domenica 23 agosto 2009

I gioielli di Madame de... (2)

Madame de... (1953) di Max Ophüls Dal romanzo di Louise de Vilmorin Sceneggiatura di Marcel Achard, Max Ophüls, Annette Wademant Con Charles Boyer (Generale André de...), Danielle Darrieux (Contessa Louise de...), Vittorio De Sica (Barone Fabrizio Donati), Jean Debucourt (Monsieur Rémy), Jean Galland (Monsieur de Bernac), Mireille Perrey (La nutrice), Hubert Noël (Henri de Maleville), Lia Di Leo (Lola) Fotografia: Christian Matras Musica: Oscar Straus, Georges Van Parys Costumi: Georges Annenkov, Rosine Delamare (105 minuti) Rating IMDb: 8.0

Solimano

Ho scelto l'immagine di apertura perché - a mio avviso - esprime bene la situazione del conte André (Charles Boyer) e della contessa Louise (Danielle Darrieux). Insieme eppur distanti, lui preso dal suo potere militaresco, lei presa dal suo potere fascinoso. Un perfetto matrimonio di convenienza. La prima parte del film, apparentemente, è un gioco boulevardier su questo tema. Più vecchio dei boulevard: commedie francesi e inglesi dell'Ottocento e addirittura del Settecento avevano giocato sottilmente sulle apparenze, le convenienze, l'ipocrisia delle virtù prima aristocratiche poi borghesi. Perché dico apparentemente? Perché il modo di Max Ophüls già nella prima parte avrebbe dovuto insospettirci: l'attenzione agli oggetti ed ai particolari, ad esempio (che qualcuno ha chiamato l'ossessione dei dettagli). Lo stesso modo di riprendere i personaggi, con piani sequenza a macchina in perenne movimento. Gira attorno ai personaggi, che non sono dei figurini. Così per i personaggi di contorno, che magari compaiono solo in quella scena. Cocchieri, serve, militari, cicisbei non sono macchiette, ma persone. Il principio di realtà penetra nel boulevardier. Nella seconda parte è il tema amoroso che prende il posto del boulevardier, costringendo i personaggi a farci i conti, che magari non avevano mai fatto. Tutto inizia in un posto inaspettato: la Dogana di Basilea.

La contessa Louise viaggia in treno, sarà stata in Svizzera a trovare qualche parente. Nell'immagine la si vede di spalle. Dall'altra parte dello stanzone doganale c'è un uomo che la guarda intensamente. Si tratta del Barone Fabrizio Donati (Vittorio De Sica), un diplomatico italiano in viaggio per Parigi. Appena vede Louise, per lui è amore a prima vista, ma per adempimenti doganali e disguidi di ogni genere non riuscirà a presentarsi: il treno con la contessa parte e lui rimane solo sul marciapiedi. Fabrizio è dispiaciuto, oltretutto pensa che la contessa non si sia accorta di lui.


"Il caso ha questo di bello: accade naturalmente", dice durante il film André, che non sa che è proprio per caso che Louise e Fabrizio si sono conosciuti. Un cocchiere distratto (non so se quello di Louise o quello di Fabrizio) provoca lo scontro fra le due carrozze in una strada di Parigi. Fabrizio scende dalla sua e si trova di fronte alla mirabile visione di Basilea. Dà come prima cosa la colpa dell'incidente al suo cocchiere, non a quello di Louise, salvo rimanerci assai male quando i due cocchieri, di comune accordo, riescono a sistemare le carrozze in un tempo troppo breve. Fabrizio dice a Louise che l'ha vista ed ammirata nello stanzone doganale di Basilea. E Louise (che è anche un diavolo, stateci attenti) gli risponde: "Sì, mi sembra di avervi intravisto" e seduta stante gli snocciola tutti i dettagli: dal vestito a quadretti che Fabrizio indossava, al bastone da passeggio, al posto dove aveva appoggiato la valigia per potere litigare più rapidamente con chi gli impediva da andare da Louise per adempiere sciocchezze burocratiche tipicamente svizzere. Ciò fatto, Louise riparte in carrozza e Fabrizio rimane in mezzo alla strada a gridare il suo felice chicchirichì: "Mi chiamo Fabrizio Donati!". Figuriamoci se Louise non lo sa già.


