lunedì 1 dicembre 2008

Roberta

Roberta (1935) di William Seiter Dalla novella Gowns by Roberta di Alice Duer Miller Musiche di Otto Harbach (la colonna sonora include Smoke gets in your eyes e I won't dance di Jerome Kern) Fotografia di Edward Cronjager Con Irene Dunne, Fred Astaire, Ginger Rogers, Randolph Scott (106 minuti) Rating Imdb: 7,1

Roby
Fu in prima elementare, più o meno, che cominciai ad odiare il mio nome di battesimo. Fra le mie compagne di classe c'erano Laura, Cinzia, Annamaria, Barbara... tutti nomi bellissimi, musicali, incantevoli, evocativi. Il mio, che cos'era, se non un'accozzaglia informe di sillabe messe lì a caso?
"Mamma" domandai dunque un giorno "ma perchè mi avete chiamato così?"
"Tesoro" fu la soave risposta "c'era un film con questo titolo, e a me e al babbo era piaciuto tantissimo!"
Ora io vi chiedo: poteva una cinefila par mio non scrivere due righe sulla vecchia pellicola che ha involontariamente segnato tutta la sua vita? Certo che no!



Anzitutto, devo premettere che -da approfondite ricerche- Roberta non risulta essere certamente un capolavoro, superato di gran lunga da altri musical molto più significativi. Indimenticabile rimane solo la canzone su cui Ginger Rogers e Fred Astaire danzano nel finale, quella Smoke gets in your eyes divenuta una pietra miliare del pentagramma: ma al di là di ciò, poco resta nella memoria di questa storia dalla trama pressochè inesistente. Uno squattrinato giocatore di football americano (Randolph Scott) eredita dalla zia una casa di mode a Parigi (la maison Roberta, appunto) e qui s'innamora di una delle sarte, che è in realtà una principessa russa decaduta (Irene Dunne).


Fra equivoci, musiche, balletti, sfilate di moda e tip tap l'amore, alla fine, trionfa, con gran soddisfazione di tutti. Ma cosa c'entrino i passi a due di Ginger e Fred , devo ancora capirlo! Ciò non toglie che la coppia -qui ancora non protagonista assoluta del film- dia già prova della sua indubbia bravura, producendosi in performances che i miei genitori in platea avranno certamente molto gradito (anche se dubito molto abbiano assistito alla prima del 1935, bensì ad una ridistribuzione dell'immediato dopoguerra). Una curiosità: pare sia questa la prima apparizione di una ballerina in pantaloni lunghi. E Ginger li porta, morbidi e ampi, con stile impeccabile.



Una new entry, nel ruolo di indossatrice (neppure nominata nei titoli di coda) è quella di una giovane, bionda e fascinosa Lucille Ball, ancora lontana dall'incontrare il futuro consorte, Desi Arnaz, col quale fonderà una casa di produzione in famiglia, la DesiLu, interpretando varie pellicole basate sui battibecchi tra moglie e marito, e ricavandone anche uno show televisivo tra i più seguiti in America. Fra l'altro, è una puntata di esso che Julia Roberts guarda alla tv, in camera di Richard Gere, all'inizio di Pretty woman: e sembra divertirsi molto, malgrado circa 30 anni la separino dalle buffe avventure di Lucille sul video!





Il musical finisce in gloria, tra coreografie faraoniche e melodie suadenti, con un duetto memorabile ballato addirittura su sette pianoforti bianchi disposti a raggera. Fred e Ginger, presumibilmente, si sposano, come pure la pseudo contessa russa e lo squattrinato americano. Ed anche Mario e Luciana, seduti in fondo alla platea di un cinema fiorentino, tra un bacetto e l'altro sognavano di convolare a giuste nozze, appena il momento di crisi del dopoguerra si fosse un po' attenuato: progettando magari di imporre alla loro primogenita proprio il nome della casa di mode del film.





Un nome che la piccola non avrebbe troppo apprezzato, una volta raggiunta l'età della ragione, e che tante volte avrebbe desiderato di cambiare, ad esempio, in Monica, Susanna, Linda... Fino al giorno in cui il primo grande amore della sua vita, appena fatte le presentazioni da un comune amico, le strinse la mano e le confidò, guardandola negli occhi: "Che combinazione! Roberta è sempre stato il mio nome femminile preferito..."

Verità? Bugia? Chi può dirlo?

Fatto sta che siamo ancora qui, dopo quasi 34 anni. Grazie anche a mamma, papà e a Fred Astaire.


3 commenti:

Giuliano ha detto...

Infatti Roberta è un bel nome. Peccato che non si usi più, anche al maschile è diventato raro.

Anonimo ha detto...

Roby ti è andata benone. Il tuo è un bel nome, sobrio al contempo morbido malgrado le R e la T. E poi a quanto pare è un nome d'amore:)

Anonimo ha detto...

La scena dei sette pianoforti è del film "Carioca" non è la scena finale del film "Roberta"