Zelig, di Woody Allen (1983) Con Woody Allen, Mia Farrow, John Buckwalter, Marvin Chatinover, Stanley Swerdlow, Paul Nevens, Howard Erskine, Gale Hansen, Michael Jeter, Peter McRobbie, Maeie Louise Wilson, Alice Beardsley, Paula Trueman Musica: Dick Hyman, Ray Henderson Fotografia: Gordon Willis (79 minuti) Rating IMDb: 7.5
Ottavio
Woody Allen è un personaggio che merita spazio in un blog sul cinema ed in effetti vedo cinque post per le sue regie, oltre a numerose citazioni nei commenti ad altri film. Peraltro, essendo un autore piuttosto prolifico, ce n’è sempre qualcuno da aggiungere. Zelig, a mio parere, è uno dei suoi migliori.
Il film racconta la storia bizzarra di Leonard Zelig (Woody Allen), un americano immaginario che sul finire degli anni Venti mette a subbuglio l'opinione pubblica e il mondo della scienza per la sua capacità di trasformarsi, fisicamente e psicologicamente, nella persona con cui viene a contatto. Nella sua smania di essere accettato e amato ha sviluppato la capacità camaleontica di assumere le caratteristiche somatiche, psichiche, lessicali e professionali di qualsiasi interlocutore (diventa nero in mezzo ai neri, un medico in mezzo ai medici e così via).
Mentre l’America si appassiona alle sue metamorfosi e lo porta in trionfo, i medici lo pongono sotto osservazione, ovviamente divisi su diagnosi e prognosi. L'unica che sembra capirci qualcosa è la giovane psichiatra Eudora (Mia Farrow). Sotto ipnosi, Zelig le confessa infatti di voler piacere a tutti, perché questo gli dà sicurezza. Le cure si interrompono quando la sorellastra si fa consegnare Zelig per sfruttarlo come fenomeno da baraccone, ma riprendono dopo che l'uomo, portato lo scompiglio nella loggia di San Pietro accanto a Pio XI, è stato trasferito nella casa di Eudora. Nel corso di sedute filmate di nascosto, Zelig si identifica con la sua dottoressa ma anche confessa di amarla “nonostante sia una pessima cuoca”.
Guarito (cioè trovato il coraggio di avere una propria personalità), e ancora festeggiato come un eroe nazionale, Zelig sposerebbe Eudora se donne di ogni classe e colore non protestassero di essere già state impalmate e rese madri da lui, quanti l'hanno applaudito non gli si voltassero contro e la giustizia non lo perseguitasse. Travolto dalla morale comune, Zelig ha una ricaduta e sparisce di circolazione. Riappare sul podio accanto a Hitler, sfugge alle SS trasformandosi in pilota di aereo, e stabilisce il record della traversata atlantica a testa in giù. Per cui è di nuovo osannato dalle folle americane, perdonato dal presidente, e finalmente può sposare la sua salvatrice.
Nel film sono stati individuati alcuni lineamenti principali: è un apologo sul conformismo, poi una riflessione sul mito del successo e sulla mania, tutta americana (solo americana?), di trasformare in idolo chiunque abbia un particolare talento e poi dimenticarlo con altrettanta velocità. Qualcuno ha visto rappresentato anche lo sforzo d’integrazione degli emigranti Usa.
Allen fa dunque un discorso morale, e critica di costume (il conformismo porta al fascismo, emblematica l’apparizione insieme a Pio XI e a Hitler ), alternando sapientemente satira feroce e benevola presa in giro dei suoi connazionali.
Tre spunti personali su Zelig.
Uno. Uno degli aspetti positivi dell’aver lavorato tanti anni in una multinazionale è stato quello di aver conosciuto un sacco di gente e quindi di tipi umani (dal carrierista senza scrupoli a quelli che “vivono per lavorare”, agli opportunisti etc etc. Naturalmente ho conosciuto anche tante persone equilibrate). Ho visto anche persone che di fronte ad un interlocutore, generalmente gerarchicamente superiore o comunque dotate di maggiore ascendente, ne copiavano gli atteggiamenti esteriori (es. braccia conserte, mani in tasca, mento nella mano etc); il culmine veniva raggiunto con il tentativo di riprodurne le inflessioni dialettali! Dunque gli Zelig esistono anche intorno a noi.
