martedì 29 aprile 2008

I soggetti nel cinema: effetto Diana

Roby
31 agosto 1997, domenica mattina: i primi telegiornali danno la notizia -che sarà poi ripetuta all'infinito per intere settimane- dell'incidente nel tunnel dell'Alma, a Parigi, dove hanno perso la vita la principessa Diana e Dodi Al Fayed. Mia figlia, fresca alunna di catechismo con tutti gli annessi catartico-escatologici del caso, corruga la fronte e mi chiede, davanti alle immagini dell'auto accartocciata: "Mamma, ma secondo te, Diana è andata in Paradiso?"

Bella domanda, meno banale di quanto possa sembrare. Tutto sommato, là dove adesso si trova, Diana è decisamente molto più in pace di quanto non le sia mai accaduto in vita: per lo meno, in quella parte di essa iniziata nel 1981, anno del matrimonio con Carlo d'Inghilterra, e conclusasi di schianto 16 anni dopo, contro il tristemente noto 13° pilone.




Un'esistenza da favola, nel vero senso della parola. Una storia che somiglia alla sceneggiatura di un film, anzi, di un'intera serie cinematografica a episodi. Una ragazzina dagli occhi di cerbiatta che va sposa al principe ereditario del regno... un matrimonio "girato" con la cura di un videoclip... una luna di miele interminabile, destinata a produrre il risultato tanto sospirato: la continuazione della dinastia in un rampollo bello, biondo e -possibilmente- maschio.




Lei, da brava consorte regale, adempì ai suoi doveri riproduttivi ben due volte, ottenendone due figli splendidi, che attualmente figurano tra i migliori partiti dell'alta società europea. E intanto, la sua unione coniugale stava naufragando (troppo difficile - come ebbe a dire lei stessa nella famosa intervista televisiva di qualche anno dopo - mantenere in piedi un matrimonio a tre!!!), l'anoressia incombeva, l'etichetta di corte la strangolava, i media pretendevano di sapere tutto e di più sulla sua vita privata... Il cinema stesso, seppure quello del settore tv-movie, si era impadronito da subito del plot della sua storia, sfornando a tempo di record almeno una decina di fiction(*) che la vedevano protagonista, dalla fase rosa dei primi tempi con Carlo a quella piccante dei vari maggiori Hewitt & co., fino all'epilogo tragico della sua vicenda terrena.


Non si tratta certo di capolavori da Oscar, e nemmeno da Emmy Awards: ma quel che colpisce di più, vedendoli, è la loro aderenza (degna della vecchia carta-carbone) all'originale, tanto che in certi casi non è così immediato distinguere il vero dal falso, la Diana vera da quella interpretata. E' per questo che non ho messo didascalie sotto le immagini che corredano questo post: misuratevi anche voi, come ho fatto io, nel gioco del "è-lei-o-non-è-lei", e vedrete che non è tutto principesco quello che appare!




Del resto, non si può negare che Lady Diana Spencer avesse una figura invidiabile ed un aspetto incredibilmente fotogenico, tale da risultare praticamente perfetta anche ripresa appena emersa da un tuffo nell'azzurro mare della Sardegna.
E neppure si può dire che non si sia abbondantemente servita di ciò, malgrado tutte le sue proteste contro la ripetuta violazione della privacy da parte di reporter e paparazzi.








Se sei la principessa del Galles, appena divorziata dall'erede al trono inglese, e te ne vai in vacanza con la tua nuova fiamma sai benissimo che i fotografi ti stanno alle calcagna, muniti di teleobiettivi capaci di mettere a fuoco la sabbia lunare del Mare della Tranquillità: quindi non puoi lamentarti se le testate scandalistiche di mezzo mondo pubblicano, il giorno dopo, la foto del bacio proibito!






Tutto sommato, ben pochi sceneggiatori hollywoodiani avrebbero saputo miscelare tanto sapientemente gli ingredienti per creare quel romanzo a metà tra il fumettone e l'affresco corale che è stato la sua vita: e infatti -sia detto con una punta di cinismo- se la storia ha funzionato e se regge ancora adesso è perchè la regista, la responsabile della produzione e l'interprete principale erano la stessa persona. Una persona senza dubbio intelligente, molto più forte di quanto non fosse apparsa alla sua prima entrata in scena, e in grado di mettere in seria difficoltà persino la granitica suocera Elisabetta II, come bene evidenzia l'ottimo The Queen di Stephen Frears (dove Diana, tra l'altro, non compare tra i personaggi, ma aleggia costantemente dall'inizio alla fine).





Una donna capace anche di grandi impegni nel sociale, nella veste di testimonial della campagna contro le mine anti-uomo, e di grandi slanci, come quello dimostrato nell'incontro con Madre Teresa di Calcutta: tuttavia, da qui ad associarla alla piccola suora in una sorta di processo parallelo di santificazione -favorito anche dalla data di morte molto ravvicinata- ce ne corre!

