martedì 18 marzo 2008

Sette anni in Tibet

Seven years in Tibet, di Jean Jacques Annaud (1997) Sceneggiatura di Becky Johnston, dall'autobiografia di Heinrich Harrer Con Brad Pitt, David Thewlis, Lhakpa Tsamchoe, Jamyang Jamtscho Wangchuck Musiche di John Williams Fotografia di Robert Fraisse Costumi di Enrico Sabbatini (139 minuti) Rating Imdb 6,6
Roby
Ritengo significativo sottolineare come la stragrande maggioranza delle immagini di questo film reperibili in rete -per quanto io abbia affannosamente cercato- risulti dedicata agli occhi cerulei, alla chioma bionda e alla mascella volitiva (?) di Brad Pitt, star di richiamo per stuoli di fanciulle più o meno stagionate, sue fedelissime estimatrici. Le quali, una volta accaparratesi una poltrona in sala, si saranno preoccupate unicamente che del loro beniamino venissero posti in risalto il profilo migliore, l'espressione più intensa (?), la muscolatura poderosa, senza curarsi più di tanto della trama, del contesto storico (il periodo fra lo scoppio del secondo conflitto mondiale e l'inizio del dopoguerra), della recitazione (!) e di altre quisquilie del genere.

Devo -ahimè!- confessare che mia figlia rientra nel novero delle fanatiche di cui sopra, e che per questo, nella videoteca casalinga, Sette anni in Tibet occupa un posto di riguardo, oltre ad essere sempre religiosamente visionato ad ogni nuovo passaggio in TV. D'altro canto, un altro aspetto di attrazione del film è costituito dal fascino esercitato dai panorami d'alta quota sugli spettatori appassionati di alpinismo, categoria alla quale appartiene di diritto il mio gentil consorte: ecco quindi che la sottoscritta, davanti al piccolo schermo, si trova praticamente circondata, stretta fra i sospiri sognanti (a sinistra) della figlioletta in piena esplosione ormonale ed i commenti ammirati (a destra) del marito, che già si vede, novello Messner, piantare il tricolore sul K2.



Il fatto che buona parte della pellicola sia stata girata in Sud America, truccando le Ande da Hymalaia per l'impossibilità di ottenere i permessi necessari dalle autorità cinesi occupanti, dovrebbe già far riflettere a sufficienza su quello che -secondo le cronache di questi giorni- rappresenta uno dei problemi politici più spinosi dell'ultimo mezzo secolo. Riflessione che in due ore e passa di film resta invece sbiadita e superficiale, a tutto vantaggio della noiosa e scontatissima vicenda personale di Brad/Harrer, nazista poi -forse- pentito, ligio al Reich e tanto smanioso di avventura da piantare in asso la giovane moglie incinta per una spedizione sul tetto del mondo, destinata a celebrare una volta di più la gloria della Germania e la superiorità della razza ariana.



Personaggio francamente antipaticuccio, il nostro, al quale preferiamo di gran lunga l'amico David Thewlis, bruttino ed imbranato ma decisamente più candido e puro di cuore: qualità che lo rendono più attraente -con somma meraviglia del pubblico in sala- agli occhi della giovane sarta locale, inviata a prendere le misure dei due ospiti occidentali da parte dei notabili del luogo, desiderosi di far loro omaggio di un abito "all'europea". Considerando che i costumi di scena sono di Enrico Sabbatini, si capisce subito che il risultato sarà impeccabile. E se la cucitura di una tasca cede, è solo per l'intervento doloso dei due compari, entrambi desiderosi di avere un nuovo tête-à-tête con la bella sartina.


Per consolarsi del diniego ricevuto, il glaucopide Brad accetta di dedicarsi all'educazione del giovane Dalai Lama, curioso di allargare le sue conoscenze sul mondo al di là delle vette innevate che lo circondano. Nei duetti fra i due -c'è bisogno di dirlo?- la palma dell'espressività e della capacità recitativa va all'attore adolescente che interpreta la reincarnazione di Buddha, a paragone del quale Pitt, per quanto scuota il ciuffo sbarazzino e scopra la dentatura perfetta in smaglianti sorrisi, resta indietro di qualche lunghezza.


