martedì 24 giugno 2008

Tutte le mattine del mondo

Tous les matins du monde (Francia,1991), Regia : Alain Corneau, Sceneggiatura : Alain Corneau e Pascal Quignard dal romanzo di quest'ultimo, Dialoghi : Pascal Quignard.
Musiche: Marin Marais (Improvisation sur les folies d'Espagne, L'Arabesque, Le Badinage, La Rêveuse, La Sonnerie de Sainte-Geneviève du Mont de Paris) ; Sainte Colombe (Les Pleurs, Gavone du Tendre, Le Retour) ; Jean-Baptiste Lully (Marche pour la cérémonie des Turcs) ; François Couperin (Leçons de ténèbres : Troisième leçon) ; Jordi Savall (Prélude pour Monsieur Vauquelin, Une jeune fillette, Fantaisie en mi mineur), musiche dirette ed interpretate da Jordi Savall.
Interpreti e personaggi: Jean-Pierre Marielle (Monsieur de Sainte-Colombe), Gérard Depardieu (Marin Marais), Guillaume Depardieu (Marin Marais da giovane), Anne Brochet (Madeleine), Carole Richert (Toinette), Caroline Sihol (Madame de Sainte-Colombe), Michel Bouquet (Lubin Baugin), Jean-Claude Dreyfus (Abate Mathieu), Myriam Boyer (Guignotte), Jean-Marie Poirier : Monsieur de Bures
Direttore della fotografia : Yves Angelo, Scene : Bernard Vézat, Costumi: Corinne Jorry, Montaggio : Marie-Josèphe Yoyotte, Consigliere musicale: Jean-Louis Charbonnier, Produttore: Jean-Louis Livi Produzione : Film Par Film, France ; Dival Films, France ; DD Productions, France et Sédif Productions, France Rating IMDb: 7.5

Gabrilu sul suo blog NonSoloProust

Protagonista assoluta di questo forse non facilissimo ma incantevole film tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Quignard è la musica, o per meglio dire, due diverse concezioni di quello che è o dovrebbero essere la musica e gli artisti che la interpretano e la compongono.

I due personaggi principali sono figure storiche realmente esistite.
Monsieur de Sainte Colombe fu un musicista francese della seconda metà del XVII secolo, fondatore e -- dicono gli esperti -- maestro insuperato dell'arte della viola da gamba, mentre Marin Marais, che in gioventù fu allievo di Sainte Colombe, nominato nel 1679 «joueur de viole de la musique de la Chambre» nella Musique du roi (il Re Sole) mantenne questa carica per quarantanni cumulandola con una ininterrotta carriera all'Opera.

Monsieur de Sainte-Colombe (Jean-Pierre Marielle)

La narrazione, basata su poche e incerte notizie storiche, è tutta incentrata sul difficile rapporto maestro-allievo intercorso tra Monsieur de Sainte Colombe e il giovane allievo Marin Marais destinato, a differenza del suo maestro --- vissuto e morto nell'ombra --- ad entrare nell'olimpo musicale francese e a conoscere la fama, la gloria e il successo alla corte di Luigi XIV.

Marin Marais (Gérard Depardieu)

Il film si apre su Marin Marais (Gérard Depardieu) che, ormai celebre ed onorato musicista a Versailles, vuole rivelare ai suoi allievi, durante una lezione di musica, tutto ciò che lui deve al suo antico maestro. Tutto il film è un ricordo, un lungo flash back percorso da un sentimento di colpevole nostalgia. In questo lungo prologo --- un piano sequenza che dura più di sette minuti --- la macchina rimane fissa in un primissimo piano che ci mostra un Marais-Depardieu pieno di rughe, un po' imbolsito, triste.

Marais racconta dunque ai suoi allievi il proprio percorso di iniziazione e l'antagonismo che ha visto opporre se stesso --- giovane ambizioso e desideroso di avere successo a Corte --- al vecchio e intransigente musicista Sainte Colombe.

