Anna Karenina, di Clarence Brown (1935) Dal romanzo di Lev Tolstoj Sceneggiatura di S.N. Behrman, Clemence Dane, Salka Viertel Con Greta Garbo, Fredric March, Freddie Bartholomew, Maureen O'Sullivan, May Robson, Basil Rathbone, Reginald Owen, Phoebe Foster, Reginald Denny, Gyles Isham, Joan Marsh, Ethel Griffies, Harry Beresford, Sarah Padden, Cora Sue Collins, Mary Forbes, Joseph R. Tozer, Guy D'Ennery, Buster Phelps, Sidney Bracey, Harry Allen, Ella Ethridge Produttore: David O. Selznick Musica: Herbert Stothart Fotografia: William H. Daniels (95 minuti) Rating IMDb: 7.2
Solimano
Il viaggio di ritorno di Anna da Mosca a Pietroburgo viene narrato da Tolstoj nei capitoli XXIX, XXX e XXXI della prima parte di Anna Karenina. Ho utilizzato la traduzione di Leone Ginzburg nella edizione Einaudi (numero 68 della collana Gli Struzzi). La prima edizione Einaudi fu pubblicata nel 1945.
Nel film, Anna è Greta Garbo, Vrònskij è Fredric March, Karenin è Basil Rathbone, Annuska è Ella Ethridge.
"Via, è tutto finito, e sia lodato Iddio!" fu il primo pensiero che venne ad Anna Arkàdievna, quando salutò per l'ultima volta il fratello che fino al terzo segnale aveva sbarrato l'ingresso nella vettura. Ella si sedette sul suo piccolo divano, accanto ad Annuska, e si volse a guardare nella penombra della vettura-letto. "Grazie a Dio, domani vedrò Seriòza e Aleksjéj Aleksàndrovic, e la mia vita, buona e abituale, andrà come una volta". Sempre con quello stesso umore preoccupato in cui s'era trovata tutto il giorno, Anna si aggiustò con piacere e precisione per il viaggio; con le piccole, agili mani dischiuse e richiuse il sacchetto rosso, tirò fuori un cuscinetto, se lo pose sulle ginocchia e, avvoltesi con cura le gambe, si sedette tranquillamente.
La voce di un uomo imbacuccato e coperto di neve le gridò qualcosa nell'orecchio. Ella si levò e ritornò in sé: capì che erano arrivati ad una stazione e che quello era il capotreno. Ella domandò ad Annuska di porgerle la pellegrina che s'era tolta e il fazzoletto, se li mise e si diresse verso lo sportello.
- Avete desiderio di scendere? - domandò Annuska.
- Sì, voglio respirare un po'. Qui fa molto caldo.
Ella si volse a guardare e in quello stesso momento riconobbe il volto di Vrònskij. Appoggiando la mano alla visiera, egli si inchinò di fronte a lei e le domandò se avesse bisogno di qualcosa, s'egli potesse servirla. Ella lo osservò abbastanza a lungo senza risponder nulla e, malgrado l'ombra in cui egli era, vedeva, o le sembrava di vedere, anche l'espressione del suo viso e dei suoi occhi. Era di nuovo quella espressione di rispettoso entusiasmo che ieri aveva avuto tanto effetto su di lei.
- Non sapevo che foste in viaggio anche voi. Perché siete in viaggio? - ella disse, abbassando la mano con cui stava per aggrapparsi alla colonnina. E una incontenibile gioia e animazione splendeva sul suo volto.
- Perché sono in viaggio? - egli ripeté, guardandola proprio negli occhi. - Lo sapete, sono in viaggio per esser là dove siete voi, - diss'egli, - non posso altrimenti.
Tutto l'orrore della tempesta le parve ancor più magnifico adesso. Egli aveva detto proprio quello che desiderava l'anima di lei, ma che ella temeva con la sua ragione. Ella non rispondeva nulla, e sul suo volto egli vedeva la lotta.
- Perdonatemi, se vi dispiace quello che ho detto, - cominciò egli con sottomissione.
Parlava cortesemente, rispettosamente, ma con tanta fermezza e ostinazione che ella a lungo non poté rispondere nulla.
- E' male quello che dite, e vi prego, se siete un galantuomo, dimenticate quel che avete detto, come anch'io lo dimenticherò, - ella disse finalmente.
- Neppure una vostra parola, neppure un vostro movimento io dimenticherò mai e non posso..
- Basta, basta! - ella gridò, cercando invano di dare un'espressione severa al suo viso, che egli osservava avidamente. Aggrappandosi con la mano alla colonnina fredda, ella salì sui gradini ed entrò in fretta nell'ingresso della vettura. Ma in questo piccolo ingresso ella si fermò, ritornando nella sua immaginazione su quel ch'era accaduto. Non ricordandosi né delle proprie parole né di quelle di lui, capì col sentimento che quella conversazione d'un minuto li aveva avvicinati straordinariamente; ed ella era spaventata e felice per questo.
Non dormì tutta la notte. Ma in quella tensione e in quelle chimere che riempivano la sua immaginazione non c'era nulla di spiacevole e di tenebroso; al contrario, c'era qualcosa di gioioso, di bruciante e di eccitante.
Vrònskij non tentò neppure di addormentarsi quella notte. Sedeva nella sua poltrona, ora fissando gli occhi dritto innanzi a sé, ora esaminando quelli che entravano ed uscivano, e se anche prima stupiva e agitava le persone che non lo conoscevano con la sua aria d'incrollabile tranquillità, adesso egli ancora di più sembrava orgoglioso e impassibile. Guardava alle persone come a cose.
