Kaze no tani no Naushika (Nausica nella valle del vento) di Hayao Miyazaki (1984) Musica: Joe Hisaishi Fotografia: Mark Henley (versione inglese), Hideshi Kyonen (116 minuti) Rating IMDb: 8.1
Barbara
Mi piacerebbe dedicare una serie di interventi al mio regista preferito, Hayao Miyazaki. Ma mi sono resa conto che non si può capire fino in fondo la poesia dei suoi lavori se non si include nel discorso anche Joe Hisaishi.
Barbara
Mi piacerebbe dedicare una serie di interventi al mio regista preferito, Hayao Miyazaki. Ma mi sono resa conto che non si può capire fino in fondo la poesia dei suoi lavori se non si include nel discorso anche Joe Hisaishi.
Joe Hisaishi è un compositore, una specie di Ennio Morricone giapponese per intenderci. Le sue musiche hanno accompagnato tutti i lavori di Miyazaki a partire dal 1984, anno in cui firmò la colonna sonora di “Nausica nella valle del vento”.
Ci sarebbe moltissimo da dire su questo film, ma non vorrei annoiarvi con il mio entusiasmo, e mi limiterò a parlare dei titoli di testa.
Se è vero che il cinema è l’arte di raccontare una storia per immagini, allora nel minuto e mezzo di apertura Miyazaki dà vita a cinema puro.
Dopo un brevissimo preambolo che poco ci interessa veniamo a scoprire che la nostra storia si svolge nel futuro, fra mille anni, che l’umanità è quasi del tutto sterminata e che i pochi superstiti rimasti devono ripararsi dalle scorie velenose della giungla tossica.
Ma che cos’è questa giungla tossica? Come si è formata? Come mai la società che conosciamo si è estinta?
Ecco che partono i titoli di testa, accompagnati dalle meravigliose note di Hisaishi e un arazzo si dispiega di fronte ai nostri occhi (un altro arazzo, con una profezia molto importante, lo ritroveremo poi nel corso del film) e i suoi ricami ci raccontano la storia dell’umanità in quei mille anni mancanti.
Vedremo prima una città bella e popolosa, segno di una civiltà che prospera, poi i suoi abitanti che costruiscono dei Golem.
Nel ricamo successivo i Guerrieri Invincibili sputano fuoco contro le città distruggendole, e i semi di questa distruzione si spandono nell’aria, dando vita ad una giungla e agli insetti terrificanti che la abitano.
Gli arazzi sono disegnati a tinte pastello, l’unica scena animata che interrompe questa carrellata è quella dei giganti che distruggono le città. C’è un duplice motivo a questa alternanza: da una parte si tratta di un'autocitazione ( gli appassionati si ricorderanno della sigla iniziale di Conan, cartone a puntate del 1978, altro grande capolavoro del maestro, quando gli aeroplani "Gigante" facevano la stessa cosa), dall’altra è come se l’autore non volesse addolcire la drammaticità dell’evento con un qualsiasi tipo di grazia. Miyazaki ha sempre avuto a cuore la tematica dell’uso della tecnologia e del rapporto con la natura, argomento questo che meriterebbe ben altro approfondimento. Basti dire che dopo gli anni ottanta la paura per la catastrofe si è attenuata, ma si è inasprita la consapevolezza dell’impossibilità per una soluzione definitiva (guardate “La principessa Mononoke” per crederci).
Torniamo al nostro arazzo: dopo averci mostrato la distruzione assistiamo alla ricomparsa della vita dalle macerie. Purtroppo sono macerie avvelenate dall'inquinamento e dalle armi nucleari che le hanno disintegrate, e dalle loro polveri nascerà quella stessa foresta micidiale che i pochi sopravvissuti devono tenere distante, per non morire soffocati nei miasmi o uccisi dagli enormi insetti mutanti che la abitano.
Adesso è il momento della speranza: vediamo comparire una donna alata.
L’arazzo sfuma, inizia l'animazione ed eccola, la nostra ragazza angelo che non ha le ali, ma un aliante affusolato con cui può sorvolare la giungla velenosa ad altezze sicure.
La leggerezza con cui si libra non è casuale, molti negli anni hanno definito la “lievità” come il tratto caratteristico del disegno (ma non dei temi) di Miyazaki.
Ed è vero. Questo autore cura il dettaglio del disegno fin nei minimi particolari.
Nelle serie animate, di solito, per contenere i costi, si ricorre a diversi trucchetti che riducono la quantità delle tavole necessarie: primi piani fissi con solo le labbra che si muovono, panoramiche, personaggi che si spostano su sfondi fissi ecc. Ma fin da quando ha avuto abbastanza voce in capitolo con le produzioni a cui si appoggiava (verso la metà degli anni settanta) Miyazaki ha sempre respinto questo modo di lavorare e Nausica, con le sue due ore, porta con se una quantità di disegni, sfondi e animazioni come poche se ne erano viste negli anni ottanta.
La ragazza vola leggera sopra i resti dell’antica tragedia, ma indossa una maschera antigas, perché ancora lei ne paga le conseguenze.