Due. Giovanni Grazzini ha scritto sul Corriere all’epoca (1983) che “ Il capitolo “chicche” non è previsto dalle storie del cinema. Bisognerà provvedere per collocarvi il film di Woody Allen, appunto una ghiottoneria per palati fini: non un grandissimo film, e che nemmeno fa sbellicare, ma d'intelligenza lucida; di fluida vena sarcastica, e di formula originale”. La prima volta che ho sentito il termine “chicca” associato ad un film è stato durante la presentazione di Echo Park (grazioso filmetto con Tom Hulce, il Mozart di Amadeus) da parte del critico del cineforum aziendale. Assunto che il significato, per come l’ho recepito, sia “gioiellino fuori del comune, nel suo genere più unico che raro”, non andrebbe applicato al film di Woody Allen, che altrimenti di “chicche” ne avrebbe collezionato parecchie.
Tre. Nelle ultime settimane mi è capitato di leggere degli articoli sulla cine-terapia, ovvero sulla cura di alcune malattie attraverso la visione di film appropriati. La si applica in psicanalisi (e qui è quasi scontato: la visione di un film provoca emozioni, può tornare a galla quello che si è cercato di rimuovere) ma anche (forse il meccanismo è lo stesso) nella cura della demenza senile. Più in generale in un film uno può “vedere” sé stesso e la sua, eventuale, patologia, e quindi correggersi.
La visione di Zelig è quindi consigliabile per tanta gente.
Del resto Bergman, che Allen ha eletto a maestro, afferma che non siamo altro che la somma dei libri che abbiamo letto e delle persone che abbiamo incontrato. Siamo, quindi, tutti un po' degli Zelig?
martedì 25 marzo 2008
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12 commenti:
Ho visto pochi film di Woody Allen, i più recenti, sui quali i giudizi sono stati discordi. Forse dovrei affrontare i suoi tuitoli più importanti, ma in fondo non lo sento molto vicino ai miei gusti cinematografici. Sicuramente sbaglio, ma non è detto che un regista debba piacere per forza, per quanto considerato un maestro. È un po' come per i libri. Fino a qualche anno fa, quando leggevo un libro osannato dalla critica o premiato dal consenso dei lettori e scoprivo che non mi piaceva, ci restavo male. Mi sembrava di non aver capito, di non essere all'altezza. Poi ho cominciato a ricredermi e anche ad abbandonare letture pur celebrate, ma per me insoddisfacenti. Ne ho guadagnato in tempo e in divertimento. Un saluto cordiale, Annarita
Io invece, al contrario di Annarita, conosco bene ed ho seguito W.A. in tutti i suoi primi film, fino ad un certo punto. Conosco invece poco il W.A. degli ultimi anni, ma non per mancanza di interesse, solo perchè lui di film ne fa uno all'anno, io per qualche tempo non ho frequentato i cinema e perciò l'ho perso di vista. Dovrò recuperare e lo farò con gran piacere, perchè è un autore che mi dà grandi soddisfazioni. Uno di quelli che anche quando fa qualcosa di non eccelso non scade mai sotto un certo livello. Credo che la sua caratteristica che più apprezzo è l'ironia ma soprattutto l'autoironia. Penso in particolare alle innumerevoli frecciate che nei suoi film lancia alla psicoanalisi, di cui peraltro è un assiduo frequentatore (in tutti i sensi).
Zelig è uno dei suoi film migliori (almeno, tra quelli che ho visto) e tu Ottavio hai saputo farne vedere anche gli elementi meno superficiali e più intriganti.
Ciao a tout le monde
Errata corrige: "credo che SIA" e non "credo che è" come sciaguratamente avevo scritto :-(
A me Zelig ha sempre fatto venire in mente "Prendi i soldi e scappa", il primo film di Allen, un capolavoro assoluto. Hanno la stessa struttura, e secondo me non è un caso.
Ottavio dice cose che meriterebbero un volume intero, da tante riflessioni che sorgono.
Siccome in un commento non ci stanno, aggiungo soltanto che ZELIG si pronuncia come SELIG, che in tedesco è FELICE. E sicuramente un lettore di Freud come Allen non ha scelto questo nome per caso.
Ho seguito lo scambio fra te e Stefania - sul di lei blog singolare - e ho cominciato a conoscerti.
Sai che faccio? Ti invito a partecipare a L'ULTIMOGIORNODELMESE di marzo: se vuoi, vai all'ultimo giorno del mese di febbraio del blog-rivista http://fulmini.ilcannocchiale.it dal quale é nato il sito-rivista e capirai.
Ci leggiamo.
