(Lea Padovani)
Pane, amore e... di Dino Risi (1955) Sceneggiatura di Ettore Maria Margadonna, Marcello Girosi, Dino Risi, Vincenzo Talarico Con Vittorio De Sica, Sofia Loren, Lea Padovani, Antonio Cifariello, Tina Pica, Mario Carotenuto, Yoka Berretty, Virgilio Riento, Clara Crispo, Pasquale Misiano, Antonio La Raina Musica: Alessandro Cicognini, Sonata "Al chiaro di luna" di Ludwig van Beethoven, "Prière d'une vierge" di Tekla Badarzsewska, "Torna a Surriento" dei fratelli De Curtis, "Mambo italiano" di Renato Carosone Fotografia: Giuseppe Rotunno (106 minuti) Rating IMDb: 6.2
Solimano
Quando Donna Violante Ruotolo (Lea Padovani) apre la porta, ci facciamo subito una opinione di lei. Dovrebbe essere sui trentacinque anni. Lo sguardo è impaurito ma penetrante, anche diffidente, la vita le ha certamente riservato qualche amarezza. Non è che come aspetto si trascuri, si prefigge l'obiettivo di non essere vistosa. I capelli lunghi li raccoglie sul capo, le sopracciglia sono folte, ma ben delineate. Il vestito è accollato, la collana, chiaramente costosa, finisce con un crocefisso non piccolo, quasi da suora laica. E' la bocca che non è coerente, Antonio Carotenuto (Vittorio De Sica) aveva ragione nel pensare che Donna Violante fosse una "mistica sensuale".
Alla porta sono in tre: Antonio Carotenuto, Don Matteo Carotenuto (Mario Carotenuto), che è il fratello di Antonio, e Caramella (Tina Pica), la domestica di Antonio -più governante e consigliera che domestica.
Donna Violante li fa entrare, è al corrente del motivo della visita. Antonio Carotenuto ha lasciato l'Arma dei Carabinieri, quindi non è più il Maresciallo di Sagliena, ma si è trasferito nel luogo natìo, Sorrento. La giunta sorrentina, in riconoscimento dei meriti di ogni tipo conseguiti dal Maresciallo durante la carriera, lo ha nominato Comandante delle Guardie Municipali, che però Antonio -sempre aperto al nuovo- vuole che si chiamino Metropolitani. Antonio ha una sua casa a Sorrento, abitata da una pescivendola, che si fa chiamare Donna Sofia (Sofia Loren), ma che tutti chiamano la Smargiassa, per motivi morali e fisici. La Smargiassa vuole una proroga, si sta discutendo, così Don Matteo, il fratello di Antonio, ha trovato una sistemazione provvisoria per Antonio in casa di Donna Violante. Appena entrati, tutti e tre sono sottoposti alle Forche Caudine: mettersi le pattine (che Donna Violante chiama tappetini) ai piedi. Don Matteo c'è abituato, Antonio e Caramella no, e si vede. Ecco Donna Violante a figura completa: il vestito ha le maniche che coprono quasi le dita delle mani, e la sottana è molto lunga, però le calze sono trasparenti e le scarpe col tacco alto. Inoltre viaggia senza pattine, le Forche Caudine riguardano gli altri, non lei.
Don Matteo ha messo sull'avviso il fratello Antonio: Donna Violante è persona di alto sentire, molto religiosa, e che ha avuto un serio problema sentimentale, quindi Antonio non faccia l'asino come a Sagliena, dove si era specializzato in Bersagliere ed in Levatrici. Antonio acconsente e si comporta perfettamente durante la prima visita, lodando la presenza dell'inginocchiatoio -in raso rosso- anche nella camera a lui destinata. Donna Violante sta un po' sulle sue, è certamente informata sul pregresso di Antonio, però bisogna essere accoglienti verso i peccatori di buona volontà, ed Antonio di volontà ce ne mette, di tipo anche rispettosamente galante, quindi possiamo dire che il rapporto nasce sotto i migliori auspici.
