sabato 20 settembre 2008

I triangoli nel cinema: Bianco, rosso e Verdone

Bianco, rosso e Verdone, di Carlo Verdone (1981) Sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone Con Carlo Verdone, Irina Sanpiter, Elena Fabrizi, Angelo Infanti, Milena Vukotic, Mario Brega Produzione: Sergio Leone Musica: Ennio Morricone, Fotografia: Luciano Tovoli (110 minuti) Rating IMDb: 7.4
Solimano
Magda (Irina Sanpiter) è una sposa e madre esemplare, come c'erano una volta (e come stanno tornando di moda adesso). E allora perché, come si vede nell'immagine sopra il post, si chiude nel gabinetto di una stazione di servizio e si siede sul water con quell'aria disperata? Magda sta gridando (a voce bassa però, da buona torinese) "Non ce la faccio più!" Lo farà altre volte durante il film. Invece di essere contenta... mica tutte ce l'hanno un marito come Furio (Carlo Verdone), che le dice diciassette volte al giorno: "Tu mi adori? E allora vedi che la cosa è reciproca!". Diciassette volte, non sedici o diciotto, proprio diciassette. Ma non solo, Furio, se glielo dice per telefono, non si dimentica di aggiungere: "Un bacio ai pupi". I pupi sono due maschietti entrambi occhialuti, che si chiamano Antonluca ed Antongiulio. Ma andiamo con ordine.

E' il giorno delle elezioni e la famiglia parte da Torino per andare a Roma, onde adempiere al dovere elettorale. Magda ci prova a dare una mano, nella fase delicatissima del caricamento delle valigie in macchina. Ma Furio è costretto ad intervenire, perché lui sa che caricare bene le valigie è come comporre un mosaico, risolvere un puzzle. A cose fatte, Furio guarda l'opera compiuta nella sua globalità, aiutandosi con le mani per accertare che armonia e simmetria siano state rispettate. Non è opportuno partire immantinente, prima occorre verificare se si sono fatte tutte le attività previste e scritte in una indispensabile lista. Alcuni esempi: la verifica dei documenti (carta identità, patente, codice fiscale), la chiusura dei rubinetti, dello sportello del ghiaccio, dei beccucci del gas. Poi ci sono le cibarie necessarie per il viaggio, perché ci sono tre tipi di sandwich: al burro, col prosciutto e allo stracchino. Magda ha fatto tutto quasi bene, però Furio le fa un cortese appunto perché il prosciutto l'ha comprato da Luciano invece che da Gino. Un momento agitato c'è per la ricerca del binocolo (indispensabile per l'attraversamento del tratto appenninico), poi si scopre che il binocolo ce l'hanno i pupi che si stanno trastullando. Furio fa la necessaria telefonata all'ACI perché è in arrivo un'aria depressionaria da 981 millibar: a che punto dell'autostrada la incroceranno? Presso Fidenza oppure Modena? Un impiegato ACI non dà l'attesa risposta ma dice una parolaccia: come siamo ridotti, povero paese pensa sicuramente Furio. Prima di partire, Magda spende il suo primo "Non ce la faccio più!"



"Il rifornimento sarà effettuato dopo km 260, grosso modo all'altezza di Modena Nord, fra le 10.35 e le 10.42". Così dice Furio alla partenza, e naturalmente rispetta il programma: quando si fermano alla stazione di servizio sono le 10.40. Qui intervengono alcuni problemi, che con un po' di attenzione si sarebbero potuti evitare. Il primo è quello della Carta del Carburante, che permette alcune non trascurabili facilitazioni: Magda l'ha scordata a casa e Furio le mostra che al punto 14 del programma di viaggio l'aveva scritto. Poi, Magda vorrebbe portare i pupi a fare la pipì, ma Furio sa che ora c'è una apposita piazzola attrezzata ad appena 16 km, quindi niente pipì per il momento (e quell'incontinente di Antongiulio se la farà addosso prima della piazzola). Magda si avvia verso la stazione di servizio, dicendo che anche lei ha bisogno della toilette e che preferisce non fare la pipì nella piazzola. Furio si oppone, perché la piazzola è più igienica e nelle toilette delle stazioni di servizio si annidano i vibrioni, eppure Magda persiste (il "Non ce la faccio più!" in apertura di post è espresso da Magda in questa toilette). La cosa grave è che Magda, all'uscita della toilette, si ferma al bar e chiede un bicchiere d'acqua semplice, e di ciò Furio amorevolmente la rimbrotta all'uscita del bar perché si sono portati dietro i thermos. Dietro Magda si intravede il volto di un figuro che vedremo ancora. Si tratta certamente di un playboy (Angelo Infanti).



