venerdì 4 aprile 2008

L'albero dei desideri

Titolo originale: Natvris khe Regia: Tengiz Abuladze, sceneggiatura e dialoghi di Tengiz Abuladze e Revaz Inashivili, da racconti di Georgi Leonidze.
Attori: Lika Kavjaradze, Soso Jachvliani, Zaza Kolelishvili, Kote Daushvili Sofiko Chiaureli, Kakhi Kavsadze, Erosi Mandjgaladze, Otar Megvinetukhutsesi, Ramaz Chkhikvadze, Giorgi Gegechkori Sesilia Takaishvili,Giorgi Khobua,Givi Berikashvili,Djemal Gaganidze, Boris Tsipuria
Musiche originali di Jakob Bobokhidze e Bidzina Kvernadze, Fotografia Lomer Akhvlediani, Durata: 107 min. Nazione: Georgia URSS, 1976 Rating IMDb: 7.9

Gabrilu sul suo blog NonSoloProust

La prima immagine del film L'albero dei desideri del regista georgiano Tengiz Abuladze che compare subito dopo i titoli di testa è proprio il fotogramma di questo bambino, che ci catapulta in un campo di papaveri e in un mondo di colori e di fotografia incredibili.
Siamo nel piccolissimo villaggio caucasico di Kachetien, negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione d'Ottobre. Dalle poche notizie che sono riuscita a trovare ho appreso che la storia è basata su un romanzo rapsodico (22 racconti in versi liberi) di Gheorghj Leonidze, scrittore georgiano dell'ultimo Ottocento a me completamente sconosciuto.

Ghedia e Zizirkhore

Nel villaggio ci sono persone che incarnano la consuetudine, la più rigida tradizione patriarcale e maschilista, il rispetto per le istituzioni ufficiali zariste e per i costumi tribali.
Rappresentante principale di questa categoria è il vecchio Zizirkhore. Nel villaggio, tutti lo riconoscono come autorità. Indiscussa dai più, discussa --- ma comunque subita --- da altri. E' Zizirkhore che rappresenta la Norma e che vigila perchè venga rispettata. A lui fanno riferimento tutti i tradizionalisti (uomini e donne) del villaggio, coloro che al futuro ed al progesso guardano con diffidenza. Perchè tutto il Bene sta nel Passato e nella Tradizione e tutto ciò che implica anche un benchè minimo cambiamento è inteso come il Male e deve essere combattuto e represso.

A Zizirkhore si contrappone Ioram, un anarchico rivoluzionario, appassionato sostenitore della libertà e della rivoluzione tecnologica, dell'abbattimento della monarchia autocratica degli zar.

In Zizirkhore Ioram vede il portatore della superstizione e dell'oscurantismo.
In una scena centrale del film i due hanno un durissimo confronto-scontro verbale:

"Sta arrivando la tempesta. La vittoria è vicina. Gli zar finiranno nelle tombe." dice Ioram e Zizirkhore replica: "Credi che la tempesta seppellirà solo gli zar? Non sai forse che porta con se anche macerie, sangue, sventure? Tutto andrà perso, e l'opera e il sudore della gente. La tua tempesta ucciderà noi. Non si appianano monti e pianure". La Storia darà torto e ragione ad entrambi.

Abuladze ha realizzato un film corale, nel quale tutti gli abitanti del piccolo villaggio hanno un loro spazio, una personalità ed un ruolo ben preciso anche se una storia principale c'è, ed è quella a cui si collegano in qualche modo tutte le altre. E' la storia d'amore tra la bellissima adolescente Marita e il giovane contadino Ghedia


Ma Ghedia è povero e Marita viene data in moglie -- senza tener minimamente conto della sua volontà -- a Shete, un uomo ricco che si rivela subito rozzo e brutale.


Tutti i personaggi che compaiono nel film meriterebbero un accenno e una immagine perchè ciascuno di essi è così ben delineato dal regista anche in sequenze brevissime da fare del film una vera e propria galleria di splendidi ritratti. Ma sono tanti e non mi è possibile farlo.

Nella folla che ruota attorno ai due ragazzi Marita e Ghedia, a Zizirkhore e Ioran c'è Elioz, che nella sua ossessiva ricerca dell' "albero dei desideri" finisce per morire assiderato.