Nel frattempo, la Storia con la S maiuscola va avanti, e a grandi passi. I passi pesanti dei generali cinesi che distruggono, con studiata ed ostentata prepotenza, il delicato mandala -l'elaborato disegno di sabbia colorata- preparato dai monaci in segno di benvenuto. Una sequenza (probabilmente l'unica) che ripaga del prezzo del biglietto (o di quello del dvd), ritenuto altrimenti miseramente sprecato. E che, rivista adesso, richiama quelle degli ultimi TG, grondanti devastazione, violenza e repressione crudele.

Sullo sfondo -del film e dei notiziari TV- le catene montuose imponenti e l'architettura altrettanto maestosa del palazzo Potala a Lhasa stanno a guardare, muti ed immobili per forza di cose. Non così dovremmo essere noi, ai quali è stato dato il dono della parola e la possibilità di muoverci: il movimento d'opinione in favore della libertà del Tibet è in fermento, e non aspetta altro che le nostre voci si uniscano a quelle che già, in tutte le lingue del mondo, chiedono giustizia per la tormentata patria del Dalai Lama.


Lhasa, il palazzo Potala

10 commenti:

gabrilu ha detto...

Io sono una stagionata che apprezza molto Brad Pitt. Non me ne vergogno affatto e non per questo mi ritengo una fanatica. Lo trovo un ottimo attore che è anche cresciuto parecchio, artisticamente, negli anni. Nell'ultimo film, ad esempio, L'assassinio di Jessie James per mano del codardo Coward Robert Ford (2007, regia di Andrew Dominik) la sua è un' interpretazione di gran classe.
A volte mi sembra che anche gli uomini siano vittime di quel principio per cui se non si è brutti chissà perchè non si può essere anche bravi. Come purtroppo spesso succede alle belle donne, che in quanto belle si suppone debbano essere oche...

Roby ha detto...

Gabriluuuuuuu!!!!!!!! "Stagionata" TU???? Allora io, quando cado in deliquio davanti alla sensualità di SEAN, mi potrei benissimo definire "vecchia babbiona assatanata"... e in fondo, nello specifico, è proprio questo che sono!!!!

Roby

Solimano ha detto...

Di Brad Pitt, virtù e difetti fisici e morali, dico una cosa molto mia personale: nun me ne pò fregà de meno.
Ci sono solo due casi di maschietti per cui faccio un tifo ammirato: Sean Connery e George Clooney, il che mi fa pensare che il mio orientamento eterosessuale non sia al 100% come supponevo, ma solo al 99,9%.
Annaud si è sempre divertito a fare film diversi l'uno dall'altro. Basta pensare a quelli che abbiamo messi nel blog oltre a questo: L'orso, L'amante, Il nome della rosa e ne ho in mente un altro che forse è il suo film che preferisco.
Questo film l'ho guardato con molta attenzione più per ragioni personali che per ragioni cinefile. Sono da anni laicamente molto interessato con tutto ciò che ha attinenza col buddismo, anche se non è il tibetano quello che mi interessa di più, ma lo Zen e prima ancora il Chan cinese.
Mi sembra una bella cosa che in questi giorni di preoccupazione siano stati pubblicati nel nostro blog due film sul Tibet: questo, e il Kundun messo da Giuliano.

saludos
Solimano

gabrilu ha detto...

Solimano, veramente io parlavo di Brad Pitt come attore, non come "beddu picciottu"...

Solimano ha detto...

