lunedì 2 giugno 2008

I soggetti nel cinema: Uomine e donni - 2 -


Roby
Parte II: Donne vestite da uomo

Mentre -come già ho avuto modo di accennare nella Parte I- uomini travestiti da donna, al cinema, inducono in genere a grasse risate, l'attice che veste panni maschili suscita una gamma di sentimenti molto più variegata, a seconda del ruolo ricoperto sullo schermo. Maggiori sfaccettature della natura muliebre, seppur sotto mentite spoglie? Oppure un certo qual sospetto/dispetto, da parte dei gentili signori, vedendo quanto bene una donna riesca ad imitarli???

Prendiamo Julie Andrews, attrice squattrinata che in Victor/Victoria si reinventa come drag-queen ante litteram, facendo letteralmente impazzire il virilissimo James Garner, comprensibilmente preoccupato di sentirsi così attratto da un esponente del suo stesso sesso.

Oppure Marlene Dietrich, la vamp per eccellenza, che non disdegnava abbigliamenti maschili anche nella vita privata e che comunque riusciva ad incarnare con altrettanta bravura l'icona classica della femme fatale, perennemente impegnata a farsi largo fra stuoli di ammiratori adoranti.








D'altronde, quale spasimante avrebbe potuto resistere a quella chioma bionda, a quelle labbra tremanti, a quel boa di struzzo sapientemente collocato a sfiorare il profilo diafano del volto? Un attimo prima, cilindro, cravatta e gemelli ai polsini: un attimo dopo, calze a rete e scollature sapientemente velate... poveri maschietti! C'era proprio da perdere la testa!








Curve e seduzioni femminili erano invece accuratamente evitate da interpreti famose -come Sarah Bernardt- in occasione di ruoli maschili - il più classico, Amleto- ricoperti con encomiabile impegno, quasi a voler dimostrare che una donna riesce credibile anche in parti virili drammatiche: cosa di rado sostenibile nel caso inverso. Certo, l'acconciatura alla paggetto e l'abbondanza di tessuti damascati aiuta il travestimento... però (secondo me) il teschio non c'è cascato, e fissa col suo largo sorriso l'amletica Sarah, come a voler dire: A me non la si fa... ti conosco, mascherina!





Ma il ruolo en travesti forse più gettonato da attrici anche giovanissime è stato, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, quello del Piccolo Lord Fauntleroy, nelle svariate versioni che il romanzo di Frances H. Burnett ebbe poco dopo il suo apparire, sia sui palcoscenici di Broadway che negli studios della neonata Hollywood. Quella miniera d'oro iconografica che è Google Immagini trabocca di piccole lord francamente deliziose: Eva Tanguy, Elsie Leslie, Gertie Horman sono oggi per noi soltanto nomi -per quanto musicali- di piccole star del teatro di allora, ma i loro occhi profondi e un po' tristi ci fissano ancora dalle vecchie foto ingiallite, mntre i boccoli sparsi sul costume di scena tutto pizzi e velluti non hanno perso quasi nulla della loro morbidezza.





















Tuttavia Mary Pickford, nella trasposizione cinematografica del 1921, fece di più: interpretò sia la parte di Cedric, sia quella di sua madre, in un montaggio continuo di inquadrature che ahimè posso solo intuire, non avendo visto -per ora!- il film. Come sia riuscita nell'impresa senza apparire grottesca o ridicola, rimane per me un mistero: ma mi risulta che non fosse nuova ad esperienze del genere, perchè anche in Stella Maris recitò nel doppio ruolo di bella fanciulla e di povera invalida brutta e infelice. Merito, ne sono convinta, di abilità e sensibilità tutte femminili: e scusate se sono leggermente di parte!


































Trovo invece decisamente inquietante la Hilary Swank che in Boys don't cry interpreta l'androgino Brandon Theena, calandosi nei panni -o dovrei dire nei pantaloni?- da ragazzo con una precisione e un'aderenza sorprendenti. La Swank è senza dubbio una bella figliola, femminilissima quando vuole, ma quando invece decide di fare la mascolina ci riesce alla grande: ricordate la boxeuse di Million dollar baby?

