giovedì 10 aprile 2008

Odissea: Calipso

Calipso (Kyra Bester)

Odissea, di Franco Rossi (1968) Altri registi: Piero Schivazappa, Mario Bava Dal poema di Omero Sceneggiatori: Giampiero Bona, Vittorio Bonicelli, Fabio Carpi, Luciano Codignola, Mario Prosperi, Franco Rossi, Renzo Rosso Con: Bekim Fehmiu, Irene Papas, Michèle Breton, Fausto Tozzi, Renaud Verley, Marina Berti, Sampson Burke, Roy Purcell, Stefanella Giovannini, Karl-Otto Alberty, Barbara Bach, Scilla Gabel, Juliette Mayniel, Constantin Nepo, Kyra Bester Musica: Carlo Rustichelli Fotografia: Aldo Giordani (446 minuti) Rating IMDb: 9.0
Solimano
Ancora Omero...


"...
Ma il mio cuore si spezza per Odisseo cuore ardente
misero!, che lunghi dolori sopporta lontano dai suoi,
nell'isola in mezzo all'onde, dov'è l'ombelico del mare:
isola ricca di boschi, una dea v'ha dimora,
la figlia del terribile Atlante, il quale del mare
tutto conosce gli abissi, regge le grandi colonne,
che terra e cielo sostengono da una parte e dall'altra.
La figlia sua trattiene quel misero, afflitto,
e sempre con tenere, maliose parole
lo incanta, perché scordi Itaca.
..."
I 48-57
(Così Atena rivolta a Zeus nel Concilio degli Dei)


Lei, la ninfa sovrana, in cerca del grande Odisseo
andava, dopo che udì il messaggio di Zeus.
Sul promontorio, seduto, lo scorse: mai gli occhi
erano asciutti di lacrime, ma consumava la vita soave
sospirando il ritorno, perché non gli piaceva la ninfa.
Certo la notte dormiva sempre, per forza,
nella cupa spelonca, nolente, vicino a lei che voleva:
ma il giorno, seduto sopra le rocce e la riva,
con lacrime e gemiti il cuore straziandosi,
al mare mai stanco guardava, lasciando scorrere lacrime.
V 149-159


Accanto gli stette e gli parlò, la dea luminosa:
"Infelice, non starmi più a piangere qui, non sciuparti
la vita: ormai di cuore ti lascio partire.
Suvvia, grossi tronchi col bronzo tagliando, connèttili
in zattera larga; poi saldo castello disponivi,
alto, che possa portarti sul mare nebbioso.
Intanto io pane, acqua, vin rosso
porterò in abbondanza, che tengan lontana la fame,
e vesti ti vestirò, ti manderò dietro il vento,
perché illeso tu arrivi alla terra dei padri,
se i numi vogliono, quelli che il cielo vasto possiedono
e hanno più forza di me per comandare e volere".
V 160-170


E l'albero faceva, e l'antenna attaccava;
e fece anche il timone, per poterla guidare.
Tutt'intorno la chiuse con graticci di salice,
riparo dall'onda; e sopra versò molta frasca.
Teli allora portò Calipso, la dea luminosa,
per fare la vela: e lui fabbricò bene anche quella.
Tiranti e drizze e scotte vi legò finalmente,
e con argani trasse nel mare divino la zattera.
V 254-261


Il quarto giorno era, e aveva tutto finito.
Al quinto lo fece partire dall'isola Calipso lucente,
dopo averlo lavato e vestito di vesti odorose.
E la dea gli caricò sulla zattera un otre di vino nero
e un altro d'acqua, più grande, e dei viveri
in una bisaccia: molti graditi cibi vi pose per lui.
E un vento mandò, propizio e piacevole.
Lieto del vento, distese le vele Odisseo luminoso.
V 262-269

P.S. La versione dell'Odissea è di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi 1963.

6 commenti:

mazapegul ha detto...