Un inconveniente di cui la colpa è solo del destino si verifica diversi chilometri dopo: una gomma si sgonfia. Furio mantiene la calma indispensabile in questi casi: accosta a destra, scende, poi col binocolo traguarda le due colonnine del servizio ACI, quella passata e quella ancora da passare. Sceglie quella che ritiene più vicina (anche se di poco) e respinge con fermezza l'argomentazione di Magda, che la gomma la potevano cambiare loro. Hanno diritto ad avere il servizio ACI e lo metteranno alla prova, 'sto servizio! Prima di partire verso la colonnina, Furio dice a Magda di mettere il triangolo rosso dietro l'auto: a non più di quattordici metri e non meno di tredici. Una Volkswagen color blu elettrico si ferma: ne scende il playboy, e chiede se può rendersi utile (ne sanno una più del diavolo, i playboy!). Magda spiega la faccenda, il playboy dice che è semplicissimo e in tre minuti sostituisce la gomma loffia con quella di scorta. Saluta e se ne va, dicendo che gli dispiace di avere le mani unte perché così non può carezzare le belle mani di Magda. Torna Furio, apprende quel che è avvenuto e non è contento, perché lui ha chiamato l'ACI ed è giusto attenderli e criticarli se non fanno bene. Non solo: è necessario smontare la gomma di scorta e rimettere quella loffia, e così fa. La terza immagine riproduce con esattezza il "Non ce la faccio più!" proferito da Magda in questa occasione.



Prosegue il viaggio e tutto sembra andare per il meglio, al punto che Furio, attento anche al risvolto ludico dell'esistenza, propone un gioco a moglie e figli: chi vede un contadino ha diritto a 5 punti, chi vede un cavallo 10 punti, chi vede un campanile ben 15 punti. Magda otterrà zero punti e mi viene da pensare che un'altra frase pronunziata da Furio fosse veritiera. La frase è: "Magda, tu non ti vuoi bene!". Dopo questa frase Magda ha sempre un accesso di "Non ce la faccio più!".
Durante il viaggio si verifica un evento da tempo atteso da Furio: la fine del rodaggio della macchina, basta guardare il contachilometri con attenzione e vedere lo scatto determinante, in cui, dico numeri a caso, si passa da 2499 a 2500km. In quel momento è finito il rodaggio e si può correre. Così fa il felice Furio, solo che sorpassa in galleria un robusto camion che non rallenta, Furio rientra troppo presto e succede il patatrac con tamponamenti a catena. I danni non sono poi rileventi, sia quelli alle cose che alle persone, e all'ospedale il medico dice a Magda che quello che lo preoccupa in Furio è lo stato confusionale, è come un nevrotico ansioso e sarà il caso di seguirlo. E Magda risponde: "Ma guardi dottore che lui è sempre così". Il playboy accompagna Magda e figli in albergo, e la donna ci tiene subito a far sapere al portiere che a lei serve una camera a tre, lei e i bambini, il signore non c'entra. Ma il playboy, anche complice una canzone che ha suonato e cantato (conosce tre continenti, il playboy), si presenta da Magda. Riuscirà Magda a resistere alle sue profferte?


Magda resiste, da sposa e madre esemplare, anche perché quando la cosa stava prendendo una certa piega, arriva una telefonata dall'ospedalizzato Furio, che ha una importante comunicazione: "Dalle lastre è venuto fuori che lo spessore del mio perone è molto, molto, ma molto più grande di quello della mia tibia. C'è sicuramente dietro il fatto che da piccolo sono stato allevato con latte materno etc etc etc". Il non ce la faccio più! stavolta è pensato al telefono.


