martedì 8 aprile 2008

Odissea: Nausicàa

Nausicàa (Barbara Bach)

Odissea, di Franco Rossi (1968) Altri registi: Piero Schivazappa, Mario Bava Dal poema di Omero Sceneggiatori: Giampiero Bona, Vittorio Bonicelli, Fabio Carpi, Luciano Codignola, Mario Prosperi, Franco Rossi, Renzo Rosso Con: Bekim Fehmiu, Irene Papas, Michèle Breton, Fausto Tozzi, Renaud Verley, Marina Berti, Sampson Burke, Roy Purcell, Stefanella Giovannini, Karl-Otto Alberty, Barbara Bach, Scilla Gabel, Juliette Mayniel, Constantin Nepo, Kyra Bester Musica: Carlo Rustichelli Fotografia: Aldo Giordani (446 minuti) Rating IMDb: 9.0
Solimano
Comincio una nuova serie: "I libri nel cinema". Vedremo... Per intanto mi azzittisco e lascio che parli lui, Omero.

Disse, e quello subito fermò la corrente, trattenne l'ondata,
gli fece bonaccia davanti e in salvo l'accolse
dentro la foce del fiume. Lui piegò tutte due le ginocchia
e le braccia gagliarde: dal mare era vinto il suo cuore.
Tutto il corpo era gonfio, molt'acqua salsa fluiva
giù dalla bocca e dal naso: senza voce e respiro
giaceva sfinito, prostrato da una stanchezza terribile.
V 451-457

Gioì a vederlo Odisseo costante, glorioso,
e vi si stese nel mezzo e si versò addosso le foglie.
Come qualcuno un tizzo nasconde fra molta cenere nera,
laggiù, all'orlo dei campi, perché non ha intorno vicini,
serbando il seme del fuoco, per non andar chissà dove ad accenderlo:
così tra le foglie stette nascosto Odisseo: e Atena
gli versò il sonno sugli occhi, perché gli guarisse più presto
la spossante stanchezza, fasciando le palpebre.
V 486-493

"...
Ma tu sollecita il padre glorioso, avanti l'aurora,
a prepararti le mule e il carro, che ti trasporti
cinture e pepli e mantelli vivaci;
e anche per te così è molto meglio, che andare
a piedi: son molto lontani dalla città i lavatoi".
VI 36-40
(E' Atena che parla a Nausicàa mentre dorme, avendo assunto l'aspetto di una sua amica, la figlia di Dimante)

E quando giunsero alla corrente del fiume, bellissima,
dov'erano i lavatoi perenni, molt'acqua
bella sgorgava, da lavare anche vesti assai sporche,
allora le mule sciolsero, dal carro staccandole,
e lungo il fiume vorticoso le spinsero
a brucar dolce gramigna; e loro dal carro le vesti
sulle braccia prendevano e le portavano nell'acqua bruna,
le calpestavano velocemente nei botri, sfidandosi a gara.
Lavate che l'ebbero, portato via tutto il sudicio,
in fila le stesero lungo la riva del mare, là dove più
la ghiaia sul lido il mare lavava.
VI 85-95

Così dicendo, di sotto ai cespugli sbucò Odisseo glorioso,
dal folto un ramo fronzuto con la mano gagliarda
stroncò per coprire le vergogne sul corpo.
E mosse come leone nutrito sui monti, sicuro della sua forza,
che va tra il vento e la pioggia; i suoi occhi
son fuoco. Tra vacche si getta, tra pecore,
tra cerve selvagge; e il ventre lo spinge,
in cerca di greggi, a entrare anche in ben chiuso recinto.
VI 127-134


Così Odisseo tra le fanciulle bei riccioli stava
per mescolarsi, nudo: perché aveva bisogno.
Pauroso apparve a quelle, orrido di salsedine,
fuggirono qua e là per le lingue di spiaggia.
Sola, la figlia d'Alcinoo restò, perché Atena
le infuse coraggio nel cuore, e il tremore delle membra le tolse.
VI 135-140


Dritta stette, aspettandolo: e fu in dubbio Odisseo
se, le ginocchia afferandole, pregar la fanciulla occhi belli,
o con parole di miele, fermo così, da lontano,
pregarla che la città gli insegnasse e gli desse una veste.
Così, pensando, gli parve cosa migliore,
pregar di lontano, con parole di miele,
ché a toccarle i ginocchi non si sdegnasse in cuore la vergine.
VI 141-148


Intanto Nausicàa braccio bianco altro pensò;
piegate le vesti le pose sopra il bel carro,
aggiogò poi le mule zoccoli forti e salì.
E chiamava Odisseo, e gli parlava e diceva:
"Alzati, ora, ospite, andiamo in città, ch'io ti guidi
alla casa del mio saggio padre, dove ti dico
che vedrai quanti sono tra i Feaci i più nobili.
Ma così devi fare, che non mi sembri uno sciocco:
finché andiamo fra i campi e i coltivati degli uomini,
tu con le ancelle, dietro al carro e alle mule
vieni rapidamente: io mostrerò la via.
...
Voglio sfuggire alle loro chiacchiere amare, nessuno
mi sussurri alle spalle! Sono molto sfacciati tra il popolo.
E certo un maligno direbbe incontrandomi:
chi è lo straniero bello e gagliardo, che segue
Nausicàa? Dove l'è andato a trovare? Suo sposo certo sarà.
..."
VI 251-261 273-277

P.S. La versione dell'Odissea è di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi 1963.