Sainte Colombe, severo giansenista, dopo la morte prematura della moglie, conduce una vita austera di assoluto ritiro nella sua casa di campagna, totalmente dedito alla musica e alla meditazione, assieme alle due giovani figlie Madeleine e Toinette, cui concede come unico centro di attenzione l'educazione nell'arte della viola.

Madeleine (Anne Brochet)

Toinette (Carole Richert)

In giardino si è fatto costruire anche un piccolo capanno di legno nel quale si rinchiude per suonare in totale solitudine rievocando l'amatissima moglie. La sua è la ricerca della perfezione assoluta nella sua arte.

Un paio di volte l'anno, Sainte Colombe e le figlie danno concerti da camera la cui fama arriva sino a Corte. Ad uno di questi assistono alcuni cortigiani di Versailles.

Sainte Colombe riceve pressanti richieste di andare a Corte per esibirsi esclusivamente per il Re. Luigi XIV ha sentito parlare di lui e lo vuole a Versailles.
La risposta di Sainte Colombe? Caccia in malo modo il messaggero del Re scaraventandolo giù per le scale... "La mia vita sono la musica e le mie figlie, i ricordi i miei soli amici".

"Fu allora che un giovanotto di diciassette anni bussò alla sua porta. Ero io" dice Marais ai suoi allievi.
E' infatti a questo punto della storia che entra in scena il giovane Marais (interpretato da Guillaume Depardieu, figlio di Gérard), attratto dalla fama di insuperato maestro di Sainte Colombe.

Per la verità il giovane faceva il cantante, ma ora ha perso la voce e sapendo suonare un po' la viola vorrebbe prendere lezioni dal Maestro per potere fare carriera, possibilmente a Versailles (e questo già indispone Sainte Colombe).

La prima audizione non ha successo "Ho sentito lo strumento. Ma non ho sentito musica" taglia corto Sainte Colombe. Marais riesce comunque a vincere la scontrosità di Sainte Colombe e a farsi accettare come allievo, anche grazie all'intercessione di Madeleine, la figlia maggiore.


Cominciano le lezioni. Come strumentista sembra che Marais non vada poi tanto male, ma il problema è, per Sainte Colombe, che secondo lui "non è musicale". "Lo strumento non è la musica" non fa che ripetergli stizzito e tutte le domande che Marais gli rivolge per conoscere il suo pensiero sull'essenza della musica ricevono risposte sprezzanti o ermetiche. O indirette. Marais deve arrivarci da solo, a capire che cos'è la musica.
Una sera il Maestro lo conduce con se nello studio del pittore Baugin, di cui conserva religiosamente un quadro che rappresenta una natura morta.

Nel suo capanno, isolato dal mondo, Sainte Colombe suona una sua composizione, Les Pleurs ("Le lacrime"), il brano che quando eseguito con profonda verità ed emozione gli consente di reincontrare la moglie, udirne il respiro, e assaporare con lei ancora, come un tempo, cialde e vino rosso. Come quelle del quadro.

Guardando Baugin dipingere Sainte Colombe dice a Marais (che non capisce): "il suo pennello è come l'archetto della mia viola" e poi, rivolgendosi a Baugin: "il segreto della nostra arte è la sorpresa". Niente da fare, Marais continua a non capire. Lui in fondo lo strumento lo sa suonare, che cosa si vuole ancora da lui?

Lubin Baugin (Michel Bouquet)

E così, convinto di essersi già sufficientemente formato, Marais accetta un incarico a corte, scatenando le ire del maestro, che lo scaccia. Marais continua però di nascosto a frequentare la casa del maestro, per incontrarsi con la figlia maggiore, divenuta nel frattempo la sua amante; questa lo conduce in segreto sotto il capanno nel bosco in cui il padre si ritira per comporre e suonare perchè il giovane vuole scoprire a tutti i costi il segreto della sua grandezza. Madeleine fa ancora di più: gli dà lei stessa lezioni e gli trasmette tutti i segreti tecnici e compositivi che il padre le ha trasmesso.
Tornato dopo qualche tempo a trovare Sainte Colombe (che ignora quel che Madeleine ha fatto per il giovane), viene accolto piuttosto bene e tutto sommato il maestro sembra accettare l'unione di Marais con Madeleine.