Gabrilu, avrò letto qualche quintale di libri, ma resto un po' di campagna, malgrado me la tiri con le Viste Logiche. Tanto per fare un esempio a caso (ma non del tutto) ho una miopia di tipo eterosessuale riguardo certe Signore, tipo Isabelle Huppert, Catherine Spaak, Kim Novak (ebbene sì!): non riesco a distinguere la personaggia dall'interprete, e gli occhiali per 'sta miopia non riescono a farli, men che meno le lenti a contatto. E allora, nel dubbio non mi astengo, ma prendo sia la personaggia che l'interprete. Pensavo che a li fimmini succedesse la stessa cosa, ma si vede che avete l'arte del distinguere con acribìa da purissimi spiriti qual siete, e quindi, se Brad Pitt fosse brutto come la fame, a voi piacerebbe lo stesso, in quanto callidissimo interprete.
Io no, è un mio grave limite, ma non so che farci.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Io resto indifferentissima -lo giuro sulla testa dei fratelli Lumiére- all'appeal di Brad Pitt, ma potrei svenire davanti a Harrison Ford o Russell Crowe (specie se s-vestito da gladiatore) anche se si limitassero a leggermi l'elenco del telefono...

[:->>>]

Ro-babbiona

Giuliano ha detto...

E' un bel soggetto, che meritava un film. E poi è una storia vera, si sa che i nazisti sono andati a cercare i loro simboli da quelle parti, a partire dalla croce uncinata (che i nazisti usano a rovescio, nel senso di chiudere invece che di aprire).
Il film non l'ho mai visto per intero perché devo confessare una cosa: Annaud è molto bravo ma è anche uno dei pochi che riescono a farmi dormire, o farmi venire vogli di andare a dormire dopo un quarto d'ora. (Non so cosa farci, funziona così e magari è un mio difetto).

Concordo su chi dice che Brad Pitt è migliorato molto. All'inizio era negato, ma si vede che è un ragazzo intelligente e negli ultimi suoi film (dai 30 anni in su, ormai anche lui ha passato i 40) mi è sempre piaciuto.

Noto che nell'elenco degli attori bravi e belli vi siete tutte dimenticate di Johnny Depp, un mostro di bravura, e mi chiedo come mai e perché...
saludos
Giuliano
PS: Cara Roby, da Imdb ho appreso che il film di Scorsese è stato girato in Marocco...(dillo a tuo marito, così si diverte)

Habanera ha detto...

All'età della figlia di Roby è abbastanza normale scegliere un film per il solo piacere di rifarsi gli occhi. Crescendo per fortuna si cambia e si privilegia la recitazione all'aspetto fisico. Capisco perciò Gabrilù che giustamente non demonizza Brad Pitt solo perchè alla sua mamma è riuscito piuttosto benino. Anche a me non dispiace come attore e ci avevo già fatto caso ai tempi di Vi Presento Joe Black. Pur essendo al fianco dello straordinario Anthony Hopkins (che mi ipnotizza in qualunque suo ruolo) mi è sembrato che Brad Pitt non sfigurasse troppo come recitazione.
Ebbene sì, Solimano, l'ultima cosa che mi può interessare di un attore è il suo aspetto esteriore. Ma credo che capiti a tutti coloro che amano il teatro e quindi la recitazione.
H.

mazapegul ha detto...

Robilù, ecco un altro film da aggiungere al carnet di quelli da NON vedere. Raccolgo il richiamo a farsi sentire sul Tibet. Come?

Roby ha detto...

HABA, su Anthony Hopkins sono d'accordissimo: figurati che nello Zorro con Banderas preferivo LUI!!!!

MAZ, non è che questo film sia proprio da buttare... magari guardalo in dvd e ogni tanto salta un po' più avanti, così non corri il rischio di addormentarti come Giuliano...

PER TUTTI: se ho dato l'impressione di voler demonizzare qualcuno, guardate che non l'ho fatto apposta [;-P].

E riguardo al TIBET: in rete ho trovato varie associazioni, tipo FREE TIBET, e sto valutando se aderirvi.

Namastè

Roby