Il Decameron di Pier Paolo Pasolini (1971) Dal libro di Giovanni Boccaccio, Sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini Con Franco Citti, Ninetto Davoli, Vincenzo Amato, Angela Luce, Giuseppe Zigaina, Pier Paolo Pasolini, Vincenzo Ferrigno, Guido Alberti, Gianni Rizzo, Silvana Mangano Musica: Ennio Morricone Fotografia: Tonino Delli Colli Costumi: Danilo Donati (112 minuti) Rating IMDb: 7.1
Solimano
Le novelle del Decamerone che Pier Paolo Pasolini inserì nel suo film del 1971 sono otto: Ciappelletto, Andreuccio da Perugia, Masetto da Lamporecchio, Lisabetta, Peronella, Tingoccio e Meuccio, Donno Gianni, Caterina e Ricciardo. Alle novelle si aggiunge un'altra storia, che fa un po' da fil rouge: quella di un pittore, "il migliore allievo di Giotto", che giunge a Napoli per dipingere un affresco nella chiesa di Santa Chiara. Il personaggio del pittore è interpretato dallo stesso Pier Paolo Pasolini, che sostituì il poeta Sandro Penna, che rifiutò dopo avere in un primo tempo accettato il ruolo. Il pittore è molto trasandato come aspetto, difatti così gli si rivolge un napoletano che gli vuol bene: "Maestro, tu credi che se ci venisse incontro un forestiero che non ti conosce e ti vedesse conciato così, potrebbe mai pensare che tu sei uno dei migliori pittori del momento?"
Inserisco tre immagini che riguardano l'esecuzione dell'affresco. Nella prima, si vede il maestro all'opera, con gli allievi accosciati vicino a lui. Nella seconda, la squadra (maestro ed allievi) guarda l'affresco. Stanno al centro dellla chiesa per vedere l'effetto che fa. Nella terza si vede solo l'affresco, su cui c'è l'ombra dell'impalcatura. Si tratta di due affollati episodi della vita di un santo che fa miracoli. Cicli del genere furono eseguiti da molti pittori giotteschi: Bernardo Daddi, Agnolo Gaddi, il Maestro di Tolentino (presumibilmente Pietro da Rimini), Altichiero, per citare solo alcuni dei maggiori. Varrebbe la pena di studiare in modo più approfondito questa parte del film, ma c'è un'altra parte ancor più significativa: il sogno del pittore, a cui compare una realtà che sembra una pittura. Una realtà di Paradiso e di Inferno.
Ecco la visione del pittore che sogna: la Madonna (Silvana Mangano) seduta in trono, con in braccio il Figlio. La Madonna è rinchiusa nella Mandorla. A lato, ci sono alcuni Santi su scranni, ma soprattutto Angeli, ragazzi con l'aria napoletana. Più in basso, le persone comuni: virtuosi, sofferenti, peccatori.
Successivamente, il regista esplora i particolari, qui un santo seduto, alcuni ragazzi-angeli, parte della Mandorla. E il coro angelico.
Due particolari infernali, caratterizzati dalla nudità dei peccatori e degli uomini-diavoli. Si vedono degli impiccati e una coppia nuda che cerca di sfuggire verso il basso, ma in basso ci sarà l'inferno.
Quattro donne piangenti, come le tre Marie di tante raffigurazioni in pittura e scultura.
Un ragazzo regge sulla spalla il modelletto di una chiesa.
E' chiara l'ispirazione di questa bellissima parte del film: gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova. Questi affreschi sono stati eseguiti nel primo decennio del Trecento, molto probabilmente negli anni 1304-1306.
Pier Paolo Pasolini agisce in modo acuto e sottile, il riferimento non è mai diretto ed inserisce, anche nei singoli particolari, alcune differenze. Vediamo alcuni esempi, guardando le immagini degli affreschi di Giotto.
Negli affreschi della Cappella Scrovegni, non c'è una rappresentazione a cui possa globalmente rapportarsi la visione totale del pittore giottesco che sta sognando: il coro di angeli e santi è nel riquadro dell'Ascensione.
Enrico Scrovegni offre la cappella, che è dedicata alla Vergine, in espiazione dei peccati usura del padre (Dante, amico di Giotto, mette gli Scrovegni nell'Inferno, proprio fra gli usurai). Un canonico sorregge il modello della chiesa, evidentemente pesante. Questo particolare è nel Giudizio Universale, dipinto sulla parete interna dell'ingresso nella Cappella.
La Mandorla c'è anche agli Scrovegni, ma racchiude la figura di Cristo. E' al centro del Giudizio Universale.
Questi due particolari diabolici, a cui evidentemente si ispira Pasolini, sono a destra in basso nel Giudizio Universale.
Inserisco una immagine curiosa in chiusura del post: Silvana Mangano in una immagine in bianco e nero (o una foto di scena?) del film Il Decameron.
3 commenti:
Aspettavo questo post da un paio d'anni...
Beh, Giuliano, credo che mi capirai. In questo post non ho scritto molte righe, ma è stato impegnativo. Pasolini era criticabile, ma non in una cosa: la profonda conoscenza dell'arte cristiana proprio nelle chiese, non nei musei. E cogliere i nessi letterari e figurativi, scegliere il riferimento giusto non è facile, perché segue vie inusuali, vista la conoscenza poteva permetterselo. Però ho provato mucho gusto...
saludos
Solimano
Avevo visto il film quand'era uscito, o subito dopo: ero sui 15-16 anni, non ne avevo capito molto ma l'episodio che hai portato qui mi era piaciuto molto, più di tutti gli altri. Per molti anni ho pensato che Pasolini interpretasse proprio Giotto, poi ho scoperto che non era così.
Rivisto pochi anni fa, insieme ai Racconti di Canterbury e alle Mille e Una Notte, devo dire che sono film notevoli, con molti alti e bassi ma sempre capaci di stupire; e che la lettura di Pasolini aiuta molto a capire.
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