Dopo breve tempo però, in modo crudo e improvviso, il giovane Marais abbandona Madeleine per inseguire la sua carriera brillante, lasciandola incinta. La ragazza entra allora in una lenta e progressiva spirale di depressione e abbandono che la porta a perdere il figlio.
Marais intanto è ormai ricco e famoso, è il primo musicista di corte del Re Sole.

Marin Marais a Versailles dirige la Marche
pour la cérémonie des Turcs di
Jean Baptiste Lully

Si è sposato con un'altra donna, non vede Madeleine da tanto tempo ma questa, ormai gravemente ammalata e in punto di morte chiede di rivedere per un'ultima volta il suo antico amore. Il suo ultimo desiderio, prima di morire, è che lui suoni un brano che aveva composto per lei.

Segnato da questo incontro, che gli fa capire che "Tous les matins du monde sont sans retour" ("Tutte le mattine del mondo sono senza ritorno"), ormai nella sua piena maturità artistica, Marais, dopo lunghi anni di fama e successo, si renderà conto della vacuità della esperienza artistica di corte, e ritornerà dall'antico maestro per pregarlo di dargli un'ultima lezione, quella che riguarda il segreto reale e più profondo della sapienza arcana di Sainte Colombe.

E Sainte Colombe, finalmente, parla.

Tutte le mattine del mondo è tante cose. E' un film su un percorso di iniziazione tra due persone che intendono la musica in maniera opposta: l'adolescente ha perso la voce e vede nella viola un sostituto della voce umana e soprattutto un modo per soddisfare le sue ambizioni mondane. Sainte Colombe cerca nella musica una consolazione, il rimedio per un ferita (la morte della moglie) e vuole perfezionare la propria arte all'ombra del potere ufficiale. Lubin Baugin, il pittore giansenista è un artista che, come lui, condivide questa filosofia dell' Arte e questa scelta di vita. Tra l'altro, e detto per inciso, anche Lubin Baugin è una figura storica realmente esistita ed il quadro che Sainte Colombe conserva religiosamente nella sua stanza esiste davvero e si trova a Parigi, al Musée du Louvre. E' intitolato "Le dessert de gaufrettes".

Lubin Baugin: Le dessert de gaufrettes Paris, Musée du Louvre

Il contrasto tra Marais e Sainte Colombe è sottolineato anche visivamente dal loro modo di vestirsi: rosso fuoco il giovane Marais, sempre vestito di nero l'austero Sainte Colombe.

Sainte Colombe simboleggia il valore dell'arte nella sua forma pura, del tutto libera e svincolata da obiettivi mondani e, per ciò stesso, possibile solo nell'ombra e nel rifiuto del mondo. Marin Marais rappresenta, invece, il talento artistico che, quando si lascia sedurre dal successo e dalla mondanità finisce per disperdersi.

L'incontro-scontro tra i due personaggi rappresenta lo scarto tra generazioni, tra un'arte del XVII secolo rivolta al passato e che non ammette una musica che annuncia il futuro, una pratica artistica amatoriale ed una pratica artistica più finalizzata alla carriera. Infine: creare per se o per il pubblico?

Non è un caso che nel film ci siano pochissimi dialoghi. Quasi tutto è affidato al lungo monologo di Marais-Depardieu che detta il ritmo ed il tempo delle immagini e delle sequenze. La voce, in qualche modo, precede le immagini.

Ho potuto vedere il film in originale, e sempre più mi convinco che, almeno per un certo tipo di film, bisogna rinunciare alla comodità del doppiaggio, magari faticare un po' ma ascoltare le voci originali degli attori, magari aitutandosi, se è il caso, con sottotitoli. In questo film, la voce di Depardieu (aspra, limpida, commovente nell'apparente pacatezza di tono, priva di qualsiasi nota melodrammatica) è fondamentale.