Per associazione di idee, ispirata da capelli corti e giubbotto di cuoio, ho ripensato alla Loretta Goggi de La freccia nera anni '60, costretta a vestirsi da maschio per sfuggire a sir Daniel, suo perfido tutore. Così acconciata, incontra il bel Dick/Aldo Reggiani (sogno proibito di tutte le adolescenti italiane dell'epoca), il quale non si accorge minimamente (ma che era, cieco???) delle di lei evidenti rotondità tutt'altro che mascherate dai calzoni aderenti, e continua per metà sceneggiato a chiamarla John, tra le sghignazzate del pubblico da un capo all'altro della penisola.




















Infine, Felicity Huffman, tanto perfetta come transessuale in Transamerica da rischiare di beccarsi perfino l'Oscar (mancato di un soffio). La storia di Bree, che alla vigilia dell'operazione chirurgica per diventare definitivamente donna scopre di avere un figlio ventenne e intraprende con lui un viaggio coast to coast, è un susseguirsi di chiaroscuri dolceamari, ironici e sofferti, durante il quale genitore/trice e ragazzo si scopriranno a poco a poco, trovando alla fine la strada che li metterà in comunicazione...

...comunicazione già di per sè problematica in situazioni normali; figuriamoci quando il travestimento è tale che non sai più se devi chiamare tuo padre mamma o papà! L'importante, però, è continuare il dialogo, al maschile o al femminile che sia: e Bree/Felicity è bravissima a chiarire il concetto, prima a suo figlio e poi a noi.



8 commenti:

Giuliano ha detto...

Cara Roby, la storia della Goggi era davvero di quelle inverosimili (basta guardare la foto che hai messo qui), però piaceva, e tanto.
Mi sembra giusto ricordare che dietro c'è un libro di Stevenson, e che la fanciulla travestita da maschio è un classico: Shakespeare ne è pieno, e anche le favole e le antiche ballate.
La verosimiglianza lascia molto a desiderare, però nella vita ne capitano di cose strane...
C'è anche un film recente che si chiama "Osama" e racconta di una ragazza pakistana che si finge maschio, e c'è la storia della ragazza che si veste da maschio per studiare da rabbino (cosa vietatissima alle femmine), un romanzo di Isaac B. Singer dal quale hanno fatto un film con la Streisand.

Solimano ha detto...

Roby, non credevo che ci fossero tanti casi, e me ne stanno venendo in mente degli altri. Uno in particolare, di un film che ho già messo nel blog e che ritengo un capolavoro: Sylvia Scarlett (in italiano Il diavolo è femmina), con Katherine Hepburn. E qui c'è un discorso che sicuramente qualche critico o studioso avrà già fatto: l'androginìa di certe attrici e la femminilità di certi attori nei film degli anni Trenta e Quaranta. Noi crediamo che la coppia fosse quella Katherine Hepburn e Spencer Tracy, ma i film più belli sono quelli in cui con la Hepburn c'è Cary Grant, molto giovani entrambi. Al di là del travestirsi, il gioco delle parti è incredibile: lei con caratteristiche secondarie maschili molto forti e lei con caratteristiche secondarie (?) femminili ugualmente forti.
Per cui, non solo la Hepburn, la Garbo e la Dietrich hanno dell'androgino, ma a parte Cary Grant, anche Rodolfo Valentino, Tyrone Power, James Stewart hanno qualcosa di femmineo. Persino Gary Cooper, che nel bellissimo Ball of Fire, viene compensato da Barbara Stanwick. Dietro secondo me c'erano due cose: la negazione totale della omosessualità sia maschile che femminile, che in qualche modo doveva pure esprimersi. Ma soprattutto la non conoscenza della sessualità vera da parte del pubblico, perché fu solo molto dopo che divenne normale vedere la sessualità come esperienza comune e piacere reciproco. L'icona Greta Garbo è ben diversa dall'icona Ingrid Bergman di Notorious e fa un effetto strano vedere la Bergman con Cary Grant, che recita benissimo, ma appunto, recita.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Caro Giuliano, in effetti -avendo anche visto il film con Jeremy Irons e Al Pacino- avrei dovuto inserire esempi come quello del Mercante di Venezia, dove la giovane Porzia salva l'amato travestendosi da brillante avvocato.