Ripartono lievemente acciaccati per Roma e giungono in tempo al seggio elettorale. Magda vorrebbe che andassero tutti e quattro nel seggio, compresi i pupi Antonluca e Antongiulio, ma Furio dimostra che è meglio che prima vada a votare lui, e che lo aspettino in macchina; quando tornerà dopo aver votato, andrà a votare Magda e l'aspetteranno loro. Non trascura una ulteriore disposizione, nel caso cha Magda se la fosse scordata: "Per chi votare già lo sai, mi raccomando le preferenze ai numeri 4, 16, 44". Magda attende in macchina e nello specchietto retrovisore vede che è arrivato il playboy, che se ne sta in piedi appena sceso dalla sua macchina. Poi torna Furio e Magda non c'è. Il marito si precipita (senza scordare Antonluca e Antongiulio) nel seggio elettorale per vedere se Magda è andata a votare, disattendendo gli impegni presi. Ma non c'è neppure lì. Poi vanno nel piazzale e lui chiama Magda! Magda! Nessuna risposta. Chissà dov'è andata Magda, da una che non si vuole bene c'è da aspettarsi di tutto.
P.S. Le immagini piccole -ma cliccabili- inserite nel testo riportano alcuni altri "Non ce la faccio più!" di Magda, ma non ho potuto metterli tutti. L'immagine qui sotto è un momento di dolcezza: Magda, dalla camera d'albergo, telefona al playboy di non cantare ancora quella canzone che sta contando, il playboy, maleducatissimo, continua con quella canzone e Magda non dice "Non ce la faccio più!".

8 commenti:

Habanera ha detto...

Solimano, me lo hai fatto rivivere questo film, divertente come pochi. Chi non lo avesse visto si affretti a procurarselo, è un autentico spasso.
A me piaceva il Verdone del periodo macchiettistico, se mi passi la semplificazione.
In seguito ha fatto dei film anche buoni ma non sempre altrettanto divertenti e -ora che ci faccio caso- è da un bel po' di tempo che l'ho perso di vista.
H.

Giuliano ha detto...

Verdone è una delle mie grandi delusioni. Da lui mi aspettavo molto di più, pensavo che facesse il salto di qualità e invece è rimasto su un onesto tran tran.
A suo modo, un bel simbolo di ciò che poteva essere e non è stato, nel cinema italiano degli ultimi vent'anni.
Peccato anche non aver più rivisto i begli occhi di Irina Sanpiter!
(e poi voglio spendere molto più di una parola in difesa dei bambini con gli occhiali, categoria della quale ho fatto parte con orgoglio)

Solimano ha detto...