L'altra arte che scandisce la narrazione è ovviamente la musica. Quasi tutte le scene hanno un rapporto con la musica, in quasi tutte viene suonata musica, in quasi tutte si parla di musica. Tutti i personaggi principali sanno suonare e ce lo fanno sentire. Nella scena della morte di Madeleine, la musica suonata da Marais tiene il posto delle parole. Perchè forse il segreto della musica è proprio questo: riesce a dire cose che le parole non riescono ad esprimere.

Il regista Alain Corneau si è rivolto, per la parte musicale, a Jordi Savall.

Jordi Savall, catalano, è attualmente il più famoso suonatore di viola e una delle maggiori personalità tra gli esperti della musica antica. In stretta collaborazione con Quignard e Corneau ha scelto nel repertorio barocco i brani musicali del film ed ha riesumato per l'occasione alcuni pezzi rari scritti da Sainte Colombe, fino ad oggi compositore molto poco conosciuto.

Jordi Savall

9 commenti:

Giuliano ha detto...

Prendo qualche riga per parlare benissimo di Marin Marais (1656-1728), che in musica è ben differente dal parruccone incipriato che uno si potrebbe immaginare. Bisogna un po’ farci l’orecchio, ma il 1600-1700 è il vertice assoluto della musica, e della fantasia in musica; e Marais è uno dei grandi del contrappunto. Più grandi di lui sono probabilmente Couperin e Rameau: ma è come andare sulle Dolomiti e chiedersi quale è la vetta più bella.
Di Marin Marais segnalo una piccola meraviglia, la “Sonnerie de Sainte Genevieve au Mont de Paris”, ma anche la tempesta dall’opera “Alcyone”, le variazioni sulla Follia di Spagna, e naturalmente “Tombeau de Sieur de Sainte Colombe”, dalla Suite in mi minore.

Il film mi interessava ma non l'ho mai visto, per le ragioni che spiega bene Gabriella: il doppiaggio, le interruzioni pubblicitarie quando passava in tv... In questo caso, anche per una questione di ritmo narrativo, avere il sonoro originale è importante.

Se si perde il momento propizio, certi film spariscono e non si trovano più, a meno di volerli fortissimamente trovare.

gabrilu ha detto...

Giuliano
La musica del '600-'700 è molto bella e piena di fantasia. Dire che rappresenta il vertice assoluto della musica mi pare però un tantino eccessivo, non credi?
Il film di Corneau lo si trova facilmente in rete, in francese con sottotitoli in inglese.
Anche i brani di Marais che hai citato si trovano facilmente in rete.
Ciao a tutti e grazie

Giuliano ha detto...

Cara Gabriella,
Johann Sebastian Bach: 1685-1750.

Nello stesso anno, 1685, nacquero Haendel e Scarlatti.

Jean Philippe Rameau, grande teorico oltre che grande musicista, 1683.
Monteverdi viene ancora prima, ma anche lui, nel 1607, si inventa l'opera: l'Orfeo a Mantova.

Ma queste cose le sai anche tu: non è una uqestione di gusti personali, anche i cantanti di Sanremo e i rappers viaggiano ancora sul sistema messo a punto da Bach (Il Clavicembalo ben temperato) e dai grandi teorici e musicisti vissuti prima di lui.

gabrilu ha detto...

Già. Però non si vive (musicalmente) solo di contrappunto e di teoria. Che sono fondamentali ma a mio modesto avviso non sono tutto. Se fossero tutto la storia (delle musiche -- il plurale non è adoperato a caso) si sarebbe fermata lì...
Ma lungi da me ogni intento sia pur lontanamente polemico :-)
E poi, anche anche se ho perfettamente chiaro quello che intendo non posseggo la terminologia adatta per esprimerlo.

Giuliano ha detto...

La spiegazione sta nei tasti neri del pianoforte.
Però è roba da musicisti, quelli veri: il Temperamento e le scale musicali.
E' un po' come la Tavola Pitagorica per la matematica: in musica, Pitagora è J.S. Bach.
Poi esiste anche il pigreco, certo...

gabrilu ha detto...