Vide il primo incontro del marito con la moglie e osservò con la penetrazione dell'innamorato, i segni della lieve soggezione con cui ella parlava col marito. "No, ella non lo ama e non può amarlo", egli decise fra sé.
Ancora mentre si avvicinava di dietro ad Anna Arkàdievna, notò con gioia che ella sentiva il suo avvicinarsi, e riconosciutolo, s'era di nuovo rivolta al marito.
6 commenti:
Ho un limite che probabilmente mi viene da un pregiudizio, non riesco ad apprezzare la trasposizione cinematografica di alcuni classici.
Mi "sciupa" il rapporto privilegiato con il libro.
Ciao
Il film è bellissimo, Greta Garbo è bellissima e bravissima, il mantello con cappuccio è meraviglioso e il libro bisogna leggerlo almeno una volta nella vita. Tutti.
Grazie, perchè mi ero dimenticata di certe inquadrature, di certe espressioni e della magia della fotografia in bianco e nero.
@Angela Io riesco a scindere per fortuna. In certi casi il film è altrettanto bello anche se è un'altra cosa, penso a "La casa degli spiriti". Non è il libro, ma è godibile ugualmente.
Questa è l'unica trasposizione sullo schermo del romanzo che tollero -anzi, che adoro- e che rivedo volentieri ad ogni passaggio in TV. Tutte le altre più recenti -compresa l'ultima con Sophie Marceau- mi hanno dato ai nervi. Forse perchè sono troppo legata alla figura della Karenina col volto della Garbo...
Splendide immagini. Quella di apertura sarebbe degna di fare da sfondo per il desktop! Ma forse sarebbe una mancanza di rispetto..?!
Baciotti
R.
Col libro Anna Karenina mi è successa una cosa che non mi è successa con nessun altro libro.
Decisi di leggerlo la seconda volta, però adagio, perché avevo il difetto di correre troppo quando un libro mi piaceva. E lo lessi adagio, mettendoci circa due mesi fra la prima pagina e l'ultima. Arrivato all'ultima riga dell'ultima pagina, dissi a me stesso: "E adesso, cosa leggo?". Decisi di leggere Anna Karenina, di nuovo, dall'inizio, adagio e così feci. E' un libro meraviglioso, ma non solo per il personaggio di Anna, ma anche per Vrònskij, Levin, Kitty, Dolly, Oblonskij, anche Karenin, per la società russa di Pietroburgo e di Mosca, per la natura, la campagna, i contadini.
Ho imparato a tagliare il cordone ombelicale fra film e libri, sono due forme completamente diverse ed il film non si giudica dal libro e il libro non si giudica dal film.
Questa vista logica, I libri nel cinema, che è in fondo uno dei miniblog all'interno del nostro blog, ha un po' un aspetto ludico, ma non più di tanto: una volta i libri erano illustrati, ed era una gran bella cosa, quindi perché non illustrare certe pagine di certi autori con immagini tratte da film? Non è facile, bisogna conoscere bene il libro e il film, quindi è faticoso ma assai gratificante, l'ho fatto ad esempio per l'Odissea (quattro post con i versi di Omero e le immagini tratte dal film Odissea di Franco Rossi), per Piccolo mondo antico, per Daisy Miller di Henry James, Giuliano ha fatto quattro post per per L'invenzione di Morel, e quattro per Alice nel paese delle meraviglie, Roby l'ha fatto per Camera con vista e per Romeo e Giulietta, Gabrilu per Guerra e pace e me ne scordo qualcuno.
Una volta che hai tagliato il cordone ombelicale fra libro e film li puoi riaccostare, come due bambini che giocano insieme.
grazie e saludos
Solimano
Non è un'operazione facile e immediata ma ci si può riuscire: lasciare mentalmente da parte il libro da cui è stato tratto per godersi un film, purchè, naturalmente, sia un buon film.
A me è capitato con il "Gattopardo", con "Il Giardino dei Finzi Contini" con "84,Charing Cross Road", con "Les liaisons dangereuse", tanto per citare i primi che mi vengono in mente.
Solimano mi è piaciuta l'immagine dei due bambini (libro e film) che, una volta tagliato il cordone ombelicale, possono riaccostarsi per giocare insieme. Rende molto bene l'idea.
H.
Sul rapporto del cinema coi grandi libri, ho una opinione che forse cambierò, ma per il momento è questa: sarebbe meglio se i registi si concentrassero su singoli episodi piuttosto che affrontare tutto il libro. Non perché il cinema sia inferiore al romanzo come forma d'arte (sono semplicemente forme d'arte diverse ed imparagonabili) ma perché col mettere un libro di più di cinquecento pagine in un film che dura due ore si rischia fatalmente di fare un bigino in cui ci si mette dentro più di quello che filmicamente ci può stare.
Un esempio positivo è quello della Comencini che ha fatto "Le parole di mio padre" dalla "Coscienza di Zeno": ha preso alcuni capitoli e ci si è attenuta.
Ma come ci sono dei film che sanno di libresco, così ci sono dei libri che sanno di cinematografico. Una cosa che è sempre successa: ci sono degli affreschi di metri quadri su metri quadri (tipo quelli degli Zavattari nel duomo di Monza) che sembrano delle enormi miniature.
Le arti debbono rispettarsi ed annusarsi, senza abbracciarsi, mantenendo le distanze.
saludos
Solimano
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