7 commenti:

gabrilu ha detto...

Vabbè. Questo è un colpo basso.
Quando mi trovo davanti anche una sola riga della Calzecchi Onesti io sono disponibile a tutto.
Persino a cinguettare un: "Ma che bel post!".
Davanti alla Calzecchi Onesti io m'inchino, mi genufletto e poi (finalmente, direte voi) mi taccio.

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, non so se te ne sei reso conto, ma ti seduto sul posto che fu di Giuseppe Ungaretti.
(Io c'ero, ero piccolo ma c'ero e mi ricordo) (va beh, piccolo... ero già più alto di Berlusconi...)
Un gran bel lavoro, lo dico per quelli che non sanno quanto tempo ci vuole per fare queste cose.
(Gabrilu lo sa, e se fate un salto sul suo sito...)

mazapegul ha detto...

Bello, bellissimo questo felice incontro coi feaci, e raramente leggiadro (non mi pare di ricordare molti altri momenti leggiadri nell'Odissea). Nausicaa sarebbe stato un altro bel nome per la mia nascente figlia (ma non ci provo nemmeno, in casa m'han tappato la bocca).
Curiosa pudicizia, quelle di Ulisse, che in altri momenti era stato assai piu' libero di (dai) costumi. Si vede che aveva riconosciuto nella fanciulla una vera principessa, anche se di un paese ai limiti della civilta' ("navi senza timone").
Del film ho visto solo spezzoni qua' e la': non tutti m'avevano convinto, anche se mi parve di riconoscere uno sforzo onesto di leggere il testo e di mantenerlo arcaico.

Grazie Soli'

Solimano ha detto...

Gabrilu, ho provato a leggermi qualche altra traduzione, ma non mi pare che esistano traduzioni oggi praticabili, anche se il Romagnoli un tempo non mi dispiaceva. Io sono cresciuto col Pindemonte, e non è un bel crescere, almeno il Monti dell'Iliade di bello aveva gli endecasillabi presi a sé.
Giuliano, ho seguito quelle trasmissioni TV sui poeti. Ci andarono tutti o quasi, e leggevano le loro poesie. Erano generalmente brutti d'aspetto (a parte Ungaretti) e vestiti goffamente, però ne ho un grande ricordo. E non è che viviamo di ricordi, è che queste cose, e tante altre, non le fanno proprio più.
Maz, non ho mai visto l'Odissea in un modo molto serio. E neppure l'Iliade. Da ragazzi non si ha il senso della tragedia. Eppoi, li ho trovato due libri talmente divertenti, che leggevo con interesse perfino il Catalogo delle navi, che non leggeva nessuno, e mi comprai un atlante storico per vedere dove fossero esattamente tutti quei posti: Ftia, Pilo, Messene etc.
Il film di Franco Rossi non è da sottovalutare: hai visto i nomi del pattuglione di sceneggiatori? C'è un abisso a suo favore rispetto le tante operazioni peplum, anche quelle americane a grosso budget.
Però, il nome migliore in casa tua sarebbe Domitilla...

grazie e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Caro Solimano, "Domitilla" è stata la ragione per cui m'hanno tappato la bocca. E Calipso? A me è sempre stata simpatica.
Ciao, Màz

Giuliano ha detto...

Molti dicono che l'Odissea è l'unica storia. Per me è verissimo: basta pensarci un attimo, e tutti i film, i romanzi, la nostra vita, sono un remake dell'Odissea.
Lasciare un posto, tornarci, perdersi, innamorarsi, vedere sfumare le nostre mete quando siamo lì a un passo: c'è già tutto, nell'Odissea, comnpresi i tiri mancini degli Dei e i loro favoritismi (se non hai gli Dei dalla tua parte, è inutile che ti sbatti: ma siccome non si può mai sapere da che parte stanno, facciamo tutti come Ulisse).

Sul film di Rossi, penso che abbia ragione Nicola: alcune parti sono spettacolari e rese in modo meraviglioso, altre meno. Però nel complesso l'Odissea c'è, a partire dalle facce degli attori, dal loro fisico. Bekim Fehmiu e Irene Papas sono indelebili, una volta visti si sovrappongono per sempre ai personaggi, e non solo loro.

Caro Nicola, se uno dei personaggi di moda (che so, Totti o i reali d'Inghilterra) chiamassero i loro figli con quei nomi lì, poi piacerebbero a tutti... Magari con la terza figlia ci riesci, a chiamarla Nausicaa.

Solimano ha detto...

E' giusto porsi il problema del valore sul piano artistico del film di Rossi. E sono d'accordo che ci sono delle parti caduche ed ingenue.
Ma il valore culturale è molto alto: in questi giorni, in cui ho ripreso a leggere brani dell'Odissea, ho toccato con mano come Omero sia la fonte prima della nostra civiltà culturale (cultura intesa in senso vasto, non solo libresco). Rossi ha fatto una operazione rispettosa e dignitosa, senza essere pedante. Una operazione giusta, da levarsi il cappello. Sicuramente non banalizza Omero, come hanno fatto tanti film successivi ad alto budget. Né si sovrappone, che sarebbe ancora peggio. Il punto vero e grave è che oggi operazioni del genere non sono più possibili: non faccio il nostalgico, dico che il regresso (perché di questo si tratta), è netto e grave.

saludos
Solimano