La delusione è sempre in funzione delle aspettative, però è meglio avere aspettative grandi ed essere delusi che non averne. Tanto lo sfigato è quello che ti delude, non sei tu, che sei stato solo un po' boccalone.
Meglio mantenere in sé un aspetto boccalonesco, altrimenti si diventa come dei piselli secchi o delle mandorle amare: parole col bilancino e vita stitica.
Però alcuni film di Verdone li rivedo molto volentieri: Borotalco, Maledetto il giorno che t'ho incontrato, Compagni di scuola, Viaggi di nozze. Sa essere anche giustamente crudele, specie nei meccanismi dell'aggressività nascosta e nella falsità dei sentimenti. E' bravo anche nel disegnare alcuni personaggi femminili non banali: Eleonora Giorgi, Veronica Pivetti e Claudia Gerini le parti migliori le hanno fatte con lui. Ma soprattutto mi piace il personaggio che fa Margherita Buy in Maledetto il giorno che t'ho incontrato.
In Bianco, rosso e Verdone, rivedendolo oggi, sembrano molto datati gli altri due episodi, quelli in cui Verdone fa il bambagione che ha paura delle donne e quello dell'emigrato che torna in Italia per votare, ma la storia di Furio, Magda e del playboy, andrebbe proiettata in tutti i consultori matrimoniali e la sconosciuta russa Irina Sanpiter diventa il centro del film, si fa un tifo sfegatato per lei e la punizione di Furio andrebbe applaudita durante la proiezione, perché il tema è importante e diffuso: l'ipocrisia nei sentimenti. Sarebbe bello rovesciarlo, invertire le parti, perché c'è anche il viceversa, le donne che sono come Furio e mi viene in mente la moglie dell'imprenditore Castella ne Il gusto degli altri della Jaoui. Anche qui, la punizione della moglie dà un senso di picola catarsi allo spettatore, un altro film che indaga (su un piano più alto) sulle falsità nei sentimenti (scrostando le falsità appare la verità, che la trovi solo se scrosti).
Peccato Antonluca ed Antongiulio, forse Verdone poteva risparmiargli gli occhiali, ma sono un segno di crudeltà ulteriore (meno male, oggi va meglio). Ho ascoltato una intervista di Verdone nel DVD ed appare chiaro che aveva in mente delle persone fisiche ben precise, questo episodio è stato una specie di regolamento di conti familiare. E giustissimo in Italia in cui la dolcezza ipocrita nei sentimenti è la regola più che l'eccezione.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Film molto piacevole in cui si ride molto e a denti stretti perchè comincia un principio di gastrite. Uno così l'ammazzi per forza. Concordo con Solimano, Verdone è un bravo caratterista per cui sa combinare ferocia e leggerezza come nessuno nel panorama Italiano attuale. Penso a "Compagni di scuola", per esempio. Sa far emergere i difetti peggiori in modo che tutti ci possano ridere e magari riflettere senza sentirsi direttamente tirati in ballo. Il suo maestro infatti è Sordi che cita sempre con molto affetto. Poi ha questo facciotto non bello, in cui traspare timidezza, inadeguatezza, paura, che piace alle donne e che non chiama la competizione maschile. Anche qui nessuno si identifica in uno "imbranato" così, ma se anche fosse, non è necessario che si sappia in giro:)tanto la visione di Verdone non è mai drammatica, o irreparabile. Uno spiraglio, malgrado tutto, lo lascia sempre intravedere.

Giuliano ha detto...

Da Verdone, dopo le sue prime cose, io speravo che prendesse la strada di De Sica (De Sica quello vero, neh!), ecco perché sono deluso. Invece ha continuato così, con molta onestà ma anche senza niente di davvero memorabile. Forse non ha trovato uno Zavattini, forse stava già bene così.

Ma intanto mi sono incuriosito e ho fatto una ricerchina su wikipedia:

Irina Sanpiter (Mosca, 17 dicembre 1942) è un'attrice russa.
Cominciò la sua carriera d'attrice in teatro, partecipando a numerosi lavori in madrepatria. Lavorò molto anche sul grande schermo, diventando una celebrità nel suo paese d'origine. Nel 1980 venne chiamata ad interpretare il ruolo per cui è a tutt'oggi ricordata: quello di Magda, la stressata moglie di Furio, nel film Bianco, rosso e Verdone, (1980), di Carlo Verdone, nel quale tuttavia venne doppiata da Solvejg D'Assunta, per le sue inflessioni russe. I suoi occhioni malinconici, i suoi capelli ricci ed ormai piuttosto demodé, la sua bellezza delicata ma ormai già quasi prematuramente sfiorita per le vessazioni dell'insopportabile marito, la resero un personaggio straordinario ed indimenticabile.
Attiva in seguito come cantante, si è ritirata all'inizio degli anni '90, diventando un'organizzatrice di concerti rock.

Imdb porta 4-5 films della Sampiter in Russia, dei quali non so che dire.

Giuliano ha detto...

(tra gli inconvenienti delle tastiere qwerty c'è anche quello di mettere vicine emme ed enne: che rabbia! l'avessi scritto a mano, non avrei mai sbagliato: sanpiter, sanpiter, sanpiter, sanpiter...)

Anonimo ha detto...

Ma su De Sica non si può:) Nessuno potrà eguagliare il grande maestro.

Giuliano ha detto...

Cara Silvia, la lezione di Vittorio De Sica è stata ripresa molto lontano, in Iran da Kiarostami e da Makhmalbaf, per esempio: che hanno sempre detto di essere stati molto colpiti da "Ladri di biciclette".
Il pensiero che sorge spontaneo, e che vorrei ricacciare indietro, è questo: forse essere poveri e aver visto (e vissuto) la guerra in queste cose aiuta...