martedì 30 giugno 2009

I modi di vedere: Wittgenstein (2)

Wittgenstein (1993) di Derek Jarman Sceneggiatura di Ken Butler, Terry Eagleton, Derek Jarman Con Clancy Chassay (Wittgenstein ragazzo), Jill Balcon (la madre Leopoldine), Jan Latham-Koenig (il fratello Paul), Sally Dexter (la sorella Hermine), Nabil Shaban (il Marziano verde), Karl Johnson (Ludwig Wittgenstein), Michael Gough (Bertrand Russell), Tilda Swinton (Lady Ottoline Morrell), John Quentin (Maynard Keynes), Kevin Collins (Johnny), Lynn Seymour (Lydia Lopokova) Fotografia: James Welland Costumi: Sandy Powell Musica: Jan Latham-Koenig, Johannes Brahms "Intermezzo Opera 19" "Concerto per pianoforte e orchestra Opera 83", César Franck "Sonata per violino e pianoforte", Leóš Janáček, Wolfgang Amadeus Mozart "Rondò K511", Modest Mussorgsky "Quadri da una esposizione", Francis Poulenc "Sonata per flauto e piano, 1957", Eric Satie "Ogives" "Gnossiennes", Robert Schumann "Carnaval" (75 minuti) Rating IMDb: 6.7

Solimano

Gli argomenti di cui si occupò Ludwig Wittgenstein (1889-1951) furono soprattutto la fondazione della logica e la filosofia del linguaggio. Però la sua vita è percorsa in ogni periodo da un afflato etico-mistico, una polarità opposta, che nel Tractatus non è affermata né negata. Compare come indicibilità, ma compare.
Così Bertrand Russell in una sua lettera: "Una certa aria di misticismo l'avevo già sentita nel suo libro, ma sono rimasto sconcertato nello scoprire che è diventato un mistico, nel senso pieno del termine. Legge autori come Kierkegaard e Angelus Silesius e sta valutando seriamente l'idea di farsi monaco".
La vita personale di Wittgenstein è intessuta di scelte che sfiorano la follia. E' stata fatta l'ipotesi che fosse affetto dalla sindrome di Asperger, che è una versione lieve della sindrome autistica. Tutto ciò è ben presente nel film di Derek Jarman (si tratta di temi che prediligeva), ma non a scapito degli aspetti logici, linguistici, filosofici. Ne viene una affascinante miscela, per cui sembra che i due aspetti si sostengano a vicenda. Incredibile per uno che aveva scritto che "la metafisica sorge quando il linguaggio va in vacanza". L'attenzione vera di Wittgenstein non era rivolta ai metafisici, ma ai mistici. La differenza è grande.
Come nel primo post, commento brevemente le immagini ed inserisco delle citazioni da scritti di Wittgenstein, soprattutto dal Tractatus.

Il ragazzo Wittgenstein (Clancy Chassay), oltre ad avere l'aria da primo della classe, assume atteggiamenti di giocosità sfottente e grottesca.

Il concetto del «bello» ha fatto qualche danno.

Il limite del linguaggio si mostra nell'impossibilità di descrivere il fatto che corrisponde a una proposizione (che è la sua traduzione) senza appunto ripetere la proposizione.

In arte è difficile dire qualcosa che sia altrettanto buono del non dire niente.


Il marziano verde (Nabil Shaban) che è un guru proprio perché extraterrestre, dialoga col ragazzo Wittgenstein e il cartello sulla sinistra indica che ci si avvia alla prima guerra mondiale. Il marziano parla col ragazzo, in guerra ci va Ludwig Wittgenstein adulto ( Karl Johnson). Difatti Wittgenstein era stato a Cambridge dal 1911 al 1914, poi aveva cercato l'isolamento in un fiordo norvegese, infine si era arruolato volontario nella prima guerra mondiale. Combattè sul fronte russo ed italiano, meritò delle onoreficenze e fu fatto prigioniero nel 1918 a Trento, tornando a Vienna solo nel 1919.

In filosofia si deve calare nell'antico caos e sentircisi a proprio agio.

Io penso di fatto con la penna, perché la mia testa spesso non sa nulla di ciò che scrive la mia mano.

L'ambizione è la morte del pensiero.


Wittgenstein apparteneva ad una famiglia ricchissima. Rinunciò a tutti i suoi beni a favore dei familiari. Oltre ad isolarsi in Norvegia andò anche in Irlanda. Cercò di praticare l'insegnamento come maestro di scuola. Volle abbandonare lo studio accademico per dedicarsi a lavori manuali. Questi viaggi e queste attività lo delusero regolarmente. Inserisco sotto una immagine del film una fotografia tarda di Ludwig Wittgenstein (è del 1947). Ho trovato impressionante la somiglianza fra l'attore e il filosofo.

La tragedia consiste in questo: che l'albero non si piega ma si spezza.

Le nostre più grosse stupidaggini possono essere molto sagge.

Le parole sono azioni.


La coppia Bertrand Russell (Michael Gough) e Lady Ottoline Morrell (Tilda Swinton) dà origine alle immagini forse più fascinose del film (anche molto divertenti). Nel film c'è il momento della rottura fra Russell e Wittgenstein, rottura in cui avevano probabilmente ragione entrambi: Russell nel desiderare che Wittgenstein proseguisse coerentemente il suo lavoro nella filosofia logica, Wittgenstein nel seguire le pulsioni senza di cui non è detto che la sua logica sarebbe stata così forte. La contraddizione era solo apparente.

