martedì 16 settembre 2008

Jona che visse nella balena

Jona che visse nella balena, di Roberto Faenza (1993) Dal libro "Anni d'infanzia" di Jona Obersky Sceneggiatura di Roberto Faenza, Hugh Fleetwood, Filippo Ottoni Con Jean-Hugues Anglade, Juliet Aubrey, Luke Petterson, Jenner Del Vecchio, Francesca De Sapio, Simona Faceva, Djoko Rosic, Alexandrina Bojlova Musica: Ennio Morricone Fotografia: János Kende (100 minuti) Rating IMDb: 7.2


Jona che visse nella balena su Wikipedia
Jona che visse nella balena è un film del 1993 diretto da Roberto Faenza, tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski intitolato Anni d'infanzia. Un bambino nei lager. È un importante film italiano sul dramma dell'Olocausto. Ha ottenuto nel 1993 il premio David di Donatello per "Miglior regia", "Migliore musicista", "Migliore costumista".
Trama del film
Il film racconta la storia di Jona Oberski, un bambino di 4 anni che vive ad Amsterdam durante la Seconda guerra mondiale. Dopo l'occupazione della città da parte dei tedeschi, viene deportato nel campo di Bergen-Belsen insieme a tutta la sua famiglia. Qui Jona passerà tutta la guerra, in una baracca separata dai genitori. Il bambino subisce freddo, fame, paure, sofferenze, violenze e angherie, anche da parte degli altri ragazzi. Sono rarissimi i casi in cui viene trattato con gentilezza: il cuoco del lager e il medico dell'ambulatorio. Poi c'è l'ultimo incontro con i suoi genitori: il padre muore stremato nel fisico, la madre muore semidelirante in un ospedale sovietico. Dopo la morte della madre, Jona viene assistito da una ragazza a cui quella l'aveva affidato. Nel 1945 viene generosamente accolto dai Daniel, una coppia abitante ad Amsterdam.


Dario D'Angelo sul suo blog SOLO TESTO

Condomini è il racconto di una microcomunità, il tentativo di fissare per immagini scritte il quotidiano vivere degli abitanti di un palazzo della periferia catanese. Tutto, o quasi, viene visto e filtrato dagli occhi di uno solo dei 32 condomini; tutto, o quasi, racconta di una realtà pragmaticamente e moralmente "altra".

Amato è da qualche mese che mi pari sempre più incazzato. Addivintau raro che scherza e quando succede dura poco. Io pensavo che la colpa era di so mugghieri che sinniiu a passare le ferie al mare dai parenti e u lassau sulu ma quando sono andato a trovarlo ho scoperto che non era accussì.
Amato è tannicchia pazzu sì però è gentile e qualche birra ci nesci sempri ad andarlo a trovare.
"Assettiti Totò. Chi ti offro?" mi chiese. Ma era una dumanda tanto per dire che le bottiglie erano già sul tavolo.
Ne pigghiai una e cià fici viriri prima dappizzarici a ucca e lui mi seguì contento.
"Chi ni pensi Totò?"
"Chi ni pensi?! E di cosa?"
"Dellitalia Totò! DellItalia"
"E che cosa devo pensare? Semu ca. Chivvoi riri?"
Cangiau facci Agatino. Accuminciau a fari vuci e a dirimi cose con parole difficili ma che dentro cenerano altre come democrazia e giustizia o resistenza e lavoro.
Non lo sapevo che Amato era comunista. Pecchè lo so che queste sono le parole dei comunisti.
Finita la sfuriata mi pigghiau per un braccio e mi portò davanti al televisore. "Aspetta" mi rissi.
Subito misi un disco e fici partiri un film. Non sapevo che fare. Da un lato ero curioso ma dallaltro accuminciava a farimi paura quel cristiano e comunque decisi di seguirlo per un poco nella sua pazzia.
Le prime immagini erano di una bella città."Si chiama Amsterdam" mi spiegò Amato che quelle furono le uniche parole che disse. Io visti che cerano tanti canali e belle case e anche la voce del bambino che iniziava a raccontare la sua storia era daccordo con me. Jona si chiamava come nel titolo del filmi. Io non lo so se tutto quello che ho visto è vero come c'è scritto alla fine però debbo dire che tante cose mi pari ora di averle più chiare in questa testa di cippu.
C'è un punto che Jona dice che i grandi sono strani perchè certe volte riescono a ridere e a piangere contemporaneamente e un altro dove invece guarda un carusazzu che a tutti i costi ci vuoli fari soprusi. Cè la gente che lo aiuta e quella che non lo vede nemmeno e che se non lo vede è meglio per lui.
Io Jona lho capito subito che era un ebreo ma non credo che questa è la cosa più importante pecchè Jona non è lui. Insomma questo picciriddo è tutta la sua famigghia e questa può essere la mia o quella di Agatino o di un marocchino anche o di uno zingaro. Dallaltro lato invece cè solo gente che urla. Che grida come quando arrivano per portare Jona nel campo e lui riesce a portarsi via solo il suo pupazzo. O che ti fa le riprese e pensa che tutti questi insetti sono uguali e che bisogna solo schiacciarli e per loro non c'è diritto neanche ad una educazione. A una scuola.
Poi cè il campo. Quello dove si sta per vivere. Per mangiare. Per sperare. Il campo dove fare l'amore se uno ci riesce vuol dire anche esistere.
A mia mi passi che quel campo tannicchia ci assomiglia a questo mondo anche se qua forse ancora i picciriddi ci possono fare marameo alla polizia e il mangiare ancora non manca. Per il resto ci hanno insignato a stari cuntenti di travagghiari per un tozzo di pane e a ringraziare i nostri padroni e a farci punire se non facciamo le cose bene.
Si cresce in fretta nel campo e la morte diventa come la vita. E la vita come la morte.
Io non lo so se tutto quello che ho visto è vero come c'è scritto alla fine del film ma la cattiveria può venire anche dal tuo fratello e la bontà dal tuo nemico pecchè questo sono gli uomini e un maiale scannato non ha razza.