Si verifica un fatto imprevisto: durante la negoziazione fra la Smargiassa (pardon, Donna Sofia) e Antonio, in cui il tema è "proroga o sfratto", sarà per l'abilità della venditrice di pesce, sarà per l'aura spermatica che promana da Antonio, si crea una simpatia fra i due, con una conseguenza sgradevole: durante una passeggiata a mare con Donna Violante, Antonio commette il lapsus di chiamarla "Donna Sofia". Lo sguardo di irata desolazione che gli rivolge Donna Violante è del tutto giustificato.
Ma quando alla sera Donna Violante sente Antonio cantare "Torna a Surriento" nel terrazzo di casa, avverte la profondità del sentimento che Antonio ci mette -visto che lui a Sorrento è appena tornato- e si alza dall'inginocchiatoio per accompagnare al pianoforte gli ultimi versi. Caramella, del pianoforte di Donna Violante, dice che ha la coda lunga lunga. Donna Violante indossa ora una vestaglia da casa, elegante e accollata da tutte le parti, come di solito.
La generosità di Donna Violante rifulge nel delicato episodio della lombaggine di Antonio, conseguente ad un bagno involontario in mare durante un appuntamento con la Smargiassa, cose che si sono risapute. Ciò malgrado Donna Violante lo soccorre e gli pratica un massaggio lombare prima con la lozione del farmacista poi con l'acqua benedetta, sta svolgendo proprio una opera pia. Il sorriso di Antonio non è ironico, ma gioioso. Sincere saranno le lodi che rivolgerà alla perizia delle mani di Donna Violante.
Purtroppo la situazione non evolve nel senso sperato: Donna Violante, tornando dalla messa con Caramella, ascolterà attraverso la porta la voce di Antonio che dice al fratello Don Matteo che vuole sposare Donna Sofia. Una Smargiassa! Una Pescivendola!
Caramella trova in camera Donna Violante che piange per amore, ma credo anche perché sbottonare il vestito sul retro è una gara dura, i bottoni sono più numerosi dei dispiaceri. Caramella l'aiuta, poi quasi la costringe a guardarsi nello specchio lodando le belle fattezze di Donna Violante e dicendole che è ora che se ne accorga, delle fattezze sue. Donna Violante la vedo ancora sconvolta, ma pensosa su quello che le ha detto Caramella.
I problemi li ha anche Antonio. Difatti la Smargiassa ha deciso di rimettersi con il suo aiutante pescivendolo, Nicolino Pascazio (Antonio Cifariello). Antonio fa buon viso, si comporta signorilmente, ma ora manifesta al fratello Don Matteo il suo desiderio di rinchiudersi in un eremo, e gli chiede quale sia l'Ordine più rigoroso. Don Matteo dice che vanno bene i Trappisti, col loro continuo "Ricordati che devi morire". Antonio medita sospirando. Quand'ecco nella stanza entra Donna Violante, chiedendo scusa. Porta una bottiglia (acqua o alcool?) e deve andare nella sua stanza, una cosa che ha già fatto altre volte. Solo che è un po' cambiata: come vestito, come capelli, come accollatura, come trucco, come tutto. Donna Violante prima di uscire dà uno sguardo ai due uomini (anche il prete è un uomo) sorpresi e sbigottiti. Antonio, con un sospiro, congeda il fratello, dà la buona notte a Caramella e si ritira a meditare sul terrazzo.
Donna Violante sta suonando benissimo il Chiaro di Luna di Beethoven, Antonio smette di meditare ed entra nella camera di Donna Violante per chiederle se conosce "La preghiera di una vergine" (melodia di Tekla Badarzsewska). "La conosco bene fin da piccola, la pregiera di una vergine", risponde Donna Violante. Insieme si mettono a suonare quella purissima melodia.
Ma è tale la potenza della musica che Antonio si accorge che Donna Violante sta per perdere i sensi, quindi l'abbraccia per sostenerla, e lei si aggrappa a lui come fosse una boa di salvataggio. Solo che il film ha un finale aperto, non si capisce quello che succede dopo: nell'ultima inquadratura, con la scritta FINE sovrapposta, si vede la seggiola del piano rovesciata e niente altro, tranne forse, in alto a destra, l'angolo di un letto.
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