Nella corsa della filosofia vince chi sa correre più lentamente. Oppure: chi raggiunge il traguardo per ultimo.

Nessuna confessione religiosa ha tanto peccato per abuso di espressioni metafisiche quanto la matematica.

Non temere mai di dir cose insensate! Ma ascoltale bene, quando le dici.

Il ragazzo Wittgenstein dietro a una rete di filo spinato. Nella stessa scuola in cui studiò Wittgenstein studiava anche Adolf Hitler, che era due classi indietro, benchè coetaneo.

Riposare sui propri allori è altrettanto pericoloso che riposare su una slavina. Ti appisoli, e muori nel sonno.

Scrivo quasi sempre soliloqui. Cose che mi dico a quattr'occhi.

Se nella vita siamo circondati dalla morte, così anche nella salute dell'intelletto siamo circondati dalla follia.

Wittgenstein ha scelto di fare l'insegnante, ma è impaziente, tratta male ed insulta gli allievi perché non imparano. Ha l'impulso di pichiarli e si trattiene a stento. La bambina piange.

Sono io soltanto incapace di fondare una scuola, oppure nessun filosofo può farlo?

Io non posso fondare una scuola perché, in realtà, non voglio essere imitato. In ogni caso non da coloro che pubblicano articoli in riviste di filosofia.

Un nuovo vocabolo è come un seme fresco gettato nel terreno della discussione.


"Ancora A Cambridge", dice il cartello. Ed a Cambridge c'è un altro personaggio: Maynard Keynes (John Quentin), che diverrà famoso come economista. Accanto a Maynard c'è Johnny (Kevin Collins), il personaggio che serve ad introdurre nel film la tematica omosessuale. Derek Jarman era un gay militante, con un atteggiamento quasi da missionario, e questo tema compare in tutti i suoi film più importanti.

Una confessione dev'essere una parte della nuova vita.

Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.

Il mondo è tutto ciò che accade.



Nella vita reale, Maynard Keynes aveva avuto esperienze omosessuali in gioventù, poi convisse con Lydia Lopokova (Lynn Seymour), che compare nel film.

Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.

Noi ci facciamo immagini dei fatti.

L'immagine è un modello della realtà.


Si incrina il rapporto con Bertrand Russell e anche quello con l'amante di Russel, Lady Ottoline Morrell, che ha un suo modo ironico di rispondere alle osservazioni di Wittgenstein che la vorrebbero mettere in difficoltà.

L'immagine è un fatto.

Un'immagine vera a priori non v'è.

L'immagine logica dei fatti è il pensiero.


Wittgenstein al cinema con Johnny, che è diventato il suo amante. Ludwig Wittgenstein amava molto il cinema, spedialmente i film western di Tom Mix. Fra le attici, preferiva Carmen Miranda e Betty Hutton. Nella seconda immagine, il ragazzo Wittgenstein si è messo le penne da pellerossa.

«Uno stato di cose è pensabile» vuol dire: Noi ce ne possiamo fare un'immagine.

La totalità dei pensieri veri è un'immagine del mondo.

Il pensiero contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è anche possibile.


Wittgenstein è partito per la Russia, e si trova di fronte ad una ispettrice sovietica. Ma c'è un doppio equivoco: l'ispettrice gli offre di insegnare filosofia a Kazan, Ludwig vuol fare un lavoro manuale come operaio. Il secondo equivoco è che Wittgenstein ammira Trotsky, e quando ne fa il nome, il discorso si chiude.

Il pensiero è la proposizione munita di senso.

La totalità delle proposizioni è il linguaggio.

Tutta la filosofia è «critica del linguaggio».

Wittgenstein con Keynes, che gli è rimasto amico.

La filosofia non è una delle scienze naturali.

I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.

Vive eterno colui che vive nel presente.

Chudo il post con due famose frasi di Ludwig Wittgenstein e con due immagini: la morte di Wittgenstein e il ragazzo Wittgenstein che cerca di volare. Fra un po' di tempo, scriverò un altro post su questo film ammirevole. Il tema sarà: Derek Jarman pittore. Oltre ad esser un grande regista, Jarman, nei suoi film, specie in questo, è un grande pittore.

La logica riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti. Non possiamo dunque dire nella logica: Questo e quest'altro v'è nel mondo, quello no. Ciò parrebbe infatti presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché altrimenti la logica dovrebbe trascendere i limiti del mondo; solo cosí potrebbe considerare questi limiti anche dall'altro lato. Ciò, che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare.

Il senso del mondo dev'essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non v'è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che ha valore v'è, dev'esser fuori d'ogni avvenire ed essere-cosí. Infatti ogni avvenire ed essere-cosí è accidentale. Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Dev'essere fuori del mondo.


2 commenti:

annarita ha detto...

Conosco solo di fama Derek Jarman e i suoi film, questo poi è interessantissimo, arricchito dalle citazioni ognuna delle quali meriterebbe un'attenta riflessione.
Grazie e ben ritrovato, Annarita.

Solimano ha detto...

Annarita, conosco abbastanza bene tre film di Derek Jarman, di due ho già scritto nel blog e di un altro scriverò presto.
E' un regista straordinario, a volte sgradevole, ma di una genialità visiva con pochi rivali.
Ti consiglio, come primo film, "Caravaggio" che per certi aspetti è superiore come profondità a scritti di grandi critici d'arte.
Come è andata in Inghilterra? La signorina Jane vi ha accolto bene? E le sorelle?

grazie saludos
Solimano
P.S. Saluto anche Pino.