo modo eroica. Bertrand non è un Don Giovanni o un Casanova, una sua amica-amante dice: "Quando incontra una donna che lo colpisce, per lui è una questione di vita o di morte". Ed un'altra amica-amante aggiunge: "Bertrand ha amato tutte queste donne per ciò che erano", che è tutt'altro che una frase banale. Nell'immagine in apertura di post e nelle due immagini qui sotto, sembrerebbero parti important, con una storia dietro: la donna appariscente, la lettrice, la ragazza col cane seduta sui gradini. Non è così, queste attrici compaiono per pochi secondi, ma Truffaut è talmente coinvolto, sente il personaggio di Bertrand in modo così totale, che, anche quando sappiamo che sono solo comparse, la loro storia ce la ricordiamo come se ci fosse stata raccontata.


Ci sono episodi in bianco e nero, soprattutto i ricordi infantili: il rapporto con la madre, ad esempio, in cui Truffaut mette la sua storia personale, come fece ne I quattrocento colpi.



La madre di Bertrand, Christine Morane (Marie-Jeanne Montfajon) è la donna con delle lettere in mano nella prima immagine qui sopra. Gira seminuda per casa in presenza del figlio quasi adolescente, per dargli un messaggio chiarissimo: che lui per lei non esiste. Le lettere sono dei suoi amanti e le archivia con cura. Le lettere che scrive lei, le dà a Bertrand perché le imbuchi, ma Bertrand, appena è per strada, spesso le getta in un tombino, da cui scazzi inenarrabili: è un mese che non mi scrivi più... ma se ti ho scritto due giorni fa... etc etc La prima volta che la madre vede il figlio con una ragazzina, gli dice appena a casa: "Chi è quella piccola oca dal sedere piatto?" Dal che si potrebbe dedurre che in assenza di amore materno Bertrand cerca di recuperare facendosi amare dalle donne che incontra. Truffaut lascia aperte tutte le ipotesi, non gli interessa un film deterministico, ma fantasioso.


La prima volta dell'adolescente Bertrand in un bordello. Episodi del genere, frequenti nei film di quegli anni, sono o grevi o farseschi o tristi. Truffaut, come fa in un altro suo film, riesce a raccontare con grazia. Appena entrato, Bertrand si trova di fronte a una prostituta che gli chiede: "Ma per te, è la prima volta?" "" risponde Bertrand, "Allora aspetta qui e non scappare", poi torna con una ragazza più giovane di lei, e la lascia con Bertrand.


Bertrand nel film è il narratore, anche perché sta scrivendo un libro, intitolato (non da lui) "L'homme qui aimait les femmes", e racconta subito dopo il suo ricordo infantile, quello di una prostituta che aveva trovato un sistema di successo. Non faceva la passeggiatrice, tutt'altro, quasi correva per le strade però con lo sguardo malizioso, e gli uomini le andavano dietro incerti se fosse una borghese da abbordare o una prostituta. Quando Bertand va da un dottore, che viene a sapere le sue frequentazioni di ogni genere, questi lo guarda con ammirata preoccupazione, e gli dice: "Non si può fare l'amore dalla mattina alla sera, proprio per questo è stato inventato il lavoro". Che trovo un buon paradosso, su cui sarebbe il caso di riflettere, a proposito del lavorismo, malattia endemica specie in Brianza.



Non tutte sono disponibili alla corte di Bertrand, anche se è così cortese, determinato, cosi questione di vita o di morte che una sua amica-amante dice: "E' vero che è contorto, ma lo sa. E poi sono le donne a gettarsi su di lui." Si ferma di fronte ad un negozio di biancheria intima femminile. Conosce la proprietaria, che si chiama Hélène (Geneviève Fontanel) e diventano amici. Succede qualcosa di strano. A Bertrand piace Hélène, si trova bene con lei, e pensa che un giorno o l'altro diverranno amanti. Intanto, le storie si susseguono, Bertrand non racconta, ma Hélène capisce. La sera che Bertrand decide di passare all'azione, riceve un cortesissimo no. Hélène ha una ossessione diversa da quella di Bertrand: ha quarant'anni come lui, ma le piacciono solo gli uomini con meno di vent'anni. La vie c'est compliqué...



