sabato 21 marzo 2009

Ponyo sulla scogliera: il potere dell'innocenza

Gake no ue no Ponyo, di Hayao Miyazaki (2008) Film di animazione Musica: Joe Hisaishi Fotografia: Atsushi Okui Art Direction: Noboru Yoshida Nella versione inglese ci sono fra l'altro le voci di Cate Blanchett, Matt Damon, Cloris Leachman, Liam Neeson, Lily Tomlin (100 minuti) Rating IMDb: 8.1

Barbara

Esce in questi giorni nelle sale italiane "Ponyo sulla scogliera" e questo mi da l'occasione per riflettere su una particolarità delle opere di Miyazaki, e cioè che si possono dividere in due categorie: quelle drammatiche e quelle dell’innocenza.
In entrambi i casi i temi sono gli stessi (il rapporto con la natura sopra tutti, poi l’animismo, la crescita e l’antimilitarismo), ma cambia il respiro.
Nelle opere drammatiche – "Nausica della valle del vento", "La principessa Mononoke", "Il castello errante di Howl"- i protagonisti sono ragazzi che devono affrontare pericoli e prove spesso tragiche; nelle opere dell’innocenza invece si parla di bambini –"Il mio vicino Totoro", "Kiki consegne a domicilio"- e le situazioni di tensione vengono sostituite dal senso di meraviglia e di divertimento. In quest’ottica possiamo considerare "La città incantata" come una perfetta commistione dei due generi. Ponyo fa parte senza dubbio delle opere dell’innocenza.

La prima cosa che voglio dire è che, finalmente, Miyazaki corregge uno dei più grossi difetti che hanno avuto i suoi lavori da Mononoke in poi: in "Ponyo sulla scogliera" è del tutto assente l'animazione digitale, ed era ora.
Ognuno la pensa come vuole, ma per me o si fa tutto in digitale (vedi Pixar & Company)oppure niente, perchè l'introduzione di una scena digitale in un cartone tradizionale spesso e volentieri è fatta con lo scopo di stupire l'occhio e imbambolare la mente.
Il ballo della Bella e la Bestia doveva per forza essere inquadrato dalla prospettiva del lampadario? La morte di Mufasa, rappresentata in quel modo, è davvero più drammatica rispetto alla "sorpassata" morte della mamma di Bambi? Quando pensiamo a Mulan, la prima cosa che ci viene in mente è la carica degli unni?

Miyazaki stesso ha dichiarato che "il disegno tradizionale è più caldo e profondo" e io sono d'accordo con lui. Ed è anche più in linea con lo spirito delle sue opere, aggiungo. Quindi bentornate gomme e matite!

La storia in questione è una rivisitazione della “Sirenetta” di Andersen, mischiata con vari elementi di leggende giapponesi: Ponyo è una pesciolina rossa, figlia della dea del mare e dello stregone umano Fujimoto. La piccolina, desiderosa di avventura, scappa a cavallo di una medusa per scoprire le meraviglie del mondo. Ma nel mondo non c’è granchè di meraviglioso: le spiaggie sono sporche e i porti sembrano delle mezze discariche, i pescherecci praticano la pesca a strascico tanto che la minuscola fuggitiva si ritroverà imprigionata in una bottiglia, rischiando grosso. Sosuke, un bimbo di cinque anni, la salva e subito tra i due nasce un grande affetto ma Fujimoto la trova e la riporta a casa.


Per poter riabbracciare Sosuke, Ponyo si trasforma in una bambina umana ma così facendo sovverte l’ordine delle cose e scatena uno tsunami. La scena dello tsunami è visivamente bellissima, io l’ho guardata sul minuscolo schermo del mio computer e anche così ho percepito l’entusiasmo gioioso di una bimba che trepida per riabbracciare il suo fidanzatino e la potenza della natura scatenata. Credo che sul grande schermo l'energia sarà ancora più prorompente.


