sabato 21 febbraio 2009

L'uomo che amava le donne (4)

L'homme qui aimait les femmes di François Truffaut (1977) Sceneggiatura di Michel Fermaud, Suzanne Schiffman, François Truffaut Con Charles Denner, Brigitte Fossey, Nelly Borgeaud, Leslie Caron, Nathalie Baye, Valérie Bonnier, Jean Dasté, Sabine Glaser, Nella Barbier, Anne Bataille, Martine Chassaing, Ghylaine Dumas, Monique Dury, Roger Leenhardt, Christian Lentretien, Rico López, Marie-Jeanne Montfajon, Valerie Pecheur, Anna Perrier, Roselyne Puyo, Michel Ricordy, Frédérique Jamet, Michel Marti Fotografia: Néstor Almendros (120 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Questo è il quarto ed ultimo post sul film "L'uomo che amava le donne" (1977) di François Truffaut.



Bertrand Morane (Charles Denner) ha preso gusto nello scrivere le sue memorie, si è attrezzato in casa e porta la macchina per scrivere persino nel bagno. E' ormai l'attività prevalente, anche se non trascura le altre: il suo lavoro di ingegnere e -appunto- il continuare ad amare le donne. Ha dato un titolo provvisorio alle memorie: "Le cavaleur" (che vuol dire più o meno lo stallone, ma ironicamente). Il titolo cambierà, vedremo come e perché.


Bertrand sostiene che le donne si nascondono d'inverno, per riapparire tutte insieme all'inizio della primavera. Così le vede per strada ed all'uscita da una stazione del metrò.



Nel libro che scrive Bertrand si annida un segreto, di cui lui stesso non è consapevole. Se ne accorgerà quando il libro è in fase di stampa, perché qualcuno farà in modo che se ne accorga. E Bertand dirà a se stesso: "Mi rendo conto soltanto adesso che il libro è stato scritto per una donna ben precisa, che non viene neppure nominata." Questa donna è Véra (Leslie Caron). Hanno vissuto insieme per alcuni anni, e Bertrand la vede nella hall di un albergo di Parigi in cui alloggia durante i suoi viaggi per i contatti con l'editore. Bertand cerca di non farsi vedere, ma Véra lo scorge, e parlano per pochi minuti. Ci sono due frasi che fanno capire com'era il loro rapporto:
Véra a Bertrand: "Ogni volta che partivi per un viaggio non permettevi che ti aiutassi a fare la valigia. Volevi sempre mostrarmi la tua indipendenza."
Bertrand a Véra: "Per tante volte, se dovevo attraversare Parigi, ho fatto percorsi incredibili per evitare il Parc Clichy."





Il libro è all'origine di un altro amore di Bertrand, che sembra essere quello definitivo. E' Génevieve Bigey (Brigitte Fossey) la responsabile del gruppo di lettura dell'editore a cui Bertrand ha inviato il libro. Génevieve apprezza il libro prima ancora di conoscere Bertrand, si batte perché sia publicato, dovendo superare le resistenze dell'editore. E' lei a trovare il titolo: "L'homme qui aimait les femmes" (chissà perché all'imperfetto), lei a far scoprire a Bertrand che la donna per cui ha scritto il libro nel libro non c'è. Génevieve e Bertrand si amano, ma non per il consueto corteggiamento di Bertrand, che sembra guarito dalla sua ossessione (ammesso che fosse malato). Eppure...



Eppure Bertrand adesso viaggia in aereo, ed un giorno si trova in una sala d'attesa in cui ci sono solo uomini d'affari con le loro valigette. Bertrand ha una visione: in quella saletta ci sono solo donne, anzi, solo gambe di donne, altro che uomini con le valigette!

Pochi giorni dopo Bertrand è per strada e vede sull'altro marciapiede una donna che cammina. Non la vede in faccia, proprio come la donna all'inizio del primo post. E' così concentrato che si distrae da tutto il resto. Attraversa la strada senza guardare e viene travolto da una macchina. E' grave, ma all'ospedale lo stanno salvando, deve solo stare immobile per pochi giorni e poche notti. Nella camera è buio ma il corridoio è illuminato, e Bertrand vede le gambe dell'infermiera che sta entrando in camera. Si sporge e cade dal letto. Questa è la fine di Bertrand Morane.




Al funerale ci sono solo donne, le donne che Bertrand ha amato, perfino una tennista che apprende la notizia mentre sta giocando ed arriva con un impermeabile nero rimediato chissà come.
E c'è Génevieve che dice: "Bertrand ha inseguito una impossibile felicità nella vastità, nella moltitudine. Perché abbiamo bisogno di trovare in tante persone ciò che la nostra educazione pretende di farci trovare in una sola".

Ed esce il libro di Bertrand Morane: "L'homme qui aimait les femmes", il verbo è giusto che sia all'imperfetto.