Una delle storie più belle è quella della telefonista. Bertrand, tutte le mattine, viene destato dalla sveglia telefonica, e pian piano fa amicizia con una delle telefoniste, senza averla mai vista: la battezza Aurore, perché lo sveglia all'alba, e fra i due si svolge una scherma sorridente tutte le mattine presto. E' con Aurore che Bertrand protesta vibratamente perché la mattina prima l'ha svegliato la voce di un uomo, rovinandogli tutta la giornata. Bertrand vorrebbe ottenere un appuntamento, ma Aurore non ci sta, chissà perché.
Squilla il telefono, Bertrand sente la voce di Aurore, e le dice: "Aurore, si vede che non sto bene. Mi ha svegliato ed è come se mi avesse chiamato alle tre di notte." "Sono le tre di notte!", Risponde Aurore, e Bertrand scopre che la donna sa tutto di lui, a che piano abita, chi lo viene a trovare, le sue abitudini e le sue frequentazioni femminili. L'ha anche visto, lo descrive perfettamente. "Allora vediamoci, non è giusto che lei mi abbia visto ed io non abbia visto lei". Appuntamento per la mattina stessa, magari hanno fatto le quattro a furia di chiacchiere. Bertrand esce di casa, sale in macchina e toc toc al vetro picchia un bambino che gli dà il biglietto che c'è nell'immagine. Bertrand scende dalla macchina, si guarda in giro, e vede Aurore, una madre di famiglia con due figli. Aurore si guarda indietro prima di svoltare, è sicura che Bertrand la sta guardando.


La ragazza dai lunghi capelli, però Bertrand ama che si facccia la crocchia con i capelli raccolti sul capo, solo che a lei la crocchia fa venire l'emicrania, e Bertrand infine la lascia, preoccupato per la sua salute.

Come chiusura del post, la storia silenziosa: l'impiegata nella ditta dove lavora Bertrand che se lo guarda, se lo mangia cogli occhi, dal primo piano, sopra la grande vasca dove Bertrand sperimenta i modelli. Lo sa, che Bertrand sul posto di lavoro è impeccabile, ma lei continua a guardarlo da dietro la rete.
(continua)

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Passa talvolta un volto che ti incanta -
tu non esisti più
oltre il rammarico che l'attimo
non potrà più ripetersi:
ma non sai quanto è sogno tuo
e quanto sia vero.
(Danilo Dolci, Il limone lunare, 1968)

Sono uguali due rondini
se non sei rondine
due occhi uguali non esistono.
Due alberi uguali non esistono
fiori uguali, due petali -
due canti uguali,
due toni.
Due albe uguali non esistono,
tramonti uguali, due stelle,
ore uguali,
attimi.
(Danilo Dolci, Il limone lunare, 1968)

Solimano ha detto...

Giuliano, su Truffaut abbiamo delle critiche entrambi, magari critiche diverse. Ma quando il tema è la donna, Truffaut ha una fantasia visiva vivacissima, spesso aiutata da ottimi sceneggiatori. Questo è un film fondamentalmente sulle donne, difatti c'è un sogno in cui lui diventa un manichino nelle mani delle donne della sua vita. Qui ho messo alcune immagini che durano pochi secondi, ma ce ne sono anche altre, sempre colte con la stessa immediatezza e verità. Truffaut tendeva ad innamorarsi delle attrici dei suoi film. L'esempio più notevole è Fanny Ardant. A vederla nei due film fatti con Truffaut è una meraviglia da tutti i punti di vista, ma prova a guardarla in qualsiasi altro film, diventa normale, nemmeno tanto bella, un po' spenta.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Non so chi è la ragazza col cagnolino: si capisce dai titoli?

Solimano ha detto...

Giuliano, credo sia quasi impossibile. Sono dieci o forse quindici le apparizioni di pochi secondi, ci saranno i nomi delle comparse da qualche parte, ma il nesso con la parte sarà problematico. Alcune apparizioni sono folgoranti, come questa della ragazza col cane. Appaiono semplicissime, ma la felicità creativa nell'amore, questo tono turbato, mosso e lirico è la vera grandezza di Truffaut, romantico e antiromantico. C'era dentro fino al collo come persona, ma la testa ce l'aveva sopra il pelo dell'acqua.

saludos
Solimano