martedì 24 febbraio 2009

Ritratti di signore: Brigitte Fossey

Jeux interdits, di René Clément (1952) Dal racconto "Les Jeux Inconnus" di François Boyer Sceneggiatura di René Clément, Jean Aurenche, Pierre Bost Con Brigitte Fossey, Georges Poujouly, Amedée, Laurence Badie, Madeleine Barbulée, Suzanne Courtal, Lucien Hubert, Jacques Marin, Pierre Merovée, Denise Péronne, Louis Saintève Musica: Adattamenti di Narciso Yepes Fotografia: Robert Juillard (86 minuti) Rating IMDb: 8.0
Solimano
Brigitte Fossey
nasce il 15 giugno 1946 a Turcoing, nel nord della Francia. La sua carriera è quasi unica: una bambina prodigio che a sei anni non ancora compiuti è la protagonista di un film che vince il Leone d'oro al Festival di Venezia, poi smette quasi completamente col cinema. Studia, diventa traduttrice ed interprete e... quindici anni dopo comincia a fare l'attrice cinematografica ed interpreta quasi ottanta film, comprendendo anche quelli per la TV di questi ultimi anni, che non sono comunque più di una decina.


Paulette (Brigitte Fossey) all'inizio del film Giochi proibiti è con i suoi genitori -che erano i genitori di Brigitte nella vita reale. Stanno fuggendo in macchina, incolonnati con altri profughi. Arrivano degli aerei tedeschi, e per non essere esposti a mitragliamenti, scendono in un campo, ma la bambina non li segue, perché è scappato il cagnetto a cui è molto affezionata. I genitori tornano sulla strada e trovano Paulette, ma proprio in quel momento sul ponte arriva la mitraglia di un aereo a bassa quota.


I genitori sono colpiti a morte, Paulette rimane illesa, anche il cagnetto è stato colpito, ma non è ancora morto.



Paulette non conosce ancora cosa è la morte, e mette la manina vicino alla bocca della mamma, che non respira più.


Poi si alza, prende in braccio il cagnetto ferito, che dopo un po' le muore in braccio. E' questo per Paulette il dispiacere più grande. Si aggira per la campagna senza sapere che fare.


E' allora che Paulette incontra Michel Dolle (Georges Poujouly), un bambino figlio di contadini. Michel ha dieci anni, convince Paulette a seppellire con lui il cagnetto e recita sulla tomba (praticamente hanno fatto un buco per terra) la mezza Ave Maria che sa a memoria.


I due bambini fanno amicizia, quindi Paulette è ospitata nella casa della famiglia Dolle in attesa che si presentino gli incaricati per riportarla alla sua casa e alla sua famiglia (che non ci sono più).




Col seppellimento del cagnetto, i due bambini hanno inventato un nuovo gioco. Visto che la morte c'è, creano un loro cimitero per i piccoli animali morti. Sognano di far diventare col tempo sempre più grande il loro bel gioco: leoni, tigri... Vogliono fare le cose bene, come hanno visto in chiesa. Oltre alla mezza Ave Maria di Michel, servono le croci, e non basta incrociare due bacchetti, come le prime volte. Le croci le prendono di nascosto nel cimitero e in chiesa.


Ma il fatto della sparizione delle croci viene scoperto e non piace, soprattutto al prete, che vuol essere solo lui a giocare a quel gioco. Michel viene sgridato in casa ed arrivano quelli che debbono portare via Paulette, per metterla in un orfanotrofio, visto che non ha più famiglia. Non si sa neppure dove sono stati sepolti i suoi genitori.


Alla fine del film, Paulette è alla stazione. Piange perché ha dovuto lasciare Michel e la sua famiglia, che ora è diventata la sua famiglia, difatti, sul cartellino che le hanno meso al collo (come se fosse un cartellino prezzo) c'è scritto che si chiama Paulette Dolle, come ha detto lei.

Così ho scritto nel post che ho dedicato al film:
Giustamente famosa l'interpretazione che Brigitte Fossey, bimba di sei anni, dà di Paulette, c'è chi ha detto che questo è l'unico film sui bambini che non corre mai il rischio dell'infantilismo. La cosa che trovo in assoluto più geniale nel film è l'abbinare la sofferenza delle persone a quella degli animali: la morte come condanna comune. Paulette sembra soffrire di più per la morte del suo cane che per la morte della mamma, viene in mente il sunt lacrymae rerum dei latini, ma anche La ginestra del Leopardi, col suo richiamo agli uomini perché scoprano, nel male comune, i motivi di solidarietà fra di loro.


P.S. Inserisco qui sotto immagini di Brigitte Fossey in alcuni film che ha interpretato durante la sua carriera. Le immagini sono disposte secondo l'ordine cronologico dei film.

Le Grand Meaulnes (1967) di Jean-Gabriel Albicocco

Raphaël ou le débauché (1971) di Michel Deville

Les valseuses (1974) di Bertrand Blier

Les fleurs du miel (1976) di Claude Faraldo

Le pays bleu (1977) di Jean Charles Tacchella

L'homme qui aimait les femmes (1977) di François Truffaut

Quintet (1979) di Robert Altman

Le mouton noir (1979) di Jean-Pierre Moscardo

La boum (1980) di Claude Pinoteau

Croque la vie (1981) di Jean Charles Tacchella

Au nom de tous les miens (1983) di Robert Enrico

Le château des oliviers (1993) di Nicolas Gessner

6 commenti:

annarita ha detto...

Bel ritratto di un'attrice che conosco poco. Con mia vergogna devo dire che la rammentavo solo per La boum. Lo dico sempre che qui non si finisce mai di imparare.
Salutissimi, Annarita.

Solimano ha detto...

Fra i film che ho inserito nel Post Scriptum ce n'è uno che vidi a suo tempo, ignorando che era tratto da un grande libro che ancora non avevo letto: Le Grand Meaulnes di Alain Fournier. Vorrei rivederlo questo film, anche perché, dall'immagine si nota che, almeno come aspetto, Brigitte Fossey è una perfetta Yvonne de Galais.

grazie Annarita e saludos
Solimano

Ermione ha detto...

Non ho visto quasi nessuno dei film di Brigitte Fossey, ed è strano per me, che amo tanto il cinema francese. La piccola e delicata bambina di Giochi proibiti si è trasformata in una bella donna dal viso intenso ed interessante. Un viso molto, molto adatto a vestie i panni di Yvonne de Galais.
Aggiungo, anche se non c'entra, che Le grand Meaulnes è stato il MIO libro, quello che ho letto da ragazzina e che mi ha aperto le porte della letteratura, della scrittura, della fantasia e del sogno. Bellissimo e struggente.

Solimano ha detto...

Elena, io ho letto tardi Le Grand Maeaulnes ed è stato meglio così, i motivi li ho spiegati nel Livre mon ami del Nonblog di Habanera.
E' un libro meraviglioso che poi va letto in francese, per capirlo e gustarlo appieno.
L'immagine di Brigitte Fossey come Yvonne de Galais è impressionante, solo che quando uscì il film di Albicocco io non avevo ancora letto il libro. E' uscito un altro film due anni fa, fatto per la TV e criticato, ma le immagini sono molto belle. Alain-Fournier bisogna trattarlo bene.

grazie Elena e saludos
Solimano

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