Una delle cose tipicamente “alla Miyazaki” è che una volta sommerso dall’acqua il villaggio è molto più bello di prima, popolato da pesci preistorici e navigato dalla barchetta a candela (sì, a candela) dei nostri eroi. I pescherecci sono sospesi come aquiloni, tutto è calmo e magico e non si sente molta nostalgia per le cose come erano. Le persone, che si sono salvate su delle barche, collaborano e si aiutano.


Alla fine Ponyo e Sosuke dovranno affrontare una prova, altrimenti la bambina si trasformerà in schiuma di mare (per non parlare del fatto che il mondo verrà spazzato via, una postilla da niente).
Ma all’amore puro e totale dei bambini può mettere paura una prova?
Sosuke deve accettare Ponyo pur conoscendo le sue origini, ma lui le voleva già bene quando era un pesciolino, figurarsi adesso che è una deliziosa bimba dalla testa scapigliata! Questa non è una vera prova, forse potrebbe esserlo per un adulto ma per lui è solo un dato di fatto.
Ponyo deve rinunciare ai suoi poteri magici, ma tanto lei i poteri magici li aveva usati solo per stare insieme a Sosuke, non aveva mai chiesto nient' altro.
Tranne forse una bella scorpacciata di prosciutto.

La musica di Joe Hisaishi è qui

6 commenti:

annarita ha detto...

Uno dei film in lista di attesa. Miyazaki è un regista molto apprezzato anche dal pubblico adulto e nel tuo post si intuiscono bene i motivi. Sono curiosa di vederlo. Buon fine settimana, Annarita.

Anonimo ha detto...

un altro film da trovare per mia figlia e per me che comincio a colmare le mie lacune in disegni animati. Tanti auguri "abbraccin e pop corn"!!!

Giuliano ha detto...

Concordo pienamente con l'osservazione di Barbara sugli "effetti speciali": spesso si usano perché ci sono, perchè sono lì disponibili: e non perché servono veramente.
L'elenco sarebbe lungo, e non riguarda solo i film d'animazione. penso anche a molte "trovate" nell'architettura (col cemento armato si può fare di tutto: non per rendere migliori le case, ma per essere originali), o in cucina (l'azoto liquido per fare i gelati...).
Un saluto ai bambini.

Barbara Cerquetti ha detto...

Ragazzi, stasera porto Sofietta a vederlo alla multisala.
E' la sua prima esperienza con il grande schermo. A dire il vero il cartone lo sa già a memoria, perchè è da un pezzo che ce lo guardiamo in streaming. Però la versione sul computer è in giapponese, chissà se le piacerà lo stesso in italiano?
Domani vi racconto...

Solimano ha detto...

Barbara, trovo molto interessante il tema del passaggio dall'innocenza al dramma.
Dal mio punto di vista riduzionistico, per il bambino è il passaggio dalla felicità dello spazio tutto suo ai problemi che sorgono quando s'accorge che lo spazio non è più tutto suo, è da condividere con gli altri, che sono in competizione con lui nello stesso spazio (la presenza di un fratello, l'asilo). Ma può riguardare anche il padre, perché è il bambino che diventa il centro d'attenzione primario della madre.
Sono passaggi che posono portare al cinismo o alla consapevolezza (perché è bene sapere che esistono, e che non sono il male, ma una necessità).
La favola (o il mito) dà una risposta provvisoria ma utile.

grazie Barbara e saludos
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Solimano: sì, quello che dici è giusto però non è esattamente ciò su cui questi film focalizzano l'attenzione.
Il punto è che i bambini vedono il mondo con meraviglia e stupore, tanto che quando si trovano a contatto con creature VERAMENTE meravigliose e fantastiche il loro atteggiamento non cambia. Non sono stupefatti perchè lo stupore è per loro una condizione usuale.
Ed è anche quello che manca agli adulti, che distruggono il pianeta in ogni modo possibile (guerre, inquinamento) perchè hanno dimenticato l'ammirazione e la gioia della loro infanzia.
La crescita come relazione con gli altri è presente ma solo in parte, mentre è molto più focalizzato il superamento delle paure, e in fondo la cosa è abbastanza logica: se non c'è la meraviglia non c'è nemmeno la paura.