Caro Solimano,
grazie ancora per il prezioso lavoro di collage (i collage, per chi non lo sappia, sono tutt'altro che facili da fare). Quando vidi lo spezzone di film con Calipso, rimasi un po' interdetto perche', ingenuamente, m'aspettavo qualcosa di simile a questo:

http://www.utexas.edu/courses/introtogreece/lect7/fOdysseusCalypso0106190201.jpg

o forse piu' ancora

http://dhia53.altervista.org/_altervista_ht/zuccagnorlandini/veduta_delle_grotte_di_calypso_sicilia_1.JPG

invece dell'isola simil-Montecristo scelta da Rossi. Mi par di ricordare nell'Odissea un certo stupore mentre Ulisse incede tra la lussureggiante verzura, che include, se non sbaglio, anche un prato di sedani (chissa' com'erano i sedani di epoca omerica, ancora non selezionati da decine di generazioni contadine).
Atsalud, Maz

Solimano ha detto...

Mazapegul, mi è successa una cosa curiosa, costruendo il collage, che è piuttosto impegnativo, perché Omero non lo puoi tirare dove vuoi tu, se ne sta dove pare a lui. Il che vuol dire che l'immagine teoricamente dovrebbe essere tagliata a misura di desso poeta. La cosa curiosa è che, senza saper nulla delle location del film, quando ho visto l'immagine dell'isola mi sono detto: "L'ho già vista!". Difatti sono convinto che sia un'isola della costa della ex Jugoslavia, fra l'altro in un posto non molto conosciuto. Idem per delle cascate che compaiono in un'altra scena del film (che riguarda l'episodio di Circe): sono sulla terraferma a non più di una ventina di chilometri di distanza dal posto da cui si vede l'isola.
Non entro per ora nella discussione sul valore artistico del film, dico che culturalmente e umanamente ha una importanza notevole.
Ma finora, con Nausicàa e Calipso, sono quasi rose e fiori, adesso il gioco si da veramente duro. Puoi quindi capire che non ho intenzione di smettere, almeno altri due post-collage li faccio (stavo per dire li scrivo, pensa te!) Bisogna stare attenti, il poeta di cui sopra ai suoi diritti d'autore ci tiene.

grazie e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

L'attrice è Scilla Gabel, se non ricordo male. Sbaglio?

mazapegul ha detto...

ANdrebbe anche messo in rilievo, credo, il ruolo del lavoro (manuale, ma intelligente: da artigiano versatile e preciso al tempo stesso) in questo episodio. Ulisse, se vuole tornare a casa, deve costruirsi una zattera abbastanza sofisticata, partendo da dei tronchi -e potendo contare sul lavoro di Capipso e delle sue ancelle al telaio per quanto riguarda le vele. Omero e' molto preciso al riguardo, come risulta anche dalla tua scelta dei versi.

Tutto questo sproloquio per suggerire un'aggiunta alle etichette.

Màz

Roby ha detto...

No, non è Scilla Gabel (lei, altrettanto splendida, interpretava Elena): Calypso è Kyra Bester, della quale non so altro se non che era (è?) bellissima!!!! Proprio come questo (questi) post...

EYTYXEIN

Roby

Solimano ha detto...

Irene Papas è Penelope, Barbara Bach è Nausicàa, Kyra Baster è Calipso, Juliette Mayniel è Circe, Scilla Gabel è Elena.
Una bella gara, i conti li faremo alla fine, ma forse la più affascinante è Marina Berti, che è Arete, moglie di Alcinoo e mamma di Nausicàa.
Che poi i conti sono impossibili, perché molto giustamente hanno scelto delle bellezze di tipo molto diverso, salvo gli occhi, tutti azzurri, esclusa Irene Papas.
Ma con le donne dell'Odissea i conti non finirebbero qui, ci sono anche Euriclea, Cassandra e Melanto. E tre Parche (o Erinni?). E un coro tipo tragedia tutto di donne. E le serve traditrici costrette a pulire il pavimento dal sangue dei Proci. C'è pure Atena, sempre sotto mentite spoglie.
Saranno anche state le scelte dei registi e degli sceneggiatori, ma ho l'impressione che proprio con l'Odissea di Omero ci sia l'ingresso grandioso delle donne nella letteratura, anzi, nella civiltà culturale. Non donne simili, donne diverse l'una dall'altra, comprese la dea, la ninfa e la maga.
Maz, una delle scelte più belle del film è la presenza dell'operosità maschile e femminile (persino Circe tesse la tela). D'altra parte non poteva essere diversamente, visto che Omero ne tratta spesso, non per scelta, ma perché era del tutto naturale parlarne. Ti ricordi lo scudo di Achille nell'Iliade?

saludos
Solimano