Con Woody Allen ho un rapporto singolare. Ho visto molti suoi film (non tutti, credo che sia impossibile, ne ha fatti troppi...) e non ce n'è uno che mi sia pentito di avere visto, perché la sua acutezza capziosa ogni tanto compare ed è sempre benvenuta. Però la maggioranza dei suoi film nel ricordo si annebbia, perché hanno una certa esilità nelle trame, piuttosto ripetitive e che battono sempre gli stessi chiodi. Salvo due tipologie: alcuni dei primissimi film (in particolare Amore e guerra) e alcuni film drammatici, come Crimini e Misfatti e Un'altra donna, film i cui o non c'è o ha una parte piccola. Zelig è un caso isolato e l'ho trovato molto acuto, più che divertente. Un altro film notevole è La rosa purpurea del Cairo, in certe cose quasi geniale. Probabilmente le mie riserve dipendono dal fatto che non lo trovo empatico, sia come personaggio che come persona ho molte riserve. Fra l'altro, con tutta la psicanalisi che ha fatto, nel rapporto con le tante donne protagoniste dei film (forse anche nella vita...) rimesta sempre lo stesso atteggiamento di considerazione in fondo limitativa. Insomma: lo ammiro, ma non entro in sintonia. Per me è la dimostrazione evidente dei limiti e della non scientificità della psicanalisi, che critica, ma in cui è immerso fino al collo. Il signor Zeno Cosini ne aveva capito più di lui.
Fulmini (e saette), ti ringrazio per l'attenzione gentile e mi hai incuriosito. Dirò la mia con schiettezza cercando di essere utile. Lo scambio di post con Stefania alla fine è stato gradevolissimo per entrambi.
saludos
Solimano
Zelig e' uno dei pochi film che abbia visto che ha osato inventare un tipo umano: come Don Chisciotte, Madame Bovary, Oblomov, Edipo... Quello di Zelig, benissimo descritto da Ottavio, e' il tipo umano che non riesce a vivere se non identificandosi con l'interlocutore: qualcosa di piu' del conformismo (io spesso mi ci riconosco).
Un istinto che e' anche un' abilita' (quella degli attori alla Gianmaria Volontè, o alla Dustin Hoffman). O un vizio comune nei luoghi dove i rapporti sono innanzitutto rapporti di potere (come nell'accademia, dove dai tic verbali ti accorgi subito di chi e' studente di chi). E anche un modo di (non) essere tipico del ceto medio: cercare d'essere altro, d'essere contadino in campagna, spagnolo in Spagna, trascina-popolo sul treno dei pendolari. (Gaber ci scrisse una canzone, prima di Zelig).
Una volta ero una ZELIG bravissima: a scuola, specialmente al liceo, riuscivo a mimetizzarmi così bene nel banco che i miei compagni praticamente non si accorgevano della mia esistenza... Adesso lo sono un po' meno, ma quando la tensione e lo stress salgono, tendo a ritornare alle vecchie abitudini: è un modo come un altro di difendersi dai predatori...
Roby (? forse: o forse Giovanna, Annarosa, Gaia, Raffaella, Donatella...)
Woody Allen può piacere di più o di meno. Pare che piaccia più in Europa che in America. Anche il fatto di girare un film all'anno provoca in qualche caso una riuscita mediocre (ad es. "La maledizione dello scorpione di Giada" è stato inferiore alla media). In genere, però, la qualità è elevata.
Mi piace in Allen il garbo che usa nel criticare certe istituzioni (in primis riti e gerarchie della religione ebraica, quella in cui è nato, e di quella cattolica: "Paghi subito e riscuoti dopo"!) e nel prendere in giro ambienti ed espressioni culturali (ad es. l'espressionismo tedesco in "Ombre e nebbia" oppure il cinema francese in "Hollywood ending"). Ma dietro la garbata satira si intravvede il riconoscimento di un debito...
Geniale, per il bianco e nero, per il montaggio, per l'ironia di Allen, che ritorna quasi alla demenzialità dei primi film.
A settembre nel mio blog parte Il torneo dei film. Invito te e i tuoi lettori a partecipare, mandandomi le vostre playlist dei 10 film migliori di sempre. Ecco l'indirizzo della pagina dedicata, con tutte le spiegazioni:
http://gegio.wordpress.com/il-torneo-dei-film/
Tutto rinviato a dicembre, per motivi di lavoro:
http://gegio.wordpress.com/il-torneo-dei-film/
Questo film è geniale! L'ho visto purtroppo una sola volta, diversi anni fa. Questa tua bella recensione mi ha riacceso la curiosità.
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