
Silvia del blog Passaggi casuali su Stanze all'aria
La strada è un film la cui naturale proiezione sarebbe dentro una palla di vetro in cui, una volta capovolta, magicamente, da un improbabile cielo cade una fitta neve. Anche se è agosto.
Come in un sogno.
Tra brutalità e poesia, fisicità e pensiero, due anime contrapposte, legate da una vita in comune priva di gentilezze, Zampanò la concretezza, Gelsomina il sentimento, sono talmente rappresentativi da ergersi a simboli: il male e il bene.


Sono momenti fugaci, quasi impercettibili che affiorano malgrado lo sguardo candido, come non dovessero appartenere a questo esserino privo di femminilità ma grazioso, spesso buffo che ricorda a tratti Marcellino o addirittura Pinocchio.
Il linguaggio onirico e grottesco che Fellini predilige nella narrazione, obbliga la moglie ad indossare una maschera clownesca, cosa che pare naturale alla brava Masina, per spogliarla così di ogni riferimento terreno e mantenerla in un limbo simbolico e universalmente riconoscibile.
Gli elementi circensi, tanto amati dal Maestro, sono già presenti in questo splendido film in cui Zampanò è il crudele Augusto, il capo avvolto da cieca ottusità e presunzione, e il Matto, “il filosofo”, il funambolo, il Grillo parlante, colui che saprà stare in equilibrio sulla corda tesa tra due mondi così diversi: terreno, pragmatico, pieno di bruta fisicità per Zampanò e quello altrettanto ingenuo, informe, spirituale e umano di Gelsomina.




E non può che essere così.
Venduta per diecimila lire dalla madre a questo saltimbanco gretto e primitivo, Gelsomina accetta di seguirlo in giro per un'Italia distrutta dalla guerra, su un improbabile carrozzone a tre ruote ricavato da un sidecar infestato di pulci, dove l'igiene e il docoro non sono di casa. Viene trattata come un animale, perfino percossa, ma nel suo intimo anela ad un riconoscimento del suo sentire che la elevi ad essere umano. Non cerca il lusso, non cerca il successo, sempre servile, sempre obbediente, riconoscente come un cane al padrone, ritorna a Zampanò, convinta che lui malgrado tutto le voglia bene e soprattutto che solo lei lo possa amare per quel che è. Lei lo guarda con gli occhi di chi vuole e sa guardare oltre o forse con l'igenuità dei matti o degli idealisti o di coloro che vogliono semplicemente essere amati e basta.
Colei che riesce a dimenticare le angustie della vita perdendosi in una tana di un grillo, o seguendo saltellante dei musici sghangerati, da sembrare Charlot, vuole capire qual' è lo scopo della sua vita.
Zampanò nemmeno se le pone certe domande. Lui sa tutto ciò che deve sapere, dalla tenuta di strada del suo sidecar, all'ampiezza del suo torace, dalla capacità di chiamare a raccolta il pubblico, alla tenuta della catena che deve spezzare con al potenza dei suoi muscoli.



E pentimento.
Sì perchè la morale alla fine c'è, e insegna che la verità non è solo ciò che si vede.
Lo capirà perfino il rozzo Zampanò, che una volta abbandonata Gelsomina al ciglio di una strada dimenticandosi di lei, condurrà però un'esistenza sempre più gretta e misera, fino a quando verrà a sapere che Gelsomina è morta e questo come per incanto spezzerà la pietra che gli attagnaglia il cuore donandogli un barlume di umanità.
Allora il pentimento, mai provato prima, mai riconosciuto, farà di Zampanò un uomo in lacrime e redento. Il bravissimo Quinn alzerà il volto al cielo, quasi avesse una rivelazione divina nel vedere per la prima volta il firmamento, prima di crollare in un pianto dirotto e sconsolato.
Criticato aspramente dalla sinistra di allora per la rappresentazione di una condizione femminile svilita e svilente e per lesa realtà la critica maggiore che viene mossa al Maestro è la mancanza di rispondenze storiche e geografiche che collochino la storia in una contesto reale. La caparbietà con la quale rimane ancorato ad una ricerca interiore troppo vincolata all'autobiografia, ad linguaggio esageratamente simbolico ed allegorico con cui racconta le sue paure e i suoi tormenti giovanili, regala sì un sogno, che non ha però alcun riscontro culturale e ideologico. Il male di cui viene accusato è la nostalgia che rappresenta in ogni pellicola, amata dal pubblico perchè si riconosce, ma che trasuda un'indulgenza e una leggerezza che stridono non poco con le splendide pellicole del neorealismo italiano. Tuttavia, contemporaneamente proprio questi "difetti" tracciano un nuovo percorso cinematografico, una nuova dimensione trascendente e rappresentativa perchè affondano nell'immaginario e nel ricordo collettivo proprio con la potenza di essere fuori dalla realtà . Raccontano così di ciò che avrebbe potuto essere, di ciò che sarebbe stato, di ciò che si ricorda sia stato, di ciò che si sarebbe desiderato che fosse.


Nel '57 raggiunge l'apice della carriera col ruolo interpretato in modo magistrale di Cabiria in Le notti di Cabiria. Anche questo ruolo le valse il Nastro d'Argento e premio come migliore attrice al Festival di Cannes dello stesso anno. Altro Nastro per Ginger e Fred del 1986 e il David di Donatello per Giulietta degli spiriti 1965/66.
Giulietta Masina è la rappresentazione vivente della grande donna in ombra al grande uomo. Non dotata di un fisico particolarmente prorompente si è ha sempre avuto la sensazione che se non avesse deciso di dedicarsi al marito avrebbe ottenuto molto di più dalla sua carriera cinematografica perchè era un'attrice di altissima sensibilità e con uno sguardo tutto particolare che io associo per peculiarità alla Magnani. Donne di grande temperamento anche se la Masina al contrario dell'amica è sempre apparsa mite e dolce, ma con una determinazione e una capacità di tener testa al volubile marito degna di un'imperatrice. Per questo ho ritenuto un bel gesto, quello del Maestro Fellini di dedicarle l'Oscar alla carriera, riconosciutogli nel 1993, che lei accettò, commossa.

P.S. Il film "La strada" di Federico Fellini fu molto amato. Il titolo non fu tradotto in nessun'altra lingua e la fantasia ingenua e vivace dei disegnatori si sbzzarrì nei manifesti. Inserisco qui sotto due esempi. (s)