lunedì 23 giugno 2008

I libri nel cinema: Daisy Miller (1)

Daisy Miller, di Peter Bogdanovich (1974) Dal racconto di Henry James, Sceneggiatura di Frederic Raphael Con Cybill Shepherd, Barry Brown, Cloris Leachman, Mildred Natwick, Eileen Brennan, Duilio Del Prete, James McMurtry, Nicholas Jones, George Morfogen Musiche: Bach, Boccherini, Haydn, Mozart, Schubert, Johann Strauss, Verdi (consulente musicale: Francesco Lavagnino) Fotografia: Alberto Spagnoli Production Design: Ferdinando Scarfiotti Costumi: Mariolina Bono, John Furniss (91 minuti) Rating IMDb: 5.7
Solimano
Il racconto Daisy Miller di Henry James (1843-1916), uscì in rivista nel 1878 e in volume nel 1879. I brani che seguono li ho tratti dall'edizione Einaudi del 1971, per la collana Centopagine. La traduzione è di Francesco Mei. La nota introduttiva al racconto è di Italo Calvino.

Le immagini riguardano, nell'ordine:
- la conoscenza fra Daisy Miller (Cybill Sheperd) e Frederick Winterbourne (Barry Brown) nel giardino dell'albergo di Vevey
- il viaggio al castello di Chillon (andata in battello - visita del castello - ritorno in carrozza)
- il nuovo incontro a Roma, in casa della signora Walker (Eileen Brennan) a cui sono presenti anche la mamma di Daisy (Cloris Leachman) e Randolph, il fratello minore di Daisy (James McMurtry)
- l'episodio del Pincio con Giovanelli (Duilio Del Prete) e la signora Walker in carrozza.

Pure, man mano che egli le parlava, e le additava alcuni punti più interessanti del panorama, che lei non aveva notato, essa lo guardava più a lungo, ed egli si accorse allora che il suo sguardo era diritto e sicuro.
Non si sarebbe potuti però chiamarlo uno sguardo sfacciato, perché gli occhi della fanciulla erano straordinariamente limpidi ed onesti. Erano anche degli occhi splendenti, e da molto tempo Winterbourne non aveva visto nulla di più grazioso dei vari tratti di questa sua compatriota. La carnagione, il naso, i denti, gli orecchi, tutto era bello in lei.

Egli aveva un culto per la bellezza femminile, gli piaceva osservarla ed analizzarla; e a proposito del viso di questa fanciulla, diverse furono le cose che notò. Era un viso tutt'altro che insignificante, ma non era nemmeno troppo espressivo; e sebbene fosse estremamente delicato, Winterbourne in cuor suo vi avvertiva, pronto però a perdonargli in cuore questo piccolo neo, una certa mancanza di quello che si potrebbe chiamare l'ultimo tocco.

- Come mai è così serio? - gli chiese a un tratto fissando i suoi occhi su Winterbourne.
- Serio? - domandò - Ero convinto di aver l'aria più sorridente del mondo!
- Lei ha l'aria di mandarmi a un funerale; e se codesta smorfia è un sorriso...
- Ma cosa vorrebbe che facessi? che ballassi una tarantella qui sul ponte?
- Provi, per favore, e io andrò in giro col capppello per le offerte. Ci rifaremo delle spese del viaggio.
- Non sono mai stato così felice in vita mia, - mormorò Winterbourne.
Essa lo guardò un attimo, poi scoppiò in una piccola risata.
- Mi diverte farle dire queste cose: lei è un tipo così strano.

Ebbero la fortuna di girare senza altri compagni che il custode, e Winterbourne si accordò con questo funzionario in modo che la visita al castello fosse fatta con calma e potessero fermarsi dove meglio loro pareva. Il custode interpretò il patto generosamente (Winterbourne dal canto suo era stato piuttosto generoso con lui) tanto che finì col lasciarli soli del tutto.

Se aveva deplorato in lei una certa mancanza di personalità, ecco ora che la personalità spuntava fuori. E questa personalità apparve molto chiaramente, quando la ragazza disse finalmente che avrebbe smesso di tormentarlo, se le avesse giurato solennemente che sarebbe venuto a Roma il prossimo inverno.
- Non è una promessa difficile da fare, - disse Winterbourne, - mia zia ha preso un appartamento a Roma per l'inverno e mi ha già invitato ad andarla a trovare.
- Ma io non voglio che lei venga per sua zia - disse Daisy. - Voglio che ci venga per me.

