giovedì 17 aprile 2008

Audrey Hepburn... una donna che faceva sognare

Two for the Road (1967)

Giulia sul suo blog Pensare in un'altra luce

Riusciva ad animare i miei sogni, mi faceva credere nell’amore, aspettare il “principe azzurro”. Ma con lei non ho mai avuto la sensazione che quel mondo fosse pura illusione. Perché lei non era finta, era vera: bella, di una bellezza senza sofisticazioni, di una bellezza semplice, dentro e fuori.

Quando guardavo i suoi film entravo in un’atmosfera magica, una magia però che ero sicura esisteva anche nella vita solo a saperla cogliere. Perché anche la vita può essere magica se conosci lo stupore e l’incanto, se la disillusione non si è già impadronita del tuo cuore e della tua intelligenza, se l'immaginazione non si è spenta.

Sabrina (1954)

I suoi film erano fiabe… e come nelle fiabe ti aspettavi che finissero bene. Lo sapevo benissimo che non sempre nella vita è così, ma una cosa era certa: di quell’ottimismo avevo bisogno per affrontare la realtà. Ognuno ne aveva bisogno e credo ne avremmo bisogno anche oggi.

Non era un ottimismo cieco, non era una fuga dalla realtà, era la ricerca di qualcosa che indicasse un percorso, un modo di essere, era tensione, energia. Il mondo non è così, ma come sarebbe bello se lo fosse: facciamo in modo allora che gli assomigli sempre di più. A questo mi faceva pensare. E forse questo modo di vedere le cose non l'ho ancora perso oggi.

Mi sarebbe piaciuto essere come lei. Ma sapevo di non esserlo e lo stesso mi guardavo allo specchio senza paura di non vedere la mia immagine, senza pretendere di essere come lei, ma cercando in me ciò che mi poteva piacere.

My Fair Lady (1964)

Lei era Audrey Hepburn, una delle più belle ed amate dive di Hollywood, elegante, raffinata, ma mai affettata e costruita.

Una donna romantica. E quel suo modo di essere romantica è una qualità. Io ne sono ancora oggi convinta. E’ una spinta verso il mondo che non colora di rosa, che guida il tuo sguardo verso ciò che di bello non manca mai, ma di fronte a cui siamo spesso ciechi. Non si è ciechi perché romantici, lo si è spesso perché non lo si è.Una donna sensibile. Quella sensibilità che ti avvicina alle piccole cose, ai sentimenti più sfumati, che ti insegna la commozione e la tenerezza, ogni piccola sfumatura di ogni sentimento.

My Fair Lady (1964)

Una donna un po’ svagata, distaccata, perché sapeva giocare e andare al di là di ciò che nella vita rischiava di dare peso alla sua leggerezza.

Il pubblico -ha detto- associa la mia immagine a un tempo in cui i films erano gradevoli, le attrici eleganti e la musica armoniosa. Quando qualcuno mi scrive vedendo uno dei tuoi films il mondo mi è sembrato meno negativo, io mi sento appagata”. Era convinta che il mondo non potesse reggersi sulla negatività.
Era bella, molto bella, ma la sua bellezza non era invadente, non suscitava invidia, ma ammirazione.

“... il suo modo di vestire -racconta suo figlio Sean Ferrer- non proclamava guardatemi, ma piuttosto sussurrava questa sono io, e non sono migliore di te. E in questo non fingeva. Non si concepiva come un'essere speciale e fuori del comune

Love in the Afternoon (1957)

Ed il suo fascino consisteva proprio in questo. Audrey era una donna consapevole delle proprie possibilità, ma sopratutto dei propri limiti.
I personaggi che interpreta non nascondono le proprie insicurezze, perchè in realtà sono proprio le insicurezze che ci spingono oltre nella vita e che ci rendono quello che siamo, che ci fanno divenatre uniche agli occhi degli altri e di noi stesse.

Ti faceva sognare e, quanto mi mancano quei sogni!

In quei tempi, la guerra, gli orrori del nazismo, del fascismo e dello stalinismo, tutti avevano bisogno di ritrovare la purezza, la sobrietà, la delicatezza, qualità che potevano donare la voglia di tornare a vivere.

Audrey Hepburn aveva lasciato in Europa le inquietudini di un'adolescenza vissuta in un continente devastato dalla Seconda Guerra Mondiale, una mancata carriera di ballerina ed un immancabile complesso d'inferiorità:
Come molte adolescenti, ero convinta di essere talmente brutta che nessuno mi avrebbe mai presa in moglie

How to Steal a Million (1966)

Fa il suo ingresso nel mondo del cinema in punta di piedi, leggera come una ballerina, quello che avrebbe voluto diventare.
Diventare attrice non le impedisce, però, di essere in se stessa:
Quando Audrey interpretò un provino per la parte della principessa Anna nel film Vacanze Romane, dimostra un po' di nervosismo e di rigidità, ma il regista William Wyler vuole sapere chi è realmente questa giovane attrice, come parla e si muove quando è rilassata.
A tal fine adopera un'abile stratagemma: continua a riprenderla anche oltre la fine della scena.Dopo l'esclamazione taglia!, improvvisamente ecco Audrey, “Era assolutamente deliziosa”, disse Wyler.”Rimanemmo estasiati, affermò il direttore della produzione della Paramount, Don Hartman.