Caro Solimano, trovo indiscutibili i caratteri femminili di Cary Grant e Tyrone Power: sarà per questo che non sono mai stati "i miei tipi"? James Stewart invece sì: chissà perchè? Forse perchè non era poi così "bello"!

ROBY
(PS: vorrà dire qualcosa il fatto che il nickname da me scelto vale sia al femminile che al maschile -Roby Facchinetti dei POOH docet-, e che spesso in forum e blog -se non lo specifico adeguatamente- mi salutano come "ciao, carissimo" o "benvenuto"?)

Habanera ha detto...

Mah. Non ho ricordi particolari di attrici che interpretano ruoli maschili ma ho letteralmente adorato Dustin Hoffman in Tootsie e Robin Williams in Mrs Doubtfire.
Erano veramente adorabili mentre le donne androgine mi danno sempre un leggero senso di angoscia.

Bisous
H.

Solimano ha detto...

Quello che vorrei trovare è Vittorio Gassman che fa la donna, ma sarà dura. Credo che il film fosse uno dei Mostri, che ne fecero due o tre. Gassman faceva la virago intellettuale che si dava da fare con l'establidhment per far vincere ad un premio letterario un giovane scrittore nuscoloso ma con qualche incertezza con i congiuntivi. A premio vinto, praticamente Gassman se lo portava di peso o quasi sul letto, come giusto guiderdone.
Mentre Nino Manfredi truccato da spagnola che balla con Tognazzi vestito da pellerossa ce lo ricordiamo tuutti, in Straziami ma di baci saziami.
A me però le attrici che fanno le maschiette piacciono, perché prima o poi fanno in modo che la verità si scopra.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Concordo con Habanera sul senso d'ansia, più o meno leggero, che danno le attrici vestite da uomo.
Invece l'uomo che si veste da donna è sempre ridicolo, per far ridere: a partire da Gino Bramieri che quando faceva il suo donnone milanese era più vero del vero (ma i non milanesi e i milanesi giovani non lo possono capire).

In quanto a Roby, cara Roby, da juventino non posso tacere di Roby Baggio. Altro che i pooh!!
Però scorrendo i nomi degli americani a volte mi chiedo se sia posibile indovinare al volo, dal nome e cognome, se uno è maschio o femmina. Per esempio, Cameron Diaz e Cameron Mitchell...

Roby ha detto...

Habanera, Dustin/Tootsie è stato il primo, e resta una pietra (ma che dico? un macigno!)miliare. Però anche Robin/Doubtfire... è così tenero... Ricordi quando il guidatore dell'autobus "s'innamora" di lei/lui?

Solimano: giusto! Ho scordato Gassmann! Se lo trovi, mandamelo! Se no erro, interpreta il ruolo della patronessa di un premio letterario che irretisce un giovane scrittore...

Giuliano, e allora i "vecchi" Dana Winter e Dana Andrews? Però, juventino... questo sì che è un colpo, per una fiorentina come me... Comunque, ROBY BAGGIO, PRIMA, era NOSTRO!!!!!!!

[;->>>]

Roby(a)

PS: mi sono fatta un taglio alla Soldato Jane che è un bijou...!!!

Giuliano ha detto...

Cara Roby, Roby xe de Vicenza, ha giocato dappertutto e quindi non è di nessuno, ma il Pallone d'Oro lo ha vinto con noi, naturaliter.

Però a questo punto vogliamo le foto prima e dopo, o magari una Storia della Capigliatura Attraverso i Secoli.