E così inizia la nostra storia…
P.S. Il filmato con la musica di Hisaishi lo trovate qui.
Ci sarebbe moltissimo da dire su questo film, ma non vorrei annoiarvi con il mio entusiasmo, e mi limiterò a parlare dei titoli di testa.
Se è vero che il cinema è l’arte di raccontare una storia per immagini, allora nel minuto e mezzo di apertura Miyazaki dà vita a cinema puro.
Dopo un brevissimo preambolo che poco ci interessa veniamo a scoprire che la nostra storia si svolge nel futuro, fra mille anni, che l’umanità è quasi del tutto sterminata e che i pochi superstiti rimasti devono ripararsi dalle scorie velenose della giungla tossica.
Ma che cos’è questa giungla tossica? Come si è formata? Come mai la società che conosciamo si è estinta?
Ecco che partono i titoli di testa, accompagnati dalle meravigliose note di Hisaishi e un arazzo si dispiega di fronte ai nostri occhi (un altro arazzo, con una profezia molto importante, lo ritroveremo poi nel corso del film) e i suoi ricami ci raccontano la storia dell’umanità in quei mille anni mancanti.
Vedremo prima una città bella e popolosa, segno di una civiltà che prospera, poi i suoi abitanti che costruiscono dei Golem.
Nel ricamo successivo i Guerrieri Invincibili sputano fuoco contro le città distruggendole, e i semi di questa distruzione si spandono nell’aria, dando vita ad una giungla e agli insetti terrificanti che la abitano.
Gli arazzi sono disegnati a tinte pastello, l’unica scena animata che interrompe questa carrellata è quella dei giganti che distruggono le città. C’è un duplice motivo a questa alternanza: da una parte si tratta di un'autocitazione ( gli appassionati si ricorderanno della sigla iniziale di Conan, cartone a puntate del 1978, altro grande capolavoro del maestro, quando gli aeroplani "Gigante" facevano la stessa cosa), dall’altra è come se l’autore non volesse addolcire la drammaticità dell’evento con un qualsiasi tipo di grazia. Miyazaki ha sempre avuto a cuore la tematica dell’uso della tecnologia e del rapporto con la natura, argomento questo che meriterebbe ben altro approfondimento. Basti dire che dopo gli anni ottanta la paura per la catastrofe si è attenuata, ma si è inasprita la consapevolezza dell’impossibilità per una soluzione definitiva (guardate “La principessa Mononoke” per crederci).
Torniamo al nostro arazzo: dopo averci mostrato la distruzione assistiamo alla ricomparsa della vita dalle macerie. Purtroppo sono macerie avvelenate dall'inquinamento e dalle armi nucleari che le hanno disintegrate, e dalle loro polveri nascerà quella stessa foresta micidiale che i pochi sopravvissuti devono tenere distante, per non morire soffocati nei miasmi o uccisi dagli enormi insetti mutanti che la abitano.
Adesso è il momento della speranza: vediamo comparire una donna alata.
L’arazzo sfuma, inizia l'animazione ed eccola, la nostra ragazza angelo che non ha le ali, ma un aliante affusolato con cui può sorvolare la giungla velenosa ad altezze sicure.
La leggerezza con cui si libra non è casuale, molti negli anni hanno definito la “lievità” come il tratto caratteristico del disegno (ma non dei temi) di Miyazaki.
Ed è vero. Questo autore cura il dettaglio del disegno fin nei minimi particolari.
Nelle serie animate, di solito, per contenere i costi, si ricorre a diversi trucchetti che riducono la quantità delle tavole necessarie: primi piani fissi con solo le labbra che si muovono, panoramiche, personaggi che si spostano su sfondi fissi ecc. Ma fin da quando ha avuto abbastanza voce in capitolo con le produzioni a cui si appoggiava (verso la metà degli anni settanta) Miyazaki ha sempre respinto questo modo di lavorare e Nausica, con le sue due ore, porta con se una quantità di disegni, sfondi e animazioni come poche se ne erano viste negli anni ottanta.
La ragazza vola leggera sopra i resti dell’antica tragedia, ma indossa una maschera antigas, perché ancora lei ne paga le conseguenze.
E così inizia la nostra storia…
P.S. Il filmato con la musica di Hisaishi lo trovate qui.
4 commenti:
Benvenuta, Barbara, come guest ad Abbracci e pop corn.
Aspettiamo gli altri post, intanto ci godiamo questo, con il filmato dei titoli di testa e la musica!
grazie e saludos
Solimano
Bel soffio di freschezza.
Queste immagini, questa musica e questa narrazione che accompagna gentilmente, senza sovrapporsi.
Brava Barbara, grazie.
H.
Anch'io amo molto questo regista e ho apprezzato molto questa tua presentazione. Seguirò con interesse gli altri post che farai.
Grazie
Giulia
Grazie ragazzi,
spero di non farmi prendere la mano, che di solito quando mi metto a parlare di una cosa che mi piace non la finisco più e faccio una testa così a tutti.
Vabbè, voi ditemelo se succede...
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