Pupala, eccentrica e borderline, un po' strega e fattucchiera, buona e malinconica. Per consolarsi della sua solitudine si è inventata l'esistenza di una grande storia d'amore vissuta in gioventù e la va raccontando a tutte le donne del paese (che la prendono in giro) quando nei rari momenti di riposo dalle dure fatiche quotidiane si seggono a sferruzzare e spettegolare sedute sulle enormi radici dell'albero più grande del villaggio.

C'è la giovane donna sfrontata e civetta, la cui sensuale bellezza fa perdere la testa a tutti i maschi del villaggio primo fra tutti il prete.

Ci sono le donne anziane, più spietate degli uomini nel giudicare e perseguitare qualunque tentativo delle giovani di avere una vita anche solo un poco più libera di quella toccata alle loro madri e nonne.


E poi ci sono i bambini, tanti bambini, felici di giocare con Ioram che spiega loro che cos'è un treno e come cambierà il villaggio quando arriverà la ferrovia, e come tutti staranno meglio...

L'albero dei desideri è un film di grande poesia, ironico, grottesco, a tratti surreale (i preparativi di Eliaz quando ogni mattina si mette in cammino alla ricerca del suo albero dei desideri, per esempio) commovente ma mai svenevole. Di una stupefacente bellezza figurativa: ogni inquadratura, ogni sequenza è un vero e proprio trionfo per gli occhi.

Ho letto che le citazioni pittoriche --- che si avvertono immediatamente --- non sono casuali, e che Abuladze si è ispirato ai quadri di Brueghel il vecchio. Non sono un'esperta di pittura, ma sono andata qui a riguardarmi i dipinti di Brueghel e in effetti ho avuto la conferma del riferimento.

Ma nel film c'è anche il dramma. La sequenza finale, che non racconto ma di cui dico solo che in essa vengono al pettine i nodi del conflitto tra l'ordine costituito e gli irregolari, gli emarginati, i diversi del villaggio, tra il sogno d'amore e di libertà e le più crudeli leggi tribali è una delle scene più toccanti che io abbia visto al cinema. La capacità di Abuladze di rappresentare tutto l'orrore della violenza senza mostrarci concretamente nulla della violenza è roba da vero maestro.


La prima inquadratura del film era il tripudio del rosso di un campo di papaveri.
Una delle ultime inquadrature è sul rosso di un fiore di melograno "bello" dice la voce fuori campo che si intuisce essere quella di Ioram "come il volto di Marita, il fiore di melograno appena sbocciato".

Nonostante la sconfitta del sogno di Elioz, di Marita, di Ghedia, il film si chiude con un messaggio di speranza e con un volto di fanciulla perchè la figlia di Eliaz annodando ai rami i nastrini colorati continuerà a cercarlo, l'albero dei desideri.

"Albero porporino, albero piccolino
albero radioso, albero miracoloso
Signore, aiutami a trovarlo, aiutami a trovarlo
"

Questo film mi ha incantata per la raffinatezza delle immagini, per l'incisività e la solennità del racconto, per l'equilibrio tra elementi comici, surreali e drammatici.

E' uno di quei film che sembra siano scomparsi dalla circolazione e davvero non riesco a capire il perchè. Anche in rete sono reperibili pochissime informazioni e lo stesso imdb in questo caso si è rivelato di ben poco aiuto. E allora non potendo farlo vedere io, il film, ho cercato, almeno, di raccontarlo.

Le notizie che ho trovato sul regista dicono che "Fondamentale appare [...] il rapporto tra la problematica civile e i canoni del neorealismo: un neorealismo stravolto e allucinato, immerso nella più accesa fantasia popolare. Il mondo contadino, da cui A. trae ispirazione è in particolar modo quello suggeritogli dalla realtà poetica di Georgij Leonidze, autore dei racconti da cui deriva il soggetto di Drevo Zelanija. [...] Un anno dopo, generoso e convinto comunista, si iscrive al partito. E nel 1980 è nominato «artista del popolo». Insofferente verso le chiusure di un potere insensibile tanto alla verità quanto alle esigenze sociali, concepisce nel 1981 il progetto di un film di dura denuncia dei soprusi e di dolente autocritica a nome di tutti coloro (lui per primo) che hanno accettato compromessi per inseguire il sogno di una nuova società. Trascorrono tre anni, giungono le autorizzazioni, il film - Pentimento - si realizza e arriva sugli schermi, ma solo della Georgia. Ancora tre anni di limbo e infine, in clima di perestroika, il film può uscire dall'Urss e ricevere (1987) al Festival di Cannes il premio speciale della giuria e il premio Fipresci. È una satira feroce e disperata che il regista racconta come una fiaba, attraverso il suo implacabile portaparola, una donna del popolo che infierisce contro la salma del tirannico sindaco d'una cittadina georgiana (l'allusione a tutti i tiranni sovietici è trasparente e brutale). Nel 1989 gira un film storico, Hadzi Murad, dopo aver ricevuto per Pokajanie - paradossalmente, ma non troppo - il premio Lenin. È stato una delle personalità più eminenti del cinema georgiano". (Da >> qui)

Tengiz Abuladze

P.S. Non sono sicura della esatta grafia dei nomi dei personaggi perchè li ho trovati scritti in maniera molto diversa su imdb e nei sottotitoli italiani del file in lingua originale che ho visionato. Ho riportato quelli che compaiono nei sottotitoli.

5 commenti:

Giuliano ha detto...

Cara Gabrilu, le trascrizioni dal cirillico sono sempre difficoltose... C'è una trascrizione scientifica, ma è piena di segni che poi danno problemi su internet (internet ha già problemi con è, ò, ù, ì, à...).
Ognuno le scrive come gli pare, all'inglese, alla francese, all'italiana... L'importante è farsi capire.

Non conosco questo film, vedo però che ha gli stessi colori di un altro "matto georgiano" come Paradzhanov (o Parajanov, alla francese), e quindi dev'essere uno spettacolo continuo e una gioia per gli occhi.

gabrilu ha detto...

Giuliano tieni presente poi che questo film è in lingua georgiana, non russa...Il georgiano ho appreso essere una lingua completamente diversa dal russo (e lo percepiamo anche noi sentendoli parlare nel film). Anche i caratteri dei titoli di testa non sono in cirillico ma caratteri che a me (ma sono ignorante in materia) ricordano più quelli arabi che non il cirillico.
La difficoltà delle grafie diverse che ho trovato mi ha anche impedito di accoppiare con sicurezza i nome dei personaggi con gli attori che li interpretano. Mi dispiace molto, ma meglio così che rischiare "accoppiamenti poco giudiziosi", giusto per parafrasare il nostro comune amico l'Ing. Gaddus.
Sui colori hai ragione: ha molto in comune con Paradzhanov ed ogni singola inquadratura è una vera meraviglia.

Solimano ha detto...

Intanto il signor Parajanov (alla francese) si è cuccato 113 richieste per pagina a marzo per Il colore del melograno. Io allora ne ignoravo persino il nome, ma neppure Giuliano si sarebbe aspettato una cosa del genere.
Ma non è certo il solo caso, l'impressione è che, dai e dai, i valori alla fine escano. C'è una specie di stanza di compensazione di dieci o vent'anni, anche più, e credo che succeda anche in musica, in pittura ed in letteratura.
A vedere le immagini splendide e personalissime, per niente folkloriche o bozzettistiche, di questo film, succederà lo stesso.
Quindi, occhio ai georgiani! Mi sembra che Stalin fosse di quelle parti...

saludos
Solimano

Vladimer Sichinava ha detto...

Brava Gabrilu,

Onorato di vedere questo bellissimo post su Tengis Abuladze. Personalmente cercavo "Confession" (Geo:მონანიება) di Abuladze che dovvrebbe esistere anche con i sottotitoli Italiani...(lo spero tanto).
Non ho problemi di capire il Georgiano/o il russo, ma mi piacerebbe far vedere questo film ai miei amici italiani...

Complimenti per il Blog, cmq se c'è qualche problema con il Georgiano, resto a tua disposizione!

Lado Sichinava

gabrilu ha detto...

Lado Sichinava ti ringrazio molto.
"Confessioni" --- penso tu ti riferisca al Repentance" del 1984, vero? ---, ce l'ho, ed anche con sottotitoli. Non ci sono problemi di comprensione.

E' un film con sequenze strepitose anche se -- a mio modo di vedere --- complessivamente non all'altezza dell' Albero dei desideri, ma certamente interessantissimo. E sicuramente si vede che "la mano" è di Abdulaze.

Volevo anche farci un post, avevo anche cominciato a scriverlo (le immagini non mi mancano). Ero anche in fase di lavorazione avanzata ma poi... ho pensato che forse questo film sarebbe stato considerato veramente troppo "di nicchia".

Però adesso chissà. Magari, dopo questo tuo incoraggiamento, un pensierino lo faccio.

Grazie di nuovo.
A te, e ad Abbracci e Pop Corn che ha ospitato me e Abdulaze ^__^