Amarcord, di Federico Fellini (1973) Sceneggiatura di Federico Fellini e Tonino Guerra Con Pupella Maggio, Armando Brancia, Magali Noël, Ciccio Ingrassia, Nando Orfei, Luigi Rossi, Bruno Zanin, Gianfilippo Carcano, Josiane Tanzilli, Maria Antonietta Beluzzi, Giuseppe Janigro, Ferruccio Brembilla, Antonino Faa Di Bruno, Mauro Misul, Ferdinando Villella, Aristide Caporale, Gennaro Ombra, Domenico Pertica, Marcello Di Falco, Stefano Proietti, Alvato Vitali, Bruno Scagnetti, Fernando De Felice, Bruno Lenzi, Francesco Vona, Donatella Gambini, Dina Adorni, Franco Magno, Fides Stagni Musica: Nino Rota Fotografia: Giuseppe Rotunno Costumi: Danilo Donati (123 minuti) Rating IMDb: 7.9
Solimano
Dopo aver inserito nel blog i primi due post della vista logica I modi di vedere, dedicati a Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, ho deciso di procedere con cautela. Adesso ho in mente oltre dieci film, ma debbo esserne veramente convinto e ci vuole il suo tempo, perché esistono due possibili trappole.
La prima è la trappola dell'estetismo, il gusto della bella immagine di per sé, come se fosse una pittura. La seconda è la trappola interpretativa, cioè voler dedurre dalle immagini la visione di vita del regista.
Apparentemente sarebbe più che giustificato, solo che così l'immagine diventa un mezzo, un itinerario verso una meta, mentre basta a sé stessa. Il contenuto è già lì, sta nel guardarla con attenzione, nel percepirla. I dieci minuti scarsi che Fellini dedica alla scuola nel film Amarcord (1973) mi hanno convinto che era il caso di scrivere il terzo post. La scuola è un liceo classico; in quei pochi minuti Fellini guarda la scuola in momenti diversi. Comincio col primo: gli studenti ed i professori fuori dall'aula.
Ci sarebbe il rischio della caricatura, della macchietta, perché già come abbigliamento le varianti sono tante, sia per gli studenti che per i professori. Inoltre Fellini sceglie volutamente aspetti fisici differenti, soprattutto le stature e i volti. Ma anche nello studente più rozzo e più somaro e nel professore più maniaco prevale il carattere sulla maschera.
Fellini sa disegnare, che è un grande aiuto, e molti di questi studenti e professori li ha rappresentati prima con la matita poi con la cinepresa. Difatti Fellini l'ho inserito nei Fumetti d'agosto dell'anno scorso evidenziando il nesso fra schizzi preliminari e immagini nei film.
Nei professori si creano alleanze e solitudini: la professoressa di Storia dell'arte parla col prete (gli insegnanti di religione erano tutti preti), la professoressa di Matematica col professore di Greco, anche perché -lo si vede durante il film- sono entrambi ferventi fascisti. Il preside sta da solo per autorità, l'insegnante di Scienze per timidezza.
Fuori dall'aula si svolge l'episodio che accadeva ogni anno in tutte le scuole del Regno -e poi della Repubblica. Non so se succede ancora (credo proprio di sì): la fotografia di classe. Le mie fotografie le ho tutte, dalla prima elementare alla terza liceo, solo che non mi ricordo in quale cassetto sono andate a finire.
La scuola di Fellini è più libertaria di quella che ho frequentato io: i professori sono mischiati con gli studenti, da noi il preside ed un professore (massimo due) se ne stavano seduti al centro della prima fila contornati dalle ragazze in grembiule. Il sorrisetto tirato dell'insegnante d'arte, quella che dice che Giotto ha inventato la prospettiva, il gesto napoleonico della mani del preside, il petto prepotente dell'insegnante di matematica (impressiona più della materia, che già non scherza). Nell'immagine sopra il post, lo sguardo puntuto del ragazzino figlio di famiglia ricca. E' un ragazzo sempre ben tenuto, però è una peste che prende in giro il professore di Greco. Nell'altra foto, il pacchetto di mischia di alcuni studenti, accostando soggetti molto diversi: il piccolo Proust vicino a Titta (Bruno Zanin), il protagonista del film, davanti c'è anche Naso (Alvaro Vitali) mentre sulla destra quello alto e magro è la boccia persa della classe. In prima fila, fra le ragazze, quella che spicca di più è Aldina Cordini (Donatella Gambini) a cui è il caso di dedicare due imagini.
L'Aldina, mentre sta attendendo la fotografia, cambia repentinamente espressione: prima si volta con dispetto verso il ragazzo grasso che è innamorato di lei e che le ha fatto un complimento non gradito, poi gira la testa e alza lo sguardo: al primo piano della scuola c'è un altro ragazzo che le piace. Allora sorride.
Nell'aula, alle spalle dei professori, dominano tre ritratti, che danno il segno dei tempi: il Papa, il Re soldato e il Duce ancora come capo del governo (quindi senza fez). La gerarchia formale è diversa da quella sostanziale. Le vicende narrate nel film si svolgono fra la primavera del 1933 e la primavera 1934, quindi siamo sotto gli effetti della Conciliazione del 1929: chiesa e fascismo filano un amore quasi perfetto.
I Professori in cattedra: l'insegnante di greco che mostra come si fa a pronunziare esattamente quella bellissima e maledetta consonante greca, il preside di profilo, con sulla cattedra in primo piano dei vocabolari (che gli danno più peso), l'insegnante di storia dell'arte, con un mazzo di fiori campestri da una parte e l'ombrello appeso all'attaccapanni dall'altra, mentre lei sta per fare la consueta zuppetta (si porta il termos del te da casa), l'insegnante di storia, che durante la discussione sull'anno della morte di Agrippina (59 o 69?) fa l'equilibrista colla cenere della sigaretta.
Il piccolo Proust è il ragazzo più ben vestito e più curato. Probabilmente è alle prese con una adolescenza di sessualità solipsistica, e l'insegnante di matematica lo mette in soggezione.
Due immagini della classe vista dalla cattedra. Come si vede, le ragazze stanno in prima fila. In fondo all'aula si appendono i cappotti, ormai pochi perché siamo a mezza stagione. Nella seconda immagine, c'è la fuga massiccia dall'aula mentre il prete parla dello Spirito Santo. Rimangono ai loro posto le femmine, il piccolo Proust e pochi altri.
Ecco le informazioni sul corpo insegnante che sono riuscito ad ottenere:
L'insegnante di Matematica si chiama De Leonardis e l'interprete è Dina Adorni.
L'insegnante di Greco si chiama Fighetta e l'interprete è Armando Villella.
L'insegnante di Scienze si chiama Bongioanni e l'interprete è Francesco Maselli, il noto regista.
L'insegnante di Storia dell'Arte non si sa come si chiami e l'interprete è Fides Stagni.
L'insegnante di Storia non si sa come si chiami e l'interprete è Dante Cleri.
martedì 17 giugno 2008
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1 commento:
L'insegnante di fisica, Francesco Masell, è solo un omonimo del noto regista, peraltro all'epoca del film già molto noto, Citto Maselli. Probabilmente era un attore non professionista, sicuramente di origine napoletana, doppiato da Gigi Reder, secondo una fonte solitamente attendibile. Bruno Frattasi
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