Vabbè, vedo che proprio mi ci tiri per i capelli. Confessa: sei un provocatore ^__^ :

Dunque tu dici che dopo Bach&Co. possiamo guardare tutto il resto che viene dopo (e non solo in Europa, chè non esiste solo l'Europa, nemmeno nella musica) con la puzza sotto il naso?

Ho qualche perplessitaà, e se proprio la devo dire tutta (chè un po' provocatrice ci sono anch'io, neh), il Novecento non appartiene più da un pezzo, all'Europa, musicalmente parlando.

Che qualcuno cominci a farsene una ragione.

Saluti&Baci

Solimano ha detto...

Gabrilu, sono stato un po' incerto su come mettere l'immagine di Baugin. Perché ce l'avevo grande e bella (basta cliccarla!), ma il problema era la cornice: lasciargliela o no? Baugin, da buon giansenista, ci avrebbe rinunciato volentieri, ma ha prevalso il tono un po' trionfalistico del film di Corneau, malgrado che la trama apparentemente non lo sia.
Sul film, ho due dubbi.
Il primo è sulla storia, la trama, che mi sembra una estensione retroattiva quindi indebita del romanticismo, che è come le erbe infestanti: avanti, indietro, sopra, sotto, dappertutto.
Il secondo è sul discorso musicale. Qui vale la frase che in altro contesto diceva il pittore Annibale Carracci: "Noialtri depintori abbiamo a ragionare con le mani". Una frase giusta per la pittura, ancor più giusta per la musica: sono linguaggi che si autospiegano, il dippiù a livello di approfondimento erudito è senz'altro utile, ma esprimere con le parole ciò che dice la musica con un suo perfetto linguaggio è impossibile e comunque fuorviante.
Giuliano, la voglia classificatoria, con la propria personale graduatoria ce l'abbiamo tutti, e non esiste un metodo ISO9000 per stabilire i torti e le ragioni. Il mio personale conformismo mi conforma a starmene sulla triade Bach Mozart e Beethoven, con tanti magnifici pianeti prima e dopo, ma the heart of the matter è in quei tre. E'una opinione del tutto mia, che non ti chiedo di condividere. Però non mi sembra azzeccato l'argomento che adduci, perché chi ha scritto il primo sonetto non ha necessariamente scritto il miglior sonetto, e neppure il primo che ha usato la prospettiva sc... sc... scientifica è stato il miglior pittore prospettico. Fra l'altro, certe invenzioni -o scoperte- sono figlie dei tempi più che delle persone: le si sarebbero comunque fatte. Ma, a parte la triade di cui sopra, è bello, da politeista selettivo qual sono, fare incursioni di ogni tipo in partibus infidelium, anche se, come sai bene, esiste chi sostiene che la vera grande musica è solo quella prima di Bach, ed esiste chi sostiene che la grande musica comincia solo con Schoenberg, Berg, Webern. Le vedo come affermazioni di tipo affettivo che ognuno è liberissimo di fare ma non di elevare a sistema estetico universale, che ognuno dovrebbe riconoscere. Sarebbe un vizio accademico, non certo un teorema dimostrato o dimostrabile, ma solo una personalissima congettura. Poi, che fra Mozart e Behethoven, Haydn rimanga un po' schiacciato si può dire, ma è un altro tipo di discorso.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ribadisco: non è una questione di gusti.

Forse qui ci vorrebbe Nicola, a spiegare come vanno le cose. Da matematico, intendo. (La musica e la matematica sono la stessa cosa: anche vascorossi, of course).

(adesso chiudo perchè sto ascoltando Charles Ives, i Santana, Tim Buckley, ed Elisa quella di Monfalcone.)

Giuliano ha detto...

Aggiungo un altro indizio:
sul pianoforte do diesis e re bemolle sono la stessa nota, non è così per il violino.
E chi sa spiegare perchè la chitarra ha i tasti, e il violino e il contrabbasso no?

Però adesso io mi fermo, ci sarà pure un musicista che lo sa spiegare meglio di me!