Audrey nasce il 4 Maggio 1929 a Bruxelles, in Belgio, da madre olandese e padre inglese.Il divorzio dei genitori quando era ancora piccola, la Seconda Guerra Mondiale, il fatto di essere diventata una grande attrice cinematografica, due divorzi, due figli e diversi aborti spontanei sono gli eventi che più marcatamente influenzano una vita di successo, ma anche di grandi dolori.

Funny Face (1957)

Mia madre ha avuto una vita coronata dal successo e segnata dalle scelte giuste, la prima delle quali fu la sua carriera. Più tardi, invece, scelse la famiglia. E infine, quando noi figli eravamo ormai cresciuti e avevamo le nostre vite, scelse i bambini bisognosi di tutto il mondo: scelse di restituire quel che poteva in cambio di ciò che aveva avuto dalla vita. Per lei, in questa scelta così importante e determinante, stava la chiave per capire, e forse anche curare, qualcosa che l’aveva accompagnata nel corso di tutta la vita: una profonda, radicata tristezza”. Così dice suo figlio nel libro che ha appena scritto su di lei.

Questa donna non ha deluso le mie aspettative di ragazza e gliene sono grata. Tutti i giovani hanno modelli, le lo è stata per molte delle mia generazione e lo ha saputo fare con la coscienza e la responsabilità di chi sa che molti la stanno guardando. Ma di lei e dei suoi film parlerò ancora perchè davvero hanno accompagnato la mia vita.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero una bellissima scelta di immagini, ma dove riuscite a prenderle? Grazie, sempre felice di colaborare. Giulia

Solimano ha detto...

Giulia, dove riusciamo a prendere le immagini? Zervizi zegreti, ma quando ci scambieremo le email -che sarebbe anche ora- ti racconterò qualcosa.
Ho scelto una Audrey a colori e large size -prego cliccare!- cercando di alternare l'aspetto trionfale e l'aspetto quotidiano, perché esistono entrambi nel suo mito. Ho chiuso poi con una immagine non tratta da un film in cui si vede una Audrey un po' ragazzaccia che ci mostra la lingua, dicendoci in quel modo che certe volte prendere sul serio le cose vuol dire anche saper ridere: di sé stessa e di noi.
C'è una differenza fra questo mito e diversi altri: Audrey ha fatto un terzo o addirittura un quarto di film in meno rispetto alle altre attrici-mito.

grazie Giulia e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Se non ricordo male, era alta 1,70 per 49 Kg: in un'altra donna sarebbero misure da anoressica, ma Solimano ha trovato le foto giuste e si vede che era bella tosta, soprattutto in quella dove gioca a cricket.

Anonimo ha detto...

E' proprio quello che sottolinei che mi piace delle immagini che hai messo... E' un'attrice che ha scelto anche la vita da quello che ho potuto trovare su di lei. Ed è stat probabilmente davvero anoressica, perchè nella realtà non era una donna che aveva sofferto molto.
La mia email è giuba47@alice.it e nel mio vecchio blog c'era...
Grazie Solimano e Giuliano e grazie anche a voi. Giulia

mazapegul ha detto...

Segnalo a chi non lo conoscesse un fumetto, Giulia, dova la protagonista e' una criminologa con volto e abbigliamento di Audrey Hepburn. La riscoperta dell'icona della Hepburn (diversi colleghi l'hanno sul salvaschermo) ha forse a che fare con il desiderio (travestito talvolta da nostalgia) di un mondo piu' gentile (quello dove ci si da' del Lei con affettuosa amicizia). Il contrario, in molti sensi, del mondo simboleggiato dall'icona di Marilyn Monroe; che ha incarnato altre nostalgie e altri desideri.

Habanera ha detto...

Post delizioso, Giulia. Se non lo avesse rapito Solimano lo avrei fatto volentieri io per il Nonblog. Audrey non finisce mai di incantare.
H.

Roby ha detto...

Come resistere all'impulso di abbracciare stretta Giulia per questo post dedicato alla NOSTRA Audrey???

Giulia, ricordati che IO sono Sabrina: a TE va bene il ruolo della principessa Anya?

Ci vediamo domattina da Tiffany, per la colazione!!!!

Roby

yanmaneee ha detto...

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Anonimo ha detto...

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