Qualche sera dopo, a un ricevimento danzante, Louise e Fabrizio si trovano (sempre casualmente...) ad essere seduti vicino. Lei fa la contegnosa, ma poi lo guarda ammirata quando Fabrizio, gentiluomo perfetto, riesce a farsi apprezzare dagli altri, curiosi di conoscere il nuovo diplomatico italiano. In queste immagini, come in alcune che seguono, si vede quello che succede nella sala, poiché la parete di fondo è un grande specchio.


Louise ha il suo carnet di ballo, quasi tutti impegnati. Questa è una cosa che Fabrizio non digerirà mai: vederla ballare con altri uomini più giovani di lui gli dà fastidio, chissà perché.


Finalmente Fabrizio danza con Louise ed è felice. Anche Louise è tutt'altro che dispiaciuta. Qui è il punto. Per lei, una persona come Fabrizio è una novità. Non si tratta di un giovane adoratore simpatico e goffo, né di uno della fascia d'età del marito, che vorrebbe farsi strada con lei per potersi vantare (almeno con sé) di aver avuto successo con la contessa Louise. Si tratta di un innamorato, gentile forte appassionato ingenuo spiritoso.

E il conte André? E' tranquillo. Apprezza Fabrizio e gli fa piacere che sua moglie abbia un nuovo ammiratore meno noioso dei soliti giovani scodinzolanti. André non ha capito che cosa lo aspetta. Perché sa tutto, tranne una cosa, che l'amore esiste e che innamorarsi non è roba da camerieri, come disse un industriale italiano qualche decennio fa (e tutti a dirgli bene bravo bis, specie a Torino, visto che si trattava di Gianni Agnelli).



E così nelle sere successive. Nel film il sorgere del sentimento amoroso fra Louise e Fabrizio è espresso in un continuum di danze avvolgenti (è la macchina che gira intorno alla coppia). Si capisce che si tratta di sere diverse dai cambiamenti d'abito di Louise.

Nella sera del ballo in maschera, tutte le altre coppie hanno un che di goffo e ridicolo. Louise e Fabrizio no: adempiono al rito del costume restando come vogliono per vedersi reciprocamente.



Finché c'è la sera rivelatrice, che ha un risvolto comico, ma è il sentimento a comandare. Gli inservienti trafficano desolati, i musicanti vogliono smettere di suonare, la pista da ballo è vuota, tranne una coppia che continua a ballare. Louise e Fabrizio hanno indossato scialle e cappotto, ma sono tornati a ballare ancora, non riescono a smettere. Sono i soli momenti di contatto fra loro.



Riusciranno ad incontrarsi finalmente da soli ancora per caso, e il loro primo abbraccio è inusuale ai nostri occhi.
"Io non vi amo io non vi amo io non vi amo", dirà felicemente cocciuta Louise, con la testa appoggiata allo stipite della porta. Diverrà la frase cha Fabrizio vorrà continuamente sentirsi dire.
(continua)

"Io non vi amo io non vi amo io non vi amo"

3 commenti:

Habanera ha detto...

Diavolo di un Solimano. Sei riuscito a scrivere un intero secondo post senza farci ancora sapere chi ha ricomprato gli orecchini a Costantinopoli.
Aspetto a piè fermo la terza puntata e intanto mi diverto a fare congetture.
H.

Solimano ha detto...

Habanera, riappariranno, gli orecchini di Madame de..., nel terzo post, e si saprà chi li ha comprati. Secondo me, tu diavolessa qualcosa hai già capito.

saludos y besos
Solimano

annarita ha detto...

Che bello e che forza quel triplice non vi amo! Concordo con Haba e proseguo la lettura per vedere se la mia ideuzza sarà buona o fallace. Salutissimi, Annarita.