8 commenti:

Solimano ha detto...

Caro Dario, ho avuto qualche problema a procurarmi le immagini del film, ma ho preferito mettere le poche che ho trovato perché, al di là che non sono belle (salvo forse la prima) il senso del film un po' lo danno.
Per il tuo testo in catanese stretto, alla terza lettura ho capito praticamente tutto, ed è stato un esercizio gradevole, perché da capire ce n'era.
Condivido il tuo approccio, che crea un raccordo originale e naturalissimo fra la storia e l'oggi. E' convincente ed è coerente con quello che cerchiamo di fare, cioè mettere in primo piano le nostre esperienze accorgendoci dei nessi con i vari film. Il rischio è, come sempre, il narcisismo, il vantaggio può essere la concretezza (credo anche la sincerità). Però il prossimo film lo scrivi in dialetto parmigiano...

grazie Dario e saludos
Solimano
Se ho commesso qualche errore, fammelo sapere che provvederò.

Giuliano ha detto...

Beh, io fino al "cirissi" ci arrivo, poi magari faccio un po' fatica e chiedo all'Autore, che è gentilissimo e spiega sempre tutto.
Però l'idea di un bel glossario non sarebbe male, se non la fa Dario magari ci provo io.

Dario ha detto...

Ricevere fiducia da parte vostra mi rende molto felice :-)
Grazie di nuovo,
Dario

ps. ci vorrà del tempo per il dialetto padano :-)

ps2 molte volte mi è stato chiesto un glossario ed a volte sono stato tentato dall'idea credo però che la cosa in fondo sarebbe un male per le piccole cose che scrivo. Cerco di concentrare molto in poche righe e la necessità di decodifica a volte spinge (chi ha la bontà di leggere con attenzione) a raccogliere anche le sfumature.

Solimano ha detto...

Per me il glossario non serve, non perché capisco proprio tutto, ma perché aveva ragione Giorgia Melchiorri, insegnante al liceo Romagnosi di Parma, a non consentire l'utilizzo del vocabolario nelle traduzioni dal latino. Funziona. Ancora oggi mi metto alla prova quando c'è l'esame di maturità e traduco il brano dell'esame. Poi lo verifico con la traduzione esatta e prenderei ancora un buon voto.
Que' pigracci dei neuroni, dall'assenza di vocabolari e glossari sono stimolati a fare le capriole e gli fa solo bene. Naturalmente, se c'è una buona ragione per la lettura, ma questo alla prima lettura lo capisci e alla terza sei a cavallo, salvo qualche paroletta, ma chi se ne frega, della paroletta singola. Eppoi, in questo caso, basta chiedere all'Autore, cosa che con Cicerone e Tacito è più difficile.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

“Caruso”: che l’è on fioeu, a boy, un ragazzo,
kòl ragàss lè, un bambino, un toso;
forse un tosato, ‘nu guaglione, un coso,
petit garçon, - insomma: un carusazzo.

Anonimo ha detto...

ho appena visto il film "Jona..." e dopo aver navigato in internet per cercare informazioni (la trama è sempre sbagliata, perchè Jona non vive separato dai genitori, ma sta con la madre nella baracca)...sono incappata in questo testo in siciliano....all'inizio pensavo fosse una presa in giro, ma alla fine l'ho trovato bellissimo e molto veritiero....nessuno riesce veramente a CREDERE che quelle cose siano realmente accadute. nessuno.
ma per fortuna ci crediamo invece.
grazie

Dario ha detto...

Ciao Annussi, hai ragione sulle imprecisioni presenti in rete, per il resto non posso che essere contento del tuo non esserti fermata (o) di fronte alla "stranezza" del testo :-)

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie