Film d'amore e d'anarchia, ovvero 'stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza...' di Lina Wertmuller (1973) Sceneggiatura di Lina Wertmuller Con Mariangela Melato, Giancarlo Giannini, Eros Pagni, Lina Polito, Pina Cei, Enrica Bonaccorti, Anna Buonaiuto Musica: Nino Rota, Carlo Savina Fotografia: Giuseppe Rotunno Costumi: Enrico Job (120 minuti) Rating IMDb: 7.8
Solimano
Quando Tunin (Giancarlo Giannini) arriva a Roma, Salomè (Mariangela Melato), prostituta ed anarchica, fa in modo che venga ospitato nella casa di tolleranza di Via dei Fiori, una delle case più di lusso a Roma. Salomè vuole aiutare l'anarchico Tunin a stare coperto nei giorni che precedono l'attentato a Mussolini. Approfitta quindi del suo rapporto col gerarca Spatoletti (Eros Pagni)che insiste per passare la domenica con lei in campagna, fuori dalla casa; così la domenica sono in quattro, sulla motocarrozzetta di Spatoletti: Salomè, Tunin, Spatoletti e Tripolina (Lina Polito), una prostituta molto giovane protetta da Salomè. Tunin l'ha già notata, ma fra i due non è ancora successo niente.
La meta è una trattoria di campagna con uso camere. Prima di arrivarci Spatoletti si ferma in piccola città perché deve dare disposizioni a suoi uomini. Credevo che il luogo utilizzato fosse all'interno del quartiere EUR di Roma, ho voluto verificare chiedendo al romano Massimo che mi ha dato l'imbeccata giusta: non è l'EUR, ma si tratta di Sabaudia, città edificata fra il 1933 ed il 1934 dal regime fascista, dopo la bonifica delle paludi pontine. Con Sabaudia sorsero anche Aprilia, Pomezia, Pontinia e Littoria (che dal 1946 si chiama Latina).
Nel film c'è un piccolo anacronismo di cui Lina Wertmuller era certamente consapevole, perché il film si svolge nel 1932, un anno prima che fosse fondata Sabaudia. Mentre Littoria sì, fu fondata il 30 giugno 1932 e inaugurata il 18 dicembre dello stesso anno. Quindi in tempi brevissimi.
La chiesa è quella della Santissima Annunziata, inaugurata il 24 febbraio 1935. Ha sulla facciata un grande mosaico di Ferruccio Ferrazzi, che teoricamente rappresenta l'Annunciazione, ma ci si prese l'occasione per inserire Mussolini al lavoro durante la trebbiatura, con sullo sfondo l'immagine della città. Davanti alla chiesa c'è Spatoletti che sta tenendo una delle sue concioni, mentre gli altri tre lo aspettano pazienti sulla motocarrozzetta.
Spatoletti quando parla urla in continuazione, lo vediamo mentre continua a dare disposizioni. Il suo approccio non è conversativo ma impositivo. E' un uomo di mano, ha fatto carriera col fascismo proprio per questo, si vanterà nel film di aver commesso degli omicidi.
Lina Wertmuller, che ama molto Sabaudia, prende questa occasione per mostrarcela sotto diverse visuali, in cui compare spesso l'altissima Torre civica.
E' ben nota l'affermazione di Pier Paolo Pasolini: "Sabaudia, nella sua architettura paleoindustriale, fu voluta dal Fascismo ma non realizzata da fascisti." Gli architetti furono Luigi Piccinato,Eugenio Montuori, Alfredo Scalpelli e Gino Cancellotti, tutti vicini al M.I.A.R. Movimento Italiano Architettura Razionale, fondato nel 1930 e piuttosto lontano dal monumentalismo alla Marcello Piacentini.
Intanto i tre continuano ad aspettare. Li si vede in primo piano, ed hanno mantenuto la stessa posizione che avevano durante il viaggio: Tunin sul sedile posteriore della moto, Salomè e Tripolina sulla carrozzetta una davanti all'altra. E' comparso anche un cavallo solitario che non si capisce bene cosa faccia in piazza. Tutto dà l'impressione di una solitudine assolata, di una razionalità di tipo irreale, chissà la stonatura delle urla, dei berci e dei gesti di Spatoletti. Ma non finisce qui.
Quando Spatoletti finisce di dare disposizioni, tutti e quattro vanno in trattoria. Dopo mangiato, Spatoletti va in camera con Salomè, mentre fuori rimangono Tunin e Tripolina. Un po' parlano un po' ballano, c'è anche il giradischi d'antan all'aperto. Ma Tunin per il momento ama stare per conto suo e approfitta del fatto che Tripolina balli con un altro per tornare nella piazza a guardare da solo i posti dove prima aveva infierito Spatoletti.
In queste immagini, oltre alle architetture c'è solo Tunin, il contadino veneto anarchico venuto a Roma per uccidere Mussolini. E' come un giudizio, non sull'architettura ma su quel mondo, giudizio che noi diamo attraverso lo sguardo di Tunin. Opportunamente Lina Wermuller inserisce un'ultima scena in cui si vedono i preparativi di una festa fascista.
Credo che Lina Wertmuller, scegliendo quesi luoghi, avesse in mente soprattutto altro, al di là del M.I.A.R. le città che aveva rappresentato pochi anni prima Giorgio De Chirico. Sembrano essere uno dei precedenti più nello spirito che nelle forme di queste architetture, che apparentemente sono reali e razionali, ma che trasmettono un disagio, una sensazione di irrealtà. La parola metafisica non è fuori luogo: la stessa statua solitaria nella piazza di Sabaudia la si può trovare in quadri precedenti di Giorgio de Chirico.
Ne inserisco due a chiusura del post: il primo quadro è attualmente a Toronto, ed è del 1913, il secondo al Mart di Rovereto (Trento), ed è del 1925.
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2 commenti:
quando ripenso a questo film risento una vecchia canzone...
e maremmà, maremmà, maremmà...
struggente, cantata in una scena.
fantastico giannini.
ciao
dimenticato la firma
remo
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