Permettetemi dunque, in chiusura, una rima un po' discutibile: Diana / nè santa nè p****na, ma solo donna, con tutti i pregi e i difetti della sua condizione. Nulla che autorizzi ad incensarla come dea protettrice delle mogli tradite, ma neppure niente che possa giustificare certi orrori visibili attualmente in Internet, come la penultima immagine pubblicata qui sotto (definita in rete, con raro acume, a fake photo): dove, in un'incredibile, agghiacciante ricostruzione b/n, viene presentato quello che avrebbe potuto essere il quadretto familiare Diana-Dodi-e-figlio, tanto paventato dalla casa reale da commissionare (si dice) addirittura un omicidio.





(*) Per la filmografia su Diana, cfr. http://www.imdb.com/keyword/princess-diana/
Nel 2008 è previsto un altro film su di lei, con protagonista Keira Knightley

3 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, si giunse al punto che l'Unità (giornale fondato da Antonio Gramsci) il giorno dopo uscì col titolo a piena pagina "Scusaci principessa".
Ma scusarsi di che?
Avrebbero tutti dovuto imparare dai regnanti di secoli fa, per i quali i matrimoni erano un atto politico e dinastico, un contratto importantissimo, poi ognuno provvedeva come voleva al resto: sentimento, sesso, amore, Amore! Un mestiere benissimo pagato e da svolgere con vera professionalità.
Ancora oggi, in Italia molti ignorano quale fosse il vero problema dell'ultima coppia regnante, Umberto e Maria Josè, che malgrado quel tipo di problemi ebbero quattro figli (anche se qualcuno ha dei dubbi...). E il principe Umberto era il sogno di principe azzurro di quasi tutte le donne italiane.
D'altra parte, al cinema, mia mamma stravedeva per Rock Hudson...
Tutti questi avrebbero dovuto imparare dalla classe di Luigi XIV, che passò dalla Lavallière alla Montespan (da cui ebbe sei figli!) e alla Maintenon (più numerosi altri fuorivia) mantenendo un assoluto rispetto per la Regina. Era uno che quando nei giardini di Versailles incontrava un sguattera si toglieva il cappello.
O da Carlo V, religiosissimo, come no, padre di Don Giovanni d'Austria, che comandò a Lepanto e che era figlio naturale, come Margherita d'Austria.
Poverella, Diana voleva tutto e il contrario di tutto, e il sistema di comunicazione non c'entra, basta sapere che c'è e prenderne atto con un'ottima faccia di bronzo.
Però forse esagero, in Italia abbiamo avuto non molto tempo fa il caso Sircana con le foto in cui parla col transessuale. Tutti ad indignarsi col fotografo, ma bastava riflettere sul fatto che Sircana era il number one come comunicazione di Romano Prodi per capire la cosa veramente importante: che uno che occupa quel posto le cose le deve sapere e non può farsi beccare come un pollastro da un fotografo. Avrebbe dovuto dare le dimissioni in primis per questo motivo (mancanza di professionalità), ma naturalmente non le ha date.

ottima idea Roby, saludos y besos
Solimano
P.S. Non penso bene di Teresa di Calcutta, in particolare per la sua esaltazione della sofferenza e del dolore in generale. Poi ci sono altri motivi, ma mi allungherei troppo.

Roby ha detto...

In tutta la vicenda di Diana, incluso il brusco epilogo, una delle figure che mi sta più antipatica è suo fratello, che "salì in cattedra" -nel vero senso del termine- durante i funerali, pontificando contro i Windsor... e poi aprì a pagamento al pubblico quella specie di mausoleo dove è sepolta sua sorella, pensando di guadagnarci chissà che: poco dopo l'estate del 1997, invece, le visite calarono paurosamente. Ben gli sta! Forse, se organizzasse una pubblica ostensione della principesca salma, opportunamente siliconata (Padre Pio docet), raggranellerebbe qualcosina in più...

Roby(mpudente)

Solimano ha detto...

Roby, guarda che se il fratello furbacchione ti legge è capace di farlo. Quando a Mosca andai per la prima volta sulla Piazza Rossa (posto bellissimo), vidi una fila lunghissima: tutta gente che voleva vedere Lenin e Stalin imbalsamati. Mi informai, e non erano costretti dal partito, affluivano da tutte le parti: era la prima cosa da fare quando si andava a Mosca per la prima volta.
Maturalmente non andai, non è il mio genere, ma la diffusione di santi imbalsamati (non sapevo di Padre Pio) evidentemente dimostra che la business idea è buona. Brrrrrrr!!!

saludos
Solimano