Daisy, che stava salutando gentilmente la padrona di casa, appena sentita la voce di Winterbourne, voltò di scatto la testa.
- Ma guarda chi c'è! - disse.
Le avevo detto che sarei venuto, non ricorda? -rispose Winterbourne sorridendo.
- Mah... non ci credevo.
- Le sono molto grato per questo,- disse ridendo il giovane.
- Avrebbe potuto venirmi a trovare.
- Sono arrivato soltanto ieri.
- Non ci credo! - disse la fanciulla.

Daisy, che aveva un talento innato per la cerimonia delle presentazioni, comunicò ad entrambi i suoi accompagnatori i nomi rispettivi, e si incamminò con uno di loro da una parte ed uno dall'altra. Giovanelli che parlava inglese a meraviglia (Winterbourne seppe poi che si era esercitato con molte ereditiere americane), rivolse alla ragazza una infinità di vacui complimenti. Era fin troppo gentile, e il giovane americano taceva, riflettendo su quella misteriosa abilità degli italiani di apparire tanto più gentili quanto più sono profondamente delusi.


Daisy camminava da circa un quarto d'ora con la scorta dei suoi due cavalieri, rispondendo con un tono di gaiezza infantile - così almeno pareva a Winterbourne - ai complimenti di Giovanelli; quando una carrozza, che si era distaccata dalla fila, si fermò sul bordo del sentiero. Subito Winterbourne riconobbe nella carrozza la signora Walker, di cui avevano lasciato da poco la casa, che gli faceva un cenno di saluto. Staccatosi da Miss Miller, egli si affrettò a rispondere. La signora Walker era accesa in viso e aveva l'aria agitata. - Questo è davvero troppo,- disse,- quella ragazza non deve fare così. Non deve andare a passeggio con due uomini. Cinquanta persone l'hanno già osservata.
Winterbourne aggrottò le ciglia. - Cerchiamo di non far le cose più grosse di quel che sono. -
- Cerchiamo, dica piuttosto, di evitare che quella ragazza si rovini!
- E' molto ingenua.
- E' pazza da legare! - esclamò la signora Walker.

Daisy, sentendo che la signora Walker le voleva parlare, ritornò sui suoi passi con perfetta buona grazia e col signor Giovanelli al fianco. Disse che era felice di avere l'occasione di presentare questo signore alla signora Walker. Portò rapidamente a termine le presentazioni e dichiarò di non aver mai visto niente di più bello al mondo della coperta che la signora Walker aveva sulle ginocchia.
- Sono contenta che le piaccia,- disse la signora con un soave sorriso, - salga in carrozza e gliela metterò addosso.
- Oh no, grazie, disse Daisy, - la ammirerò molto di più vedendola su di lei, mentre guardo sfilare le carrozze.
- Venga a fare un giro in carrozza con me, - disse la signora Walker.
- Sarebbe molto bello, ma è così delizioso andare a piedi, - e Daisy lanciò uno sguardo scintillante ai due uomini che le stavano accanto.
- Sarà incantevole, cara, ma qui non si usa, - disse la signora Walker sporgendosi dalla carrozza a mani giunte.
- Male, che non si usi! - disse Daisy. - Se io non camminassi, morirei.

Winterbourne rimase lì; si era voltato verso Daisy e il suo cavaliere. Evidentemente essi non vedevano nessuno, erano troppo assorti l'uno dell'altro.
...
La ragazza si avvicinò ed egli tenne il parasole aperto su di lei: poi, tenendolo sempre in mano, lo lasciò appoggiare sulle spalle della fanciulla, così che le loro due teste rimasero nascoste a Winterbourne. Il giovane indugiò un momento, poi riprese a camminare.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Henry James è sempre Henry James, ha scritto capolavori immensi (Ritratto di signora, Il giro di vite...).

Però, lo confesso, di Cybill Shepherd sono da sempre innamorato perso. Mi sono guardato anche tutti quei telefilm dell'investigatore privato, solo perché c'era lei...

Solimano ha detto...

Giuliano, Cybill Shepherd debuttò (o quasi) in un altro film di Bogdanovich che presto porterò qui. Amo molto certi film di Bogdanovivh, anche questo. L'interpretazione di Cybill Shepherd fu criticatissima, secondo me ingiustamente. Sulla sua bellezza non ci sono discussioni: è una bellezza di tipo particolare, mezza di campagna mezza di città, entrambe le metà in altissimo grado. Però io i telefilm non li ho guardati...
Questo è uno dei primi racconti di Henry James, lo trovo apparentemente ingenuo ma finissimo, anche spietato verso un certo mondo che era il suo, il suo proprio come persona. Sono stato tentato di mettere i testi in inglese, perché li avevo trovati, ma poi alla fine ho preferito una buona traduzione, però non è detto che in futuro continuiamo con le traduzioni... vedremo!

saludos
Solimano